- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 22.09.2011, G.U. 235 del 8.10.2011
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche riportate in G.U. 80 del 05.04.2022
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione ◊ Sottozona
Vino Romagna D.O.C. Sangiovese Sottozona Oriolo
La denominazione di origine controllata «Romagna» e alle relative Sottozone è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:
- Albana Spumante Dolce (categoria Vino Spumante)
- Bianco Spumante (categoria Vino Spumante)
- Rosato Spumante (categoria Vino Spumante)
- Cagnina
- Pagadebit, anche nella versione Frizzante
- Sangiovese, anche con la specificazione Novello e Riserva
- Sangiovese Passito (categoria Vino)
- Sangiovese Superiore, anche con la specificazione Riserva
- Trebbiano, anche nella versione Frizzante e Spumante
- Sottozone del Vino Romagna DOC »
- Pagadebit Sottozona Bertinoro »
- Sangiovese Sottozona Bertinoro »
- Sangiovese Sottozona Brisighella »
- Sangiovese Sottozona Castrocaro »
- Sangiovese Sottozona Cesena »
- Sangiovese Sottozona Longiano »
- Sangiovese Sottozona Meldola »
- Sangiovese Sottozona Modigliana »
- Sangiovese Sottozona Marzeno »
- Sangiovese Sottozona Oriolo »
- Sangiovese Sottozona Predappio »
- Sangiovese Sottozona San Vicinio »
- Sangiovese Sottozona Serra »
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Oriolo
- Sottozona Sangiovese Oriolo (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 95% Vitigno Sangiovese
- =< 5%Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
- => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal Colore rosso rubino tendente al granato; Odore vinoso, intenso, caratteristico; Sapore secco, pieno, armonico, leggermente tannico.
- Sottozona Sangiovese Oriolo Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 95% Vitigno Sangiovese
- =< 5% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
- => 13% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Riserva, dal Colore rosso rubino tendente al granato; Odore vinoso, intenso, caratteristico; Sapore secco, pieno, armonico, leggermente tannico.
- Sottozona Oriolo Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 70% Vitigno Trebbiano
- =< 30% Vitigno Albana, da solo o congiuntamente ad altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna, fino ad un massimo del 5%
- => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal Colore giaddo da chiaro a paglierino più o meno intenso; Odore vinoso, intenso, gradevole; Sapore sapido e armonico.
- Sottozona Oriolo Centesimino (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 95% Vitigno Centesimino
- =< 5%Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal Colore rosso granato, Odore caratteristico, con note di rosa e di frutti di bosco; Sapore vellutato e di buon corpo.
- Sottozona Oriolo Centesimino Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 95% Vitigno Centesimino
- =< 5%Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
- => 13% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Riserva, dal Colore rosso granato intenso, Odore avvolgente con note di rosa, frutta matura e note speziale; Sapore di buoncorpo, armonico, vellutato, leggermente tannico.
- Sottozona Oriolo Centesimino Passito (Vino Rosso Passito)
- Versioni: Dolce
- => 95% Vitigno Centesimino
- =< 5%Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
- => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Passito, dal Colore rosso granato impenetrabile; Odore intenso, caratterizzato da note id rosa, confettura e uva appassita e note speziate; Sapore armonico, avvolgente, di buona struttura.
- Sottozona Oriolo Centesimino Spumante (Vino Rosato Spumante)
- Versioni: Secco
- => 95% Vitigno Centesimino
- =< 5%Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Spumante, dalla Spuma fine e persistente, Colore rosato più o meno intenso; Odore spiccate note floreali; Sapore da brut a demisec, fresco di buona struttura.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Oriolo
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Romagna si estende sulle colline romagnole delle province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, in porzioni di di territorio collinare adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Romagna Oriolo è localizzata nelle:
- province di Forlì-Cesena e Ravenna. Comune di Faenza: dall’incrocio della Via S. Lucia con la SS 9 Via Emilia, si prosegue per tale Statale sino ad incontrare la Via del Braldo in località Villanova; indi per detta via sino al confine amministrativo del Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole, che si segue fino al confine tra le province di Ravenna e Forlì - Cesena. Si prende quindi per Via Urbiano, Via Samoggia e Via S. Lucia per ricongiungersi con la SS 9 Via Emilia a Faenza.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Oriolo
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Romagna Sangiovese Sottozona Oriolo prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Romagna non dovrà essere superiore al 65%, al 70% per le tipologie Trebbiano e Pagadebit e al 50% per la tipologia Albana Spumante; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC.
