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VALLE D'AOSTA DOC - NUS

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 08.02.1971, G.U. 142 del 05.06.1971
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014 

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione         Menzione geografica


Valle d'Aosta (o Vallée d'Aoste) D.O.C. - Nus

La denominazione di origine controllata “Valle d'Aosta” e alle Mensioni geografiche, è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Müller Thurgau
  2. Gamay
  3. Pinot Nero (o Pinot Noir)
  4. Pinot Grigio (o Pinot Gris)
  5. Pinot Bianco (o Pinot Blanc)
  6. Chardonnay
  7. Mayolet
  8. Petite Arvine
  9. Merlot
  10. Fumin
  11. Syrah
  12. Cornalin
  13. Nebbiolo
  14. Petit Rouge
  15. Prëmetta
  16. Moscato Bianco (o Muscat Petit Grain)
  17. Traminer Aromatico (o Gewürztraminer)
  18. Gamaret
  19. Vuillermin
  20. Menzioni geografiche del Vino Valle d'Aosta DOC »

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Valle d'Aosta - Nus

 

  • Valle d'Aosta Nus (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 70% Vitigno Vien de Nus (min.40%) e Petit Rouge
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Valle d'Aosta.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso intenso con riflessi granata, odore vinoso, intenso, persistente e sapore vellutato, leggermente erbaceo.
  • Abbinamenti: Saucisse (Salsiccia), Mocetta (Salume tipico valdostano), Zuppa alla Valdostana, Carbonada (Piatto tipico valdostano a base di carne), Fontina.

  • Valle d'Aosta Nus Malvoise (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • = 100% Vitigno Pinot Grigio
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo dorato con riflessi ambrati, odore caratteristico, molto intenso e sapore gradevole, armonico, equilibrato.
  • Abbinamenti: Risotto alla fonduta, Mocetta (Salume tipico valdostano), Boudin (Sanguinaccio) Zuppa alla Valdostana.

  • Valle d'Aosta Nus Malvoise Passito (o Flétri) (Vino Bianco Passito)
  • Versioni: Dolce
  • = 100% Vitigno Pinot Grigio
  • => 16,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Passito dal colore giallo ramato intenso, odore gradevole, intenso e sapore dolce, caldo, con retrogusto di confettura.
  • Abbinamenti: Dessert.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Valle d'Aosta - Nus

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Valle d’Aosta si estende all’estremità Nord-Ovest dell’Italia confinante a Nord con la Svizzera ed a Ovest con la Francia, e si identifica con il bacino del fiume Dora Baltea fino al comune di Pont-St-Martin. Questo bacino, delimitato dalle cime più alte d’Europa, presenta un fondo valle pianeggiante dove scorre la Dora Baltea nella quale affluiscono numerosi torrenti laterali. L’orientamento dell’asse Est-Ovest della Dora Baltea determina l’esposizione dei versanti della valle principale: uno esposto a Sud “adret” e uno esposto a Nord “envers”.

  • La Zona di Produzione del Vino DOC Valle d’Aosta Nus e Nus Malvoisie è localizzata in:
    • provincia di Aosta e comprende il territorio dei comuni di: in destra orografica: Fénis. in sinistra orografica: Nus, Quart, Saint Christophe e Aosta. 

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Valle d'Aosta - Nus

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. 

