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VELLETRI DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 31.03.1972, G.U. 190 del 22.07.1972

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014.


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Velletri D.O.C.

La denominazione di origine controllata «Velletri» è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianco
  2. Rosso
  3. Superiore
  4. Riserva
  5. Spumante

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Velletri

 

  • Velletri Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco /Amabile
  • => 30% Vitigni Trebbiano Toscano, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde;
  • =< 70% Vitigni Malvacia Bianca di Candia e Malvasia Puntinata, da soli o congiuntamente;
  • =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco fresco ed equilibrato, con colore giallo paglierino più o meno intenso, odore gradevole, delicato, fruttato, sapore secco, amabile, dolce, di giusto corpo, armonico e vellutato.

  • Velletri Bianco Superiore (Vino Bianco Superiore)
  • Versioni: Secco /Amabile
  • => 30% Vitigni Trebbiano Toscano, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde;
  • =< 70% Vitigni Malvacia Bianca di Candia e Malvasia Puntinata, da soli o congiuntamente;
  • =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Superiore fresco ed equilibrato, con colore giallo paglierino più o meno intenso, odore gradevole, delicato, fruttato, sapore secco, amabile, dolce, di giusto corpo, armonico e vellutato.

  • Velletri Bianco Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut
  • => 30% Vitigni Trebbiano Toscano, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde;
  • =< 70% Vitigni Malvacia Bianca di Candia e Malvasia Puntinata, da soli o congiuntamente;
  • =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Spumante Bianco fresco ed equilibrato, con colore giallo paglierino intenso con perlage intenso, fitto, continuo, odore pulito elegante con note di lievito, di birra, frutta matura, sapore secco di buon corpo e persistenza.

  • Velletri Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • >< 10-45% Vitigno Sangiovese
  • >< 30-50% Vitigno Montepulciano
  • => 10% Vitigno Cesanese di Affile
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso di buona struttura e presenza di buone dotazioni polifenoliche e tanniche polimerizzate, che conferiscono al vino carattere di pienezza di corpo e assenza di ruvidezza. Il vino presenta un colore rosso rubino più o meno intenso, odore con sentori fruttati e floreali, sapore secco, vellutato, armonico, giustamente tannico.

  • Velletri Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • >< 10-45% Vitigno Sangiovese
  • >< 30-50% Vitigno Montepulciano
  • => 10% Vitigno Cesanese di Affile
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato di buona struttura e presenza di buone dotazioni polifenoliche e tanniche polimerizzate, che conferiscono al vino carattere di pienezza di corpo e assenza di ruvidezza. Il vino presenta un colore rosso rubino più o meno intenso, odore con sentori fruttati e floreali, sapore secco, vellutato, armonico, giustamente tannico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Velletri

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Velletri si estende sul versante sud occidentale dei Colli albani, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Velletri è localizzata in:

  • provincia di Roma e comprende il territorio dei comuni di Velletri e Lariano.
  • provincia di Latina e comprende il territorio del comune di Cisterna di Latina.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Velletri

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Velletri prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Velletri Bianco non dovrà essere superiore al 70% e al 65% per le tipologie Rosso; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Il Vino DOC Velletri Spumante deve essere ottenuto mediante rifermentazione in bottiglia con permanenza sui lieviti per almeno 6 mesi, che costituisce parte dell'intero processo di spumantizzazione che deve durare almeno 12 mesi.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Velletri è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad esclusione della tipologia Spumante.
  • Il vino DOC Velletri Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi.

4. Produttori di Vino DOC Velletri

Con l’utilizzo della DOC Velletri i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Velletri

Antipasti di pesce, agnellino al forno, spiedini di crostacei, formaggi freschi, carciofi alla romana e alla giudia.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Velletri

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dell’antica “Velester”, dai Volsci all’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del “Velletri”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Velletri”.

In particolare la presenza della viticoltura nella zona del “Velletri” è attestata fin dall’epoca romana, in molti reperti dei georgici latini. Nel medioevo i contratti agrari ed i documenti di varia natura, conservati presso gli archivi monastici, confermano la diffusione di tale coltura.

Con la caduta dell'impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante; come testimoniano i numerosi atti notarili, inerenti i terreni vitati, custoditi negli archivi monastici.