- Nella designazione dei Vini DOC Romagna può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Romagna è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, con esclusione delle tipologie Trebbiano Frizzante e Spumante.
- Il vino DOC Romagna Sangiovese Novello deve essere ottenuto con almeno il 50% di vino proveniente dalla macerazione carbonica delle uve.
- Durante la vinificazione dei Vini DOC Romagna Sangiovese e la tipologia Sangiovese Superiore è consentito effettuare un appassimento parziale delle uve.
- Durante la vinificazione del Vino DOC Romagna Albana Spumante la fermentazione del mosto può essere effettuata, anche in parte, in contenitori di legno.
- Il Vino DOC Romagna Albana Spumante deve essere ottenuto con il Metodo Classico o Charmat.
- I Vino DOC Romagna Sangiovese Riserva e la tipologia Sangiovese Superiore Riserva devono essere sottoposti ad invecchiamento per almeno 24 mesi di cui 6 di affinamento in bottiglia.
- Le etichette del Vino DOC Romagna Cagnina devono riportare la specifica "Dolce".
4. Produttori di Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Oriolo
Con l’utilizzo della DOC Romagna i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Oriolo
Piatti a base di carni rosse, salumi, tortellini, tagliatelle al ragù, parmigiano e grana stagionati e formaggio di fossa.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Oriolo
La storia e la letteratura classica ci parlano spesso di una Romagna particolarmente produttiva, senza negare, però, produzioni di eccellenza: i vini di Cesena in epoca Romana e anche successiva, l’Albana di Bertinoro, come pure la “rosseggiante” Cagnina senza dimenticare il Pagadebito gentile.
Terrano. La dominazione bizantina potrebbe essere stata il momento in cui il Refosco d’Istria o Terrano d’Istria si è diffuso in Romagna. Sta di fatto che, in tempi storici, ha dato origine ad un vino molto apprezzato chiamato “Cagnina”, riconosciuto a DOC con DPR 17-03-1988 (Cagnina di Romagna). Riferisce Giovanni Manzoni che la Cagnina è un’uva probabilmente originaria della Jugoslavia, “tenuta in gran pregio sebbene anticamente fosse piccola di grappolo e di acini radi. Coltivata in Romagna già nel 1200 in alcune piane del Cesenate, del Forlivese e del Ravennate, fu poi limitata solamente a qualche modesto vigneto, come lo è ancora oggi, per la sua scarsa resa”. Diversi gli scritti e i componimenti poetici tra Ottocento e Novecento che attestano la diffusione e l’apprezzamento della Cagnina in Romagna.
Bombino bianco. Localmente detto Pagadebito gentile, da cui il nome del vino. L’origine del vitigno non è nota, ma si tratta di varietà diffusa lungo tutta la fascia adriatica della Penisola con nomi diversi nelle varie regioni, ma che richiamano spesso la sua capacità produttiva. Secondo Hohnerlein-Buchinger l’etimo sarebbe da “produce tanto da pagare i debiti”, in realtà la produttività, specie in collina, non è elevatissima ma costante negli anni; infatti si tratta di varietà rustica e con sottogemme fertili, tanto che se una gelata tardiva può compromettere gravemente la produzione della maggior parte degli altri vitigni, con il Pagadebito è comunque garantita una buona produzione. Nell’area di Bertinoro un tempo si facevano vigneti misti di Albana gentile e Pagadebiti proprio per compensare una eventuale carenza produttiva del primo vitigno. La prima citazione scritta di un “Pagadebito bianco” tra le viti “de’ contorni di Rimino” è dell’Acerbi e risale al 1825. Nell’ambito della mostra ampelografica tenutasi a Forlì nel 1876 si ebbe la possibilità di confrontare tra loro grappoli di Pagadebito provenienti da diversi areali e si convenne che “Il Pagadebito gentile di Forlì, di Bertinoro e di Predappio si differenzia dal Pagadebito verdone per gli acini più sferici, meno grossi, meno verdi e più dolci”. Storicamente è stata riconosciuta una particolare e pregevole tradizione di coltivazione del Pagadebito nell’areale di Bertinoro, messa in evidenza anche nel Disciplinare della DOC “Pagadebit di Romagna” accolto con DPR 17-03-1988.
