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ROSSO DI CERIGNOLA DOC

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 26.06.1974, G.U. 285 del 31.10.1974
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Rosso di Cerignola D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Rosso di Cerignola” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  • Rosso di Cerignola

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Rosso di Cerignola

 

  • Rosso di Cerignola (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 55% Vitigno Uva di Troia
  • >< 15-30% Vitigno Negro Amaro
  • =< 15% Vitigni Sangiovese, Barbera, Montepulciano, Malbeck e Trebbiano Toscano, da soli o congiuntamente.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore da rosso rubino più o meno intenso a rosso mattone con l’invecchiamento, odore vinoso, alcoolico, gradevole e sapore asciutto, sapido, di buon corpo, giustamente tannico, armonico, retrogusto amarognolo gradevole.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Rosso di Cerignola

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Rosso di Cerignola  si estende sulle colline foggiane situate nel Tavoliere delle Puglie, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Rosso di Cerignola è localizzata in:

  • provincia di Foggia e comprende il territorio dei comuni di Cerignola, Stornara, Stornarella e le isole amministrative del comune di Ascoli Satriano intercluse nel territorio del comune di Cerignola.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Rosso di Cerignola

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. 

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Rosso di Cerignola prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Rosso di Cerignola non dovrà essere superiore al 70%.
  • Il vino DOC Rosso di Cerignola con la menzione Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi in botti di legno.

4. Produttori di Vino DOC Rosso di Cerignola

Con l’utilizzo della DOC Rosso di Cerignola i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Rosso di Cerignola

Carni in umido, brasati, formaggi pecorini di media stagionatura.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Rosso di Cerignola

La testimonianza cartacea più antica relativa alla città è uno scritto risalente al 1150, tratto dal "Codice diplomatico barese", in cui si fa riferimento ad una “domum Malgerii Cidoniole”; in realtà la presenza della Chiesa Madre, risalente almeno al X secolo, anticiperebbe la datazione di duecento anni. Resti della via Traiana Il territorio che circonda l'attuale Cerignola è abitato sin dal Neolitico, come testimoniano le tracce risalenti a tale periodo rinvenute dagli archeologi.

L'abbondante selvaggina e gli estesi pascoli verdi portarono alla nascita di numerosi insediamenti tra cui era fitto lo scambio di merci; villaggi sorsero sia nell'entroterra (nella zona di Ripa Alta), che poco distanti dal mare (nell'antica zona di Salapia). Le tracce giunte sino ai giorni nostri, appartenenti all'Età del Bronzo (2000 a.C. circa) o all'Età del Ferro (1000 a.C. circa), ci raccontano di villaggi ad economia agro-pastorale ben organizzati, al punto da disporre di mura e guerrieri.

Nel IV secolo a.C. la civiltà Dauna raggiunse l'apice del proprio splendore arrivando a occupare l'intero Tavoliere; tuttavia nello stesso periodo i Romani sottrassero loro le medesime terre al fine di assegnarle a nobili e veterani di guerra.

Fino alla caduta dell’Impero romano nel 476 d.C., la maggioranza dei terreni risultava divisa in appezzamenti di varia estensione, lasciati a pascolo o coltivati a cereali; i campi più vasti erano curati da delegati di ricchi cittadini romani, mentre i terreni più modesti erano lavorati da agricoltori veterani di guerra. Per tale ragione il territorio circostante l'abitato di Cerignola è ricco di ville e fattorie, come ad esempio in località Ripa Alta, Tavoletta e Posta Fara (nella valle dell’Ofanto), San Marco (in direzione di Canosa) e ancora San Vito e Cerina (in prossimità dell'antica Salapia).

Le produzioni agricole e zootecniche, derivanti dal massiccio sfruttamento dell'agro limitrofo alla città, raggiunsero volumi tali per cui si rese necessaria la realizzazione di un'efficiente rete viaria che ne permettesse il trasporto verso i porti sull’Adriatico e verso le principali città, Roma compresa. Il notevole flusso di merci e persone spinse l'imperatore Traiano a far costruire una strada che collegasse Benevento a Brindisi e che porta il suo nome.