Gli Satuta civitatis velitrarum, confermati da una Breve di Papa Sisto IV del 17 maggio 1477 e riformati nel 1544, regolamentavano l’ordinamento della Comunità Veliterna su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale. Diversi Capitoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura. L

a viticoltura è sempre stata la principale risorsa di Velletri tanto che Il Theuli, nel Theatro historico di Velletri (1644), parlando dell’abbondanza della Città scrive “Del Vino, quanta sia l'abbondanza, non so sé potrò spiegarlo ; perche trà quello, ch'entra in Roma, e quello che si porta in più luoghi vicini, anzi nel Cicoli, e nella. Sabina, e quello che s'imbarca in Nettuno, giunge a 200. mila Barili, oltre quello, che si consuma nella Città. Due sorte de Vini si fanno in Velletri, Crudi, e Cotti. Li Vini crudi, per altro altro nome detti ritenuti, perche si ricuoprono con le proprie vinaccie, o rossi, e bianchi, sono buoni, saporiti,dolci, piccanti, garbi, razzenti, di color vivo, odorosi. Li Vini cotti sono dolci, gagliardi, coloriti, e potenti, che ben spesso passano per vini stranieri; & in Roma servono per dar vigore, e gagliardia a' vini deboli, e leggieri.”

In Alcuni cenni statistico-economici della città di Velletri (L. Corsetti, G. Filippi, 1851) si afferma che “I dazi sul vino rappresentano il 41% delle tasse totali incassate (media 1838-1847)”, “Il Vignato è esteso.. La coltura è ricercatissima, potrebbe servire per podere modello nel suo genere di coltura. È un giardino più che Vigna.”, ed ancora “In Velletri la classe dei possessori di Vigna è numerosissima; la vigna da abbondantissimi prodotti, su di questi vive la maggior parte dei cittadini.”

Nella Storia della città di Velletri (1851), il Bauco scrive “L’industria della massa del popolo veliterno è la coltivazione delle vigne e de’ campi. Da questo esteso e fertile territorio non ricavansi meno di quattordici mila botti di vino all’anno della misura di barili 16”, e riporta che il cardinale Pacca nel 1830 eliminò i dazi straordinari, specialmente quelli dello spaccio del vino “primo ramo di commercio di questa città”.

La continuità nel tempo della viticoltura velletrana emerge dalla Collezione di carte pubbliche: proclami editti, ragionamenti ed .. Volume 3 della Repubblica Romana (1798-1799) in cui si riporta la confisca al clero della Vigna posta in Contrada la Colonnella, della Vigna e suo Canneto in Contrada Rioli, della Vigna , e suo Canneto in Contrada Via di Napoli, delle Vigne in vocabolo Carbonara, Piazza di Mario, Paganico, Papazzano, che ancora oggi sono coltivate a vigneto.

Il Borgia, nell’opera citata riporta, luoghi di coltivazione della vigna ancora oggi interessati dalla coltura “antica possessione...tutta ridotta a bellissime vigne.. D’un'altra chiamata Pretorolius rimane il nome alquanto corrotto in quella parte di Vigne, che in Colle ora dicesi Petrone” e “tra le Corti e Papazzano.. il Capitolo della Catedrale ivi possiede molte vigne”.

Nella Rivista dei più importanti prodotti naturali e manifatturieri dello Stato Pontificio (1857) Gaetano Nigrisoli descrivendo i prodotti naturali della Legazione di Velletri scrive “Esiste la viticultura nel maggior grado di floridezza, non risparmiandosi dagli esperti agricoltori le più attive sollecitudini, che vengono ricambiate da un ubertoso raccolto di vini squisiti, che grandemente accrescono quelli degli ameni vigneti, onde lo smercio animato dei vini colla Dominante costituisce uno dei primari elementi delle territoriali risorse, che dividonsi per la maggior parte fra piccoli possidenti.

Negli Atti della Giunta per la Inchiesta Agraria e sulle condizioni della classe agricola (1883) è riportato “La coltivazione dominante nel territorio di Velletri e quello dei vignati, che danno il massimo prodotto”

La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita della Cantina sociale e di nuove aziende che, unite alla professionalità degli operatori, hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del “Velletri”.

Il Vino DOC Velletri ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 31 marzo 1972.

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 25.05.2007, G.U. 128 del 05.06.2007

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 14.10.2014


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Terracina (o Moscato di Terracina) D.O.C. 

La denominazione di origine controllata "Terracina" o "Moscato di Terracina" è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le tipologie:

  1. Secco
  2. Amabile
  3. Passito
  4. Spumante

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Terracina

 

  • Terracina (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Moscato di Terracina
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco fresco ed equilibrato con colore dal paglierino al lievemente dorato, odore con note floreali, fragrante e caratteristico, sapore asciutto, aromatico tipico del vitigno.

  • Terracina Amabile (Vino Bianco)
  • Versioni: Amabile
  • => 85% Vitigno Moscato di Terracina
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco fresco ed equilibrato con colore dal paglierino al lievemente dorato, odore con note floreali, intenso e caratteristico, sapore piacevolmente amabile, gradevole e caratteristico.

  • Terracina Passito (Vino Bianco Passito)
  • Versioni: Dolce
  • => 85% Vitigno Moscato di Terracina
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 15,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Passito strutturato e pastoso con colore giallo dorato con riflessi ambrati, odore intenso e caratteristico, sapore dolce, gradevole, vellutato.

