- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 09.07.1967, G.U. 203 del 14.08.1967
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione ◊ Sottozona
Vino Colli Piacentini D.O.C. Sottozona Vin Santo di Vigoleno
La denominazione di origine controllata dei vini "Colli Piacentini" e alla sua relativa Sottozona, e' riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione per le seguentei tipologie:
- Monterosso Val d'Arda (anche nella tipologia Frizzante e Spumante)
- Trebbianino Val Trebbia (anche nella tipologia Frizzante e Spumante)
- Valnure (anche nella tipologia Frizzante e Spumante)
- Barbera (anche nella tipologia Frizzante)
- Bonarda (anche nella tipologia Frizzante)
- Malvasia (anche nella tipologia Frizzante, Spumante e Passito)
- Pinot grigio (anche nella tipologia Frizzante e Spumante)
- Pinot nero (anche nella tipologia Frizzante e Spumante)
- Sauvignon (anche nella tipologia Frizzante)
- Cabernet Sauvignon
- Chardonnay (anche nella tipologia Frizzante e Spumante)
- Novello
- Vin Santo
- Sottozona Colli Piacentini DOC »
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Colli Piacentini Vin Santo - Sottozona Vin Santo di Vigoleno
- Colli Piacentini - Sottozona Vin Santo di Vigoleno (Vino Bianco Vin Santo)
- Versioni: Dolce
- => 60% Vitigni Santa Maria e Melara;
- =< 40% Bervedino, Ortrugo e Trebbiano Romagnolo, da soli o congiuntamente
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Vin Santo dal Colore giallo dorato o ambrato piu' o meno intenso, Odore intenso, gradevole, fine, delicato, caratteristico e Sapore piacevolmente dolce di uve appassite, armonico, pieno, corposo, vellutato.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Colli Piacentini - Sottozona Vin Santo di Vigoleno
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Colli Piacentini si estende sul versante settentrionale dell'Appennino Ligure, nel tratto che va dal confine tra Lombardia ed Emilia (Provincia di Pavia) fino a quello che separa le province di Piacenza e Parma. L'area abbraccia le quattro principali vallate piacentine, ossia: Val Tidone, Val Trebbia, Val Nure e Val d'Arda, i cui territori adeguatamente ventilati e luminosi sono ideali all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne, soprattutto quelle da cui si producono i vini frizzanti, che per il territorio costituiscono la tipologia di vino di maggiore produzione.
Relativamente alla zona di produzione, il dettaglio dei territori delle rispettive denominazioni è il seguente:
La zona di produzione del Vino DOC Colli Piacentini è localizzata in:
- provincia di Piacenza e comprende il territorio dei comuni di Agazzano, Alseno, Bettola, Bobbio, Borgonovo Val Tidone,Caminata (escluso le isole amministrative in provincia di Pavia), Carpaneto Piacentino, Castell'Arquato, Castel San Giovanni, Coli, Gazzola, Gropparello, Lugagnano val d'Arda, Nibbiano, Pecorara, Pianello Val Tidone, Piozzano, Ponte dell'Olio, Rivergaro, San Giorgio Piacentino, Travo, Vernasca, Vigolzone, Ziano Piacentino.
La zona di produzione del Vino DOC Colli Piacentini - Sottozona Vin Santo di Vigoleno è localizzata in:
- provincia di Piacenza e comprende la porzione collinare compresa fra la Valle dell'Ongina e la Valle dello Stirone. Tale zona include una parte del territorio del Comune di Vernasca.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Colli Piacentini - Sottozona Vin Santo di Vigoleno
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Colli Piacentini Vin Santo Sottozona di Vigoleno prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Colli Piacentini Sottozona Vin Santo di Vigoleno non dovrà essere superiore al 30%.
- Nella designazione dei Vini DOC Colli Piacentini può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Colli Piacentini è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
- Per il vino Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno e' vietato l'uso di solfiti e delle filtrazioni durante le varie fasi di vinificazione.
