Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato con D.M. 04.10.2011, G.U. 243 del 18.10.2011
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Castel del Monte Rosso Riserva D.O.C.G.
La denominazione di origine controllata e garantita "Castel del Monte Rosso Riserva” è riservata al vino che risponde alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione, per la seguente tipologia:
- Castel del Monte Rosso Riserva
1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Castel del Monte Rosso Riserva
- Castel del Monte Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 65% Vitigno Nero di Troia
- =< 35% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella "Murgia Centrale" della regione Puglia.
- => 13% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino tendente al granato con l'invecchiamento, odore fine e caratteristico, corposo e armonico al gusto.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Castel del Monte Rosso Riserva
L’area “Castel del Monte” si colloca nella porzione Nord Occidentale del bacino viticolo omogeneo “Murgia Centrale”, uno dei tre “bacini viticoli omogenei” individuati dalla Regione Puglia ed è parzialmente compresa nel Parco Naturale dell'Alta Murgia.
La Zona di Produzione del Vino DOCG Castel del Monte Rosso Riserva è localizzata in:
- provincia di Bari e comprende il territorio dei comuni di Corato, Ruvo di Puglia, Terlizzi, Bitonto, Palo del Colle, Toritto e Binetto.
- provincia di Barletta-Andria-Trani e comprende il territorio del comune di Minervino Murge e, in parte, il territorio dei comuni di Andria e Trani.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Castel del Monte Rosso Riserva
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOCG Castel del Monte Rosso Riserva prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino non dovrà essere superiore al 70% e qualora tali parametri vengano superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non ha diritto alla DOCG. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOCG per tutto il prodotto.
- Il vino a denominazione di origine controllata e garantita Castel del Monte Rosso Riserva deve essere sottoposto a un periodo di invecchiamento di almeno 2 anni di cui almeno 1 in legnoi.
4. Produttori di Vino DOCG Castel del Monte Rosso Riserva
Con l’utilizzo della DOCG Castel del Monte Rosso Riserva i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Castel del Monte Rosso Riserva
Castrato arrosto e pollame nobile al forno, carni rosse brasate, formaggi saporiti a pasta dura
6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Castel del Monte Rosso Riserva
La tradizione vitivinicola millenaria della zona è attestata da numerosi documenti di notevole valore storico (archivi e biblioteche monastiche) e da opere d’arte risalenti al periodo della Magna Grecia (Museo Jatta), sono l’attestazione fondamentale dello stretto legame esistente tra i fattori umani e le qualità e le caratteristiche peculiari del vitigno Nero di Troia da cui viene prodotto il Rosso Riserva Castel del Monte.
Risale al 1877 - G. Di Rovasenda, "Varietà coltivate in Puglia" (saggio di ampelografia universale) - la prima descrizione organica dell'Uva di Troia indicata, in agro di Trani, come Nero di Troia e, nel barese, come Uva di Troja o di Canosa. Qualche anno più tardi, viene riferito che già nel 1854 si erano registrati in Capitanata impianti sperimentali di Uva di Troia "varietà robusta, resistente alla siccità ed abbastanza produttiva" a "ceppo basso, isolato e in riga, sistema che i romani dicevano humilis sine adminiculo e che oggi nella regione si riconosce col nome di vigna a sistema latino".
Nella seconda metà dell'800, l'Uva di Troia (o i suoi sinonimi) trova regolarmente posto nella letteratura specializzata e viene regolarmente indicata come "uno dei vitigni pugliesi più importanti per la produzione di vini da taglio". In tempi più recenti (M. Vitagliano, 1985) se ne osservano, in particolare, la variabilità della forma del grafico e della dimensione dell'acino fino a ipotizzare l'esistenza - fino ad oggi, peraltro, non dimostrata - di due sottovarietà: la cosiddetta Troia di Canosa o di Corato (a grappoli più grandi e più tozzi, più o meno spargoli, e i cui acini grossi forniscono vino abbastanza tannico) e la cosiddetta Troia di Barletta o Tranese (i cui grappoli sono cilindrici, più piccoli, più o meno serrati e i cui acini più piccoli danno un prodotto meno tannico).
L’uomo, intervenendo sul territorio, ha nel corso dei tempi tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione ed enologiche, che nell’epoca moderna, grazie al progresso scientifico e tecnologico sono state notevolmente migliorate ed affinate fino all’ottenimento di vini che al giorno d’oggi godono di notevole fama per le loro qualità particolari sia a livello nazionale che mondiale.