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Valle d'Aosta prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Valle d’Aosta non dovrà essere superiore al 70% e al 40% per le tipologie di Vino Passito e Moscato Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Il vino DOC Valle d’Aosta Pinot Nero può essere elaborato anche mediante pratica di vinificazione in bianco.
  • Il vino DOC Valle d’Aosta Novello deve essere ottenuto con macerazione carbonica di almeno il 30% delle uve a bacca nera.
  • Le uve destinate alla produzione dei Vini DOC Valle d’Aosta Müller Thurgau, Pinot grigio o Pinot gris, Pinot Bianco o Pinot blanc, Chardonnay, Petite Arvine, Blanc de Morgex et de La Salle, Moscato bianco o Muscat petit grain, Traminer aromatico o Gewürztraminer accompagnata dalla menzione vendemmia tardiva o vendange tardive, devono essere sottoposte ad appassimento naturale sulla vite fino a raggiungere un grado zuccherino di almeno 200 g/l. per la tipologia Blanc de Morgex et de La Salle, di 220 grammi/litro per la tipologia Thurgau e di 250 grammi/litro per tutte le altre tipologie.
  • Le uve destinate alla produzione dei Vini DOC Valle d’Aosta Nus Malvoisie passito o Nus Malvoisie flétri, Chambave Moscato passito o Chambave Muscat flétri, Moscato bianco passito o Muscat petit grain flétri, Traminer aromatico passito o Gewürztraminer flétri, Passito o Flétri è riservata ai vini derivanti da uve selezionate e sottoposte ad appassimento dopo la raccolta in locali idonei, anche termoidrocondizionati e/o a ventilazione forzata fino a raggiungere un contenuto zuccherino non inferiore al 26%.
  • Il vino DOC Valle d’Aosta Blanc de Morgex et de La Salle Spumante (o Mousseux) elaborato con il vitigno Prié Blanc deve essere ottenuto esclusivamente per rifermentazione naturale in bottiglia con permanenza sui lieviti per almeno 9 mesi e la durata del procedimento di elaborazione deve essere non inferiore a 12 mesi. A fine vinificazione il vino Spumante deve essere posto in commercio nelle tipologie; "extra brut", "brut", "sec" , "demi-sec" e "pas dosé" con l’indicazione del tenore zuccherino.
  • Nella designazione dei Vini DOC Valle d’Aosta può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Valle d’Aosta è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad eccezione delle tipologie di vino Spumante.
  • I seguenti Vini DOC Valle d’Aosta seguiti dall'indicazione del vitigno o da altre menzioni devono essere sottoposti ad affinamento per i periodi di seguito indicati:
    • 5 mesi: Gamay, Pinot nero, Mayolet, Merlot, Fumin, Syrah, Cornalin, Nebbiolo, Petit rouge, Gamaret, Vuillermin, Arnad-Montjovet, Chambave, Nus, Torrette, Enfer d'Arvier.
    • 6 mesi: Vendemmia Tardiva
    • 8 mesi: Chambave Superiore, Nus Superiore, Torrette Superiore, Enfer d'Arvier Superiore.
    • 12 mesi: Arnad-Montjovet Superiore
    • 24 mesi: Donnas (di cui 10 mesi in botti di legno)
    • 30 mesi: Donnas Superiore (di cui 12 mesi in botti di legno)

4. Produttori di Vino DOC Valle d'Aosta - Nus

Con l’utilizzo della DOC Valle d’Aosta i Produttori Vinicoli Valdostani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Valle d'Aosta - Nus

Gnocchi alla fontina, soupe paysanne, fromadzo fresco e lard d'Arnad. Fonduta valdostana, polenta grassa, costoletta alla valdostana e fontina.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Valle d'Aosta - Nus

L’introduzione della vite in Valle d’Aosta ha probabilmente origini antichissime: deposizioni di probabili semi di vite, di cui per la conferma sono in corso analisi paleobotaniche, sono stati infatti ritrovati nell’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, situata nella periferia occidentale della città di Aosta, e databile alla prima metà del III millennio a.C.

E’ stata formulata un’ipotesi che collegherebbe le popolazioni identificate nell’area megalitica con gli Aminei, popolo originario della Tessaglia che diffuse la vite “Aminea” nell’Italia meridionale, come riferito dagli autori latini (Varrone e Virgilio), che potrebbero essere giunti sino all’area megalitica risalendo il fiume Dora Baltea.

Con l’inizio della successiva età del Ferro, e soprattutto nel periodo posteriore all’VIII sec. A.C., si assiste alla fine di un periodo particolarmente freddo e ad una nuova ripresa di scambi commerciali nel Mediterraneo che contribuirono alla diffusione della viticoltura nelle aree europee; fu in questo periodo, climaticamente vantaggioso, che le popolazioni della Valle d’Aosta instaurarono nuovi rapporti con le civiltà greche, etrusche e liguri, questi ultimi primitivi abitanti della Valle d’Aosta.

