Il nome Nebbiolo » rimanda a due diverse, probabili etimologie: una si riferisce all’abbondante presenza di pruina sulla buccia degli acini maturi, al punto di farli sembrare ricoperti dalla “nebbia”; l’altra, invece, fa leva sull’epoca di maturazione delle uve Nebbiolo, molto tardiva e quindi coincidente con la stagione delle nebbie sulle colline delle Langhe.
Le prime notizie certe di un vitigno chiamato "Nibiol" si trovano in un documento del 1268 nel quale si parla di un vigneto posto nei dintorni di Rivoli, vicino a Torino; solo successivamente appare a Canale e nell’Astigiano e, in seguito, anche ad Alba. Nei primi anni del Seicento Croce elenca le varietà di uve a bacca nera coltivate in Piemonte iniziando proprio dal Nibiol, poi si registra un silenzio di quasi due secoli interrotto dalle notizie del conte Nuvolone, tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo, che portano alla ribalta tutte le sottovarietà del vitigno. In seguito ne parlano elogiandone l’eccellenza, molti autori, dal marchese Leopoldo Incisa della Rocchetta, tra la metà e la fine dell’Ottocento, agli ampelografi De Maria e Leardi, da Acerbi (1825) al Di Rovasenda (1872); grazie a loro il Nebbiolo è definitivamente riabilitato ed elevato al rango di vitigno principe delle Langhe, come testimoniato dalle risultanze delle varie Commissioni Ampelografiche ottocentesche.
Convenzionalmente sono stati identificati tre biotipi principali di Nebbiolo: Lampia, Michet e Rosè. Benchè il Nebbiolo sia universalmente noto per i due bacini principali di coltivazione e produzione, Barolo e Barbaresco in Piemonte, è dato trovarlo in altre aree, indicato con nomi diversi: il più noto è Spanna, nome con cui è conosciuto nelle province piemontesi più a nord. A sud, nei dintorni di Ivrea e sulle falde della Serra, il Nebbiolo cambia nome e diventa Picot Téndre (Picot Tenero), volgarizzato in Picotendro. Non ha nulla a che vedere col vero Nebbiolo, il vitigno chiamato con questo nome diffuso nel Novarese e nel Vercellese (in realtà si tratta di Croatina »), e quello coltivato nel Tortonese, che a tutti gli effetti è un Dolcetto ». Ben distinti sono anche i vitigni detti Nebbiolo utilizzati nelle zone alpine dell’intero Piemonte, il più importante dei quali è il Nebbiolo di Dronero, ovvero Chatus ».
Considerato storicamente vitigno di altissimo pregio, il Nebbiolo ha dimostrato una rara dote di “fedeltà” alla propria terra d’origine. Ad oggi sono le Langhe e il Roero a dare i migliori risultati qualitativi con i vini prodotti da questa varietà. Ma ottimi esiti si hanno anche nell’alto Piemonte e in Valtellina, dove il Nebbiolo è chiamato "Chiavennasca". In realtà la superficie complessiva dedicata in Piemonte al Nebbiolo, pur considerando tutte le aree in cui è presente, non supera il 3% del totale; un’inezia, ma quando si parla di Nebbiolo il discorso quantitativo diventa decisamente secondario rispetto al prestigio. E’ presente con una certa intensità anche nella bassa Valle d’Aosta e nella Franciacorta, in Lombardia.
Rientra, in purezza e combinano nelle seguenti denominazioni:
> PIEMONTE: Barbaresco DOCG, Barolo DOCG, Gattinara DOCG, Ghemme DOCG, Roero DOCG, Alba DOC, Albugnano DOC, Boca DOC, Bramaterra DOC, Calosso DOC, Canavese DOC, Carema DOC, Colli Tortonesi DOC, Colline Novaresi DOC, Colline Saluzzesi DOC, Coste della Sesia DOC, Fara DOC, Langhe DOC, Lessona DOC, Monferrato DOC, Nebbiolo d'Alba DOC, Piemonte DOC, Pinerolese DOC, Sizzano DOC, Terre Alfieri DOC, Valli Ossolane DOC.
> LOMBARDIA: Sforzato di Valtellina DOCG, Valtellina Superiore DOCG, Valtellina Rosso DOC.
> VALLE D'AOSTA: Valle d'Aosta DOC.
Nonostante il Nebbiolo mostri uno spiccato polimorfismo e un’elevata variabilità intravarietale, si possono definire alcuni tratti generali della pianta. Il grappolo a maturità ha una taglia media, medio-grande o grande, di forma piramidale, alato, allungato e piuttosto compatto; l’acino è medio-piccolo, rotondo, con buccia sottile ma consistente, molto pruinosa e di colore violaceo scuro. Pianta a maturazione lenta, predilige zone con elevate somme termiche e buona luminosità; è la prima vite a germogliare e l’ultima a lasciare cadere le foglie, con la duplice conseguenza di essere molto esposta alle condizioni ambientali ma che di poter esprimere una personalità più complessa e unica. Matura in epoca decisamente tardiva, ovvero nella seconda metà di ottobre, e talvolta la vendemmia si protrae fino alle prime giornate di novembre.
Impiegato esclusivamente per la vinificazione, il Nebbiolo dà origine ad alcuni dei vini più apprezzati e conosciuti al mondo. Il suo patrimonio cospicuo di zuccheri, acidi e polifenoli fa sì che i vini prodotti con sole uve Nebbiolo siano dotati di grandissima austerità, spessore, carattere. Il colore dei Nebbioli di Langa è rosso granato; il profumo rimanda ai frutti di bosco, alla foglia del tabacco, al cuoio e alle spezie. In bocca sviluppa una rara potenza che i produttori oggi sanno ingentilire con le moderne tecniche di vinificazione e, soprattutto, con l’impiego accorto del legno per la maturazione e l’affinamento.
Varietà: 160 NEBBIOLO - Data di ammissione al Registro: 25/05/1970 - Gazzetta ufficiale: G.U. 149 - 17/06/1970
Ringraziamenti:
La Redazione ringrazia l'Azienda Agricola Sordo Giovanni per aver gentilmente concesso l'utilizzo delle immagini.
- TEL. + 39 0173 62853
- MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
- WEB: www.sordogiovanni.it