- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 30.07.1998, G.U. 185 del 10.08.1998
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche - GU n.5 del 08.01.2024
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Montecucco D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Montecucco” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Rosso, anche con menzione Riserva
- Rosato
- Bianco
- Vermentino
- Vin Santo
- Vin Santo Occhio di Pernice
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Montecucco
- Montecucco Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 40% Vitigni Trebbiano Toscano e Vermentino bianco, da soli o congiuntamente;
- =< 60% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Toscana.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino, odore delicato, fresco, più o meno fruttato e sapore asciutto, fresco, caratteristico.
- Montecucco Vermentino (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Vermentino
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Toscana.
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino, odore delicato, fresco e caratteristico e sapore asciutto, morbido e sapido.
- Montecucco Vin Santo (Vino Bianco Vin Santo)
- Versioni: Dolce
- => 70% Vitigni Malvasia bianca lunga, Grechetto bianco e Trebbiano toscano, da soli o congiuntamente;
- =< 30% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Toscana.
- => 17% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Vin Santo dal colore variabile dal giallo dorato all’ambrato intenso, odore intenso, caratteristico di frutta matura e sapore intenso e vellutato.
- Montecucco Vin Santo Occhio di Pernice (Vino Rosato Vin Santo)
- Versioni: Dolce
- => 70% Vitigno Sangiovese
- =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Toscana.
- => 20% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosato Vin Santo dal colore tra l’ambrato e topazio intenso con ampia unghia rossiccia che si fa marrone con l’età, odore intenso, ricco, complesso, caratteristico di frutta matura e di altre sfumature, e sapore persistente con retrogusto dolce.
- Montecucco Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigno Sangiovese
- =< 40% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Toscana, con l’esclusione della Malvasia Nera, Malvasia Nera di Brindisi e Aleatico.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso, odore vinoso e ampio, e sapore armonico, asciutto giustamente tannico.
- Montecucco Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigno Sangiovese
- =< 40% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Toscana, con l’esclusione della Malvasia Nera, Malvasia Nera di Brindisi e Aleatico.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino intenso tendente al granato, odore ampio, vinoso, elegante, caratteristico e sapore pieno, asciutto, caldo, elegante con eventuale sentore di legno.
- Montecucco Rosato (Vino Rosato)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigni Sangiovese e Ciliegiolo, da soli o congiuntamente;
- =< 40% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Toscana, con l’esclusione della Malvasia Nera, Malvasia Nera di Brindisi e Aleatico.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosato dal colore variabile dal rosa tenue al rosa cerasuolo, odore fresco e fruttato, e sapore sapido, secco, armonico.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Montecucco
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Montecucco si estende sulle colline del grossetano, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Montecucco è localizzata in:
- provincia di Grosseto e comprende il territorio dei comuni di Cinigiano, Civitella Paganico, Campagnatico, Castel del Piano, Roccalbegna, Arcidosso e Seggiano.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Montecucco
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Montecucco prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Montecucco non dovrà essere superiore al 70% e al 35% per entrambe tipologie di Vin Santo e Vin Santo Occhio di Pernice; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Il vino DOC Montecucco Rosato deve essere ottenuto con la vinificazione in “rosato” delle uve a bacca rossa.
- Le uve destinate alla produzione dei Vini DOC Montecucco Vin Santo e Vin Santo Occhio di Pernice devono essere sottoposte ad appassimento naturale fino a raggiungere un grado zuccherino di almeno 26%.
- La conservazione e l’invecchiamento dei vini Vin Santo e del Vin Santo Occhio di Pernice deve avvenire in recipienti di legno (caratelli) di capacità non superiore a 500 litri per un periodo minimo di 18 mesi.
- Il vino DOC Montecucco Rosso con menzione Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 18 mesi, di cui almeno 12 in contenitori in legno e 6 mesi di affinamento in bottiglia.