La celtizzazione avvenne probabilmente in due ondate successive, poste tra la prima età del Ferro (800-450 a.C) detta di Hallstatt, e quella successiva di La Tène (a partire dal 450 a.C.). Intorno al 400 a.C. popolazioni celtiche dette Galli cominciarono a infiltrarsi nell’Italia settentrionale fondendosi con le popolazioni locali e trasmisero tecniche e conoscenze vitivinicole, tra cui le botti di legno. La diretta influenza dei Celti è ampiamente documentata dall’eredità linguistica lasciataci e utilizzata ancora oggi nei dialetti locali. I Salassi, popolazione derivante dall’unione dei Liguri con i Celti, scomparvero in quanto popolo nel 35 a.C. con l’arrivo dei Romani, per i quali è notorio che la coltivazione della vite fosse importante.

La presenza della viticoltura in Valle d’Aosta è testimoniata dai reperti trovati nelle abitazioni suburbane: ville residenziali nelle quali sono presenti anche unità produttive agricole e vitivinicole in particolare ed attrezzature (torchi e tini) che confermano che, in particolare nell’areale intorno alla città di Aosta, si produceva vino. Che la viticoltura si espanse nel periodo romano è anche descritto da un Anonimo Autore nel 1832 nel “Cenni brevissimi sopra i boschi e le selve degli Stati di Terraferma di S.M. il Re di Sardegna” che, forte di un passo di Svetonio, affermava che “Cesare beveva solo vino delle Alpi cioè vino di Donnas, di Chambave ed anche di Carema”.

Possiamo però affermare con certezza che, il primo impianto di vigna di cui sono stati ritrovati dei reperti ,nel 1987 durante degli scavi archeologici, si colloca tra l’età tardo romana ed il primo medioevo ed era situato nel centro di Aosta. Anche nella bassa Valle le vigne risultavano essere un elemento molto importante, tanto che nelle vicende familiari del feudo di Bard, se pur indirettamente vengono citate le vigne di Donnas.

Proprio in bassa Valle, durante il Medioevo, era regola generale che il proprietario mettesse a disposizione di ogni privato affittuario due parti di bosco con l’obbligo di coltivarne una parte a vigna, mettendola a coltura entro cinque anni dall’assegnazione. L’altra parte doveva rimanere a bosco, in modo da poter fornire i pali e le pertiche necessarie per formare i sostegni ai filari delle viti. Il costante abbinamento tra la vigna e il bosco non è casuale: la tecnica di coltivazione della vigna, data la morfologia dei luoghi e la presenza di numerosi massi erratici, comporta la costruzione di supporti che si adattino alle irregolarità del terreno, precursori di quelli che oggi definiamo pergole.

Il ricorso a tuali supporti è comune ad altre zone della Valle per tutto il Medioevo ed anche oltre e l’esistenza di “topie” è documentata ad Aosta fin dal XII secolo. Il riscontro di alcuni nomi di vitigno usati nel Medioevo si trova nei contratti agrari e negli atti giuridici del tempo e, vitigni attestati nel vicino Piemonte, cioè Moscato (Muscatellum) e Nebbiolo (Nibiol, Picotendro), sicuramente erano coltivati anche in Valle d’Aosta.

Le prime tracce documentali di vigneti posti in zone che attualmente sono regolamentate con la denominazione di origine già si erano viste, se pure allo stato embrionale, nei secoli XI-XIII negli atti di compravendita o donazioni. Si trattava allora di vigneti situati nella zona del bacino di Aosta che corrispondono alle attuali denominazione del “Torrette” o della zona di “Chambave”. Sempre a quel periodo risalgono i vigneti del “Donnas” che erano stati analizzati nel loro bilancio economico e nelle quantità prodotte nella zona di Bard.

Anche nel periodo dei secoli XIV-XVI ci si imbatte in citazioni che rimandano a zone o a fatti legati alle attuali denominazioni di origine; il “Blanc de Morgex et de La Salle”, è gia citato in un antico documento del 1291, mentre i vigneti della zona di “Chambave” erano citati in un atto datato 1269.

Per quanto riguarda invece il vino è nella seconda metà del XIV secolo che troviamo la prima traccia evidente ed indiscutibile del vino di Chambave che viene fatto dono, da parte di alcuni aristorcratici valdostani, a Bona di Borbone. Da allora il suo successo aumenta e nel XVI secolo figurerà come vino da dessert nel pranzo destinato a celebrare l’unzione del vescovo di Sion.