  • Terracina Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut /Extra dry /Dry /Demi-sec
  • = 100% Vitigno Moscato di Terracina
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Spumante fresco ed equilibrato con colore giallo paglierino tenue, odore con note floreali, fragrante e caratteristico, sapore secco o piacevolmente dolce, aromatico, armonico e fresco, spuma fine e persistente.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Terracina

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Terracina si estende sulle pianure costiere e sulle colline situate sulle pendici occidentali dei Monti Ausoni, laddove, principalmente nelle vallate, sono coltivati i vigneti del Terracina, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Terracina è localizzata in:

  • provincia di Latina e comprende il territorio dei comuni di Monte San Biagio, Terracina e Sonnino.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Terracina

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Terracina prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Terracina non dovrà essere superiore al 70% e al 40 per la tipologia di Vino Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Terracina Passito devono essere sottoposte ad appassimento naturale sulla pianta o in appositi locali.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Terracina è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad esclusione della tipologia Spumante.

4. Produttori di Vino DOC Terracina

Con l’utilizzo della DOC Terracina i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Terracina

Il Vino DOC Terracina Secco è ottimo come aperitivo; la versione amabile si abbina i dolci a pasta lievitata, panettone, pandoro, colomba o brioche; la tipologia di Vino Passito è indicata con la biscotteria secca quali i tipici "tozzetti", la pasticceria alla mandorla e dolci a base di frutta secca e candita come il classico "pangiallo" romano.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Terracina

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dell’antica “Anxur”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del "Terracina” o “Moscato di Terracina". Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Moscato di Terracina”.

In particolare la presenza della viticoltura nella zona del "Terracina” o “Moscato di Terracina" è attestata fin dall’epoca romana, in molti reperti dei georgici latini. Gli Statuti di Terracina, emanati nel 1504, regolavano l’ordinamento della Comunità su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale. Diversi Capitoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura.

A causa dei disboscamenti selvaggi che provocarono la formazione di zone acquitrinose e paludose e l’insorgere della malaria, le aree coltivabili rimasero nella fascia pedemontana o lungo la duna fossile, verso il litorale tirrenico (le aree più rilevate del territorio): ciò comportò anche la decadenza della viticoltura che per secoli si ridusse su superfici limitate.

Comunque, a partire dal Rinascimento con le prime opere di bonifica, l’agricoltura e la viticoltura dell’area iniziano un lento recupero. Infatti il Lombardo nella pubblicazione Camera Urbis Dohana Ripe e Ripecte – Liber introis 1428 (1878) riporta “A Roma soltanto dall’aprile al giugno 1428 arrivarono via mare oltre 123.000 litri di vino greco e oltre 121.000 litri di vino di Terracina; nel 1551 l’Alberti, nell’opera Decrittione di tutta Italia, descrivendo il territorio di Terracina riporta “..ha questa città fertile e dilettevuole territorio ornato di vigne, di naranci..”, e il Theuli, nel Theatro historico di Velletri (1644), parlando degli antichi popoli riporta “habitata dai Volsci, e se ne vedono li vestigi d’antiche rouine sotto le vigne di Sonnino”. Anche lo Scotto in Itinerario d'Italia (1747) che riporta “E' il paese di Terracina , benchè di mal'aria, abbondante di biade, vino, ed olio..”.

Nell’Ottocento continuano le testimonianze della ripresa viticola come riporta il De' Giovanni nella Difesa del popolo romano sull'abbandono della campagna (1848) che afferma “La vite è pressochè indigena in tutte le provincie , e vi si fanno distinguere i vini di Orvieto… ed i nuovi di S. Felice , di Terracina, prodotti da nuòve specie di viti, e da nuovo genere di coltura” L’Alfano Nell’Istorica descrizione del Regno di Napoli (1823) riporta per Monticelli (l’attuale Monte san Biagio) produce “..frutti,vini..”, come il Rampoldi nella Corografia dell’Italia vol. 2 (1833) che scrive per Monticelli “Sta sopra un ameno colle rivolto a scirocco, circondato da ubertosi vigneti e boschetti di olivi”.

Il Marocco nel 1834 nell’opera Monumenti dello Stato pontificio: e relazione topografica di ogni paese scrive “il territorio di Sonnino produce olio, vino..” Negli Atti della Giunta per la Inchiesta Agraria e sulle condizioni della classe agricola (1883) è riportato “esportazioni del circondario di Velletri vino, fornito da Terracina, ..”

Il recupero della viticoltura dell’area culminò intorno al 1917, quando nella zona si coltivavano 1.500 ettari di Moscato di Terracina con una produzione di oltre 120.000 quintali destinati principalmente al consumo fresco.

La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, dalla nascita di nuove aziende e dalla professionalità degli operatori che hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del "Terracina” o “Moscato di Terracina".

Il Vino DOC Terracina ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 25 maggio 2007.

