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EMILIA ROMAGNA DOC

  • Denominazione di Origine Controllata - Approvata come tipologia della DOC “Emilia Romagna” pubblicata in G.U. del 05.01.2021
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche apportate da provvedimento Mipaaf del 20.04.21

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Emilia Romagna D.O.C. 

La Denominazione di Origine Controllata “Emilia Romanga” è riservata ai vini che rispondono ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:

  1. Pignoletto
  2. Pignoletto Frizzante
  3. Pignoletto Spumante
  4. Pignoletto Passito
  5. Pignoletto Vendemmia Tardiva

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Emilia Romagna

 

  • Emilia Romagna Pignoletto (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco /Abboccato
  • => 85% Vitigno Pignoletto
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna. Possono concorrere le uve dei vitigni Pinot nero e/o Pinot grigio vinificate in bianco.
  • => 10.5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore colore giallo paglierino più o meno intenso, talvolta con riflessi verdognoli; Odore caratteristico, fine; Sapore da secco ad abboccato, caratteristico, fruttato, armonico, talvolta leggermente amaroglono.

  • Emilia Romagna Pignoletto Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
  • Versioni: Secco /Abboccato
  • => 85% Vitigno Pignoletto
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna. Possono concorrere le uve dei vitigni Pinot nero e/o Pinot grigio vinificate in bianco.
  • => 10.5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Frizzante dalla Spuma fine ed evanescente; Colore giallo paglierino; Odore caratteristico, floreale, leggermente aromatico, Sapore da secco ad abboccato, caratteristico, fruttato, armonico, talvolta leggermente amarognolo.

  • Emilia Romagna Pignoletto Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Brut nature /Extra-Brut /Brut /Extra-Dry /Dry
  • => 85% Vitigno Pignoletto
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna. Possono concorrere le uve dei vitigni Pinot nero e/o Pinot grigio vinificate in bianco.
  • => 10.5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dalla Spuma fine e persistente, Colore colore giallo paglierino; Odore caratteristico, floreale, leggermente aromatico; Sapore sapido, caratteristico, fruttato, armonico, da Brut nature a Dry

  • Emilia Romagna Pignoletto Passito (Vino Bianco Passito)
  • Versioni: Amabile /Dolce
  • => 85% Vitigno Pignoletto
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna. Possono concorrere le uve dei vitigni Pinot nero e/o Pinot grigio vinificate in bianco.
  • => 15% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Passito, dal Colore colore giallo dorato tendente all'ambrato con l'invecchiamento; Odore fine, caratteristico, floreale, delicato; Sapore da amabile a dolce, morbido, fruttato.

  • Emilia Romagna Pignoletto Vendemmia Tardiva (Vino Bianco Vendemmia Tardiva)
  • Versioni: Secco /Abboccato
  • => 85% Vitigno Pignoletto
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna. Possono concorrere le uve dei vitigni Pinot nero e/o Pinot grigio vinificate in bianco.
  • => 14% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Vendemmia Tardiva, dal Colore colore giallo dorato tendente all'ambrato con l'invecchiamento; Odore intenso, caratteristico, floreale; Sapore da amabile a dolce, fruttato, morbido, delicato.

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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Emilia Romagna

L’orografia collinare del territorio di produzione e l’esposizione prevalente dei vigneti, orientati a ad est sud est, e localizzati in zone particolarmente vocate alla coltivazione della vite, concorrono a determinare un ambiente adeguatamente ventilato, luminoso, con notevoli sbalzi termici e pertanto favorevole all’espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive della pianta. La tradizione millenaria della produzione di vino, insieme alle caratteristiche uniche del territorio, garantisce la qualità del vino a DOC Emilia Romagna.

La Zona di Produzione del Vino DOC Emilia Romagna è localizzata in:

