Assovini
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 08.02.1971, G.U. 142 del 05.06.1971
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione ◊ Menzione geografica
Valle d'Aosta (o Vallée d'Aoste) D.O.C. - Blanc de Morgex et de La Salle
La denominazione di origine controllata “Valle d'Aosta” e alle Mensioni geografiche, è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Müller Thurgau
- Gamay
- Pinot Nero (o Pinot Noir)
- Pinot Grigio (o Pinot Gris)
- Pinot Bianco (o Pinot Blanc)
- Chardonnay
- Mayolet
- Petite Arvine
- Merlot
- Fumin
- Syrah
- Cornalin
- Nebbiolo
- Petit Rouge
- Prëmetta
- Moscato Bianco (o Muscat Petit Grain)
- Traminer Aromatico (o Gewürztraminer)
- Gamaret
- Vuillermin
- Menzioni geografiche del Vino Valle d'Aosta DOC »
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Valle d'Aosta - Blanc de Morgex et de La Salle
- Valle d'Aosta Blanc de Morgex et de La Salle (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- = 100% Vitigno Prié blanc
- => 9% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino tendente al verdognolo, odore delicato con sottofondo di erbe di montagna e sapore acidulo, talvolta leggermente frizzante, molto delicato.
- Abbinamenti: Piatti a base di pesce, Antipasti, Zuppa Valdostana, Valpellinentze (Minestra di pane, Fontina e Cavoli), Riso e pariette, Formaggi molli.
- Valle d'Aosta Blanc de Morgex et de La Salle Vendemmia Tardiva (Vendange Tardive) (Vino Bianco Vendemmia Tardiva)
- Versioni: Amabile /Dolce
- => 85% Vitigno Prié blanc
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella Regione Valle d'Aosta
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Vendemmia Tardiva dal colore giallo giallo dorato, odore gradevole, delicato, caratteristico e sapore amabile o dolce, pieno,armonico.
- Abbinamenti: Antipasti vari, Trote, Spiedini di pesce, Valpellinentze (Minestra di pane, Fontina e Cavoli), Formaggi molli.
- Valle d'Aosta Blanc de Morgex et de La Salle Spumante (o Mousseux) (Vino Bianco Spumante)
- Versioni: Spumante Brut
- = 100% Vitigno Prié blanc
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore giallo paglierino scarico, odore caratteristico, con delicato sentore di lievito e sapore tipico, armonico, pieno.
- Abbinamenti: Aperitivi, Dessert.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Valle d'Aosta - Blanc de Morgex et de La Salle
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Valle d’Aosta si estende all’estremità Nord-Ovest dell’Italia confinante a Nord con la Svizzera ed a Ovest con la Francia, e si identifica con il bacino del fiume Dora Baltea fino al comune di Pont-St-Martin. Questo bacino, delimitato dalle cime più alte d’Europa, presenta un fondo valle pianeggiante dove scorre la Dora Baltea nella quale affluiscono numerosi torrenti laterali. L’orientamento dell’asse Est-Ovest della Dora Baltea determina l’esposizione dei versanti della valle principale: uno esposto a Sud “adret” e uno esposto a Nord “envers”.
- La Zona di Produzione del Vino DOC Valle d’Aosta Blanc de Morgex et de La Salle è localizzata in:
- provincia di Aosta e comprende il territorio dei comuni di Morgex e di La Salle.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Valle d'Aosta - Blanc de Morgex et de La Salle
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Valle d'Aosta prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Valle d’Aosta non dovrà essere superiore al 70% e al 40% per le tipologie di Vino Passito e Moscato Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Il vino DOC Valle d’Aosta Pinot Nero può essere elaborato anche mediante pratica di vinificazione in bianco.
- Il vino DOC Valle d’Aosta Novello deve essere ottenuto con macerazione carbonica di almeno il 30% delle uve a bacca nera.
- Le uve destinate alla produzione dei Vini DOC Valle d’Aosta Müller Thurgau, Pinot grigio o Pinot gris, Pinot Bianco o Pinot blanc, Chardonnay, Petite Arvine, Blanc de Morgex et de La Salle, Moscato bianco o Muscat petit grain, Traminer aromatico o Gewürztraminer accompagnata dalla menzione vendemmia tardiva o vendange tardive, devono essere sottoposte ad appassimento naturale sulla vite fino a raggiungere un grado zuccherino di almeno 200 g/l. per la tipologia Blanc de Morgex et de La Salle, di 220 grammi/litro per la tipologia Thurgau e di 250 grammi/litro per tutte le altre tipologie.
- Le uve destinate alla produzione dei Vini DOC Valle d’Aosta Nus Malvoisie passito o Nus Malvoisie flétri, Chambave Moscato passito o Chambave Muscat flétri, Moscato bianco passito o Muscat petit grain flétri, Traminer aromatico passito o Gewürztraminer flétri, Passito o Flétri è riservata ai vini derivanti da uve selezionate e sottoposte ad appassimento dopo la raccolta in locali idonei, anche termoidrocondizionati e/o a ventilazione forzata fino a raggiungere un contenuto zuccherino non inferiore al 26%.
- Il vino DOC Valle d’Aosta Blanc de Morgex et de La Salle Spumante (o Mousseux) elaborato con il vitigno Prié Blanc deve essere ottenuto esclusivamente per rifermentazione naturale in bottiglia con permanenza sui lieviti per almeno 9 mesi e la durata del procedimento di elaborazione deve essere non inferiore a 12 mesi. A fine vinificazione il vino Spumante deve essere posto in commercio nelle tipologie; "extra brut", "brut", "sec" , "demi-sec" e "pas dosé" con l’indicazione del tenore zuccherino.
- Nella designazione dei Vini DOC Valle d’Aosta può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Valle d’Aosta è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad eccezione delle tipologie di vino Spumante.
- I seguenti Vini DOC Valle d’Aosta seguiti dall'indicazione del vitigno o da altre menzioni devono essere sottoposti ad affinamento per i periodi di seguito indicati:
- 5 mesi: Gamay, Pinot nero, Mayolet, Merlot, Fumin, Syrah, Cornalin, Nebbiolo, Petit rouge, Gamaret, Vuillermin, Arnad-Montjovet, Chambave, Nus, Torrette, Enfer d'Arvier.
- 6 mesi: Vendemmia Tardiva
- 8 mesi: Chambave Superiore, Nus Superiore, Torrette Superiore, Enfer d'Arvier Superiore.
