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Nel panorama delle colline tra Modena e Bologna la Strada dei Vini e dei Sapori nasce come rete enogastronomica regionale nel 1999; oggi è una realtà che rappresenta diciannove territori, due Comunità Montane, due Parchi Regionali e oltre centosessanta operatori privati.

Fare un tour in questi territori significa lasciarsi andare tra colline, boschi, ceraseti e castagneti, immergersi in colori e sapori che rappresentano l’autenticità di un territorio ancora legato alle proprie origini, dove a farla da padrone indiscusso è la natura. Salendo da Bologna verso le colline si scoprono borghi antichi, che offrono prodotti unici come gnocco fritto e tartufo; le colline modenesi sono caratteristiche grazie agli antichi castelli e rocche, che dominano la vallata e che offrono l’opportunità di calarsi in un’ indescrivibile atmosfera medievale.

Soggiornare in questi territori significa assaggiare squisite specialità enogastronomiche, come i tortellini, la cui paternità è ancora contesa tra Modena e Bologna, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, il Parmigiano Reggiano Dop, la Mortadella di Bologna Igp e i tradizionali borlenghi, il tutto accompagnato da vini corposi, tra i quali spiccano i due autoctoni: il modenese Lambrusco Graparossa di Castelvetro e il bolognese Pignoletto. Ad accompagnare questi grandi vini ci sono i Doc e gli Igt internazionali, come il Cabernet Sauvignon, il Barbera, il Merlot, lo Chardonnay e tanti altri.

Tutti questi luoghi, che la Strada rappresenta, offrono la possibilità di visitare aziende agricole e agriturismi che mettono particolare cura e passione nella lavorazione dei prodotti, ma danno anche l’opportunità di passeggiare e di vedere luoghi spettacolari per la loro suggestione.

Questi elementi riescono a trasmettere i forti valori della tradizione e i sapori antichi di prodotti rimasti quasi inalterati nel tempo, proprio per questo la Strada dei Vini e dei Sapori Città Castelli Ciliegi vuole imporsi nel turismo enogastronomico, come unica referente di un grande territorio, che si unisce per offrire un unico grande itinerario.

Il territorio che la Strada offre ai suoi visitatori è composto da un paniere di offerte uniche, che permettono di creare una vacanza alternativa, ricca di tradizione e tranquillità, ma comunque capace di far vivere momenti indimenticabili.

Su questo territorio l’enoturista può anche trovare dei “punti gusto”, ovvero luoghi gestiti dalla Strada dei Vini e dei Sapori o da suoi associati, dove è possibile degustare ed acquistare tutti i prodotti tipici del paniere enogastronomico, caratterizzati dall’alta qualità, dalla genuinità e dall’artigianalità.

Il fungo Porcino di Borgotaro è l'insigne ospite di una strada che si snoda principalmente nell'alta Val Taro, congiungendosi a Nord - Est con la Val Baganza (e la strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli ) e, a Ovest, con la Val Ceno e il crinale che divide l'Appennino parmense da quello Piacentino. A Sud si apre alle vie del mare .... il territorio porta in dote alcuni dei più affascinanti scenari dell'intero crinale appenninico; è armoniosamente composto dai rilievi che risalgono dai numerosi corsi d'acqua per giungere alle vette dei confini liguri e toscani. E' una terra ricca di storia, contrassegnata dai castelli, dai borghi medioevali, dagli antichi luoghi di culto.

Per secoli i sentieri della fede si sono sovrapporti ai traffici commerciali che dalla Francia e dalla Pianura Padana volgevano al mare. L'escursione naturalistica può trovare proprio qui le mete più felici. E' anche una conosciuta terra di vacanze : si anima d'estate con le feste e ridà appuntamento al turista in autunno per il menù più stuzzicante ... entra in scena il fungo Porcino di Borgotaro, accompagnato dalla gustosa tradizione gastronomica della montagna parmense.

