- Vino a Indicazione Geografica Tipica - Approvato con D.M. 18.11.1995, G.U. 285 del 06.12.1995
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Sillaro (o Bianco del Sillaro) I.G.T.
La Indicazione Geografica Tipica “Sillaro (o Bianco del Sillaro)” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:
- Bianchi, anche nelle tipologie Frizzante e Novello
1. Tipologie e Uve del Vino IGT Sillaro
- Sillaro Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- => 70% Vitigno Albana
- =< 30% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
- => 10% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal Colore giallo paglierino, Odore di buona intensità, tendenzialmente fruttato e Sapore da secco a dolce, sapido.
- Sillaro Bianco Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- => 70% Vitigno Albana
- =< 30% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
- => 10% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal Colore giallo paglierino, Odore di buona intensità con sentori floreali e fruttati e Sapore da secco a dolce, sapido.
- Sillaro Novello (Vino Bianco Novello)
- Versioni: Secco
- => 70% Vitigno Albana
- =< 30% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
- => 10% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal Colore giallo paglierino, Odore di buona intensità, fruttato e Sapore di buona morbidezza e sapidità.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino IGT Sillaro
L'area geografica vocata alla produzione del Vino IGT Sillaro si estende lungo il versante occidentale della Romagna dell'omonimo fiume Sillaro, che inizia la serie parallela di corsi fluviali e vallate che segnano tutto il territorio romagnolo fino a Rimini, scendendo dal crinale appenninico fino a valle.
La Zona di Produzione del Vino IGT Sillaro è localizzata in:
- provincia di Bologna e comprende il territorio dei comuni di Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Castelguelfo, Castel S. Pietro Terme, Dozza, Fontanelice, Imola, Medicina, Mordano e Ozzano Emilia.
- provincia di Ravenna e comprende il territorio dei comuni di Bagnara di Romagna, Brisighella, Casola Valsenio, Castelbolognese, Cotignola, Faenza e Riolo Terme.
- provincia di Forlì-Cesena e comprende il territorio dei comuni di Bertinoro, Castrocaro Terme e Terre del Sole, Cesena, Civitella di Romagna, Dovadola, Forlì, Forlimpopoli, Gambettola, Longiano, Meldola, Mercato Saraceno, Modigliana, Montiano, Predappio, Roncofreddo e Savignano sul Rubicone.
- provincia di Rimini e comprende il territorio dei comuni di Coriano, Rimini, S. Arcangelo di Romagna e Verucchio.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino IGT Sillaro
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino IGT Sillaro prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino finito, pronto per il consumo, non deve essere superiore all’80%.
4. Produttori di Vino IGT Sillaro
Con l’utilizzo della IGT Sillaro i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino IGT Sillaro
Piatti a base di carne e pesce, formaggi freschi e piatti tipici della tradizione emiliana.
6. Storia e Letteratura del Vino IGT Sillaro
L’Albana è una varietà di vitigno che spesso veniva coltivata insieme ad altri vitigni con cui originava, in uvaggio o per taglio, dei vini bianchi di buona struttura, spesso anche frizzanti. La scalarità di maturazione dell’Albana consentiva di fare un vino bianco secco con le uve che maturavano prima, mentre la vendemmia più tardiva poteva essere seguita da un rapido abbassamento delle temperature con arresto della fermentazione e ottenimento di un vino con un certo residuo zuccherino.
L’imbottigliamento primaverile veniva seguito da una rifermentazione che faceva prendere la spuma al vino. Per evitare che i tappi saltassero per effetto dello sviluppo di Anidride carbonica, venivano assicurati alla bottiglia con uno spago incrociato: lo sviluppo successivo è stato l’uso della gabbietta metallica.
La straordinaria capacità dell’Albana di accumulare zucchero ne rendeva interessante l’utilizzo per “rinforzare”, soprattutto in pedecollina e pianura, il Trebbiano o altri vitigni bianchi tardivi che non riuscivano ad arrivare a buoni livelli di alcol e struttura. Inoltre era in uso mettere l’Albana nei tagli con vini bianchi per assicurare la frizzantatura o spumantizzazione.