La Strada del vino "l'Appia dei vini", è un percorso che si instaura all'interno di un territorio denominato dagli antichi greci "Enotria", che significa appunto "terra del vino", per via della straordinaria estensione dei vitigni dalle elevate rese. In seguito alla dominazione romana, assunse il nome di Apulia, dall'omonima popolazione degli apuli, stanziata nella zona del Gargano; nome che venne applicato all'intero territorio pugliese. Per millenni la Puglia - grazie anche alla sua centralità geografica e specificità territoriale, ponte naturale tra l'Europa, l'Africa del nord e il Medio Oriente - è stata considerata in ambito vinicolo, come una sorta di enorme "cantina" ; un'autentica patria dei vini da taglio.Nella strada del vino "l'Appia dei vini" esistono varietà indigene di vitigni, tra cui spiccano le robuste coltivazioni a frutto nero, che consentono la preparazione di Negroamaro, Primitivo e Malvasia nera. A queste si sono affiancate nel corso degli anni, le coltivazioni indigene dei vitigni a uva bianca. Partendo da Ostuni, adagiata su tre colli di un territorio che si estende dalle ultime propagini delle Murge sino al mare Adriatico, la città gode di una posizione privilegiata tra le colline verdeggianti, i trulli, le case bianche, gli oliveti, le spiagge sabbiose. Incontriamo ricche zone agricole, con uve sia bianche che nere, da cui derivano vini bianchi e leggeri, ma anche rossi non eccessivamente corposi. Il vino Ostuni è prodotto in due tipologie: Bianco e Ottavianello.
Il bianco è ottenuto principalmente da uve Impigno e Francavilla. L'Impigno fu importato nella zona di Martina Franca verso l'inizio di questo secolo, da un agricoltore ostunese, soprannominato appunto "Impigno". Il vitigno Francavilla è discretamente diffuso in molti Comuni della zona di produzione dei vini bianchi della provincia di Brindisi.Il tipo Ottavianello, è ottenuto in massima parte dal vitigno omonimo, conosciuto in Francia con il nome di Cinsaut. Proviene dalla Campania e precisamente dalla zona di Ottaviano, da dove è stato importato per iniziarne la coltivazione, a partire dalla zona di S.Vito dei Normanni. Generalmente entra in uvaggio, così come per l'Ostuni Ottavianello, con le uve del Negroamaro.All'interno della strada del vino "l'Appia dei vini", le zone di produzione delle tipologie dei vini Bianco e Ottavianello, sono i territori comunali di Ostuni, Brindisi, Latiano.Il nome del vitigno Negroamaro denuncia la sua antichità, infatti risale almeno al periodo della Magna Grecia e deriva dalla ripetizione dello stesso termine in due lingue diverse: nero, che in latino si pronuncia "niger" ed in greco "maru", da cui "Negro Amaro".I vini Rosso Brindisi e Rosato Brindisi, sono a base di Negroamaro, un vitigno dal grande profilo che rappresenta la chiave di successo dei rossi esplosivi e dei rosè. Il Negroamaro costituisce la base di tutta la produzione, in quanto, pur partendo dallo stesso vitigno, si ottiene una gran varietà di prodot-to, proprio a causa delle varie caratteristiche dei terreni.A proposito di storia, pare simpatico ricordare che la tradizione popolare, riporta che il nome della città di Brindisi, fu coniato dagli antici navigatori, i quali, al momento dell'imbarco alla volta del Medio Oriente o la Grecia, amavano levare i calici colmi di vino in segno di buon auspicio.
I vini della terra di Puglia, infatti, sono sempre stati presenti sulle tavole della Roma antica; Tibullo, Plinio il Vecchio e Orazio, hanno lasciato nei loro scritti ampi dettagli sui processi di coltivazione e vinificazione dell'uva in questo territorio. Plinio richiamava sempre i vini di "Canosium" e di "Brundisium", Orazio li esaltava nel suo "Merum Tarentinum". Lo stesso termine "merum", veniva usato dai romani per distinguere il vino pugliese, puro e corposo, dal tipo semplice, magari senza il giusto abboccamento, che chiamavano "vinum". Il termine è in uso tutt'oggi nel dialetto pugliese, riadattato in "mejre", senza il quale ogni pasto è considerato incompleto, insipido e poco armonico.La floridezza della viticoltura in tutto il teritorio della Strada ai tempi della Magna Grecia e di Roma, oltre ad esserci raccontata da storici antichi, è evidenziata dai reperti archeologici: relitti di navi greche specializzate nel trasporto del vino; vasi antichi con immagini dedicate al vino; monete romane coniate a Brindisi con temi e scene enoiche.La terra di Brindisi, favorita dalle condizioni climatiche mediterranee, è sin dall'antichità, una delle zone più rinomate per la produzione vinicola. Con il passare del tempo, l'amore per l'arte della vinificazione non si è mai affievolito, anzi, conservando le più sagge tradizioni ha sempre affinato tecniche ed esperienze per ottenere vini di indubbia qualità.Oggi la collaborazione tra aziende locali ed enologi esterni, non può che essere destinata ad una continua crescita del livello qualitativo e del profilo dei vini della Strada.