Ma la fonte più copiosa di località nelle quali si praticava la viticoltura un tempo e che oggi sono famose nelle indicazioni delle denominazioni è rappresentata dai “Cartolari” di S. Orso: nelle singole registrazioni, oltre alle indicazioni delle parrocchie, scopriamo l’esistenza di censi a “Morgex, a Roppo, sopra Pont de Pierre (Aosta), a Montjovet, a Pollein”. Questi nomi notoriamente sono riferiti alle attuali denominazioni “Blanc de Morgex et de La Salle”, “Torrette”, “Arnad-Montjovet. “Ancora si rileva l’esistenza di vigne in Monte Arverio (“Arvier”), in Saint-Christophe, poi in Basis, ove producevasi vino bianco, indi Aymaville, Clapey, Cullat a Verrayes, Veczello, Marcillier, Cly” cioè zone delle attuali denominazioni “Torrette” e “Chambave”.

Attualmene la denominazione presenta un’evoluzione positiva, nuovi impianti affiancano i più vecchi nelle zone vocate e accanto alle sei cantine presenti sul territorio (Donnas, Arnad, Chambave, Aymavilles, Arvier e Morgex) nascono nuove aziende.

Il Vino DOC Valle d’Aosta ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 8 febbraio 1971.

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 28.08.1995, G.U. 248 del 23.10.1995 


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione         Sottozona

 


Sardegna Semidano D.O.C. - Sottozona Mogoro


1. Tipologie e Uve del Vino DOC Sardegna Semidano - Sottozona Mogoro

 

  • Sottozona Mogoro (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Semidano
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sardegna.
  • => 11,50% Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino con riflessi tendenti al dorato, profumo delicato di fruttato, caratteristico, dal sapore morbido, sapido, fresco.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Sardegna Semidano - Sottozona Mogoro

La zona geografica vocata alla produzione del Vino DOC Sardegna Semidano si estende nelle aree collinari e pianeggianti più ventilate e luminose del territorio sardo che favoriscono l'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Sardegna Semidano è localizzata nella:

  • regione Sardegna e comprende l'intero territorio regionale.

La Zona di Produzione del Vino DOC Sardegna Semidano Sottozona Mogoro è localizzata in:

  • provincia di Oristano e comprende il territorio dei comuni di Baressa, Gonnoscodina, Gonnostramatza, Masullas, Mogoro, Pompu, Simala, Siris e Uras.
  • provincia di Medio Campidano e comprende il territorio dei comuni di Collinas, Sardara e Villanovaforru.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Sardegna Semidano - Sottozona Mogoro

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. 

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Sardegna Semidano prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Sardegna Semidano non dovrà essere superiore al 70% e al 50% della tipologia di Vino Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Sardegna Semidano devono essere sottoposte ad appassimento naturale sulla pianta o su graticci.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Sardegna Semidano è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad eccezione della tipologia di Vino Spumante.

4. Produttori di Vino DOC Sardegna Semidano - Sottozona Mogoro

Con l’utilizzo della DOC Sardegna Semidano i Produttori Vinicoli Sardi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Sardegna Semidano - Sottozona Mogoro

Risotti di terra e di mare, fritture e grigliate miste di pesce.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Sardegna Semidano - Sottozona Mogoro

Le prime ricerche su vitigno Semidano di cui non si conoscono le origini e la provenienza risalgono al 1780 (A.Manca, in Agricoltura di Sardegna); nel 1837 viene classificato dal Moris, in Flora Sardoa. Sarà il Cara a indicarlo con il nome di Semidano nel Vocabolarietto botanico sardo-italiano nel 1879.

Nel corso dei secoli la viticoltura ha mantenuto il ruolo di coltura principale del territorio, fino ai nostri giorni. Nel tempo, i fattori umani sono stati particolarmente incisivi soprattutto per quanto concerne gli aspetti tecnico produttivi, che costituiscono parte integrante del vigente disciplinare di produzione.

Per la produzione del vino “Sardegna Semidano”, vengono utilizzate esclusivamente le uve coltivate nell’area geografica individuata dal disciplinare di produzione e provenienti per almeno l'85% dal vitigno Semidano.