TARQUINIA DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 09.08.1996, G.U. 201 del 28.08.1996

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014.


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Tarquinia D.O.C. 

La denominazione di origine controllata «Tarquinia» è riservata ai vini ottenuti in conformità alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Tarquinia Bianco, anche nella tipologia Amabile e Frizzante
  2. Tarquinia Rosso, anche nella tipologia Amabile e Novello
  3. Tarquinia Rosato

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Tarquinia

 

  • Tarquinia Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Trebbiano Toscano (o Procanico) e Trebbiano Giallo, da soli o congiuntamente;
  • =< 35% Vitigni Malvasia di Cancia e Malvasia del Lazio, da soli o congiuntamente; 
  • =< 30% Vitigni a bacca bianca (eccetto le uve Pinot Grigio) idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore vinoso, gradevole, delicato e sapore secco, pieno, armonico.

  • Tarquinia Bianco Amabile (Vino Bianco)
  • Versioni: Amabile
  • => 50% Vitigno Trebbiano Toscano (o Procanico) e Trebbiano Giallo, da soli o congiuntamente;
  • =< 35% Vitigni Malvasia di Cancia e Malvasia del Lazio, da soli o congiuntamente; 
  • =< 30% Vitigni a bacca bianca (eccetto le uve Pinot Grigio) idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino, odore fruttato gradevole, delicato e sapore amabile.

  • Tarquinia Bianco Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
  • Versioni: Secco /Abboccato
  • => 50% Vitigno Trebbiano Toscano (o Procanico) e Trebbiano Giallo, da soli o congiuntamente;
  • =< 35% Vitigni Malvasia di Cancia e Malvasia del Lazio, da soli o congiuntamente; 
  • =< 30% Vitigni a bacca bianca (eccetto le uve Pinot Grigio) idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino, odore gradevole, delicato e sapore vivace, vinoso, morbido, talvolta abboccato.

  • Tarquinia Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 60% Vitigni Sangiovese e Montepulciano, (con un minimo del 25% per ciascun vitigno);
  • =< 25% Vitigno Cesanese Comune
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso, odore vinoso e sapore secco, sapido, armonico di giusto corpo.

  • Tarquinia Rosso Amabile (Vino Rosso)
  • Versioni: Amabile
  • => 60% Vitigni Sangiovese e Montepulciano, (con un minimo del 25% per ciascun vitigno);
  • =< 25% Vitigno Cesanese Comune
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso intenso, odore vinoso, gradevole e sapore amabile, vinoso, vellutato.

  • Tarquinia Rosso Novello (Vino Rosso Novello)
  • Versioni: Secco
  • => 60% Vitigni Sangiovese e Montepulciano, (con un minimo del 25% per ciascun vitigno);
  • =< 25% Vitigno Cesanese Comune
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso più o meno intenso, odore vinoso, lievemente fruttato e sapore vinoso, armonico, talvolta vivace.

  • Tarquinia Rosato (Vino Rosato)
  • Versioni: Secco
  • => 60% Vitigni Sangiovese e Montepulciano, (con un minimo del 25% per ciascun vitigno);
  • =< 25% Vitigno Cesanese Comune
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dal colore rosa più o meno intenso, odore fruttato, gradevole e sapore fine, delicato, armonico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Tarquinia

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Tarquinia si estende sulla parte litoranea dell’Agro romano ed il litorale laziale centro settentrionale, in un territorio pianeggiante e collinare adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Tarquinia è localizzata in:

  • provincia di Roma e comprende il territorio dei comuni di Allumiere, Tolfa, Bracciano, Cerveteri, Ladispoli, Civitavecchia, Santa Marinella, Canale Monterano, Manziana, Trevignano Romano, Anguillara ed, in parte, i territori amministrativi dei comuni di Campagnano Romano, Roma, Fiumicino e Formello.
  • provincia di Viterbo e comprende il territorio dei comuni di Montalto di Castro, Tarquinia, Blera, Oriolo Romano, Sutri, Bassano Romano, Villa San Giovanni in Tuscia, Barbarano Romano, Vejano e, in parte, il territorio dei comuni di Tessennano, Tuscania, Monteromano, Ronciglione, Arlena di Castro e Capranica.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Tarquinia

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Tarquinia prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Tarquinia non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Nella designazione dei Vini DOC Tarquinia può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Tarquinia è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad esclusione della tipologia Frizzante.

4. Produttori di Vino DOC Tarquinia

Con l’utilizzo della DOC Tarquinia i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Tarquinia

Piatti di pesce azzurro arrosto o in umido, fritture di verdure, primi piatti piuttosto strutturati, carni bianche e rosse alla griglia.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Tarquinia

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dell’antica “Gravisca”, dagli Etruschi passando per i Romani, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del “Tarquinia”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Tarquinia”.

In particolare la presenza della viticoltura nella zona del “Tarquinia” è attestata fin dall’epoca degli Etruschi, in molti reperti dei georgici latini.