- Nella designazione dei Vini DOC Montecucco può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Montecucco è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
4. Produttori di Vino DOC Montecucco
Con l’utilizzo della DOC Montecucco i Produttori Vinicoli Toscani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Montecucco
Carni rosse in abbinamento a piatti tradizionali toscani come la panzanella, i crostini alla toscana, il bardiccio, la caciotta toscana, i fagioli all'uccelletto, il polpettone alla fiorentina.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Montecucco
I fattori umani legati al territorio di produzione, che per consolidata tradizione hanno contribuito ad ottenere i vini del «Montecucco», sono di fondamentale rilievo. In questa area, infatti, esistono testimonianze della coltivazione della vite che risalgono al periodo Etrusco – e che, attraversando i secoli ed i fatti del territorio, dei suoi abitanti e dei suoi governanti, sono giunte fino ai giorni nostri.
Partendo dalle epoche più lontane si può sicuramente affermare come la presenza della viticoltura nel territorio del Montecucco risalga quantomeno all’epoca etrusca, come testimoniano alcuni reperti rinvenuti nella zona di Seggiano e del Potentino, tra i quali annotiamo, oltre al vasellame, anche i tradizionali pithoi, recipienti particolari per la raccolta del vino proveniente dalla pigiatura delle uve e dai torchi, i quali venivano interrati fino all’orlo, nelle vicinanze dei torchi, e vi si raccoglieva il pigiato, che poi fermentava.
La successiva dominazione romana accentuò la tendenza al miglioramento delle tecniche di vinificazione, che rimasero insuperate fino al medioevo; di questo periodo storico, sono i documenti conservati presso gli archivi monastici, a confermare la diffusione della coltivazione della vite, che acquista particolare importanza come pianta colonizzatrice, tanto che governanti e feudatari riconobbero la necessità di concedere terre adatte per questa coltura, che ebbe particolare protezione con apposite norme statutarie.
In occasione delle lottizzazioni dei terreni feudali e comunali, furono infatti indicati esplicitamente, “concessioni di terre in zone a vocazione viticola”. In certi casi, come a Castel del Piano nel Cinquecento, l’attività viticola poteva, in parte o completamente, sostituirsi al salario in moneta (Statuti di Castel del Piano), mentre nella zona di Montegiovi essa era fondamentale per il sostentamento delle popolazioni che vivevano del lavoro dei campi e del bosco (Piccinni, 1988). Nella relazione del Dr. Alfonso Ademollo all’inchiesta parlamentare Iacini (1884), si mette chiaramente in evidenza le qualità dei vini prodotti nella maggior parte delle zone viticole del territorio della provincia di Grosseto. L’Ademollo, nel fornire interessanti informazioni sulla situazione viticola della provincia, così scriveva: “La vite ha sempre allignato, fino dalle epoche più remote, nella provincia di Grosseto.
Le varietà di vite da noi conosciute e coltivate sono molte, poiché si può asserire che tutte le varietà di sì prezioso sarmento, anche le esotiche, vegetano bene nel nostro suolo… Le vigne pure da qualche tempo si sono estese ed hanno migliorato nel proprio prodotto, ma tuttavia anche per questo lato la provincia di Grosseto sarebbe capace di più, poiché la vite cresce benissimo e porge preziosi e squisiti grappoli in ogni parte della provincia, perché non abbiamo veramente né caldi né freddi eccessivi,[…] perché dovunque trovasi terreni leggeri, permeabili, aridi nelle parti elevate, dovute a sabbie, a rocce decomposte, a detriti vulcanici e sassaie”. Da ciò la categorica affermazione: “La provincia di Grosseto, per cinque sesti ha terreno adatto alla viticoltura”.
Parlando dei pregi e dei difetti del vino prodotto nella zona Ademollo così si esprimeva: “II vino, questo benefico liquido che ha tanta importanza nella pubblica e privata economia, come nella pubblica e privata salute, viene prodotto dai nostri viticoltori con sempre crescente progresso e accuratezza in ogni parte della provincia di Grosseto, sia nella zona piana, che in quella montuosa, e per la bontà e quantità in alcuni Comuni è di una rendita importante ai proprietari […]”.