In molti fanno risalire la nascita di Cerignola al 500 a.C. circa, in seguito alla distruzione dell'antica Cerina (o Kerina) sul fiume Fortore (dove un tempo passava la via Traiana); la città fu rasa al suolo da Alessandro I d'Epiro, detto il Molosso, durante la guerra greco-romana nel 324 a.C. Gli abitanti rimasti in vita si insediarono inizialmente nelle campagne circostanti fondando una serie di borghi e successivamente pensarono di unirsi per dar vita a quella che sarebbe diventata la nuova Cerignola; per motivi di sicurezza gli abitanti disposero la nascita del paese a nord del castello del Curatore romano (sito dove attualmente sorge il Borgo Antico, anche chiamato Terra Vecchia), presidiato da una guarnigione di soldati ivi residente. Il Curatore (Curator annonae) era l'affidatario dell'oppidum, ossia un centro di raccolta e conservazione del frumento oggi conosciuto come "Piano delle Fosse".

Le fosse granarie, prima diffuse in tutta la Daunia e oggi presenti solo a Cerignola, testimoniano una speciale modalità di conservazione del grano in silos sotterranei. La colonia insediatasi battezzò il luogo Ceriniola (o Keriniola), ovvero: piccola Cerina, in memoria della loro città d'origine. Il borgo antico di Cerignola mantiene ad oggi quasi inalterata la sua fisionomia di borgo medievale, costituendo quindi un patrimonio storico-culturale da rivalutare.

Il territorio nel corso dei secoli ha subito trasformazioni, ma ha sempre avuto nella vite una delle sue principali coltivazioni. Elementi determinanti per imprimere le peculiarità di un vino sono il vitigno, l’ambiente e di fondamentale importanza sono anche i fattori umani presenti nel territorio di produzione che hanno inciso da sempre sulle caratteristiche del vino.

Il territorio interessato dalla produzione dei vini “rosso Cerignola” presenta un paesaggio agrario caratterizzato da un’estesa pianura, su cui insistono coltivazioni più o meno intensive, erbacee ed arboree e macchie di vegetazione spontanea mediterranea che costituiva la copertura naturale del territorio prima della presenza dell’uomo. Il paesaggio rurale attualmente è caratterizzato da numerose masserie che testimoniano la storia agricola del territorio. I vigneti sono per la maggior parte di medie e piccole dimensioni, nei quali la scelta dei vitigni predominanti è stata fatta con felice intuizione al fine di sfruttare al massimo le caratteristiche del territorio, per produrre ottimi vini con la denominazione Rosso Cerignola.

Il Vino DOC Rosso di Cerignola ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 26 giugno 1974.

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 30.10.1974, G.U. 60 del 04.03.1975
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014 

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Primitivo di Manduria D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Primitovo di Manduria” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Primitivo di Manduria
  2. Primitivo di Manduria Riserva

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Primitivo di Manduria

 

  • Primitivo di Manduria (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco /Abboccato
  • => 85% Vitigno Primitivo
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle province di Brindisi e Taranto.
  • => 13,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso intenso, tendente al granato con l'invecchiamento, odore ampio, complesso, dal sapore dal secco all'abboccato, caratteristico.

  • Primitivo di Manduria Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco /Abboccato
  • => 85% Vitigno Primitivo
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle province di Brindisi e Taranto.
  • => 14% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso intenso con sfumature tendenti al granato, odore ampio, complesso, talvolta con sentore di prugna, dal sapore dal secco all'abboccato, di corpo, vellutato.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Primitivo di Manduria

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Primitivo di Manduria si estende sulle colline e sulle pianure situate tra i paesaggi della Penisola Salentina e dell'Arco Jonico, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Primitivo di Manduria è localizzata in:

  • provincia di Brindisi e comprende l'intero territorio provinciale.
  • provincia di Taranto e comprende l'intero territorio provinciale.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Primitivo di Manduria

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. 

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Primitivo di Manduria prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Primitivo di Manduria non dovrà essere superiore al 70%.
  • Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Primitivo di Manduria possono essere sottoposte ad appassimento naturale fino a raggiungere un grado alcolometrico di almeno 13° per il Primitivo di Manduria, e di almeno 13,50 per la versione Riserva.
  • Il vino DOC Primitivo di Manduria deve essere sottoposto ad invecchiamento per circa 6 mesi e, comunque, immesso sul mercato non prima del 31 marzo dell'anno successivo alla vendemmia.
  • Il vino DOC Primitivo di Manduria Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per 24 mesi, di cui almeno 9 in botti di legno.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Primitivo di Manduria è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.

4. Produttori di Vino DOC Primitivo di Manduria

Con l’utilizzo della DOC Primitivo di Manduria i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Primitivo di Manduria

Carni di maiale e agnello al forno o in umido, carni rosse e cacciagione con intingoli saporiti, formaggi ovini stagionati.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Primitivo di Manduria

La storia del vitigno “Primitivo" ha inizio alla fine del '700 ad opera di don Filippo Indelicati che,nell'agro di Goia del Colle (Bari), selezionò in campo questa varietà fra le altre coltivate nel suo vigneto. L'etimologia della parola rivela la predisposizione di suddetto vitigno alla precocità nella maturazione.