- 12 mesi: Arnad-Montjovet Superiore
- 24 mesi: Donnas (di cui 10 mesi in botti di legno)
- 30 mesi: Donnas Superiore (di cui 12 mesi in botti di legno)
4. Produttori di Vino DOC Valle d'Aosta - Blanc de Morgex et de La Salle
Con l’utilizzo della DOC Valle d’Aosta i Produttori Vinicoli Valdostani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Valle d'Aosta - Blanc de Morgex et de La Salle
Gnocchi alla fontina, soupe paysanne, fromadzo fresco e lard d'Arnad. Fonduta valdostana, polenta grassa, costoletta alla valdostana e fontina.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Valle d'Aosta - Blanc de Morgex et de La Salle
L’introduzione della vite in Valle d’Aosta ha probabilmente origini antichissime: deposizioni di probabili semi di vite, di cui per la conferma sono in corso analisi paleobotaniche, sono stati infatti ritrovati nell’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, situata nella periferia occidentale della città di Aosta, e databile alla prima metà del III millennio a.C.
E’ stata formulata un’ipotesi che collegherebbe le popolazioni identificate nell’area megalitica con gli Aminei, popolo originario della Tessaglia che diffuse la vite “Aminea” nell’Italia meridionale, come riferito dagli autori latini (Varrone e Virgilio), che potrebbero essere giunti sino all’area megalitica risalendo il fiume Dora Baltea.
Con l’inizio della successiva età del Ferro, e soprattutto nel periodo posteriore all’VIII sec. A.C., si assiste alla fine di un periodo particolarmente freddo e ad una nuova ripresa di scambi commerciali nel Mediterraneo che contribuirono alla diffusione della viticoltura nelle aree europee; fu in questo periodo, climaticamente vantaggioso, che le popolazioni della Valle d’Aosta instaurarono nuovi rapporti con le civiltà greche, etrusche e liguri, questi ultimi primitivi abitanti della Valle d’Aosta.
La celtizzazione avvenne probabilmente in due ondate successive, poste tra la prima età del Ferro (800-450 a.C) detta di Hallstatt, e quella successiva di La Tène (a partire dal 450 a.C.). Intorno al 400 a.C. popolazioni celtiche dette Galli cominciarono a infiltrarsi nell’Italia settentrionale fondendosi con le popolazioni locali e trasmisero tecniche e conoscenze vitivinicole, tra cui le botti di legno. La diretta influenza dei Celti è ampiamente documentata dall’eredità linguistica lasciataci e utilizzata ancora oggi nei dialetti locali. I Salassi, popolazione derivante dall’unione dei Liguri con i Celti, scomparvero in quanto popolo nel 35 a.C. con l’arrivo dei Romani, per i quali è notorio che la coltivazione della vite fosse importante.
La presenza della viticoltura in Valle d’Aosta è testimoniata dai reperti trovati nelle abitazioni suburbane: ville residenziali nelle quali sono presenti anche unità produttive agricole e vitivinicole in particolare ed attrezzature (torchi e tini) che confermano che, in particolare nell’areale intorno alla città di Aosta, si produceva vino. Che la viticoltura si espanse nel periodo romano è anche descritto da un Anonimo Autore nel 1832 nel “Cenni brevissimi sopra i boschi e le selve degli Stati di Terraferma di S.M. il Re di Sardegna” che, forte di un passo di Svetonio, affermava che “Cesare beveva solo vino delle Alpi cioè vino di Donnas, di Chambave ed anche di Carema”.
Possiamo però affermare con certezza che, il primo impianto di vigna di cui sono stati ritrovati dei reperti ,nel 1987 durante degli scavi archeologici, si colloca tra l’età tardo romana ed il primo medioevo ed era situato nel centro di Aosta. Anche nella bassa Valle le vigne risultavano essere un elemento molto importante, tanto che nelle vicende familiari del feudo di Bard, se pur indirettamente vengono citate le vigne di Donnas.
Proprio in bassa Valle, durante il Medioevo, era regola generale che il proprietario mettesse a disposizione di ogni privato affittuario due parti di bosco con l’obbligo di coltivarne una parte a vigna, mettendola a coltura entro cinque anni dall’assegnazione. L’altra parte doveva rimanere a bosco, in modo da poter fornire i pali e le pertiche necessarie per formare i sostegni ai filari delle viti. Il costante abbinamento tra la vigna e il bosco non è casuale: la tecnica di coltivazione della vigna, data la morfologia dei luoghi e la presenza di numerosi massi erratici, comporta la costruzione di supporti che si adattino alle irregolarità del terreno, precursori di quelli che oggi definiamo pergole.
Il ricorso a tuali supporti è comune ad altre zone della Valle per tutto il Medioevo ed anche oltre e l’esistenza di “topie” è documentata ad Aosta fin dal XII secolo. Il riscontro di alcuni nomi di vitigno usati nel Medioevo si trova nei contratti agrari e negli atti giuridici del tempo e, vitigni attestati nel vicino Piemonte, cioè Moscato (Muscatellum) e Nebbiolo (Nibiol, Picotendro), sicuramente erano coltivati anche in Valle d’Aosta.
Le prime tracce documentali di vigneti posti in zone che attualmente sono regolamentate con la denominazione di origine già si erano viste, se pure allo stato embrionale, nei secoli XI-XIII negli atti di compravendita o donazioni. Si trattava allora di vigneti situati nella zona del bacino di Aosta che corrispondono alle attuali denominazione del “Torrette” o della zona di “Chambave”. Sempre a quel periodo risalgono i vigneti del “Donnas” che erano stati analizzati nel loro bilancio economico e nelle quantità prodotte nella zona di Bard.
Anche nel periodo dei secoli XIV-XVI ci si imbatte in citazioni che rimandano a zone o a fatti legati alle attuali denominazioni di origine; il “Blanc de Morgex et de La Salle”, è gia citato in un antico documento del 1291, mentre i vigneti della zona di “Chambave” erano citati in un atto datato 1269.
Per quanto riguarda invece il vino è nella seconda metà del XIV secolo che troviamo la prima traccia evidente ed indiscutibile del vino di Chambave che viene fatto dono, da parte di alcuni aristorcratici valdostani, a Bona di Borbone. Da allora il suo successo aumenta e nel XVI secolo figurerà come vino da dessert nel pranzo destinato a celebrare l’unzione del vescovo di Sion.
Ma la fonte più copiosa di località nelle quali si praticava la viticoltura un tempo e che oggi sono famose nelle indicazioni delle denominazioni è rappresentata dai “Cartolari” di S. Orso: nelle singole registrazioni, oltre alle indicazioni delle parrocchie, scopriamo l’esistenza di censi a “Morgex, a Roppo, sopra Pont de Pierre (Aosta), a Montjovet, a Pollein”. Questi nomi notoriamente sono riferiti alle attuali denominazioni “Blanc de Morgex et de La Salle”, “Torrette”, “Arnad-Montjovet. “Ancora si rileva l’esistenza di vigne in Monte Arverio (“Arvier”), in Saint-Christophe, poi in Basis, ove producevasi vino bianco, indi Aymaville, Clapey, Cullat a Verrayes, Veczello, Marcillier, Cly” cioè zone delle attuali denominazioni “Torrette” e “Chambave”.