Nel 1803, il Nicolaj nelle Memorie, leggi, ed osservazioni sulle campagne e sull’Annona di Roma riporta numerosi terreni vignati in località Castiglione, Carlotta di Ceri, San Martino di Ceri, Villa del Sasso, Santa Marinella (con annessa osteria), Santa Severa (Prato della rocca, Rimessone, Castello) ancora oggi interessati da viticoltura.

La grande quantità di resti di antichi monumenti e di tombe estrusche ha dato vita a partire dall’ottocento ad imponenti campagne di scavi: infatti nel Bullettino dell’istituto di Corrispondenza Archeologica è riportata la relazione di un vaiggio fatto nell’antica Etruria e si citano scavi eseguiti nella vigna Argoli.

Nel 1840 il Canina riferisce di aver eseguito uno scassato nella vigna di Paolo Calabresi in Cerveteri ed il Grifi, nel Giornale Arcadico in Atti della Pontificia Accademia Romana di Architettura, di aver scoperto dei monumenti antichi nei terreni dell’Arcipretura di Ceri, detti i Vignali.

Nel 1833 il Bullettino di notizie statistiche ed economiche italiane e straniere riporta per Corneto, l’attuale Tarquinia, “..vi allignano mirabilmente le vigne”. Il Manzi, nel 1837 nell’opera Stato antico ed attuale del porto città e provincia di Civitavecchia, riporta la bontà di taluni vini e scrive “Dopo Corneto noi porremo la Tolfa e cita il Chiabrera che cantò: “Io sprono a tutta briglia in ver la Tolfa / là dove Bassareo manna distilla”.

Nella Storia di Civitavecchia dalla sua origine fino all'anno 1848, Vincenzo Annovazzi scrive “non vè dubbio che il suo territorio sia molto acconcio per qualunque specie di coltura, ed in particolar modo per quella delle viti. Ne abbiamo infatti una prova chiarissima negli erbaggi ed ortaglie, che sono di particolar sapore, e negli ottimi vini, che ricavano i signori Guglielmotti dalle loro vigne coltivate all'uso di Spagna: nè vi può esser dubbio che in altri tempi l'industria vinicola sia stata molto estesa nel territorio Civitavecchiese, essendoché nell'antico statuto, da noi riportato per intiero all'appendice, sono comminate gravi pene contro di coloro che avessero ardito d'incominciare la vendemmia prima o senza le formalità richieste dalla legge.

Infine nella Difesa del popolo romano sull'abbandono della campagna (1848) il De Giovanni scrive “La vite è pressochè indigena in tutte le provincie, e vi si fanno distinguere i vini di Orvieto,.. ed i nuovi.. di Civitavecchia prodotti da nuove specie di viti, e da nuovo genere di coltura”.

La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende e dalla professionalità degli operatori che hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del “Tarquinia”.

Il Vino DOC Tarquinia ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 9 agosto 1996.

ROMA DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 02.08.2011, G.U. 194 del 22.08.2011

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal Provvedimento Ministeriale 6 aprile 2016, le modifiche di cui al riscontro alle osservazioni della Commissione UE-REF ARES (2017) n.3593631 del 17/07/2017 e le modifiche riguardanti il riscontro alle osservazioni della Commissione UE ARES (2018) n.2319088 del 02/05/2018.


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Roma D.O.C. 

La denominazione di origine controllata “Roma” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie, tenuto conto che la specificazione “Classico” e consentita per i vini della zona di origine più antica ad esclusione della tipologia Romanella “Spumante”.

  1. Bianco, anche nella versione amabile
  2. Rosso, anche nella versione amabile
  3. Rosso Riserva
  4. Rosato
  5. Romanella Spumante
  6. Malvasia puntinata
  7. Bellone

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Roma

 

  • Roma Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Malvasia del Lazio
  • => 35% Vitigni Bellone, Bombino Bianco, Greco Bianco, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino talvolta con riflessi verdognoli, odore delicato, etereo e sapore asciutto, sapido, armonico, talvolta con note floreali e fruttate.

  • Roma Classico Bianco (Vino Bianco Classico)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Malvasia del Lazio
  • => 35% Vitigni Bellone, Bombino Bianco, Greco Bianco, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Classico dal colore giallo paglierino talvolta con riflessi verdognoli, odore delicato, etereo e sapore asciutto, armonico.

  • Roma Bianco Amabile (Vino Bianco)
  • Versioni: Amabile
  • => 50% Vitigno Malvasia del Lazio
  • => 35% Vitigni Bellone, Bombino Bianco, Greco Bianco, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino talvolta con riflessi verdognoli, odore fruttato, delicato, fine e sapore amabile, sapido, armonico.

