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COLLI MACERATESI DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 08.03.1975,  G.U. 177 del 05.07.1975

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche in GU n.70 del 23.03.2024


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Colli Maceratesi D.O.C.

La denominazione di origine controllata «Colli Maceratesi» e' riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianco (anche nelle tipologie Passito e Spumante)
  2. Ribona (anche nelle tipologie Passito e Spumante)
  3. Ribona Riserva
  4. Ribona Spumante Riserva
  5. Rosso (anche nella tipologia Riserva)
  6. Sangiovese

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Colli Maceratesi

 

  • Colli Maceratesi Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 70% Vitigno Maceratino (o Ribona)
  • =< 30% Vitigni Incrocio Bruni 54, Pecorino, Trebbiano toscano, Verdicchio,Chardonnay, Sauvignon, Malvasia bianca lunga, Grechetto per la sola provincia di Macerata, da soli o congiuntamente.
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino tenue, odore delicato, gradevole, armonico e sapore secco, armonico.

  • Colli Maceratesi Bianco Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut
  • => 70% Vitigno Maceratino (o Ribona)
  • =< 30% Vitigni Incrocio Bruni 54, Pecorino, Trebbiano toscano, Verdicchio,Chardonnay, Sauvignon, Malvasia bianca lunga, Grechetto per la sola provincia di Macerata, da soli o congiuntamente.
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore giallo paglierino tenue, odore gradevole, lievemente fruttato e sapore asciutto, gradevolmente acidulo.

  • Colli Maceratesi Bianco Passito (Vino Bianco Passito)
  • Versioni: Dolce
  • => 70% Vitigno Maceratino (o Ribona)
  • =< 30% Vitigni Incrocio Bruni 54, Pecorino, Trebbiano toscano, Verdicchio,Chardonnay, Sauvignon, Malvasia bianca lunga, Grechetto per la sola provincia di Macerata, da soli o congiuntamente.
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 15,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Passito dal colore giallo paglierino-ambrato più o meno carico, odore caratteristico dell'appassimento, etereo, intenso e sapore dolce, armonico, vellutato.

  • Colli Maceratesi Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Sangiovese
  • =< 50% Vitigni Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Ciliegiolo, Lacrima, Merlot, Montepulciano, Vernaccia nera, da soli o congiuntamente.
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore caratteristico, intenso e sapore secco, armonico.

  • Colli Maceratesi Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Sangiovese
  • =< 50% Vitigni Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Ciliegiolo, Lacrima, Merlot, Montepulciano, Vernaccia nera, da soli o congiuntamente.
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino, talvolta tendente al granato con l'invecchiamento, odore gradevole, complesso, leggermente etereo e sapore sapido, armonico, gradevolmente asciutto.

  • Colli Maceratesi Ribona (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Maceratino (o Ribona)
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino con riflessi dorati, odore caratteristico, gradevole e sapore secco, sapido, armonico.

  • Colli Maceratesi Ribona Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut
  • => 85% Vitigno Maceratino (o Ribona)
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico.
  • Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore giallo paglierino tenue, odore gradevole, lievemente fruttato e sapore da dosaggio zero a brut, gradevolmente acidulo.

  • Colli Maceratesi Ribona Passito (Vino Bianco Passito)
  • Versioni: Dolce
  • => 85% Vitigno Maceratino (o Ribona)
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 15,50% Vol. Titolo alcolometrico.
  • Vino Bianco Passito dal colore giallo paglierino-ambrato più o meno carico, odore caratteristico dell'appassimento, etereo, intenso e sapore dolce, armonico, vellutato.

  • Colli Maceratesi Sangiovese (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Sangiovese
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore caratteristico, intenso e sapore secco, armonico.

  • Colli Maceratesi Ribona Riserva (Vino Bianco Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 100% Vitigno Maceratino (o Ribona)
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal Colore giallo paglierino più o meno intenso, Odore fine, delicato; Sapore asciutto, fresco con fondo leggermente amarognolo, sapido, di medlio corpo.

  • Colli Maceratesi Bianco Riserva Spumante (Vino Bianco Spumante Invecchiato)
  • Versioni: Spumante Brut
  • => 100% Vitigno Maceratino (o Ribona)
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Spumante dalla Spuma fine e persistente, Colore giallo paglierino più o meno intenso; Odore fine, delicato; Sapore da dosaggio zero a brut, fresco, con fondo leggermente amarognolo, sapido, di medlio corpo. 