Sangiovese. La zona di diffusione principale del Sangiovese si colloca tra Romagna e Toscana ed è in questi due territori che da tempi storici si sono venuti a delineare vari biotipi, ma soprattutto vini differenti, frutto dell’interazione specifica e peculiare di territori diversi con questo vitigno. Nello studio della storia di un vino si fa spesso riferimento ai miti e alle religioni dei popoli, ma non bisogna trascurare un altro elemento fondamentale, la “tipicità”, poiché essa passa attraverso il territorio, la metodologia di produzione e il contesto temporale e sociale. Per quanto riguarda il Sangiovese la prima attestazione scritta della sua coltivazione in territorio Toscano risale alla fine del 1500 (Soderini), ma Cosimo Villifranchi nella seconda metà del Settecento parla di un “San Gioveto romano” coltivato in particolare nel Faentino. Tra Settecento e Ottocento sono poi numerosi i poemi e ditirambi che lodano questo vino. Nel 1839, il conte Gallesio giunse a Forlì, da Firenze, percorrendo la strada aperta dal granduca Pietro Leopoldo lungo il corso del fiume Montone ed ebbe modo di descrivere i vigneti incontrati nel percorso: “le vigne … sono tutte a ceppi bassi attaccati ad un picciolo palo come in Francia, le uve che vi si coltivano sono per la maggior parte il Sangiovese di Romagna”. Nei vecchi testi, quindi, viene spesso identificato un Sangiovese coltivato in Romagna con caratteristiche sue proprie che lo fanno distinguere da quelli coltivati in altre aree, ma soprattutto va rimarcato come fosse diverso l’approccio enologico al vitigno rispetto alla Toscana: in Romagna si vinificava in purezza, mentre in Toscana si trattava più spesso di uvaggi (come il ben noto Chianti) o di tagli con altri vitigni. Questa caratteristica è stata contemplata nel Disciplinare “Romagna” Sangiovese: l’uso della menzione geografica aggiuntiva per i vini di Sangiovese è subordinata all’utilizzo di almeno il 95% di uve del vitigno. La DOC “Sangiovese di Romagna”, confluita nella DOC “Romagna”, fu istituita con DPR 09-07-1967.
Trebbiano romagnolo. I “Trebbiani” sono una famiglia di vitigni molto antichi che hanno trovato alcune zone di elezione che gli hanno tributato la seconda parte del nome: Trebbiano romagnolo, piuttosto che toscano, modenese, abruzzese, per citarne alcuni. Nel Trecento il Trebbiano veniva annoverato tra i vini “di lusso” del medioevo, mentre in tempi più recenti appare un’immagine più differenziata del Trebbiano, che viene considerato anche un vino di carattere semplice. Lo citano il Soderini nel Cinquecento, il Trinci Settecento e tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento diversi autori cercano di mettere ordine tra le diverse tipologie e sinonimie. In Romagna si coltivava in prevalenza il Trebbiano della fiamma, così detto perché i grappoli esposti al sole prendono una colorazione giallo-rossastra. Nel Molon (1906) si legge che il vitigno era coltivato soprattutto nelle province di Forlì e Ravenna, meno nel Cesenate, dove prevaleva l’Albana e si riporta quanto affermato da Pasqualini e Pasqui in merito all’apprezzamento del Trebbiano nei filari di pianura, nonostante l’elevata umidità. La sua vasta diffusione è dovuta alla capacità di adattarsi alle più diverse tipologie di terreno e condizioni climatiche, alla costante produttività ed alle caratteristiche del vino: gradevole, corretto e facilmente commerciabile. Con il DPR 31-08-1973 viene istituita la DOC “Trebbiano di Romagna”, che ricomprende un’area di coltivazione che si estende dalla collina verso quelle aree di pianura dove i terreni sono più argillosi o argilloso-sabbiosi. Vini amabili, frizzanti e spumanti. La presenza in Romagna di vitigni tipicamente a maturazione medio-tardiva o tardiva (Trebbiano, Pagadebiti) faceva sì che il sopraggiungere del freddo invernale bloccasse la fermentazione lasciando nei vini residui zuccherini più o meno importanti. Da qui l’uso di bere vini dolci o amabili nel periodo autunno-invernale e vini frizzanti e spumanti nell’estate successiva la vendemmia. Infatti i vini con residuo zuccherino, una volta messi in bottiglia, riprendevano a fermentare con l’arrivo dei primi caldi, originando una frizzantatura naturale. Vi era quindi una tradizione, se si vuole involontaria, di spumanti e frizzanti, che con l’accrescersi delle conoscenze enologiche è stata perfezionata: l’uso del freddo in cantina consente di preservare profumi e aromi e l’uso di lieviti selezionati consente di ottimizzare le fermentazioni.
Il Vino DOC Romagna ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 22 settembre 2011.