  • Roma Classico Bianco Amabile (Vino Bianco Classico)
  • Versioni: Amabile
  • => 50% Vitigno Malvasia del Lazio
  • => 35% Vitigni Bellone, Bombino Bianco, Greco Bianco, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Classico dal colore giallo paglierino talvolta con riflessi verdognoli, odore fruttato, delicato, fine e sapore amabile, sapido, armonico.

  • Roma Romanella Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut /Extra dry
  • => 50% Vitigno Malvasia del Lazio
  • => 35% Vitigni Bellone, Bombino Bianco, Greco Bianco, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e evanescente, limpidezza brillante, colore giallo paglierino tenue, odore caratteristico, delicato, fine, con sentore di lievito e sapore fresco ed equilibrato, da brut a extra-dry.

  • Roma Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino con riflessi violacei anche tendenti al granato con l’invecchiamento, odore caratteristico, intenso e sapore secco, armonico, buona struttura e persistenza.

  • Roma Classico Rosso (Vino Rosso Classico)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Classico dal colore rosso rubino con riflessi violacei anche tendenti al granato con l’invecchiamento, odore caratteristico, intenso e sapore secco, armonico, buona struttura e persistenza.

  • Roma Rosso Amabile (Vino Rosso)
  • Versioni: Amabile
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino con riflessi violacei, odore armonico, intenso, fruttato e sapore amabile, persistente, armonico.

  • Roma Classico Rosso Amabile (Vino Rosso Classico)
  • Versioni: Amabile
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Classico dal colore rosso rubino con riflessi violacei, odore armonico, intenso, fruttato e sapore amabile, persistente, armonico.

  • Roma Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino con riflessi violacei anche tendenti al granato con l’invecchiamento, odore intenso e caratteristico di sentori fruttati e/o speziati e sapore secco, armonico, buona struttura e persistenza.

  • Roma Classico Rosso Riserva (Vino Rosso Classico Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Classico Invecchiato dal colore rosso rubino con riflessi violacei anche tendenti al granato con l’invecchiamento, odore caratteristico, intenso e sapore secco, armonico, buona struttura e persistenza.

  • Roma Rosato (Vino Rosato)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dal colore rosato più o meno intenso, odore delicato, fine e sapore secco, fresco, fruttato, sapido.

  • Roma Classico Rosato (Vino Rosato Classico)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato Classico dal colore rosato più o meno intenso, odore delicato, fine, con note floreali e frutttata e sapore secco, fresco, fruttato, sapido.

  • Roma Malvasia Puntinata (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Malvasia Puntinata
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino carico, odore caratteristico della varietà, gradevole e sapore secco, equilibrato, morbido.

  • Roma Classico Malvasia Puntinata (Vino Bianco Classico)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Malvasia Puntinata
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Classico dal colore giallo paglierino carico, odore caratteristico della varietà, gradevole, fine, con note floreali e fruttate e sapore secco, equilibrato, morbido.

  • Roma Bellone (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Bellone
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino con talvolta riflessi verdognoli, odore caratteristico, fine, gradevole e sapore secco, equilibrato, sapido.

  • Roma Classico Bellone (Vino Bianco Classico)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Bellone
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Classico dal colore giallo paglierino con talvolta riflessi verdognoli, odore caratteristico, fine, gradevole, con note floreali e fruttate.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Roma

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Roma si estende sui territori della Sabina romana, i Colli Albani, i Colli Prenestini e parte della Campagna romana, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Roma è localizzata in:

  • provincia di Roma e comprende il territorio dei comuni di Affile, Albano Laziale, Allumiere, Anguillara Sabazia, Anzio, Arcinazzo Romano, Ardea, Ariccia, Bracciano, Campagnano di Roma, Canale Monterano, Capena, Castel Gandolfo, Castelnuovo di Porto, Cave, Cerveteri, Ciampino, Civitavecchia, Colonna, Fiano Romano, Fonte Nuova, Formello, Frascati, Gallicano nel Lazio, Genazzano, Genzano di Roma, Grottaferrata, Guidonia Montecelio, Ladispoli, Lanuvio, Lariano, Manziana, Marcellina, Marino, Mentana, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Montelibretti, Monterotondo, Montorio Romano, Moricone, Morlupo, Nemi, Nerola, Nettuno, Olevano Romano, Palestrina, Palombara Sabina, Pomezia, Rocca di Papa, Rocca Priora, Roiate, San Cesareo, San Polo dei Cavalieri, San Vito Romano, Santa Marinella, Sant’Angelo Romano, Tolfa, Trevignano Romano, Velletri, Zagarolo e, in parte, il territorio dei comuni di Artena, Fiumicino e Roma.

La Sottozona Roma Classico comprende il territorio del comune di Roma, escluso alcuni tratti interni del GRA (Grande Raccordo Anulare).