Il vitigno Semidano, a cavallo dei secoli XIX e XX, risentì degli attacchi della fillossera che falcidiò anche gli altri vigneti della Sardegna, i quali avevano registrato alla fine dell’ottocento la loro espansione massima. La ripresa della viticoltura nell’Isola su nuovi portainnesti, ha dato nuovo slancio alla coltivazione della varietà, tanto da essere riconosciuta della denominazione di origine fin dal 1995.

La storia più recente è infatti caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione e dall'accresciuta professionalità degli operatori che hanno contribuito ad elevare il livello qualitativo e la notorietà del “Sardegna Semidano”.

Il Vino DOC Sardegna Semidano ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 28 agosto 1995.

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 05.06.1998, G.U.152 del 02.07.1998
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione         Sottozona

 


Vino Sciacca D.O.C. Sottozona Rayana

La denominazione di origine controllata “Sciacca” e alla relativa Sottozona, è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianco
  2. Inzolia
  3. Grecanico
  4. Chardonnay
  5. Riserva Rayana
  6. Rosso
  7. Nero d'Avola
  8. Cabernet Sauvignon
  9. Merlot
  10. Sangiovese
  11. Rosso Riserva
  12. Rosato
  13. Sottozona Vino Sciacca DOC »

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Sciacca - Sottozona Rayana

 

  • Sottozona Riserva Rayana (Vino Bianco Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 80% Vitigni Catarratto Bianco Lucido e Inzolia, da soli o congiuntamente;
  • =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
  • => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Invecchiato dal colore giallo dorato carico, odore intenso, persistente e sapore pieno, gradevole.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Sciacca - Sottozona Rayana

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Sciacca si estende sulle colline agrigentine situate a sud-ovest della Sicilia, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

  • La Zona di Produzione del Vino DOC Sciacca è localizzata in:
    • provincia di Agrigento e comprende il territorio dei comuni di Sciacca e Caltabellotta.
  • La Zona di Produzione del Vino DOC Sciacca Sottozona Rayana è localizzata in:
    • provincia di Agrigento e comprende il territorio provinciale così delimitato: partendo dal fiume Carboj segue in direzione est la ferrovia fino al punto di incontro con il vallone foce S. Marco che risale fino alla strada comunale Raganella in contrada Purgatorio. Imbocca detta strada fino a raggiungere l'ex S.S. 115 che segue fino all'incrocio con l'ex reggia trazzera Maragani e la consortile di collegamento tra l'ex S.S. 115 e Sciacca-Palermo a scorrimento veloce. Da qui la linea di delimitazione imbocca la strada consortile fino all'incrocio con la Sciacca-Palermo a scorrimento veloce che percorre per un breve tratto fino ad incontrare il fiume Carboj..

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Sciacca - Sottozona Rayana

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. 

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Sciacca prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Sciacca non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • I vini DOC Sciacca Rosso e Rayana con menzione Riserva devono essere sottoposti ad invecchiamento per almeno 24 mesi, di cui almeno 12 in botte di legno.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Sciacca è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.

4. Produttori di Vino DOC Sciacca - Sottozona Rayana

Con l’utilizzo della DOC Sciacca i Produttori Vinicoli Siciliani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Sciacca - Sottozona Rayana

Antipasti di mare, pesce alla griglia, pasta con le sarde, braciole di vitello, polpettone siciliano, formaggi tipici siciliani.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Sciacca - Sottozona Rayana

L’origine della viticoltura nel territorio della DOC Sciacca, così come nel più ampio territorio selinuntino, risale a tempi immemorabili. Numerosi sono i ritrovamenti nei vari siti archeologici che testimoniano l’uso del vino nelle civiltà risalenti al periodo greco-selinuntino ed in altre colonie che nel corso dei secoli vi si sono insediate. Inoltre, dai fondali marini, sono state portate alla luce anfore vinarie risalenti al periodo romano imperiale e bizantino.

La viticoltura si diffuse largamente nel territorio della DOC Sciacca nel 1966, con la conversione dei seminativi e dei mandorleti in vigneti, poiché l’uva assicurava un reddito maggiore. Dal 1970 si assistette ad una considerevole espansione della viticoltura, tant’è che presso la Cantina Sociale Enocarboj furono conferite 45.000 quintali d’uva, con una produzione pari a 33.000 ettolitri di vino. Il prodotto veniva venduto ai commercianti marsalesi che lo vendevano in Francia. Il vino Siciliano e quello di Sciacca in particolare avevano trovato un sicuro mercato. Il primo vino in bottiglia prodotto dalla Cantina Sociale Enocarboj ebbe il nome di Trebbiano di Sicilia.

