- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 14.03.1974, G.U. 199 del 30.07.1974
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Noto D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Noto” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Moscato di Noto
- Moscato di Noto Spumante
- Moscato di Noto Liquoroso
- Moscato Passito di Noto (o Passito di Noto)
- Noto Rosso
- Noto Nero d’Avola
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Noto
- Moscato di Noto (Vino Bianco Moscato)
- Versioni: Secco
- = 100% Vitigno Moscato Bianco
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore variabile dal giallo dorato più o meno intenso all’ambrato, odore caratteristico, fragrante di Moscato e sapore aromatico, caratteristico di Moscato.
- Moscato di Noto Spumante (Vino Bianco Moscato Spumante)
- Versioni: Spumante Doux
- = 100% Vitigno Moscato Bianco
- => 13% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dalla spuma fine e persistente, colore giallo paglierino o giallo dorato tenue, odore caratteristico di Moscato e sapore delicatamente dolce, aromatico di Moscato.
- Moscato di Noto Liquoroso (Vino Bianco Moscato Liquoroso)
- Versioni: Dolce
- = 100% Vitigno Moscato Bianco
- => 21% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo dorato più o meno intenso, odore delicato, fragrante di Moscato e sapore dolce, gradevole, caldo, vellutato.
- Moscato Passito di Noto (o Passito di Noto) (Vino Bianco Moscato Passito)
- Versioni: Dolce
- = 100% Vitigno Moscato Bianco
- => 21% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo dorato più o meno intenso, odore delicato, fragrante di Moscato e sapore dolce, gradevole, aromatico.
- Noto Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 65% Vitigno Nero d'Avola
- =< 35% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso, odore franco, intenso e sapore sapido, giustamente tannico con retrogusto gradevolmente asciutto, fresco.
- Noto Nero d'Avola (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Nero d'Avola
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 13% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso, odore franco, intenso e sapore sapido, giustamente tannico con retrogusto gradevolmente asciutto, fresco.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Noto
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Noto si estende sulle colline sud-orientali della Sicilia in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Noto è localizzata in:
- provincia di Siracusa e comprende il territorio dei comuni di Noto, Rosolini, Pachino e Avola.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Noto
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Noto prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Noto non dovrà essere superiore al 70% e al 50% per la tipologia di Vino Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Moscato di Noto (o Passito di Noto) devono essere sottoposte ad appassimento naturale sulla pianta o in altre forme stabilite dalle norme di legge.
- Il Vino DOC Moscato di Noto Liquoroso deve essere sottoposto a maturazione per almeno 5 mesi a partire dal quando è stato alcolizzato.
- Nella designazione dei Vini DOC Noto può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
4. Produttori di Vino DOC Noto
Con l’utilizzo della DOC Noto i Produttori Vinicoli Siciliani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Noto
Aperitivi, formaggi erborinati, dolci tipici siciliani.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Noto
La zona di produzione della DOC “Noto” appartiene ad una plaga di antichissima tradizione vitivinicola; la presenza della vitivinicoltura è testimoniata sin dai tempi della colonizzazione greca della Sicilia orientale.
La città di Pachino, fondata nel 1760 trae il nome da due parole greche “Pachis” (abbondante) e oinos (vino). Gabriele Castelli, principe di Torremuzza, nella sua Sicilia numismatica del 1781, mostra il disegno della moneta di Abolla, città bizantina dalla quale con molta probabilità discende l’odierno abitato di Avola; la moneta, su di una faccia, a testimonianza della vocazione vitivinicola della zona, mostra, a pieno campo, un grappolo d’uva colmo di acini (in F. Grignani Pantano, 1996).
La estensione ed importanza dei vigneti presenti nella zona a partire dalla fine del secolo XV, è testimoniata dai numerosi atti di vendita e di dotazione presenti nei registri notarili. Nel 1747, un manoscritto redatto dalla Deputazione della città di Avola informa sul valore delle vigne in tale anno. In particolare evidenzia come il loro prezzo, nelle contrade Fiumara, Zagaria, Gaggi e nei bassifondi limitrofi, sia valutato il doppio rispetto alle vigne piantate in altre contrade del territorio (in F. Grignani Pantano, 1996).
I vini di Avola, nel ‘700, sono comunque rinomati se i viaggiatori stranieri che in questo secolo visitano la Sicilia, si soffermano nella città per osservare le piantagioni di canna da zucchero e per degustarne i vini (in F. Grignani Pantano, 1996).
Risale intorno agli anni 1774-77 un primo riferimento al Nero d’Avola, da parte del fiorentino Domenico Sistini, bibliotecario presso il Principe Biscari, a Catania; descrivendo i vigneti del siracusano annota che tale vitigno produce una “ottima qualità di vino”. L’abate Paolo Balsamo (1809) così si esprime: “Il vino è per Avola un’importantissima derrata.