Attualmene la denominazione presenta un’evoluzione positiva, nuovi impianti affiancano i più vecchi nelle zone vocate e accanto alle sei cantine presenti sul territorio (Donnas, Arnad, Chambave, Aymavilles, Arvier e Morgex) nascono nuove aziende.
Il Vino DOC Valle d’Aosta ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 8 febbraio 1971.
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 08.02.1971, G.U. 142 del 05.06.1971
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione ◊ Menzione geografica
Valle d'Aosta (o Vallée d'Aoste) D.O.C. - Chambave
La denominazione di origine controllata “Valle d'Aosta” e alle Mensioni geografiche, è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Müller Thurgau
- Gamay
- Pinot Nero (o Pinot Noir)
- Pinot Grigio (o Pinot Gris)
- Pinot Bianco (o Pinot Blanc)
- Chardonnay
- Mayolet
- Petite Arvine
- Merlot
- Fumin
- Syrah
- Cornalin
- Nebbiolo
- Petit Rouge
- Prëmetta
- Moscato Bianco (o Muscat Petit Grain)
- Traminer Aromatico (o Gewürztraminer)
- Gamaret
- Vuillermin
- Menzioni geografiche del Vino Valle d'Aosta DOC »
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Valle d'Aosta - Chambave
- Valle d'Aosta Chambave (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 70% Vitigno Petit Rouge
- =< 30% Uve a bacca nera prodotte da altri Vitigni coltivati nella regione Valle d'Aosta
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore caratteristico, con l'affinamento tendente al profumo di viola e sapore sapido, armonico.
- Abbinamenti: Cotoletta alla Valdostana, Riso e gnocchetti di polenta di Gressoney, Fontina.
- Valle d'Aosta Chambave Moscato (o Muscat) (Vino Bianco Moscato)
- Versioni: Secco
- = 100% Vitigno Moscato Bianco
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Moscato dal colore giallo paglierino, odore intenso, caratteristico di moscato e sapore fine, delicato, aromatico.
- Abbinamenti: Trota in salsa aromatica, Piatti a base di uova, Risotto alla salvia, Formaggi molli.
- Valle d'Aosta Chambave Moscato Passito (o Muscat Flétri) (Vino Bianco Moscato Passito)
- Versioni: Dolce
- = 100% Vitigno Moscato Bianco
- => 16,5% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Moscato Passito dal colore giallo oro tendente all'ambrato, odore intenso, caratteristico di moscato e sapore dolce, aromatico, tipico di moscato.
- Abbinamenti: Dessert.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Valle d'Aosta - Chambave
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Valle d’Aosta si estende all’estremità Nord-Ovest dell’Italia confinante a Nord con la Svizzera ed a Ovest con la Francia, e si identifica con il bacino del fiume Dora Baltea fino al comune di Pont-St-Martin. Questo bacino, delimitato dalle cime più alte d’Europa, presenta un fondo valle pianeggiante dove scorre la Dora Baltea nella quale affluiscono numerosi torrenti laterali. L’orientamento dell’asse Est-Ovest della Dora Baltea determina l’esposizione dei versanti della valle principale: uno esposto a Sud “adret” e uno esposto a Nord “envers”.
- La Zona di Produzione del Vino DOC Valle d’Aosta Chambave e Chambave Moscato è localizzata in:
- provincia di Aosta e comprende il territorio dei comuni di: in destra orografica: Châtillon, Pontey, Chambave. In sinistra orografica: Montjovet, Saint Vincent, Châtillon, Saint Denis, Chambave, Verrayes.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Valle d'Aosta - Chambave
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Valle d'Aosta prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Valle d’Aosta non dovrà essere superiore al 70% e al 40% per le tipologie di Vino Passito e Moscato Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Il vino DOC Valle d’Aosta Pinot Nero può essere elaborato anche mediante pratica di vinificazione in bianco.
- Il vino DOC Valle d’Aosta Novello deve essere ottenuto con macerazione carbonica di almeno il 30% delle uve a bacca nera.
- Le uve destinate alla produzione dei Vini DOC Valle d’Aosta Müller Thurgau, Pinot grigio o Pinot gris, Pinot Bianco o Pinot blanc, Chardonnay, Petite Arvine, Blanc de Morgex et de La Salle, Moscato bianco o Muscat petit grain, Traminer aromatico o Gewürztraminer accompagnata dalla menzione vendemmia tardiva o vendange tardive, devono essere sottoposte ad appassimento naturale sulla vite fino a raggiungere un grado zuccherino di almeno 200 g/l. per la tipologia Blanc de Morgex et de La Salle, di 220 grammi/litro per la tipologia Thurgau e di 250 grammi/litro per tutte le altre tipologie.
- Le uve destinate alla produzione dei Vini DOC Valle d’Aosta Nus Malvoisie passito o Nus Malvoisie flétri, Chambave Moscato passito o Chambave Muscat flétri, Moscato bianco passito o Muscat petit grain flétri, Traminer aromatico passito o Gewürztraminer flétri, Passito o Flétri è riservata ai vini derivanti da uve selezionate e sottoposte ad appassimento dopo la raccolta in locali idonei, anche termoidrocondizionati e/o a ventilazione forzata fino a raggiungere un contenuto zuccherino non inferiore al 26%.
- Il vino DOC Valle d’Aosta Blanc de Morgex et de La Salle Spumante (o Mousseux) elaborato con il vitigno Prié Blanc deve essere ottenuto esclusivamente per rifermentazione naturale in bottiglia con permanenza sui lieviti per almeno 9 mesi e la durata del procedimento di elaborazione deve essere non inferiore a 12 mesi. A fine vinificazione il vino Spumante deve essere posto in commercio nelle tipologie; "extra brut", "brut", "sec" , "demi-sec" e "pas dosé" con l’indicazione del tenore zuccherino.
- Nella designazione dei Vini DOC Valle d’Aosta può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Valle d’Aosta è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad eccezione delle tipologie di vino Spumante.
- I seguenti Vini DOC Valle d’Aosta seguiti dall'indicazione del vitigno o da altre menzioni devono essere sottoposti ad affinamento per i periodi di seguito indicati:
- 5 mesi: Gamay, Pinot nero, Mayolet, Merlot, Fumin, Syrah, Cornalin, Nebbiolo, Petit rouge, Gamaret, Vuillermin, Arnad-Montjovet, Chambave, Nus, Torrette, Enfer d'Arvier.
