2. La Riproduzione della Vite
La vite ha radici molto estese che servono per sorreggerla sul terreno dal quale ricava il nutrimento, spingendosi, in presenza di terreni aridi, ad oltre 6 metri di profondità.
In genere, la riproduzione di nuove viti prescinde dall'utilizzo dei semi (vinaccioli), poichè si potrebbe dare vita a piante con caratteristiche sensibilmente diverse dal vitigno originario, per cui in ausilio intervengono le tecniche colturali per "Talea" e per "Innesto".
La riproduzione per Talea prevede l'utilizzo di un tralcio con almeno due gemme il quale, piantato verticalmente nel terreno, sviluppa radici nella parte inferiore ed un germoglio in quella superiore che prende il nome di "barbatella".
La riproduzione per Innesto, ovvero l'unione di due organi vegetali, consiste nell'intagliare e unire due tralci differenti di cui uno dotato di almeno una gemma.
Con la tecnica a Talea si ottengono viti a "piede franco", ovvero con radici proprie dotate di elevate caratteristiche qualitative con produzioni equilibrate nel tempo, minor vigore e frutti particolarmente ricchi di sostanze. Tuttavia questo tipo di viticoltura risulta fortemente esposta alla fillossera, un insetto parassita della famiglia dei Phylloxeridae che attacca voracemente sia le specie viticole europee (le radici), sia quelle americane (la parte superiore dei tralci).
Per queste ragioni le giovani viti sono costituite da una varietà di vite europea innestata su piede "portainnesto americano" o su ibridi euro-americani comunque resistenti alla fillossera.
Le tipologie di Innesto si possono distinguere in:
a. Innesti a Gemma (o scudetto), eseguiti mediante unione di una gemma su una pianta già sviluppata. Tra questi vanno annoverati:
- Innesto a T Diritto o a Rovescio, con scudetti prelevati da marze conservate fino all'inizio dell'estate;
- Innesto a Zufolo, eseguito nel periodo estivo, su germoglio giovane
- Innesto alla Maiorchina, tecnica più comune nelle regioni meridionali e nelle isole, è praticata sia in portainnesti giovani sia su piante adulte direttamente in vigneto.
- Innesto Legnoso-Erbaceo, eseguito con una marza ferma inserita a spacco su un germoglio vigoroso a primavera.
b. Innesti a Marza (legnosi, erbacei, semilegnosi), eseguiti unendo una marza (porzione di ramo portante una gemma) su un piede. I più comunemente usati sono:
- Innesto a Spacco Semplice, con marza legnosa, che si esegue in campo nel periodo invernale.
- Innesto a Doppio Spacco Inglese, tecnica generalmente adottata nell'Italia centro-nord che si esegue a tavolino nel periodo invernale, consiste nella preparazione di barbatelle in vivaio al fine di poter sviluppare piccole radici con varietà e portainnesto.
- Innesto a Omega, anch'esso a marza legnosa, che si esegue a macchina, provoca un taglio che ricorda la lettera greca ed è il più diffuso nei vivai.
7. Vitigno e Portainnesto
In Italia si coltivano molte varietà di vitigni, ma non tutti mostrano la stessa adattabilità alle diverse condizioni climatiche e territoriali. Alcuni di essi sposano perfettamente il concetto di biodiversità adattandosi perfettamente in qualunque tipo di territorio sin da subito come i vitigni Chardonnay, Merlot, Cabernet Sauvignon, mentre altri necessitano di particolari "Terroir" situati in specifiche aree, come il Nebbiolo che riesce ad esprimere tutte le sue qualità nelle Langhe e in pochi altri piccoli territori.
In tema di protezione delle colture viticole, soprattutto contro la "Fillossera", le esperienze del passato in taluni territori hanno consentito di porre rimedio pressoché risolutivo al "Vitigno Europeo" mediante l'innesto del "Piede americano", ovvero "Portainnesto".
Per ogni varietà di vitigno esistono diversi cloni che presentano caratteristiche specifiche relative alla fertilità, alla forma del grappolo, all’acino, alla capacità di accumulo di zucchero e di sostanze coloranti e odorose. Un esempio è dato dal vitigno Sangiovese che ne conta 90 distinti con numero e/o sigle.
In Italia sono iscritti al Registro delle varietà della vite oltre 350 vitigni (o cultivar), molti dei quali coltivati solo marginalmente. L'origine di essi, a volte sconosciuta, riconduce a specifiche aree di territorio, per cui si distinguono per:
⇒ Vitigni Autoctoni che derivano dalla domesticazione delle viti selvatiche del luogo, che continuano ad essere coltivate identificandosi in termini di tipicità del territorio, come ad esempio l'Albana in Romagna, il Nebbiolo nelle Langhe, la Schiava in Alto Adige, il Grignolino nel Monferrato, il Fiano di Avellino, la Croatina nell'Oltrepò Pavese, il Brachetto d'Acqui.
⇒ Vitigni Alloctoni (o internazionali), sono quelli che presentano in toto caratteristiche di biodiversità in quanto diffusi in tutti i continenti con ottimi risultati in termini di qualità: Chardonnay, Merlot, Sauvignon Blanc, Riesling, Pinot Nero, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Syrah ed altri.