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


1. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Colli Maceratesi

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Colli Maceratesi si estende nella parte centrale delle Marche tra il mare Adriatico e la catena dei monti Sibillini, solcato lungo tutto il percorso dai fiumi Chienti e Potenza e in parte dal fiume Musone, che segna il confine con la Provincia di Ancona. Il territorio adeguatamente ventilato e luminoso risulta favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Colli Maceratesi è localizzata in:

  • provincia di Macerata e comprende il territorio dei comuni di tutta la provincia.
  • provincia di Ancona e comprende il territorio del comune di Loreto.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Colli Maceratesi

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Colli Maceratesi prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Colli Maceratesi non dovrà essere superiore al 70% e al 40% per le tipologie di Vino Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5% (e del 3% per le tipologie di Vino Passito), l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Colli Maceratesi devono essere sottoposte ad appassimento naturale fino ad ottenere un grado zuccherino di almeno 23°.
  • Il Vino DOC Colli Maceratesi Novello deve essere ottenuto mediante il procedimento di macerazione carbonica di almeno il 50% delle uve.
  • Il procedimento di vinificazione del Vino DOC Colli Maceratesi Spumante deve avere una durata di almeno 6 mesi ed essere ottenuto mediante rifermentazione naturale con permanenza sui lieviti di almeno 3 mesi.
  • I Vini DOC Colli Maceratesi Rosso Riserva e Passito devono essere sottoposti ad invecchiamento per almeno 24 mesi, di cui almeno 3 in legno.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Colli Maceratesi è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, esclusa la tipologia dei Vini Spumante.

4. Produttori di Vino DOC Colli Maceratesi

Con l’utilizzo della DOC Colli Maceratesi i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Colli Maceratesi

Antipasti di mare caldi, secondi di pesce di molluschi (seppioline, calamaretti), sogliole alla brace, carni bianche.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Colli Maceratesi

La presenza dei Piceni, antico popolo italico che “fu assorbito” dai romani, diede all’intero territorio di produzione dei vini a DOC “Colli Maceratesi” un’unità culturale che persiste tuttora.

Dopo la caduta dell’impero romano, che aveva visto l’espandersi della coltivazione della vite, si assistette ad una fase di declino dell’intera attività agricola che ricevette nuovo impulso grazie all’opera degli ordini monastici che si diffusero in modo capillare nell’intero territorio delle Marche.

Di particolare rilievo per il territorio della DOC «Colli Maceratesi» fu l’influsso dei monaci cistercensi che fondarono nel XII secolo l’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, che all'apice del suo successo giunse a controllare con chiese e monasteri gran parte del territorio maceratese, spingendosi anche nell’area dell’attuale comune di Loreto.

I cistercensi di Fiastra avviarono un’attività agricola ben organizzata, finalizzata alla produzione di beni da commercializzare, che li portò a primeggiare sui mercati locali.

Nonostante la successiva decadenza dell’Abbazia, tuttora presente ed operante dopo un lungo periodo di abbandono, la rinascita dell’attività agricola basata non più sulla sussistenza, ma sulla conduzione economica della terra, compresa la gestione delle vigne e la trasformazione vinicola, era oramai iniziata.

Nel periodo rinascimentale la coltivazione della vite e la produzione del vino avevano ripreso un ruolo centrale nell’economia rurale e nella società. Il rapporto mezzadrile si era intanto diffuso nell’area maceratese unendo capitale terra e forza lavoro e favorendo lo sviluppo rurale del territorio. I mezzadri, ma anche i piccoli proprietari diretti coltivatori, impiantarono vigneti in tutte le zone della provincia per produrre vino destinato al consumo familiare (vino di casa) e diedero luogo a una viticoltura promiscua costituita in massima parte da alberate non molto diverse da quelle dell’epoca romana.

Lo sviluppo della viticoltura in modo intenso e razionale avvenne soprattutto nelle zone meno elevate in quanto sollecitato dagli investimenti di proprietari terrieri cittadini. Ne è testimonianza il medico, enologo, archiatra Andrea Bacci di Porto S. Elpidio nel suo “De naturali vinorum historia” (1596 – Roma). Citazione parziale: “……colline dai pendii assai dolci……che sono fertili e coltivate in grandi vigneti. Vi crescono uve per vini per lo più bianchi ed anche per i soavi Tribolani che riescono più vigorosi se le uve si raccolgono da località battute dal sole…..”