- Le uve destinate alla produzione dei vini DOC Colli Piacentini Vin Santo, Vin Santo di Vigoleno e Malvasia Passito, devono essere sottoposte ad appassimento su pianta e su graticci, (solo su graticci per il Vin Santo di Vigoleno).
- Il Vino DOC Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno di 60 mesi di cui almeno 48 mesi in botti di legno di capacità non superiori a 500 litri.
4. Produttori di Vino DOC Colli Piacentini - Sottozona Vin Santo di Vigoleno
Con l’utilizzo della DOC Colli Piacentini i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Colli Piacentini - Sottozona Vin Santo di Vigoleno
Va gustato a fine pasto con i dessert tipici della regione oppure per accompagnare formaggi stagionati.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Colli Piacentini - Sottozona Vin Santo di Vigoleno
Piacenza da sempre produce vini ed il vino è coltura e tradizione; Piacenza è Terra di vini da epoche remote: hanno impiantato viti i paleoliguri, gli etruschi, i romani; hanno fatto il vino dalle nostre parti i legionari latini, i galli, i celti.
Cultura Greca Etrusca
Ma l’origine e la tradizione proviene ed è fondata sulle conoscenze greche: i viticoltori piacentini hanno sempre allevato la vite in forma bassa con le "carasse" (vinae characatae di Columella) sostenendo che "è il palo che fa l’uva".
L’antica nobiltà dei vini piacentini è suffragata da tanti reperti e testimonianze uniche e inconfutabili. E con l’età del ferro, al primo millennio a.C., che gli abitanti delle terre mare palafitticole vicino al Po emigrarono verso le colline piacentine, fondando l’importante centro culturale e termale di Veleja e impiantando le prime viti.
Tra il IV e il II sec. a.C. popolazioni galliche scesero in pianura padana (Gallia Cisalpina) e vi portarono le loro conoscenze vitivinicole, compreso un nuovo modo di conservare il vino e trasportarlo: la botte di legno assai più forte e robusta della terracotta.
Famoso nel mondo è il Fegato Etrusco: ritrovato nel 1877 a Settima di Gossolengo, datato II sec. a.C., è un reperto bronzeo che riproduce l’organo anatomico di un bovino e presenta diverse iscrizioni fra cui quella del dio Fufluns, cioè un’ aruspice di abbondanza e di protezione, sia enoica che salutare.
Gli etruschi erano colti, di carattere mite, il vino nei banchetti, rappresentava un elemento di amicizia e di convivialità, di uso parco non smodato: l’etrusco Saserna, il più noto agricoltore in terra piacentina, nel II sec. a.C. racconta che alla sua tavola si beveva il "Kilkevetra", il vino di bosco dell’Appennino piacentino.
Cultura Latina
Risalendo del buio di ere così remote, troviamo più vaste e più ricche documentazioni: i numerosi cocci di vasi vinari affiorati in Val Trebbia e in Val Nure, la preziosa patera trovata nel tardo ottocento sulle colline di Bicchignano; il bel vaso metallico decorato a sbalzo con tralci di vite e grappoli d’uva, dissepolto a Veleja nel 1760.
I vini piacentini dovevano essere già più che famosi ai tempi dei romani. Basta sfogliare i classici latini per scoprire, per esempio, che dei nostri vini parlava perfino Cicerone quando nel Senato di Roma apostrofava il suo avversario e collega piacentino Pisone (padre di Calpurnia, moglie di Giulio Cesare) accusandolo di bere calici troppo grandi di vino di Piacenza.
E’ sicuramente di questo periodo storico, nel massimo splendore dell’Impero Romano, la ricca forgiatura del primo grande bicchiere "gutturnium". Invece Licino Sestulo, che preferiva le lodi aperte alle frecciate polemiche, predicava nel Foro che "vinum merum placentium laetificat", cioè che il vino schietto di Piacenza aiuta a rasserenare lo spirito.