3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Roma

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Roma prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Roma non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Roma è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad esclusione della tipologia Spumante.
  • Il vino DOC Roma Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi.
  • La specificazione “classico” è consentita per i vini della zona di origine più antica, ad esclusione della tipologia Romanella “spumante”.

4. Produttori di Vino DOC Roma

Con l’utilizzo della DOC Roma i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Roma

Antipasti di pesce, zuppe di frutti di mare, crostacei bolliti, fritturina di pesce azzurro, carni bianche al forno, formaggi giovani.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Roma

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra del “Roma”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del “Roma”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Roma”.

Nella storia di Roma, dalle origini alla caduta dell’Impero, il vino ha sempre svolto un ruolo di primo piano e per giunta polivalente: accanto alla sua indispensabile funzione nell’alimentazione quotidiana, ha avuto un posto di rilievo anche nel campo della medicina ed in ambito religioso, raggiungendo il culmine della sacralità con il Cristianesimo.

Agli inizi dell'età imperiale la coltivazione della vite si estese ulteriormente (anche in terreni fertili per ottenere più elevate produzioni) allo scopo di produrre il vino necessario per soddisfare l’esportazione e l’aumento del consumo interno. I Romani destinavano a vigneto le terre più idonee e perciò preferivano il suolo vulcanico dei Colli Laziali, di Caere, della Sabina. Columella ci ha lasciato ne l’Arte dell’agricoltura un’interessante descrizione delle ville rustiche romane, dove la coltivazione principale era quella della vite.

Oltre alla parte così detta urbana, dimora del padrone dotata di ogni genere di confort, c’era la parte detta fructuaria, dove si lavoravano e si conservavano, oltre al grano, soprattutto vino e olio d’oliva. Gabelle, proibizioni, bandi ed editti proliferarono intorno al vino, come dimostrano i regesti e i numerosi libri della gabella del vino conservati nell’Archivio di Stato di Roma a partire dal 1422. In tal modo il potere papale disciplinava la produzione nei vigneti di Roma e dei territori circostanti.

Proprio sotto il pontificato di Paolo III il mercato romano fu invaso dai vini dei Castelli, della Sabina, dei Colli predestini, sia perché il vino romanesco non era sufficiente per il consumo della città, sia perché papi e cardinali amavano avere sulle mense vini diversi e di qualità. La diversificazione tra vino romanesco (quello prodotto entro sette miglia dal Campidoglio) e vino dei Castelli è attestato fino al XIX secolo.

Nel 1539, Sante Lancerio, bottigliere di Paolo III Farnese, nella sua opera Della natura dei vini e dei viaggi di Paolo III descritti da Sante Lancerio suo bottigliere, ci ha lasciato numerose informazioni sui vini romaneschi, per la gran parte robusti e adatti all’invecchiamento. I migliori, a suo dire, erano quelli che si producevano dalle vigne sul Gianicolo, fuori dalla Porta di San Pancrazio, in Vaticano e a Monte Mario, conosciuto come il vino di maggior pregio. Per quanto concerne il vino romano, il periodo più nero coincise con il trasferimento del Papato ad Avignone agli inizi del XIV secolo. Durante il pontificato dei Papi Avignonesi, infatti, i vini italiani in genere furono temporaneamente messi in disparte a favore di quelli francesi.

Intorno alla prima metà del XVI secolo, toccò a Paolo III della famiglia Farnese (1534- 1549) rendere nuovamente giustizia al vino nostrano, che finalmente tornò a troneggiare sulle mense papali. Sui sette colli sorsero splendide ville attorniate da giardini, boschi e soprattutto vigne, dove nobili, cardinali e gli stessi papi trascorrevano le loro vacanze.

Nel 1596 il Bacci in Sulla storia dei vini, dei vini d’Italia e dei conviti degli antichi in sette libri, ci conferma che la Roma cinquecentesca è una città ammantata di vigneti e si sofferma ad elencare le vigne più importanti: quelle di San Pancrazio, di Porta Pinciana e di Monte Mario, che producono i vini romaneschi migliori, moscatelli e trebbiani, e poi quelle sull’Aventino, il Celio, il Quirinale e l’Esquilino, anch’esse di discreta qualità.

Per quanto concerne i vini dell’hinterland romano, si parla dei vini di Ariccia e di Albano, per il quale l’autore esprime particolare lode, di Marino, di Colonna, del Tuscolo, di Castel Gandolfo e di Velletri, nell’area dei Castelli Romani. Anche lo scrittore francese Michel de Montaigne, fermatosi a Roma tra il 1580 e il 1581, narra nel Giornale di viaggio in Italia le sue giornate romane impegnate a visitare antichità e vigne, indicando tra le più degne di nota quella d’Este a Monte Cavallo (l’odierno Quirinale), la Farnese sul Palatino e quella di Villa Madama. La Roma papale si ammanta di verde riempiendosi di ville e di vigne.