- 6 mesi: Vendemmia Tardiva
- 8 mesi: Chambave Superiore, Nus Superiore, Torrette Superiore, Enfer d'Arvier Superiore.
- 12 mesi: Arnad-Montjovet Superiore
- 24 mesi: Donnas (di cui 10 mesi in botti di legno)
- 30 mesi: Donnas Superiore (di cui 12 mesi in botti di legno)
4. Produttori di Vino DOC Valle d'Aosta - Chambave
Con l’utilizzo della DOC Valle d’Aosta i Produttori Vinicoli Valdostani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Valle d'Aosta - Chambave
Gnocchi alla fontina, soupe paysanne, fromadzo fresco e lard d'Arnad. Fonduta valdostana, polenta grassa, costoletta alla valdostana e fontina.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Valle d'Aosta - Chambave
L’introduzione della vite in Valle d’Aosta ha probabilmente origini antichissime: deposizioni di probabili semi di vite, di cui per la conferma sono in corso analisi paleobotaniche, sono stati infatti ritrovati nell’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, situata nella periferia occidentale della città di Aosta, e databile alla prima metà del III millennio a.C.
E’ stata formulata un’ipotesi che collegherebbe le popolazioni identificate nell’area megalitica con gli Aminei, popolo originario della Tessaglia che diffuse la vite “Aminea” nell’Italia meridionale, come riferito dagli autori latini (Varrone e Virgilio), che potrebbero essere giunti sino all’area megalitica risalendo il fiume Dora Baltea.
Con l’inizio della successiva età del Ferro, e soprattutto nel periodo posteriore all’VIII sec. A.C., si assiste alla fine di un periodo particolarmente freddo e ad una nuova ripresa di scambi commerciali nel Mediterraneo che contribuirono alla diffusione della viticoltura nelle aree europee; fu in questo periodo, climaticamente vantaggioso, che le popolazioni della Valle d’Aosta instaurarono nuovi rapporti con le civiltà greche, etrusche e liguri, questi ultimi primitivi abitanti della Valle d’Aosta.
La celtizzazione avvenne probabilmente in due ondate successive, poste tra la prima età del Ferro (800-450 a.C) detta di Hallstatt, e quella successiva di La Tène (a partire dal 450 a.C.). Intorno al 400 a.C. popolazioni celtiche dette Galli cominciarono a infiltrarsi nell’Italia settentrionale fondendosi con le popolazioni locali e trasmisero tecniche e conoscenze vitivinicole, tra cui le botti di legno. La diretta influenza dei Celti è ampiamente documentata dall’eredità linguistica lasciataci e utilizzata ancora oggi nei dialetti locali. I Salassi, popolazione derivante dall’unione dei Liguri con i Celti, scomparvero in quanto popolo nel 35 a.C. con l’arrivo dei Romani, per i quali è notorio che la coltivazione della vite fosse importante.
La presenza della viticoltura in Valle d’Aosta è testimoniata dai reperti trovati nelle abitazioni suburbane: ville residenziali nelle quali sono presenti anche unità produttive agricole e vitivinicole in particolare ed attrezzature (torchi e tini) che confermano che, in particolare nell’areale intorno alla città di Aosta, si produceva vino. Che la viticoltura si espanse nel periodo romano è anche descritto da un Anonimo Autore nel 1832 nel “Cenni brevissimi sopra i boschi e le selve degli Stati di Terraferma di S.M. il Re di Sardegna” che, forte di un passo di Svetonio, affermava che “Cesare beveva solo vino delle Alpi cioè vino di Donnas, di Chambave ed anche di Carema”.
Possiamo però affermare con certezza che, il primo impianto di vigna di cui sono stati ritrovati dei reperti ,nel 1987 durante degli scavi archeologici, si colloca tra l’età tardo romana ed il primo medioevo ed era situato nel centro di Aosta. Anche nella bassa Valle le vigne risultavano essere un elemento molto importante, tanto che nelle vicende familiari del feudo di Bard, se pur indirettamente vengono citate le vigne di Donnas.
Proprio in bassa Valle, durante il Medioevo, era regola generale che il proprietario mettesse a disposizione di ogni privato affittuario due parti di bosco con l’obbligo di coltivarne una parte a vigna, mettendola a coltura entro cinque anni dall’assegnazione. L’altra parte doveva rimanere a bosco, in modo da poter fornire i pali e le pertiche necessarie per formare i sostegni ai filari delle viti. Il costante abbinamento tra la vigna e il bosco non è casuale: la tecnica di coltivazione della vigna, data la morfologia dei luoghi e la presenza di numerosi massi erratici, comporta la costruzione di supporti che si adattino alle irregolarità del terreno, precursori di quelli che oggi definiamo pergole.
Il ricorso a tuali supporti è comune ad altre zone della Valle per tutto il Medioevo ed anche oltre e l’esistenza di “topie” è documentata ad Aosta fin dal XII secolo. Il riscontro di alcuni nomi di vitigno usati nel Medioevo si trova nei contratti agrari e negli atti giuridici del tempo e, vitigni attestati nel vicino Piemonte, cioè Moscato (Muscatellum) e Nebbiolo (Nibiol, Picotendro), sicuramente erano coltivati anche in Valle d’Aosta.
Le prime tracce documentali di vigneti posti in zone che attualmente sono regolamentate con la denominazione di origine già si erano viste, se pure allo stato embrionale, nei secoli XI-XIII negli atti di compravendita o donazioni. Si trattava allora di vigneti situati nella zona del bacino di Aosta che corrispondono alle attuali denominazione del “Torrette” o della zona di “Chambave”. Sempre a quel periodo risalgono i vigneti del “Donnas” che erano stati analizzati nel loro bilancio economico e nelle quantità prodotte nella zona di Bard.
Anche nel periodo dei secoli XIV-XVI ci si imbatte in citazioni che rimandano a zone o a fatti legati alle attuali denominazioni di origine; il “Blanc de Morgex et de La Salle”, è gia citato in un antico documento del 1291, mentre i vigneti della zona di “Chambave” erano citati in un atto datato 1269.
Per quanto riguarda invece il vino è nella seconda metà del XIV secolo che troviamo la prima traccia evidente ed indiscutibile del vino di Chambave che viene fatto dono, da parte di alcuni aristorcratici valdostani, a Bona di Borbone. Da allora il suo successo aumenta e nel XVI secolo figurerà come vino da dessert nel pranzo destinato a celebrare l’unzione del vescovo di Sion.