Già nel 1879,il più noto ampelografo ottocentesco Frojo, aveva scritto: "Il Primitivo forma la coltura esclusiva di Gioia del Colle; se ne fa vino, da solo, di ottimo gusto ed alquanto ricercato".

In seguito altri studiosi del tempo se ne occuparono da De Rovasenda a Molon, ma soprattutto Dal masso che così commentava: “il Primitivo soffre il caldo ed è poco resistente alle lunghe siccità. La sua vita fenologica è più breve di altre varietà:a dispetto della precocità di maturazione è, infatti di germogliamento tardivo e perciò poco soggetto ai danni delle brinate, la fioritura è delicata e resistente discretamente agli attacchi di malattie crittogamiche.

Caratteristica unica nel panorama viticolo, le cosiddette femminelle, in zona dette racemi, raggiungono una perfetta maturazione in epoca successiva alla prima vendemmia. Infatti, dopo un mese circa dalla prima vendemmia, veniva effettuata la raccolta dei racemi,che sicuramente rappresentavano caratteristiche differenti dai grappoli principali, ciononostante il mosto che ne derivava veniva vinificato in purezza e il vino ottenuto si presentava più asciutto e tannico nonché più colorato di quello proveniente dalla prima vendemmia.

Nella relazione dell'inchiesta lacini (1871-1875) relativa alle terre d’Otranto il primitivo non viene menzionato, bensì lo Zagarese, uva quest'ultima descritta anche da Frojo e De Blasis nel Catalogo dei vini della provincia di Molise. Nei corso dei secoli la viticoltura ha mantenuto il ruolo di coltura principe del territorio, fino all’attualità.

Il Vino DOC Primitivo di Manduria ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 30 aprile 1974.

OSTUNI DOC

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 13.01.1972, G.U. 83 del 28.03.1972
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014 

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Ostuni D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Ostuni” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Ostuni bianco
  2. Ostuni Ottavianello (o Ottavianello di Ostuni)

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Ostuni

 

  • Ostuni Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • >< 50-85% Vitigno Impigno
  • >< 15-50% Vitigno Francavilla
  • =< 10% Vitigni Bianco di Alessano e Verdeca, da soli o congiuntamente.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino, profumo vinoso, delicato e sapore secco, armonico, netto di gusto.

  • Ostuni Ottavianello (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Ottavianello
  • =< 15% Vitigni Negro Amaro, Malvasia Nera, Notar Domenico e Susumaniello, da soli o congiuntamente.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore dal cerasuolo al rosso rubino tenue, odore vinoso, delicato e sapore asciutto, armonico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Ostuni

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Ostuni si estende sulle colline brindisine situate nella Valle d'Itria, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Ostuni è localizzata in:

  • provincia di Brindisi e comprende il territorio dei comuni di Ostuni, Carovigno, San Vito dei Normanni, San Michele Salentino e, in parte, il territorio dei comuni di Latiano, Ceglie Messapica e Brindisi.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Ostuni

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. 

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Ostuni prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Ostuni non dovrà essere superiore al 70%.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Ostuni è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.

4. Produttori di Vino DOC Ostuni

Con l’utilizzo della DOC Ostuni i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici del Vino DOC Ostuni

Vermicelli al sugo di granchi, frittura di cozze, antipasti di pesce delicati e poco salsati, carni di maiale e agnello alla griglia, formaggi ovini.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Ostuni

La coltivazione della vite in zona di produzione ha origini antichissime. Dalle testimonianze umane che risalgono alla venuta Spagnolie Messapi l’impianto urbano è caratterizzato da mura a protezione di centri abitati.

La dominazione greca sviluppò attività politica e culturale e l’espansione longobarda sono state sicuramente i catalizzatori della attività agricola.

Nei diversi passaggi successivi di dominazione le terre, sempre coltivate sia per il sostentamento che per la possibilità di pagamento delle tasse imposte, vedono il loro sfruttamento in maniera diversa con la possibilità di animare il commercio e l’economia generale della provincia.

L’intero territorio provinciale è disseminato di testimonianze e reperti di quell’epoca che documentano la presenza della vite e l’eccellente qualità dei vini ottenuti.