Nel 1971 venne costituito a Sciacca il Consorzio Enologico Agrigentino Kronion soc. coop. a r.l., di cui facevano parte dieci cantine sociali della provincia di Agrigento, e precisamente la cantina Acli Mons. Licata di Ribera, l’Aurora Valle dei Templi di Favara, la cantina Progresso di Menfi, La Vite di S. Margherita di Belice, la Primavera di Ribera, la Cellaro di Sambuca di Sicilia, la Eraclea di Cattolica Eraclea, la Viticoltori Associati di Canicattì e la Grappolo d’Oro di Sciacca.

Scopo del Consorzio era il coordinamento dell’attività di commercializzazione e lavorazione dei vini, sia sfusi che in bottiglia, come pure la distillazione dei vini da tavola e la lavorazione dei sottoprodotti: vinacce e fecce.

Il Vino DOC Sciacca ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 5 giugno 1998.

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 02.06.1972, G.U. 207 del 09.08.1972

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014   


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione         Sottozona

 


Vino Colli Pesaresi D.O.C. Sottozona Parco Naturale Monte San Bartolo

La denominazione di origine controllata “Colli Pesaresi” e alle relative Sottozone, è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianco
  2. Biancame
  3. Trebbiano
  4. Rosso
  5. Rosato (o rosè)
  6. Sangiovese (anche nella tipologia Riserva e Novello)
  7. Spumante
  8. Sottozone del Vino Colli Pesaresi DOC »
    1. Sottozona Focara » 
    2. Sottozona Parco Naturale M.S. Bartolo »
    3. Sottozona Roncaglia »

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Colli Pesaresi - Sottozona Parco Naturale Monte San Bartolo

 

  • Sottozona Parco Naturale Monte San Bartolo Sangiovese (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Sangiovese
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico.
  • Vino Rosso dal colore rosso granato più o meno carico con riflessi violacei, odore delicato, caratteristico e sapore asciutto, armonico, con fondo leggermente amarognolo.

  • Sottozona Parco Naturale Monte San Bartolo Sangiovese Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Sangiovese
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico.
  • Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso granato più o meno carico con riflessi violacei, odore delicato, caratteristico e sapore asciutto, armonico, con fondo leggermente amarognolo.

  • Sottozona Parco Naturale Monte San Bartolo Cabernet Sauvignon (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Cabernet Sauvignon
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico.
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore intenso, leggermente erbaceo, gradevole e sapore secco, armonico, di buon corpo.

  • Sottozona Parco Naturale Monte San Bartolo Cabernet Sauvignon Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Cabernet Sauvignon
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico.
  • Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino, odore intenso, leggermente erbaceo, gradevole e sapore secco, armonico, di buon corpo.

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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Colli Pesaresi - Sottozona Parco Naturale Monte San Bartolo

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Colli Pesaresi si estende nel territorio del Montefeltro, tra i bacini dei fiumi Metauro e Foglia fino alla superficie del monte S. Bartolo che è la propaggine sul mare della catena montuosa e collinare dell’entroterra della valle del Foglia. Il territorio adeguatamente ventilato e luminoso risulta favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Colli Pesaresi è localizzata in:

  • provincia di Pesaro-Urbino (relativamente alle tipologie Bianco, Rosso, Rosato, Sangiovese e Sangiovese Novello) e comprende il territorio dei comuni di Barchi, Cartoceto, Colbordolo, Fano, Fossombrone, Fratte Rosa, Gabicce Mare, Gradara, Isola del Piano, Montebaroccio, Mondavio, Mondolfo, Montecalvo in Foglia, Monteciccardo, Montefelcino, Montelabbate, Montemaggiore al Metauro, Monteporzio, Orciano di Pesaro, Pergola, Pesaro, Petriano, Piagge, Saltara, San Costanzo, San Giorgio, San Lorenzo in Campo, Sant’Angelo in Lizzola, Sant’Ippolito, Serrungarina, Tavullia e, in parte, il territorio dei comuni di Tavoleto, Auditore, Sassocorvaro, Urbino, Fermignano e Cagli.
  • provincia di Pesaro-Urbino (relativamente alla tipologia DOC Colli Pesaresi Sottozona Parco Naturale Monte San Bartolo) e comprende parte del territorio dei comuni di Pesaro, Cattabrighe, Gradara, Gabicce Mare.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Colli Pesaresi - Sottozona Parco Naturale Monte San Bartolo