Ma la fonte più copiosa di località nelle quali si praticava la viticoltura un tempo e che oggi sono famose nelle indicazioni delle denominazioni è rappresentata dai “Cartolari” di S. Orso: nelle singole registrazioni, oltre alle indicazioni delle parrocchie, scopriamo l’esistenza di censi a “Morgex, a Roppo, sopra Pont de Pierre (Aosta), a Montjovet, a Pollein”. Questi nomi notoriamente sono riferiti alle attuali denominazioni “Blanc de Morgex et de La Salle”, “Torrette”, “Arnad-Montjovet. “Ancora si rileva l’esistenza di vigne in Monte Arverio (“Arvier”), in Saint-Christophe, poi in Basis, ove producevasi vino bianco, indi Aymaville, Clapey, Cullat a Verrayes, Veczello, Marcillier, Cly” cioè zone delle attuali denominazioni “Torrette” e “Chambave”.
Attualmene la denominazione presenta un’evoluzione positiva, nuovi impianti affiancano i più vecchi nelle zone vocate e accanto alle sei cantine presenti sul territorio (Donnas, Arnad, Chambave, Aymavilles, Arvier e Morgex) nascono nuove aziende.
Il Vino DOC Valle d’Aosta ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 8 febbraio 1971.
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 08.02.1971, G.U. 142 del 05.06.1971
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione ◊ Menzione geografica
Valle d'Aosta (o Vallée d'Aoste) D.O.C. - Donnas
La denominazione di origine controllata “Valle d'Aosta” e alle Mensioni geografiche, è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Müller Thurgau
- Gamay
- Pinot Nero (o Pinot Noir)
- Pinot Grigio (o Pinot Gris)
- Pinot Bianco (o Pinot Blanc)
- Chardonnay
- Mayolet
- Petite Arvine
- Merlot
- Fumin
- Syrah
- Cornalin
- Nebbiolo
- Petit Rouge
- Prëmetta
- Moscato Bianco (o Muscat Petit Grain)
- Traminer Aromatico (o Gewürztraminer)
- Gamaret
- Vuillermin
- Menzioni geografiche del Vino Valle d'Aosta DOC »
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Valle d'Aosta - Donnas
- Valle d'Aosta Donnas (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Nebbiolo
- =< 15% Uve a bacca nera prodotte da altri Vitigni coltivati nella regione Valle d'Aosta
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino con riflessi granati, odore fine, caratteristico, speziato e sapore vellutato, armonico con fondo gradevolmente amarognolo.
- Abbinamenti: Cotolette alla Valdostana, Valpellinentze (Minestra di pane, Fontina e Cavoli), Camoscio in umido, Fontina.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Valle d'Aosta - Donnas
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Valle d’Aosta si estende all’estremità Nord-Ovest dell’Italia confinante a Nord con la Svizzera ed a Ovest con la Francia, e si identifica con il bacino del fiume Dora Baltea fino al comune di Pont-St-Martin. Questo bacino, delimitato dalle cime più alte d’Europa, presenta un fondo valle pianeggiante dove scorre la Dora Baltea nella quale affluiscono numerosi torrenti laterali. L’orientamento dell’asse Est-Ovest della Dora Baltea determina l’esposizione dei versanti della valle principale: uno esposto a Sud “adret” e uno esposto a Nord “envers”.
- La Zona di Produzione del Vino DOC Valle d’Aosta Donnas è localizzata in:
- provincia di Aosta e comprende il territorio dei comuni di Donnas, Pont Saint-Martin, Perloz e Bard, e più precisamente: in destra orografica della Dora Baltea il cono di deiezione del torrente Valbona, nel comune di Donnas. In sinistra orografica della Dora Baltea, a monte della strada statale n° 26, fino ad una altitudine di 700 m. s.l.m.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Valle d'Aosta - Donnas
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Valle d'Aosta prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Valle d’Aosta non dovrà essere superiore al 70% e al 40% per le tipologie di Vino Passito e Moscato Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Il vino DOC Valle d’Aosta Pinot Nero può essere elaborato anche mediante pratica di vinificazione in bianco.
- Il vino DOC Valle d’Aosta Novello deve essere ottenuto con macerazione carbonica di almeno il 30% delle uve a bacca nera.
- Le uve destinate alla produzione dei Vini DOC Valle d’Aosta Müller Thurgau, Pinot grigio o Pinot gris, Pinot Bianco o Pinot blanc, Chardonnay, Petite Arvine, Blanc de Morgex et de La Salle, Moscato bianco o Muscat petit grain, Traminer aromatico o Gewürztraminer accompagnata dalla menzione vendemmia tardiva o vendange tardive, devono essere sottoposte ad appassimento naturale sulla vite fino a raggiungere un grado zuccherino di almeno 200 g/l. per la tipologia Blanc de Morgex et de La Salle, di 220 grammi/litro per la tipologia Thurgau e di 250 grammi/litro per tutte le altre tipologie.
- Le uve destinate alla produzione dei Vini DOC Valle d’Aosta Nus Malvoisie passito o Nus Malvoisie flétri, Chambave Moscato passito o Chambave Muscat flétri, Moscato bianco passito o Muscat petit grain flétri, Traminer aromatico passito o Gewürztraminer flétri, Passito o Flétri è riservata ai vini derivanti da uve selezionate e sottoposte ad appassimento dopo la raccolta in locali idonei, anche termoidrocondizionati e/o a ventilazione forzata fino a raggiungere un contenuto zuccherino non inferiore al 26%.
- Il vino DOC Valle d’Aosta Blanc de Morgex et de La Salle Spumante (o Mousseux) elaborato con il vitigno Prié Blanc deve essere ottenuto esclusivamente per rifermentazione naturale in bottiglia con permanenza sui lieviti per almeno 9 mesi e la durata del procedimento di elaborazione deve essere non inferiore a 12 mesi. A fine vinificazione il vino Spumante deve essere posto in commercio nelle tipologie; "extra brut", "brut", "sec" , "demi-sec" e "pas dosé" con l’indicazione del tenore zuccherino.
- Nella designazione dei Vini DOC Valle d’Aosta può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Valle d’Aosta è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad eccezione delle tipologie di vino Spumante.
- I seguenti Vini DOC Valle d’Aosta seguiti dall'indicazione del vitigno o da altre menzioni devono essere sottoposti ad affinamento per i periodi di seguito indicati:
- 5 mesi: Gamay, Pinot nero, Mayolet, Merlot, Fumin, Syrah, Cornalin, Nebbiolo, Petit rouge, Gamaret, Vuillermin, Arnad-Montjovet, Chambave, Nus, Torrette, Enfer d'Arvier.
- 6 mesi: Vendemmia Tardiva
- 8 mesi: Chambave Superiore, Nus Superiore, Torrette Superiore, Enfer d'Arvier Superiore.