  • provincia di Bologna, e comprende il territorio dei comuni di Anzola dell'Emilia, Argelato, Bentivoglio, Bologna, Borgo Tossignano, Budrio, Calderara di Reno, Casalecchio di Reno, Casalfiumanese, Castel Guelfo di Bologna, Castel Maggiore, Castel San Pietro Terme, Castello D'Argile, Castenaso, Crevalcore, Dozza, Fontanelice, Granarolo dell'Emilia, Imola, Loiano, Marzabotto, Medicina, Minerbio, Monte San Pietro, Monterenzio, Monzuno, Mordano, Ozzano dell'Emilia, Pianoro, Pieve di Cento, Sala Bolognese, San Giorgio di Piano,m San Giovanni in Persiceto, San Lazzaro di Savena, San Pietro in Casale,m Sant'Agata Bolognese, Sasso Marconi, Valsamoggia, Zola Predosa.
  • provincia di Modena, e comprende il territorio dei comuni di Bastiglia, Bomporto, Campogalliano, Camposanto, Carpi, Concordia sul Secchia, finale Emilia, Fiorano Modenese, Formigine, Guiglia, Maranello, Marano sul Panaro, Medolla, Mirandola, Modena, Nonantola, Novi di Modena, Prignano sul Secchia, Ravarino, S. Cesario sul Panaro, S. Felice sul Panaro, S. Possidonio, S. Prospero sulla Secchia, Sassuolo, Savignano sul Panaro, Serramazzoni, Soliera, Spilamberto, Vignola, Zocca. 
  • provincia di Ravenna, e comprende il territorio dei comuni di Faenza, Brusighella, Riolo Terme, Castel Bolognese. 

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Emilia Romagna

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOC Emilia Romagna prevedono, tra l'altro, che:

  • La produzione massima d'uva per ettaro non deve essere superiore a 21 ton/ha. Nelle annate favorevoli detto limite può essere superato fino al 20%. Oltre detto limite decate il diritto alla denominazione DOC per l'intera produzione.

4. Produttori di Vino DOC Emilia Romagna

LCon l’utilizzo della DOC Emilia Romagna i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Emilia Romagna

Piatti a base di pesce, come antipasti, primi piatti, crostacei, fritture, ma si abbina bene anche a verdure e a formaggi giovani.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Emilia Romagna

Quando i romani, circa due secoli prima della nascita di Cristo, sottomisero ed unificarono sotto il segno della lupa i territori dell'attuale Emilia Romagna abitati dalle tribù dei galli boi, avevano probabilmente mille motivi per farlo, non esclusi quelli legati alle ricchezze agricole di tali zone. I filari di vite erano maritati ad alberi vivi, secondo l’uso introdotto dagli etruschi e sviluppato successivamente dai galli. Tale metodo infatti, lo si chiama “arbustum gallicum”, particolarmente adatto non solo alle terre basse ed umide della pianura, ma soprattutto si era incrementato notevolmente sulla zona collinare. È accertato che da tali terreni, soprattutto quelli collinari posti a sud di Bononia, i nostri antenati latini producessero vini che li appassionarono moltissimo.

Le terre dell’agro bononiense erano coltivate dai veterani di tante campagne militari in tutto il mondo allora conosciuto, per cui la bevanda bacchica era palesemente bevuta, gustata ed apprezzata. Plinio il Vecchio - I° sec. d.C. - nel capitolo “Ego sum pinus laeto” tratto dalla monumentale opera di agronomia “Naturalis historia”, enuncia che in “apicis collibus bononiensis” vi si produceva un vino frizzante ed albano, cioè biondo, molto particolare ma non abbastanza dolce per essere piacevole e quindi non apprezzato, poiché è risaputo che durante l’epoca imperiale era gradito il vino dolcissimo, speziato ed aromatizzato con innumerevoli essenze, inoltre, sempre molto “maturo” in quanto i vini giovani non erano in grado di soddisfare i pretenziosi palati della nobiltà. Erano trascorsi poco meno di tre secoli dalla conquista romana - 179 a.C. - che il vino era radicalmente mutato, ma non le qualità e caratteristiche uniche di tale nettare.

Riprendendo il cammino alla ricerca di tracce che ci possano condurre ai vini che oggi degustiamo, ci imbattiamo nelle biografie dell’operosità di tali monaci-agresti che sono giunte fino ai giorni nostri, in cui si menzionano i notevoli impulsi dati per lo sviluppo della vite. Si sparsero in tutte le regioni italiane e nel migrare verificarono che sulle colline bolognesi si produceva un buon vinello dorato e mordace, appunto frizzante. "Omnia alla vina in bonitate excedir" - decisamente “…un vino superiore per bontà a tutti gli altri…” e bevuto non solo durante le pratiche liturgiche, ma anche con gioia alla tavola del nobile e del volgo, ottenuto da uve conosciute ed apprezzate come pignole!