Già prima del 1900 i vini prodotti nel comune di Castel del Piano erano conosciuti, come si evince dai risultati delle analisi chimiche effettuate presso l’Istituto di Chimica Agraria dell’Università di Pisa (1895). Più in particolare per la produzione di uno di questi vini rossi concorrevano “Brunello”, “Tintura di Spagna” ed altre uve bianche. Le testimonianze verbali dei discendenti dei viticoltori del secolo scorso indicano alcune località famose perché capaci di dare un vino di più elevata qualità, come la vigna di Campo Rombolo, le vigne del Poggetto, entrambe ubicate ai Poggi del Sasso (Scalabrelli et al. 2006).
In tempi recenti il recupero, l’identificazione e la valorizzazione di germoplasma locale sta assumendo sempre maggiore importanza in Toscana, regione particolarmente ricca di varietà autoctone, come dimostrato dall’elevato numero di vitigni iscritti al Registro Regionale delle Risorse genetiche Autoctone ai sensi della legge regionale 50/97.
E di particolare interesse risultano le zone che dal punto di vista ampelografico non hanno subito interferenze ed introduzioni di materiale nel corso dell’ultimo secolo, particolarmente dopo l’invasione fillosserica; questo accade soprattutto per alcune specifiche zone della Toscana ed in particolare, nella zona del Montecucco, per quelle di Castel del Piano, Cinigiano e Seggiano, come risulta da documenti storici (Imberciadori, 1980, Balestracci, 1988; Piccinini, 1990; Scalabrelli, 1999; Ciuffoletti e Nanni, 2002;) e da recenti indagini compiute sul territorio (Scalabrelli et al. 2006; Scalabrelli, 2007).
La ricchezza del patrimonio ampelografico è sottolineata dal reperimento di una serie di vitigni locali attualmente in studio da parte delle Università di Firenze e di Pisa e dalla realizzazione di un apposito campo di collezione in località Poggi del Sasso ma anche dal ritrovamento di un vigneto franco di piede dell’età di circa 200 anni, recentemente denominato “Vigneto museo”. Furono questi i presupposti che portarono alla richiesta di riconoscimento dell’indicazione geografica (I.G.) “Montecucco” Bianco, Rosso e Rosato, avvenuto con decreto ministeriale 7 gennaio 1989, preceduta dalla I.G. “Monte Antico” (decreto ministeriale 19 gennaio 1980) relativa a vini prodotti in parte dell’attuale zona di produzione dei vini Montecucco (parte del comune di Civitella Paganico).
Alla fine degli anni ’90, tuttavia, si fece più forte la consapevolezza da parte della filiera vitivinicola che il territorio del Montecucco poteva aspirare al riconoscimento della denominazione di origine controllata per i vini prodotti nella zona, che verrà attribuito nel 1998 per i vini bianchi e rossi del «Montecucco» incentrati, per lo più, sulle uve dei vitigni Sangiovese, Trebbiano toscano e Vermentino.
La denominazione «Montecucco» abbraccia una zona più ampia della località Montecucco, sita nel comune di Cinigiano, riconosciuta, come detto, nel 1989 come Indicazione Geografica: l’utilizzo di questo nome è giustificato dal fatto che i vini prodotti nell’area circostante alla suddetta località avevano dimostrato negli anni di possedere caratteristiche analoghe ai vini della suddetta I.G., tanto da essere facilmente identificati dai consumatori.
Negli anni successivi al riconoscimento della Doc, l’opera di sperimentazione colturale, l’uso di varietà diverse ed i conseguenti risultati hanno convinto la filiera vitivinicola a qualificare maggiormente i vini ottenuti sul territorio del Montecucco, estrapolando la tipologia varietale “Sangiovese” (riconosciuta a Docg autonoma e separata) ed integrando le tipologie contemplate nella Doc con l’inserimento del Rosato e di quelle tradizionali Vin Santo e Vin Santo occhio di pernice (modifica del disciplinare di produzione di cui al decreto ministeriale del 9 settembre 2011).
Il Vino DOC Montecucco ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 30 luglio 1998.