Vino dei Papi
Così come amavano i nostri vini per "lo gusto, et la prelibatezza" gli Sforza, il Piccinino ed il Colleoni. Beveva vini piacentini anche papa Paolo III Farnese "et anco ne mandava a pigliare - come scrive in una sua memoria il dispensiere pontificio Sante Lancerio - anco se fosse a Ferrara et a Bologna".
Tra un capolavoro e l’altro, si ristorava con i vini dei Colli Piacentini addirittura anche il grande Michelangelo, che li riceveva in botticelle (che poi il grande artista faceva travasare in fiaschi) dal piacentino Giovanni Durante, un faccendiere al quale Buonarroti aveva affidato la riscossione delle gabelle (circa 600 scudi d’oro all’anno) per i traghetti e l’uso del porto sul Po a Piacenza.
Il diritto a gabellare, Michelangelo lo aveva avuto da Papa Paolo III Farnese, finalmente nel 1535 come pagamento degli affreschi della Cappella Sistina.
Nella "De Naturali Vinarum Historia" di Andrea Bacci, edita esalta la qualità dei nostri vini, definendoli "vina valida, synceriora ac multae laudis".
Vino dei Re
Il celebre generale piacentino conte Felice Gazzola li fece assaggiare a Carlo III di Spagna che gustandoli con soddisfazione esclamò: "Sono vini eccellenti! Mai ne bevvi di migliori in vita mia".
Invece Filippo V quasi li esigeva dal suo primo ministro, il piacentino cardinale Giulio Alberoni, il quale li faceva giungere in Spagna in speciali fiasche, attraverso le valige diplomatiche in cui erano stipati anche il formaggio grana ed i prelibati salumi piacentini.
Antichi documenti e cronache del tempo dimostrano che nella seconda metà del ‘600 i vini piacentini erano esportati in Francia.
Vino Novello
La tradizione enoica della terra piacentina viene esaltata da una "Grida" del governatore e magistrato del Comune di Piacenza del 20 settembre 1770, che dettava le norme e i tempi di commercializzazione dell’uva, di mescita e di prezzo del vino giovane della vendemmia, che nel documento era denominato "Novello": senz’altro la legge mondiale più antica che regolava la commercializzazione del primo vino nuovo dell’annata vendemmiale.
I vini di Piacenza non mancarono neanche all’imperiale mensa di Napoleone che li faceva giungere alla sua corte parigina da Piacenza insieme con una gran quantità di formaggi, coppe e salumi delle nostre terre.
Ma anche Carlo III di Borbone, ultimo duca del suo casato negli antichi stati permensi, si forniva di vino a Piacenza, facendosi fama di grande imprenditore presso gli illustri ospiti a cui li offriva.
Un vino rosso piacentino figurava già nel 1869 in un ristretto gruppo della migliore produzione enoica italiana e rientrava fra quelli esposti in Svizzera e Francia nel 1872.
Per venire a tempi più recenti si può citare una ricchissima aneddotica che vede protagonisti i grandi della musica come Giuseppe Verdi che soleva far dono agli amici milanesi di ottimi vini piacentini. O come Giacomo Puccini, amico fraterno del poeta arquatese Luigi Illica, librettista di tanti sui capolavori. Poeta e musicista, nei loro incontri di lavoro, si concedevano rare pause durante le quali - discutendo di armonie e personaggi, di Tosca, Manon o Mimì di accordi e di strofe - sorseggiando i vini piacentini che Illica non si faceva mancare neanche nelle sue numerose trasferte.
Vino di pregio Nel 1987 l’Office Internationale de la Vigne et du Vin ha insignito Piacenza dell’ambito titolo di “Città Internazionale della Vite e del Vino”, un prestigioso blasone che riconosce l’alta qualità e la nobiltà dei nostri vini.
Il Vino DOC Colli Piacentini ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 9 luglio 1967.