I secoli che da allora sono trascorsi per giungere fino ai giorni nostri, sono stati indiscussi testimoni di innumerevoli fatti e citazioni riguardanti i vini delle nostre splendide colline bolognesi. Nel 1300, Pier de’ Crescenzi, nel più importante trattato di agronomia medievale “Ruralium commordorum - libro XII” descriveva le caratteristiche organolettiche del “pignoletto” che si beveva allora, in quanto il vino, oltre che maggiormente prodotto, era quello più gradito per piacevolezza e per la vivace e dorata spuma. Agostino Gallo ne “Le venti giornate dell’agricoltura” del 1567, sollecitava di piantare le uve pignole in quanto per la notevole produzione, permetteva un florido commercio perché sempre ricercate. Medico e botanico di Papa Sisto V°, il Bacci, nel personale trattato del 1596 “De naturalis vinarium istoria de vitis italiane”, asseriva le “…rare et optime…” qualità intrinseche dell’uva pignola. Così pure Soderini, noto agronomo fiorentino, sempre in quegli anni, ne confermava le caratteristiche. Il Trinci - 1726 - pone in evidenzia le caratteristiche di tale vitigno: l’odierno pignoletto si riscontra nella sua quasi totalità di tali affermazioni, per non dire che sono le medesime. Ulteriori conferme sono riportate nel “Bullettino Ampelograficho” del 1881, in cui è nominata l’uva pignola prodotta nelle colline poste a sud dell’urbe di Bologna, la cui assomiglianza con l’attuale produzione è stupefacente, e non lascia più adito ad altri dubbi di sorti. Lo statuto di Bologna del 1250 ordina la costruzione della “Strada dei vini” per trasportare con sicurezza verso Bologna i vini ottenuti nelle colline a sud della città.


CIRO' CLASSICO DOCG

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Gazzetta 16/12/2023 n.293.

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Cirò Classico D.O.C.G.

La Denominazione di Origine Controllata e Garantita “Cirò Classico” è riservata ai vini che rispondono ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  • Classico

1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Cirò Classico

 

  • Cirò Classico (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 90% Vitigno Gaglioppo
  • =< 10% Vitigni a bacca nera Magliocco e Greco Nero.
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino con tendenza al granato con l'invecchiamento; Odore intenso e complesso con profumi di frutta rossa e note speziale; Sappore secco, di corpo, armonico, persistente.

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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Cirò Classico

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOCG Cirò Classico è situata nell'area a nord-est della Provincia di Crotone, sul litorale della costa Ionica e nel suo entroterra collinare.

La Zona di Produzione del Vino DOCG Cirò Classico è localizzata in provincia di Crotone, e comprende il territorio dei comuni di Cirò e Cirò Marina.


3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Cirò Classico

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOC Cirò prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOCG “Cirò Classico” non deve essere superiore a 8 tonnellate per ettaro di vigneto in coltura specializzata. Anche in annate eccezionalmente favorevoli, la resa dovrà essere riportata a detto limite, purché la produzione non superi il 20%; oltre detto limite decade il diritto alla denominazione di origine per tutta la partita.

4. Produttori di Vino DOCG Cirò Classico

Con l’utilizzo della DOCG Cirò Classico i Produttori Vinicoli Calabresi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Cirò Classico

Primi piatti conditi con ragù, carni rosse, cacciagione, la tradizionale 'nduja calabrese, il pecorino crotonese e i salumi tipici della Calabria.


6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Cirò Classico

La vocazione del territorio di Cirò a produrre vini di grande qualità è nota da molti secoli.

Il comprensorio della Docg “Cirò Classico” infatti è la zona di più antica presenza della vite dell’intera area. L’attuale vino Cirò deriva da un vino che anticamente era chiamato “Krimisa”.

Il nome probabilmente deriva da quello di una colonia greca, Cremissa appunto, situata dove ora sorge Cirò Marina. A Cremissa sorgeva peraltro un importante tempio dedicato al dio del vino, Bacco, e Krimisa era il vino offerto in dono agli atleti vincitori delle Olimpiadi.

Il vino continuò la sua fama anche in epoca romana e successivamente fino all’epoca Normanna e Angioina. Nel Cinquecento e per tutta l’epoca moderna il vino viene descritto come uno degli elementi caratterizzanti un’agricoltura e un’economia propri di una Calabria felix, prospera, fertile, secondo immagini veritiere che vengono tramandate di padre in figlio.

Per rinnovare l’antica tradizione, il Cirò è stato servito come vino ufficiale alle Olimpiadi svoltesi a Città del Messico nel 1968. Milone di Crotone, vincitore di ben sei edizioni dei giochi di Atene, era un grande estimatore di questo vino.

  

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