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Il groviglio dei segni che sulla carta geografica dell'Alto Lazio si annodano in strade e corsi d'acqua sembra ad un tratto semplificarsi lungo i confini dell'Umbria. Il Fiume Tevere e la sua valle percorrono un territorio composto da sette Comuni che per caratteristiche, storia e tradizioni sono raggruppati sotto la denominazione di comprensorio: il Comprensorio della Teverina. In queste terre vigneti ed uliveti costiuiscono una ricchezza inestimabile che, man mano, sta portando fama a questo territorio.

Al fine di sfruttare tale ricchezza per valorizzare sempre più il territorio ed i percorsi turistici e gastronomici, individuare botteghe del vino, aziende agricole produttrici di vini tipici, trattorie con cucine caratteristiche e laboratori artigiani è stata istituita, sulla base della legge regionale 21/2001, la "Strada del Vino della Teverina, itinerari dell'olio, del vino e dei sapori tipici". Il comitato che la gestisce intende lavorare al fine di raggiungere quegli obiettivi di potenziameno del territorio sia su un piano turistico che di sviluppo economico e commerciale. L'attività del Comitato Promotore è iniziata nell'anno 2004 ed, in ottemperenza con gli obiettivi prefissati, ha avuto un primo risultato con la partecipazione al Vinitaly 2005.

Il 30 gennaio 2004 la Regione Lazio ha riconosciuto la Teverina "Itinerario del Vino, dell'Olio e dei sapori tipici", secondo quanto previsto dalla legge regionale n.21/2001. Con questo provvedimento la Teverina è il primo compensorio regionale ad avere riconosciuto un percorso del vino e dei prodotti tipici. Il territorio della zona di produzione su cui insiste la "Strada del Vino" comprende i comuni di Bagnoregio, Bomarzo, Castiglione in Teverina, Celleno, Civitella d'Agliano, Graffignano e Lubriano. Un apposito comitato di gestione ha il compito di allestirne l'attività.

La Regione Lazio contribuirà mediante la concessione di incentivi a fondo perduto finalizzati a far conoscere i prodotti tipici della zona attraverso un percorso enogastronomico ed al potenziamento dell'intera zona grazie ad un proprio piano di sviluppo socio-economico intercomunale.

Il riconoscimento premia anche il prodotto peculiare della Teverina, che è, appunto, la produzione di uve pregiate dalle quali si ottengono vini DOC di altissima qualità.

Basta spingersi poco a nord di Roma perché le tradizioni rurali e la natura s'incontrino. Siamo nel cuore della Tuscia Viterbese, e della Riserva Naturale del Lago di Vico, un laboratorio naturalistico a cielo aperto della Tuscia, tuttora protetta da un benefico isolamento. Il Lago di Vico, che la leggenda vuole legato ad una prova di forza di Ercole, in realtà è uno sprofondamento del vulcano Vicano. Uno specchio d'acqua limpido dove nuota la lontra e prosperano branchi di coregoni, persici reali, trote, lucci ed anguille. E' circondato da ripidi pendii e da una impenetrabile bosco detto Selva Cimina. Molti sono i sentieri che si dipartono tra i boschi o nei noccioleti, essendo questa una delle più rinomate aree del paese dedite a tale coltura. Marroni e funghi sono presenti in quantità.

La Tuscia è ricca di borghi e centri storici minori che si riconducono alle vestigia dell'antica civiltà etrusca. Alcuni di questi borghi, come Gradoli, Marta, Montefiascone, Valentano, circondano il più grande dei laghi italiani di origine vulcanica, il lago di Bolsena. Un lago profondo , mistico, carico di leggende, le cui acque lambiscono una fitta e ridente vegetazione, e da cui si dipartono sentieri per passeggiate panoramiche. Ronciglione, poi, abbarbicato su uno sperone tufaceo, è un luogo storico particolarmente amato dai romani e non solo: suggerita è la visita del Duomo dalle architetture barocche e i resti del Castello Della Rovere. Per non parlare di Civita "la città che muore", il piccolissimo borgo percorribile rigorosamente a piedi. Qui la cucina la cucina è assai sincera.

La fertilità superficiale del Carso, territorio particolarissimo nella provincia di Trieste, aspro e impervio, il cui suolo calcareo è stato intaccato nei secoli da profonde fenditure, è legata alla presenza di una particolare terra rossa, spesso riportata dall’uomo con grande fatica.

La Doc Carso è sostenuta da diversi vitigni, tra i quali una varietà indigena, il Terrano, un antico ceppo di Refosco, chiamato anche “Sangue del Carso”. Al fine di valorizzarlo, è stata inaugurata questa Strada che, voluta e patrocinata dalla provincia di Trieste, si articola nella zona carsica, assai interessante dal punto di vista turistico per le caratteristiche geomorfologiche del terreno, note in tutto il mondo. Si snoda tra il mare e il confine di Stato da Duino a Visoliano, Malchina, Prepotto, Sgonico, Opicina, fino a Monrupino.

Secondo la tradizione, i Romani, quando posero un importante avamposto ad Aquileia nel 181 a.C., trovarono, fra i vini locali, un Pucinum, che alcuni vorrebbero antenato del Terrano, e che era molto apprezzato dalla madre di Augusto.

Punto di partenza e di arrivo dell’itinerario che attraversa la zona di produzione della Doc Friuli Aquileia è l’importante centro storico ed archeologico che le ha dato il nome. Il percorso circolare tocca Cervignano e Palmanova per raggiungere Trivignano e ridiscendere verso sud.

Alcune deviazioni permettono di toccare numerosi altri centri, fra cui Grado sull’omonima laguna. La zona vanta una tradizione millenaria nel campo della viticoltura, ed è caratterizzata da un clima particolarmente mite, grazie all’influsso del mare.

Le località interessate, vicine l’una all’altra, spesso non sono collegate direttamente fra loro da arterie stradali importanti; perciò strade secondarie che si snodano nella tranquillità della campagna permettono di scoprire inediti angoli del Friuli Venezia-Giulia.

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