- 12 mesi: Arnad-Montjovet Superiore
- 24 mesi: Donnas (di cui 10 mesi in botti di legno)
- 30 mesi: Donnas Superiore (di cui 12 mesi in botti di legno)
4. Produttori di Vino DOC Valle d'Aosta - Donnas
Con l’utilizzo della DOC Valle d’Aosta i Produttori Vinicoli Valdostani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Valle d'Aosta - Donnas
Gnocchi alla fontina, soupe paysanne, fromadzo fresco e lard d'Arnad. Fonduta valdostana, polenta grassa, costoletta alla valdostana e fontina.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Valle d'Aosta - Donnas
L’introduzione della vite in Valle d’Aosta ha probabilmente origini antichissime: deposizioni di probabili semi di vite, di cui per la conferma sono in corso analisi paleobotaniche, sono stati infatti ritrovati nell’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, situata nella periferia occidentale della città di Aosta, e databile alla prima metà del III millennio a.C.
E’ stata formulata un’ipotesi che collegherebbe le popolazioni identificate nell’area megalitica con gli Aminei, popolo originario della Tessaglia che diffuse la vite “Aminea” nell’Italia meridionale, come riferito dagli autori latini (Varrone e Virgilio), che potrebbero essere giunti sino all’area megalitica risalendo il fiume Dora Baltea.
Con l’inizio della successiva età del Ferro, e soprattutto nel periodo posteriore all’VIII sec. A.C., si assiste alla fine di un periodo particolarmente freddo e ad una nuova ripresa di scambi commerciali nel Mediterraneo che contribuirono alla diffusione della viticoltura nelle aree europee; fu in questo periodo, climaticamente vantaggioso, che le popolazioni della Valle d’Aosta instaurarono nuovi rapporti con le civiltà greche, etrusche e liguri, questi ultimi primitivi abitanti della Valle d’Aosta.
La celtizzazione avvenne probabilmente in due ondate successive, poste tra la prima età del Ferro (800-450 a.C) detta di Hallstatt, e quella successiva di La Tène (a partire dal 450 a.C.). Intorno al 400 a.C. popolazioni celtiche dette Galli cominciarono a infiltrarsi nell’Italia settentrionale fondendosi con le popolazioni locali e trasmisero tecniche e conoscenze vitivinicole, tra cui le botti di legno. La diretta influenza dei Celti è ampiamente documentata dall’eredità linguistica lasciataci e utilizzata ancora oggi nei dialetti locali. I Salassi, popolazione derivante dall’unione dei Liguri con i Celti, scomparvero in quanto popolo nel 35 a.C. con l’arrivo dei Romani, per i quali è notorio che la coltivazione della vite fosse importante.
La presenza della viticoltura in Valle d’Aosta è testimoniata dai reperti trovati nelle abitazioni suburbane: ville residenziali nelle quali sono presenti anche unità produttive agricole e vitivinicole in particolare ed attrezzature (torchi e tini) che confermano che, in particolare nell’areale intorno alla città di Aosta, si produceva vino. Che la viticoltura si espanse nel periodo romano è anche descritto da un Anonimo Autore nel 1832 nel “Cenni brevissimi sopra i boschi e le selve degli Stati di Terraferma di S.M. il Re di Sardegna” che, forte di un passo di Svetonio, affermava che “Cesare beveva solo vino delle Alpi cioè vino di Donnas, di Chambave ed anche di Carema”.
Possiamo però affermare con certezza che, il primo impianto di vigna di cui sono stati ritrovati dei reperti ,nel 1987 durante degli scavi archeologici, si colloca tra l’età tardo romana ed il primo medioevo ed era situato nel centro di Aosta. Anche nella bassa Valle le vigne risultavano essere un elemento molto importante, tanto che nelle vicende familiari del feudo di Bard, se pur indirettamente vengono citate le vigne di Donnas.
Proprio in bassa Valle, durante il Medioevo, era regola generale che il proprietario mettesse a disposizione di ogni privato affittuario due parti di bosco con l’obbligo di coltivarne una parte a vigna, mettendola a coltura entro cinque anni dall’assegnazione. L’altra parte doveva rimanere a bosco, in modo da poter fornire i pali e le pertiche necessarie per formare i sostegni ai filari delle viti. Il costante abbinamento tra la vigna e il bosco non è casuale: la tecnica di coltivazione della vigna, data la morfologia dei luoghi e la presenza di numerosi massi erratici, comporta la costruzione di supporti che si adattino alle irregolarità del terreno, precursori di quelli che oggi definiamo pergole.
Il ricorso a tuali supporti è comune ad altre zone della Valle per tutto il Medioevo ed anche oltre e l’esistenza di “topie” è documentata ad Aosta fin dal XII secolo. Il riscontro di alcuni nomi di vitigno usati nel Medioevo si trova nei contratti agrari e negli atti giuridici del tempo e, vitigni attestati nel vicino Piemonte, cioè Moscato (Muscatellum) e Nebbiolo (Nibiol, Picotendro), sicuramente erano coltivati anche in Valle d’Aosta.
Le prime tracce documentali di vigneti posti in zone che attualmente sono regolamentate con la denominazione di origine già si erano viste, se pure allo stato embrionale, nei secoli XI-XIII negli atti di compravendita o donazioni. Si trattava allora di vigneti situati nella zona del bacino di Aosta che corrispondono alle attuali denominazione del “Torrette” o della zona di “Chambave”. Sempre a quel periodo risalgono i vigneti del “Donnas” che erano stati analizzati nel loro bilancio economico e nelle quantità prodotte nella zona di Bard.
Anche nel periodo dei secoli XIV-XVI ci si imbatte in citazioni che rimandano a zone o a fatti legati alle attuali denominazioni di origine; il “Blanc de Morgex et de La Salle”, è gia citato in un antico documento del 1291, mentre i vigneti della zona di “Chambave” erano citati in un atto datato 1269.
Per quanto riguarda invece il vino è nella seconda metà del XIV secolo che troviamo la prima traccia evidente ed indiscutibile del vino di Chambave che viene fatto dono, da parte di alcuni aristorcratici valdostani, a Bona di Borbone. Da allora il suo successo aumenta e nel XVI secolo figurerà come vino da dessert nel pranzo destinato a celebrare l’unzione del vescovo di Sion.
Ma la fonte più copiosa di località nelle quali si praticava la viticoltura un tempo e che oggi sono famose nelle indicazioni delle denominazioni è rappresentata dai “Cartolari” di S. Orso: nelle singole registrazioni, oltre alle indicazioni delle parrocchie, scopriamo l’esistenza di censi a “Morgex, a Roppo, sopra Pont de Pierre (Aosta), a Montjovet, a Pollein”. Questi nomi notoriamente sono riferiti alle attuali denominazioni “Blanc de Morgex et de La Salle”, “Torrette”, “Arnad-Montjovet. “Ancora si rileva l’esistenza di vigne in Monte Arverio (“Arvier”), in Saint-Christophe, poi in Basis, ove producevasi vino bianco, indi Aymaville, Clapey, Cullat a Verrayes, Veczello, Marcillier, Cly” cioè zone delle attuali denominazioni “Torrette” e “Chambave”.