Nella metà dell’ottocento sorsero moderni impianti per la pigiatura delle uve e la vinificazione in prossimità della ferrovia per agevolare gli scambi commerciali. In questo periodo e per le particolari condizioni si richiedeva un incremento della coltivazione della vite e ciò si imponeva a causa della forte richiesta di vini da parte delle regioni settentrionali costrette a rimediare alla crisi produttiva anche francese causata dalla fillossera.

Ottavianello, Negro amaro, Malvasia nera, Notar Domenico, Susumaniello. Impigno, Francavilla, Bianco di Alessano e Verdeca sono i vitigni più rinomati della zona ma bisogna ricordare anche una notevole quantità di altri vitigni a bacca bianca e nera, coltivati da sempre in tutta l’area molto spesso conosciuti solo con nomi locali, che hanno sostenuto per tanto tempo un ruolo importante nella viticoltura locale. Possiamo affermare, quindi, che Ostuni è tra le antiche zone d’Italia a vocazione viticola; ed insieme alle altre aree della Puglia, intorno alla metà del Novecento diventava buona produttrice di vino in Italia.

Il Vino DOC Ostuni ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 13 gennaio 1972.

ORTA NOVA DOC

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 26.04.1984, G.U. 274 del 04.10.1984
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014 

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Orta Nova D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Orta Nova” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Rosso
  2. Rosato

1. Tipologie e Uve del vino DOC Orta Nova

 

  • Orta Nova Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 60% Vitigno Sangiovese
  • =< 40% Vitigni Uva di Troia, Montepulciano, Lambrusco Maestri e Trebbiano Toscano, da soli o congiuntamente. (La presenza delle varietà di vitigni Lambrusco Maestri e Trebbiano Toscano disgiuntamente non dovrà superare il 10% del totale delle viti).
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso dal rubino al granato con riflessi arancione se invecchiato, odore vinoso, gradevole e sapore asciutto, armonico, di corpo, giustamente tannico.

  • Orta Nova Rosato  (Vino Rosato)
  • Versioni: Secco
  • => 60% Vitigno Sangiovese
  • =< 40% Vitigni Uva di Troia, Montepulciano, Lambrusco Maestri e Trebbiano Toscano, da soli o congiuntamente. (La presenza delle varietà di vitigni Lambrusco Maestri e Trebbiano Toscano disgiuntamente non dovrà superare il 10% del totale delle viti).
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dal colore rosato più o meno intenso, odore leggermente vinoso, gradevole, trattato se giovane e sapore asciutto armonico, fresco se giovane.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del vino DOC Orta Nova

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Orta Nova si estende sulle colline foggiane situate nel Tavoliere delle Puglie, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Orta Nova è localizzata in:

  • provincia di Foggia e comprende il territorio dei comuni di Orta Nova, Ordona e, in parte, il territorio dei comuni di Ascoli Satriano, Carapelle, Foggia e Manfredonia..

3. Vinificazione e Affinamento del vino DOC Orta Nova

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. 

Le pratiche enologiche di vinificazione del vino DOC Orta Nova prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Orta Nova Rosso non dovrà essere superiore al 70% e al 65% per la tipologia di Vino Rosato.

4. Produttori di vino DOC Orta Nova

Con l’utilizzo della DOC Orta Nova i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il vino DOC Orta Nova

Antipasti di salumi, primi con sughi delicati, arrosti di carne bianca e rossa.


6. Storia e Letteratura del vino DOC Orta Nova

La città di Orta Nova è posta al centro del Tavoliere, fra le colline del Preappenino Dauno ed il mare. L’antropizzazione del territorio oggetto della DOP già in epoca preistorica dimostra quanto esso fosse vocato alla coltivazione di piante arboricole aldilà della produzione cerealicola. Una terra madre alla quale 10.000 anni fa i nostri progenitori hanno dedicato santuari fantasmagorici.

Il territorio che va Bovino a Trinitapoli attraversando gli agri dei comuni di Ordona ed Orta Nova sono ricchi di testimonianze di culture molto progredite. Recentemente è stato rinvenuto un insediamento neolitico in agro di Ordona, ed a pochi Km dal centro di Orta Nova databile 5.000 A.C. che è stato definito dagli archeologi della soprintendenza “il più antico e significativo santuario neolitico del mondo e dedicato alla madre terra” e gli astronomi della Società Internazionale di Archeoastronomia hanno comunicato alla comunità scientifica che questo ritrovamento fa avere un senso al più noto Stonehenge. Tutto il territorio è costellato di villaggi neolitici studiati da Università italiane ed estere, come Bari, Foggia Genova, Los Angeles (Santo Tinè), Lovanio ed Insbruk con ritrovamenti di notevole interesse scientifico. I reperti sono custoditi in molti musei della Puglia ed all’estero.