Le più stimate uve nere sono osso nero, nero campanello, nero d’Avola, montonico, vernaccione nero”. (in C. Di Rosa , 1996) Alla fine dell’800 col nome di Pachino s’intendeva la produzione di Noto, Avola e Pachino a base esclusiva di “Nero d’Avola”. Questi vini erano molto richiesti dal Mezzogiorno della Francia che li dirottava verso la Gironda e la Borgogna. Ma questa zona era anche rinomata per la produzione di vini bianchi: il Moscato di Siracusa viene infatti identificato con il Pollio siracusano , il più antico vino d’Italia , così chiamato dal nome del re tracio che governò Siracusa nel VII sec. A.C.
A fine 800 si ha testimonianza anche di rinomati vini bianchi tra cui l’Albanello di cui esistevano due tipi, uno secco e uno dolce. Gli Albanelli più famosi si producevano a Siracusa e Floridia ma anche ad Avola e Noto (Pastena 1999).
Nel 1848 Noto poteva vantare 1.764 ettari di vigneto, Avola 527, Pachino nel 1929 vanta circa 3.000 ettari di vigneto a testimonianza dell’importanza che rivestiva la vitivinicoltura in questa zona. Nella seconda metà dell’ottocento l’invasione della fillossera distrugge gran parte dei vigneti dell’isola e nel siracusano (1884-1886) la vite viene soppiantata da altre colture.
Negli anni della ricostituzione dei vigneti, dopo l’invasione fillosserica, il Nero d’Avola, come altri vitigni, viene utilizzato per innestare barbatelle di “Riparia” e offerto agli agricoltori. (in C. Di Rosa 1996). Ad Avola, come nel circondario, qualche agricoltore esperto incominciò a fornirsi di viti americane innestate, e la vite cominciò nuovamente a verdeggiare.
L’“attuale” Moscato di Noto ottenuto dal vitigno Moscato bianco è stato codificato dalla Cantina Sperimentale di Noto, nella persona dell’allora direttore dr. Carlo Monteneri.
Nel 1933 nella prima mostra mercato di Siena dei vini tipici italiani era presente il Moscato di Noto come vino tipico italiano.
Nel corso dei secoli dunque la viticoltura ha mantenuto un ruolo di coltura molto importante per il territorio, fino ad arrivare ad oggi.
La storia recente è caratterizzata da una evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende, la professionalità degli operatori che hanno contribuito ad accrescer il livello qualitativo e la rinomanza della DOC “Noto”, come testimoniano i riconoscimenti in campo nazionale ed internazionale dei vini a DOC “Noto” prodotti dalle aziende della zona geografica di riferimento.
E’ stato riconosciuto come DOC “Moscato di Noto” nel 1974 con Dpr 14 marzo 1974. In questo primo disciplinare si distinguevano solo tre tipi: il naturale, il liquoroso e lo spumante a base esclusiva di Moscato bianco. Successivamente, con decreto ministeriale del 2/1/2008, è stato modificato il disciplinare di produzione della DOC “Moscato di Noto”e, contestualmente, in virtù delle “novità” introdotte, ne è stata cambiata la denominazione, da “Moscato di Noto” a quella più omnicomprensiva di “Noto”.
Si avvertiva ormai da tempo la necessità di un nuovo disciplinare, più dettagliato nel fissare determinati parametri e più rispondente alla evoluzione dei gusti dei consumatori pur nel rispetto della “tradizione” e dell’identità del prodotto.
Sono state introdotte le tipologie “Moscato Passito di Noto” o “Passito di Noto” , “Noto rosso” e “Noto Nero d’Avola”. E’ stata introdotta la tipologia “Moscato Passito o “Passito di Noto”, considerato che l’appassimento delle uve è da sempre stata una tecnica tradizionale della zona ma non era stata “codificata” nel primo disciplinare. Anticamente, infatti, le uve di Moscato venivano fatte appassire per incrementare la percentuale di zucchero nell’acino a seguito della disidratazione, contemporaneamente ottenendo una maggiore quantità di alcol, ma anche di estratti, migliorando in rotondità e complessità aromatica, ed aumentando l’intensità del colore.
Le nuove tipologie “Noto” rosso e “Noto” Nero d’Avola sono state introdotte nel nuovo disciplinare considerata la forte presenza di questo vitigno nella zona di produzione della DOC (in provincia di Siracusa è la cultivar più diffusa con l’ 84% di incidenza sulla superficie vitata totale della provincia) ed anche il fatto che tale zona della Sicilia è quella, se non di origine, quanto meno di più antica coltivazione del vitigno siciliano più famoso.
Il Vino DOC Noto ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 14 marzo 1974.