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Colli Pesaresi prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Colli Pesaresi non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Il Vino DOC Colli Pesaresi Rosato deve essere ottenuti con la vinificazione "in rosato" delle uve rosse.
  • I Vini DOC Colli Pesaresi Roncaglia bianco, Roncaglia Pinot nero vinificato in bianco, Focara Pinot nero vinificato in bianco, invecchiati per almeno 18 mesi, possono fregiarsi della menzione "Riserva".
  • I Vini DOC Colli Pesaresi Sangiovese, Focara, Focara Pinot nero, Roncaglia Pinot nero, Parco Naturale Monte San Bartolo Sangiovese, Parco Naturale Monte San Bartolo Cabernet-sauvignon, invecchiati per almeno 24 mesi, possono essere qualificati “Riserva”.
  • Nella designazione dei Vini DOC Colli Pesaresi può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Colli Pesaresi è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad esclusione della tipologia di vino Spumante.

4. Produttori di Vino DOC Colli Pesaresi - Sottozona Parco Naturale Monte San Bartolo

Con l’utilizzo della DOC Colli Pesaresi i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Colli Pesaresi - Sottozona Parco Naturale Monte San Bartolo

Piatti a base di carni bianche, piatti ripici a base di maiale, preparazioni al tartufo e al formaggio di fossa.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Colli Pesaresi - Sottozona Parco Naturale Monte San Bartolo

L’area pesarese ed il Montefeltro sono un territorio oggetto del processo di romanizzazione dal 295 a.c. con la vittoria sui Galli e la “lex Flaminia” che assegna le terre interessate ai veterani dell’esercito. Seguirà la battaglia contro i Cartaginesi di Asdrubale. Plinio riferisce di “questo terre fertili, presenti le vigne” tanto che ne descrive un centinaio di varietà coltivate e di vini.

La fine dell’Impero romano riporta l’agricoltura nelle Marche ad essere quella di mera sussistenza. Sarà la Chiesa e la sua struttura a riportare vita nei territori tra mare ed Appennino ove Ordini ed Abbazie fanno rinascere l’attività agricola non più limitata alla sussistenza bensì come illuminata conduzione economica del bene e della terra in cui si comprende anche la gestione delle vigne e la preparazione del vino.

Nel periodo medioevale la vite riprende un suo ruolo nell’economia rurale e nella società. Nell’area pesarese si scontrano le vicende militari ed umane delle due Signorie di Urbino e Rimini che, nelle campagne creano ricchezza, insediamenti diffusi, investimenti agricoli, la capillare diffusione della vigna e del contratto mezzadrile.

Seguono due secoli di decadimento e di normalizzazione fino alla seconda metà del ‘700 che mostra uno sviluppo complessivo e nel paesaggio agrario compaiono “l’alberata” e la “piantata” ovvero il passaggio dalla vigna all’arboreto simbolo della coltura promiscua. L’istituto mezzadrile che prevedeva l’insediamento del colono sul fondo, si diffonde il tutto il territorio perché consente il controllo del terreno, delle colture, il possesso di una casa, la policoltura, l’attivazione di un’economia rurale.

Grano e vite sono le prime colture che il mezzadro impianta nel territorio. La vite è diffusa: vitigni bianchi e neri vinificati separati o insieme davano un vino che si “beveva bene”. Da questa plurisecolare storia dell’area pesarese ed urbinate ove l’attività agricola ha sempre manifestato interesse per la viticoltura nasce la richiesta della denominazione d’origine. Certamente viticoltura promiscua nata dal processo evolutivo del contratto mezzadrile e da una società prima dedita a fatti d’armi e poi capace di svilupparsi in impresa agricola, sensibile alle influenze bolognesi per i vitigni coltivati e per le forme di allevamento.

Il Vino DOC Colli Pesaresi ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 2 giugno 1972.

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