Attualmene la denominazione presenta un’evoluzione positiva, nuovi impianti affiancano i più vecchi nelle zone vocate e accanto alle sei cantine presenti sul territorio (Donnas, Arnad, Chambave, Aymavilles, Arvier e Morgex) nascono nuove aziende.
Il Vino DOC Valle d’Aosta ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 8 febbraio 1971.
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 08.02.1971, G.U. 142 del 05.06.1971
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione ◊ Menzione geografica
Valle d'Aosta (o Vallée d'Aoste) D.O.C. - Enfer d'Arvier
La denominazione di origine controllata “Valle d'Aosta” e alle Mensioni geografiche, è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Müller Thurgau
- Gamay
- Pinot Nero (o Pinot Noir)
- Pinot Grigio (o Pinot Gris)
- Pinot Bianco (o Pinot Blanc)
- Chardonnay
- Mayolet
- Petite Arvine
- Merlot
- Fumin
- Syrah
- Cornalin
- Nebbiolo
- Petit Rouge
- Prëmetta
- Moscato Bianco (o Muscat Petit Grain)
- Traminer Aromatico (o Gewürztraminer)
- Gamaret
- Vuillermin
- Menzioni geografiche del Vino Valle d'Aosta DOC »
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Valle d'Aosta - Enfer d'Arvier
- Valle d'Aosta Enfer d'Arvier (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Petit Rouge
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Valle d'Aosta.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso granata piuttosto intenso, odore delicato con bouquet caratteristico e sapore vellutato, di giusto corpo, gradevolmente amarognolo.
- Abbinamenti: Salumi, Boudin (Sanguinaccio), Salsicce e polenta, Capra alla Valdostana, Pernice ai tartufi, Fontina, Formaggi duri.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Valle d'Aosta - Enfer d'Arvier
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Valle d’Aosta si estende all’estremità Nord-Ovest dell’Italia confinante a Nord con la Svizzera ed a Ovest con la Francia, e si identifica con il bacino del fiume Dora Baltea fino al comune di Pont-St-Martin. Questo bacino, delimitato dalle cime più alte d’Europa, presenta un fondo valle pianeggiante dove scorre la Dora Baltea nella quale affluiscono numerosi torrenti laterali. L’orientamento dell’asse Est-Ovest della Dora Baltea determina l’esposizione dei versanti della valle principale: uno esposto a Sud “adret” e uno esposto a Nord “envers”.
- La Zona di Produzione del Vino DOC Valle d’Aosta Enfer d'Arvier è localizzata in:
- provincia di Aosta e comprende il territorio del comune di Arvier.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Valle d'Aosta - Enfer d'Arvier
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Valle d'Aosta prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Valle d’Aosta non dovrà essere superiore al 70% e al 40% per le tipologie di Vino Passito e Moscato Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Il vino DOC Valle d’Aosta Pinot Nero può essere elaborato anche mediante pratica di vinificazione in bianco.
- Il vino DOC Valle d’Aosta Novello deve essere ottenuto con macerazione carbonica di almeno il 30% delle uve a bacca nera.
- Le uve destinate alla produzione dei Vini DOC Valle d’Aosta Müller Thurgau, Pinot grigio o Pinot gris, Pinot Bianco o Pinot blanc, Chardonnay, Petite Arvine, Blanc de Morgex et de La Salle, Moscato bianco o Muscat petit grain, Traminer aromatico o Gewürztraminer accompagnata dalla menzione vendemmia tardiva o vendange tardive, devono essere sottoposte ad appassimento naturale sulla vite fino a raggiungere un grado zuccherino di almeno 200 g/l. per la tipologia Blanc de Morgex et de La Salle, di 220 grammi/litro per la tipologia Thurgau e di 250 grammi/litro per tutte le altre tipologie.
- Le uve destinate alla produzione dei Vini DOC Valle d’Aosta Nus Malvoisie passito o Nus Malvoisie flétri, Chambave Moscato passito o Chambave Muscat flétri, Moscato bianco passito o Muscat petit grain flétri, Traminer aromatico passito o Gewürztraminer flétri, Passito o Flétri è riservata ai vini derivanti da uve selezionate e sottoposte ad appassimento dopo la raccolta in locali idonei, anche termoidrocondizionati e/o a ventilazione forzata fino a raggiungere un contenuto zuccherino non inferiore al 26%.
- Il vino DOC Valle d’Aosta Blanc de Morgex et de La Salle Spumante (o Mousseux) elaborato con il vitigno Prié Blanc deve essere ottenuto esclusivamente per rifermentazione naturale in bottiglia con permanenza sui lieviti per almeno 9 mesi e la durata del procedimento di elaborazione deve essere non inferiore a 12 mesi. A fine vinificazione il vino Spumante deve essere posto in commercio nelle tipologie; "extra brut", "brut", "sec" , "demi-sec" e "pas dosé" con l’indicazione del tenore zuccherino.
- Nella designazione dei Vini DOC Valle d’Aosta può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Valle d’Aosta è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad eccezione delle tipologie di vino Spumante.
- I seguenti Vini DOC Valle d’Aosta seguiti dall'indicazione del vitigno o da altre menzioni devono essere sottoposti ad affinamento per i periodi di seguito indicati:
- 5 mesi: Gamay, Pinot nero, Mayolet, Merlot, Fumin, Syrah, Cornalin, Nebbiolo, Petit rouge, Gamaret, Vuillermin, Arnad-Montjovet, Chambave, Nus, Torrette, Enfer d'Arvier.
- 6 mesi: Vendemmia Tardiva
- 8 mesi: Chambave Superiore, Nus Superiore, Torrette Superiore, Enfer d'Arvier Superiore.
- 12 mesi: Arnad-Montjovet Superiore
- 24 mesi: Donnas (di cui 10 mesi in botti di legno)
- 30 mesi: Donnas Superiore (di cui 12 mesi in botti di legno)
4. Produttori di Vino DOC Valle d'Aosta - Enfer d'Arvier
Con l’utilizzo della DOC Valle d’Aosta i Produttori Vinicoli Valdostani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Valle d'Aosta - Enfer d'Arvier
Gnocchi alla fontina, soupe paysanne, fromadzo fresco e lard d'Arnad. Fonduta valdostana, polenta grassa, costoletta alla valdostana e fontina.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Valle d'Aosta - Enfer d'Arvier
L’introduzione della vite in Valle d’Aosta ha probabilmente origini antichissime: deposizioni di probabili semi di vite, di cui per la conferma sono in corso analisi paleobotaniche, sono stati infatti ritrovati nell’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, situata nella periferia occidentale della città di Aosta, e databile alla prima metà del III millennio a.C.
