- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 26.04.1984, G.U. 274 del 04.10.1984
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Orta Nova D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Orta Nova” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Rosso
- Rosato
1. Tipologie e Uve del vino DOC Orta Nova
- Orta Nova Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigno Sangiovese
- =< 40% Vitigni Uva di Troia, Montepulciano, Lambrusco Maestri e Trebbiano Toscano, da soli o congiuntamente. (La presenza delle varietà di vitigni Lambrusco Maestri e Trebbiano Toscano disgiuntamente non dovrà superare il 10% del totale delle viti).
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso dal rubino al granato con riflessi arancione se invecchiato, odore vinoso, gradevole e sapore asciutto, armonico, di corpo, giustamente tannico.
- Orta Nova Rosato (Vino Rosato)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigno Sangiovese
- =< 40% Vitigni Uva di Troia, Montepulciano, Lambrusco Maestri e Trebbiano Toscano, da soli o congiuntamente. (La presenza delle varietà di vitigni Lambrusco Maestri e Trebbiano Toscano disgiuntamente non dovrà superare il 10% del totale delle viti).
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosato dal colore rosato più o meno intenso, odore leggermente vinoso, gradevole, trattato se giovane e sapore asciutto armonico, fresco se giovane.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del vino DOC Orta Nova
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Orta Nova si estende sulle colline foggiane situate nel Tavoliere delle Puglie, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Orta Nova è localizzata in:
- provincia di Foggia e comprende il territorio dei comuni di Orta Nova, Ordona e, in parte, il territorio dei comuni di Ascoli Satriano, Carapelle, Foggia e Manfredonia..
3. Vinificazione e Affinamento del vino DOC Orta Nova
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del vino DOC Orta Nova prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Orta Nova Rosso non dovrà essere superiore al 70% e al 65% per la tipologia di Vino Rosato.
4. Produttori di vino DOC Orta Nova
Con l’utilizzo della DOC Orta Nova i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il vino DOC Orta Nova
Antipasti di salumi, primi con sughi delicati, arrosti di carne bianca e rossa.
6. Storia e Letteratura del vino DOC Orta Nova
La città di Orta Nova è posta al centro del Tavoliere, fra le colline del Preappenino Dauno ed il mare. L’antropizzazione del territorio oggetto della DOP già in epoca preistorica dimostra quanto esso fosse vocato alla coltivazione di piante arboricole aldilà della produzione cerealicola. Una terra madre alla quale 10.000 anni fa i nostri progenitori hanno dedicato santuari fantasmagorici.
Il territorio che va Bovino a Trinitapoli attraversando gli agri dei comuni di Ordona ed Orta Nova sono ricchi di testimonianze di culture molto progredite. Recentemente è stato rinvenuto un insediamento neolitico in agro di Ordona, ed a pochi Km dal centro di Orta Nova databile 5.000 A.C. che è stato definito dagli archeologi della soprintendenza “il più antico e significativo santuario neolitico del mondo e dedicato alla madre terra” e gli astronomi della Società Internazionale di Archeoastronomia hanno comunicato alla comunità scientifica che questo ritrovamento fa avere un senso al più noto Stonehenge. Tutto il territorio è costellato di villaggi neolitici studiati da Università italiane ed estere, come Bari, Foggia Genova, Los Angeles (Santo Tinè), Lovanio ed Insbruk con ritrovamenti di notevole interesse scientifico. I reperti sono custoditi in molti musei della Puglia ed all’estero.
Con L’arrivo dei Dauni il territorio in oggetto divenne la spendida Herdonia, città di primo piano nella storia dell’Italia intera preromana. Con la romanizzazione della Daunia in nostro territorio fu oggetto di importanti commerci che transitavano sulla via Traiana, ma lo splendore massimo della nostra agricoltura può essere riscontrato in epoca classica quando con la perdita del grano egiziano (II secolo dopo Cristo) le classi dirigenti romane investirono in Abulia costruendo meravigliose ville rusticae , unità produttive all’avanguardia in quei secoli. Il territorio tra Orta ed Ordina divenne un importante centro di produzione sede di una villa rustica di proprietà di Lucio Publio Celso, console canosino.
Per analogia con simili unità produttive c’è da supporre che la coltivazione della vite abbia avuto un fote incremento nonché sarà stato oggetto di investimenti così come testimoniano le “fosse” rinvenute per la messa a dimora della vite , metodo che è arrivato fino alla metà del 1900. Inoltre la presenza di una importante stazione di posta in contrada Durante ed un’altra presenza simile a taverna d’Orta sicuramente avranno stimolato la produzione del vino per il consumo in loco. Possiamo supporre che, come in tutta Europa, la distruzione del patrimonio ampelografico, Orta deve il suo nome probabilmente a tribù nordiche che indicarono il territorio con il termine “Gort” (campo di grano) toponimo dialettale. Quindi solo con la successiva donazione da parte dei Normanni, vincitori a San Paolo Civitate, del nostro territorio all’Abazia benedettina di Venosa c’è stato il reimpianto della vite inizialmente per motivi sacrali.
L’importanza del nostro territorio, la fertilità e soprattutto la presenza di uno snodo viario, passo d’Orta, che interessava direttamente il percorso dall’oriente a Roma fece si che Federico II di Svevia avocasse a se il territorio in oggetto il quale passò direttamente fra le proprietà personali dell’imperatore il quale vi costruì ben 5 masserie incrementando l’agricoltura.
Da allora in poi il nostro territorio è stato oggetto di notevoli investimenti in agricoltura al punto che dopo la caduta degli Svevi Carlo I d’Angio nel 1271 scrisse agli abitanti del casale di Orta promettendo loro l’esenzione da tasse e gabelle purchè restassero sul territorio.
Il 1418 nel periodo critico dello scontro tra la famiglie Caracciolo e Giovanna d’Aragona un inventario fatto in agro di Orta attesta la ricchezza delle scorte anche vinicole presenti nei magazzini.
Sebbene le fonti ci diano scarse notizie si sa che il villaggio di Orta è stato sempre asservito a grosse unità produttive appartenenti a nobili famiglie di Napoli o addirittura come nel caso dei Del Tufo, rami collaterali dei Colonna. Dopo il fallimento dei Del tufo questa grossa masseria venne acquistata all’asta dalla casa generalizia dei Gesuiti di Roma che costruirono ex novo una masseria portando al concentrarsi della popolazione in un sito che corrisponde all’attuale Orta.
Esiste un collegamento tra la popolazione della città di Napoli e l’entità dei terreni coltivati ad Orta, se è vero come è vero che Orta era il granaio di Napoli tanto che anche i Borbone avevano proprietà nel nostro agro c’è da considerare che la presenza di grossi investimenti agricoli non può prescindere dalla coltivazione della vite e se dopo la cacciata dei Gesuiti dal Regno di Napoli la loro importante masseria venne frazionata ed assegnata ai censuari, il vasto territorio di Orta vedeva la presenza di innumerevoli masserie e proprietà che coltivavano oltre al grano ulivo e vite.
La produzione di vino ad Orta era così importante che alla fine del 1800 l’amministrazione dell’epoca ritenne opportuno assumere un enologo condotto. Il territorio nel corso dei secoli ha subito trasformazioni, ma ha sempre avuto nella vite una delle sue principali coltivazioni.
Il Vino DOC Orta Nova ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 26 aprile 1984