Con L’arrivo dei Dauni il territorio in oggetto divenne la spendida Herdonia, città di primo piano nella storia dell’Italia intera preromana. Con la romanizzazione della Daunia in nostro territorio fu oggetto di importanti commerci che transitavano sulla via Traiana, ma lo splendore massimo della nostra agricoltura può essere riscontrato in epoca classica quando con la perdita del grano egiziano (II secolo dopo Cristo) le classi dirigenti romane investirono in Abulia costruendo meravigliose ville rusticae , unità produttive all’avanguardia in quei secoli. Il territorio tra Orta ed Ordina divenne un importante centro di produzione sede di una villa rustica di proprietà di Lucio Publio Celso, console canosino.

Per analogia con simili unità produttive c’è da supporre che la coltivazione della vite abbia avuto un fote incremento nonché sarà stato oggetto di investimenti così come testimoniano le “fosse” rinvenute per la messa a dimora della vite , metodo che è arrivato fino alla metà del 1900. Inoltre la presenza di una importante stazione di posta in contrada Durante ed un’altra presenza simile a taverna d’Orta sicuramente avranno stimolato la produzione del vino per il consumo in loco. Possiamo supporre che, come in tutta Europa, la distruzione del patrimonio ampelografico, Orta deve il suo nome probabilmente a tribù nordiche che indicarono il territorio con il termine “Gort” (campo di grano) toponimo dialettale. Quindi solo con la successiva donazione da parte dei Normanni, vincitori a San Paolo Civitate, del nostro territorio all’Abazia benedettina di Venosa c’è stato il reimpianto della vite inizialmente per motivi sacrali.

L’importanza del nostro territorio, la fertilità e soprattutto la presenza di uno snodo viario, passo d’Orta, che interessava direttamente il percorso dall’oriente a Roma fece si che Federico II di Svevia avocasse a se il territorio in oggetto il quale passò direttamente fra le proprietà personali dell’imperatore il quale vi costruì ben 5 masserie incrementando l’agricoltura.

Da allora in poi il nostro territorio è stato oggetto di notevoli investimenti in agricoltura al punto che dopo la caduta degli Svevi Carlo I d’Angio nel 1271 scrisse agli abitanti del casale di Orta promettendo loro l’esenzione da tasse e gabelle purchè restassero sul territorio.

Il 1418 nel periodo critico dello scontro tra la famiglie Caracciolo e Giovanna d’Aragona un inventario fatto in agro di Orta attesta la ricchezza delle scorte anche vinicole presenti nei magazzini.

Sebbene le fonti ci diano scarse notizie si sa che il villaggio di Orta è stato sempre asservito a grosse unità produttive appartenenti a nobili famiglie di Napoli o addirittura come nel caso dei Del Tufo, rami collaterali dei Colonna. Dopo il fallimento dei Del tufo questa grossa masseria venne acquistata all’asta dalla casa generalizia dei Gesuiti di Roma che costruirono ex novo una masseria portando al concentrarsi della popolazione in un sito che corrisponde all’attuale Orta.

Esiste un collegamento tra la popolazione della città di Napoli e l’entità dei terreni coltivati ad Orta, se è vero come è vero che Orta era il granaio di Napoli tanto che anche i Borbone avevano proprietà nel nostro agro c’è da considerare che la presenza di grossi investimenti agricoli non può prescindere dalla coltivazione della vite e se dopo la cacciata dei Gesuiti dal Regno di Napoli la loro importante masseria venne frazionata ed assegnata ai censuari, il vasto territorio di Orta vedeva la presenza di innumerevoli masserie e proprietà che coltivavano oltre al grano ulivo e vite.

La produzione di vino ad Orta era così importante che alla fine del 1800 l’amministrazione dell’epoca ritenne opportuno assumere un enologo condotto. Il territorio nel corso dei secoli ha subito trasformazioni, ma ha sempre avuto nella vite una delle sue principali coltivazioni.

Il Vino DOC Orta Nova ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 26 aprile 1984

Oltre 300 buyers, tra Importatori, Grossisti e Distributori in 70 paesi del mondo, sono le collaborazioni attive di Assovini.it

Assovini

Assovini.it è il sito del Vino e delle Cantine ideato nel 1986 e realizzato da un team di Sommelier con la collaborazione di Enologi e Produttori per diffondere i migliori Vini italiani nel mondo.

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