E’ stata formulata un’ipotesi che collegherebbe le popolazioni identificate nell’area megalitica con gli Aminei, popolo originario della Tessaglia che diffuse la vite “Aminea” nell’Italia meridionale, come riferito dagli autori latini (Varrone e Virgilio), che potrebbero essere giunti sino all’area megalitica risalendo il fiume Dora Baltea.
Con l’inizio della successiva età del Ferro, e soprattutto nel periodo posteriore all’VIII sec. A.C., si assiste alla fine di un periodo particolarmente freddo e ad una nuova ripresa di scambi commerciali nel Mediterraneo che contribuirono alla diffusione della viticoltura nelle aree europee; fu in questo periodo, climaticamente vantaggioso, che le popolazioni della Valle d’Aosta instaurarono nuovi rapporti con le civiltà greche, etrusche e liguri, questi ultimi primitivi abitanti della Valle d’Aosta.
La celtizzazione avvenne probabilmente in due ondate successive, poste tra la prima età del Ferro (800-450 a.C) detta di Hallstatt, e quella successiva di La Tène (a partire dal 450 a.C.). Intorno al 400 a.C. popolazioni celtiche dette Galli cominciarono a infiltrarsi nell’Italia settentrionale fondendosi con le popolazioni locali e trasmisero tecniche e conoscenze vitivinicole, tra cui le botti di legno. La diretta influenza dei Celti è ampiamente documentata dall’eredità linguistica lasciataci e utilizzata ancora oggi nei dialetti locali. I Salassi, popolazione derivante dall’unione dei Liguri con i Celti, scomparvero in quanto popolo nel 35 a.C. con l’arrivo dei Romani, per i quali è notorio che la coltivazione della vite fosse importante.
La presenza della viticoltura in Valle d’Aosta è testimoniata dai reperti trovati nelle abitazioni suburbane: ville residenziali nelle quali sono presenti anche unità produttive agricole e vitivinicole in particolare ed attrezzature (torchi e tini) che confermano che, in particolare nell’areale intorno alla città di Aosta, si produceva vino. Che la viticoltura si espanse nel periodo romano è anche descritto da un Anonimo Autore nel 1832 nel “Cenni brevissimi sopra i boschi e le selve degli Stati di Terraferma di S.M. il Re di Sardegna” che, forte di un passo di Svetonio, affermava che “Cesare beveva solo vino delle Alpi cioè vino di Donnas, di Chambave ed anche di Carema”.
Possiamo però affermare con certezza che, il primo impianto di vigna di cui sono stati ritrovati dei reperti ,nel 1987 durante degli scavi archeologici, si colloca tra l’età tardo romana ed il primo medioevo ed era situato nel centro di Aosta. Anche nella bassa Valle le vigne risultavano essere un elemento molto importante, tanto che nelle vicende familiari del feudo di Bard, se pur indirettamente vengono citate le vigne di Donnas.
Proprio in bassa Valle, durante il Medioevo, era regola generale che il proprietario mettesse a disposizione di ogni privato affittuario due parti di bosco con l’obbligo di coltivarne una parte a vigna, mettendola a coltura entro cinque anni dall’assegnazione. L’altra parte doveva rimanere a bosco, in modo da poter fornire i pali e le pertiche necessarie per formare i sostegni ai filari delle viti. Il costante abbinamento tra la vigna e il bosco non è casuale: la tecnica di coltivazione della vigna, data la morfologia dei luoghi e la presenza di numerosi massi erratici, comporta la costruzione di supporti che si adattino alle irregolarità del terreno, precursori di quelli che oggi definiamo pergole.
Il ricorso a tuali supporti è comune ad altre zone della Valle per tutto il Medioevo ed anche oltre e l’esistenza di “topie” è documentata ad Aosta fin dal XII secolo. Il riscontro di alcuni nomi di vitigno usati nel Medioevo si trova nei contratti agrari e negli atti giuridici del tempo e, vitigni attestati nel vicino Piemonte, cioè Moscato (Muscatellum) e Nebbiolo (Nibiol, Picotendro), sicuramente erano coltivati anche in Valle d’Aosta.
Le prime tracce documentali di vigneti posti in zone che attualmente sono regolamentate con la denominazione di origine già si erano viste, se pure allo stato embrionale, nei secoli XI-XIII negli atti di compravendita o donazioni. Si trattava allora di vigneti situati nella zona del bacino di Aosta che corrispondono alle attuali denominazione del “Torrette” o della zona di “Chambave”. Sempre a quel periodo risalgono i vigneti del “Donnas” che erano stati analizzati nel loro bilancio economico e nelle quantità prodotte nella zona di Bard.
Anche nel periodo dei secoli XIV-XVI ci si imbatte in citazioni che rimandano a zone o a fatti legati alle attuali denominazioni di origine; il “Blanc de Morgex et de La Salle”, è gia citato in un antico documento del 1291, mentre i vigneti della zona di “Chambave” erano citati in un atto datato 1269.
Per quanto riguarda invece il vino è nella seconda metà del XIV secolo che troviamo la prima traccia evidente ed indiscutibile del vino di Chambave che viene fatto dono, da parte di alcuni aristorcratici valdostani, a Bona di Borbone. Da allora il suo successo aumenta e nel XVI secolo figurerà come vino da dessert nel pranzo destinato a celebrare l’unzione del vescovo di Sion.
Ma la fonte più copiosa di località nelle quali si praticava la viticoltura un tempo e che oggi sono famose nelle indicazioni delle denominazioni è rappresentata dai “Cartolari” di S. Orso: nelle singole registrazioni, oltre alle indicazioni delle parrocchie, scopriamo l’esistenza di censi a “Morgex, a Roppo, sopra Pont de Pierre (Aosta), a Montjovet, a Pollein”. Questi nomi notoriamente sono riferiti alle attuali denominazioni “Blanc de Morgex et de La Salle”, “Torrette”, “Arnad-Montjovet. “Ancora si rileva l’esistenza di vigne in Monte Arverio (“Arvier”), in Saint-Christophe, poi in Basis, ove producevasi vino bianco, indi Aymaville, Clapey, Cullat a Verrayes, Veczello, Marcillier, Cly” cioè zone delle attuali denominazioni “Torrette” e “Chambave”.
Attualmene la denominazione presenta un’evoluzione positiva, nuovi impianti affiancano i più vecchi nelle zone vocate e accanto alle sei cantine presenti sul territorio (Donnas, Arnad, Chambave, Aymavilles, Arvier e Morgex) nascono nuove aziende.
Il Vino DOC Valle d’Aosta ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 8 febbraio 1971.