Con gli "Itinerari Enogastronomici dell'Emilia-Romagna" da Piacenza a Rimini, la valorizzazione turistica e la tutela delle tradizioni entrano nel cuore della cucina regionale. Nato dall'ideazione congiunta degli Assessorati all'Agricoltura e al Turismo, il progetto speciale, Delibera Reg. 390/99, intende giocare con l'enogastronomia una carta di qualità nel turismo emiliano-romagnolo.

La promozione dei vini, delle produzioni agroalimentari e dei piatti tipici si sposa infatti con una qualificazione in parallelo dei prodotti territoriali, fra cui godono di particolare attenzione quelli a marchio DOC, DOP e IGP.

Il censimento regionale dell'offerta enogastronomica, gli standard di qualità per la certificazione delle aziende aderenti agli itinerari e lo Statuto per i Comitati locali di gestione sono già stati realizzati. A queste azioni si affiancano la sensibilizzazione e il coinvolgimento sul territorio di tutti i soggetti - dalle aziende alle associazioni - interessati agli itinerari.

I punti di riferimento, in questo caso, sono le Province e gli Enti locali. Il coordinamento è a cura degli Assessorati regionali, in collaborazione con APT Servizi e con la consulenza di una equipe tecnico-scientifica di esperti.

Marinai-contadini con “un piede sulla barca, un altro nella vigna” sono stati definiti gli abitanti della Costiera Amalfitana. La natura ha creato paesi di case una sull’altra, di viuzze tortuose, di piccoli slarghi, e spinto le coltivazioni su faticati ripiani e terrazze artificiali. Qui vengono coltivati i vitigni tradizionali, che, però, l’isolamento e la faticosa quotidiana frequentazione hanno dotato di nomi locali.

Così la Falanghina è diventata Bianca Zita; la Biancolella, Bianca Tenera; lo Sciascinoso, Olivella, I vini che se ricavano sono raccolti nella Doc Costa d’Amalfi. La Strada che porta a conoscerli si snoda tortuosa, seguendo le asprezze della costa, in mezzo a terrazze a strapiombo che sorreggono vigneti pensili e aprono all’improvviso squarci di mare. Le cittadine si adagiano su contrafforti o in valloni e mostrano le splendide architetture della loro storia gloriosa. Fra tutti: Amalfi, con il Duomo e il Chiostro del Paradiso, e Ravello, con case e palazzi che conservano il ricordo dei commerci con l’oriente, e lo splendido Duomo.

Anche la Costiera, come molto altri luoghi del Mediterraneo, aveva le proprie Sirene: secondo una delle numerose tradizioni, sono gli scogli Li Galli il luogo da cui le ammaliatrici cercarono invano di convincere Ulisse a seguire il loro canto melodioso: le orecchie tappate di cera permisero all’eroe di superare indenne la tentazione. Un’opera molto più tarda, però, scredita Odisseo: secondo un Dialogo sugli eroi del III secolo, sarebbero state, invece, le Sirene a rifiutare quel marinaio ormai appassito.

L’Isola di Capri da più di due millenni ospita l’uomo, che vi ha trovato le migliori condizioni di vita. Prima che di folle di turisti, di ricchi borghesi, di raffinati intellettuali, di stranieri in cerca di sole, l’isola è stata residenza di imperatori romani: Augusto e soprattutto Tiberio che fece costruire Villa Jovis. Dell’edificio, di proporzioni grandiose, restano solo i ruderi in posizione favolosa. Secondo Svetonio, l’imperatore, temendo tradimenti e congiure, la volle a Capri perché “vi si giungeva da un solo lato, su una spiaggia ristretta, circondata da rocce a picco, di grande altezza e da un mare profondo”. La coltivazione della vite ha accompagnato i millenni; i pendii terrazzati e le pendici del monte Solaro accolgono ancora i vigneti che producono uve di Falanghina, di Biancolella, di Greco, di Piedirosso da cui si ricavano i vini della Doc Capri.

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