Nella Pianta di Roma di Leonardo Bufalini, redatta nella prima metà del XVI secolo, si contano 43 vigne. Anche il gesuita Eschinardi nella Descrizione di Roma e dell’agro romano(1750), oltre a citare numerose vigne all’interno delle mura, riporta a conferma dell’estensione della coltivazione “…vigne, le quali per l’ordinario si stendono fuori Roma tra le due e tre miglia”.

Nei primi decenni del diciannovesimo secolo i vigneti sono presenti in tutta Roma in grande numero, tanto che sia il Venuti nella Accurata e succinta descrizione topografica delle antichità di Roma (1824) che il Nibby in Roma nell’anno 1838, riportano ben 120 toponimi di vigna, tutti entro le mura o nelle immediate vicinanze. E a testimonianza di questa ’”epoca d’oro” rimane la toponomastica di molte vie romane: Vigna Clara, Vigna Stelluti, Vigna Pia, Via delle Vigne Nuove, via di Vigna Fabbri, Vigna Murata, via di Vigna Putti.

Famose erano le vigne di alcuni pontefici come quella di Clemente VII, a Monte Mario. Rinomata anche la villa di Sisto V sull’Esquilino, costruita anche questa nel bel mezzo di una vigna, posta nel luogo più elevato di Roma e quella di Leone XIII (1878-1903). La più nota però era la villa di Giulio III (1550-1555), che si trovava in una zona di Roma conosciuta un tempo come Vigna Vecchia, nei pressi di Villa Borghese. Si dice che il pontefice amasse talmente dedicarsi alla sua vigna da trascurare persino il concistorio.

Villa Borghese nacque nel 1580 intorno ad una vigna, alla quale se ne aggiunsero altre fino al 1833. Tra le numerose stampe che Bartolomeo Pinelli ha dedicato alle vedute romane, ce ne sono alcune che testimoniano che ancora fino al XIX secolo si vendemmiava a Villa Borghese come sull’Aventino.

Tra le testimonianze tecniche risalenti alla fine dell’Ottocento e relative alla coltivazione della vite nel territorio romano, preziosissima è la monografia dell’onorevole Camillo Mancini, pubblicata nel 1888 ed intitolata Il Lazio viticolo e vinicolo. Vi si apprende che la viticoltura avveniva ancora essenzialmente secondo i precetti del latino Columella e che, specie dentro Roma, si coltivavano comunemente in mezzo ai filari finocchi e carciofi con il deprecabile risultato, a giudizio dell’autore, di conferire al vino il classico sapore amarognolo proprio del carciofo. Sempre il Mancini ci informa che i vitigni più comuni a quei tempi erano il trebbiano verde e bianco, il bello e il buonvino per quanto concerne i vini bianchi, il cesanese, il buonvino rosso, la lacrima e l’aleatico per i rossi.

In Agricoltura e quistioni economiche: che la riguardano, (1860) Vol. 2, Frédéric Passy riporta “La coltura della vigna è nondimeno una di quelle che più aggradiscono gli abitanti, è la sola che si permetta il romano, e Roma è tutta circondata di vigne e vigneti. Si va alla vigna come fra noi si andava ai campi per diporto, ed ogni villa suburbana porta scritto sul sommo della sua entrata Vigna di…., e il nome del proprietario. Si usano insieme negli Stati Romani due metodi di coltura affatto diversa: l'una, generalmente in uso nei dintorni di Roma e nelle paludi Pontine, consiste a sostenere il tralcio per mezzo di canne che si fanno espressamente crescere in grandissimo numero..”.

Con la crescita urbana di Roma iniziata subito dopo il 1870, l’estensione delle vigne si ridusse e le produzioni si allontanarono dalle zone di consumo. L’espansione della città continuò prevalentemente lungo gli assi della Flaminia, Salaria, Nomentana, Tiburtina e dell’Appia. L’urbanizzazione comportò la concentrazione delle produzioni nelle zone maggiormente vocate: Castelli Romani, Cerveteri, Sabina. Anche se la vite si “allontana” dalla città di Roma, resta un elemento di aggregazione e richiamo nella cultura popolare.

Il vino è ancora oggi una voce importante dell’economia del territorio romano e, come ai tempi di Virgilio, Bacco continua a prediligere i colli, cosicché soprattutto l’hinterland romano appare inequivocabilmente vocato all’antica coltura.

Il Vino DOC Roma ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 2 agosto 2011

Oltre 300 buyers, tra Importatori, Grossisti e Distributori in 70 paesi del mondo, sono le collaborazioni attive di Assovini.it

Assovini

Assovini.it è il sito del Vino e delle Cantine ideato nel 1986 e realizzato da un team di Sommelier con la collaborazione di Enologi e Produttori per diffondere i migliori Vini italiani nel mondo.

  • Referente: Salvo Spedale - Sommelier AIS
  • Telefono: +39 389-2856685
  • Email: info@assovini.it

 

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