Altre testimonianze dirette e d’archivio riportano “che il Trebbiano di Camerino era ben noto a Venezia”. Sebbene Bacci nel “De naturali vinorum historia” avesse già descritto vigneti specializzati in cui la vite era sostenuta da pali o canne, le alberate o folignate dominarono il territorio maceratese nel corso dei secoli successivi.

Nella seconda metà del XIX secolo i metodi di coltivazione della vite erano ancora molto simili a quelli impiegati in epoca romana, ma, dopo l’unità d’Italia e in seguito all’epoca fillosserica, iniziò la sperimentazione di nuovi metodi di gestione della vite e tutto il territorio fu interessato da un’intensa attività volta a valutare le migliori varietà di viti da impiegare nei nuovi impianti.

Nell’ampelografia del circondario di Macerata (1875) il Santini descrive i vitigni che vi erano prevalentemente coltivati rilevando una netta prevalenza di quelli a “frutto bianco o giallognolo”. Tra questi ultimi viene riconosciuta particolare importanza a Montecchiese (ovvero la Ribona di Loro, San Ginesio e Tolentino; il Greco maceratese di Recanati; il “greco maceratino delle provincie di Ancona e Fermo”), Verdicchio, Trebbiano, Malvasia e Pecorino. Il Santini descrive anche le principali varietà a bacca nera del circondario di Macerata inserendo Vernaccia e Lacrima. Nello stesso periodo si stava valutando l’adattamento del Sangiovese e dei vitigni di importazione in diversi territori del Maceratese.

All’inizio del XX secolo ebbe inizio una fase intensa di ricostituzione viticola nelle Marche, che interessò la zona di produzione della DOC “Colli Maceratesi” e che vide il diffondersi di Sangiovese e di altre varietà di pregio a bacca bianca e nera. Occorre tuttavia attendere la scomparsa della mezzadria e l’intervento pubblico degli anni 60 e 70 affinché giunga a compimento il processo di rinnovamento della viticoltura della zona attraverso la ristrutturazione degli impianti e l’impiego delle migliori varietà, quali Maceratino (localmente detto Ribona), Verdicchio, Trebbiano toscano, Sangiovese, Vernaccia nera.

In questo nuovo contesto i produttori sono stati stimolati a produrre non solo vini ottenuti da uvaggi di varietà ben adattate al territorio, ma anche prodotti monovarietali ottenuti soprattutto a partire da Maceratino e Sangiovese.

La richiesta della denominazione e il successivo riconoscimento nel 1975 hanno stimolato lo sviluppo e la specializzazione delle strutture di trasformazione enologica presenti nel territorio orientandole al mercato nazionale e internazionale.

Il Vino DOC Colli Maceratesi ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 8 marzo 1975.

BIANCHELLO DEL METAURO DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 02.04.1969, G.U. 143 del 10.06.1969

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014  


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Bianchello del Metauro D.O.C.

La denominazione di origine controllata «Bianchello del Metauro» e' riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianchello del Metauro
  2. Bianchello del Metauro Superiore
  3. Bianchello del Metauro Spumante
  4. Bianchello del Metauro Passito

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Bianchello del Metauro

 

  • Bianchello del Metauro (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Bianchello (o Biancame)
  • =< 5% Vitigno Malvasia Bianca Lunga
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino, odore delicato, caratteristico, dal sapore secco, fresco, armonico, gradevole.

  • Bianchello del Metauro Superiore (Vino Bianco Superiore)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Bianchello (o Biancame)
  • =< 5% Vitigno Malvasia Bianca Lunga
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Superiore dal colore giallo paglierino, odore delicato, caratteristico, dal sapore secco, fresco, armonico, gradevole.

  • Bianchello del Metauro Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante  Brut /Extra-dry
  • => 95% Vitigno Bianchello (o Biancame)
  • =< 5% Vitigno Malvasia Bianca Lunga
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente e colore paglierino più o meno intenso, odore proprio, delicato, fine, ampio, composito, dal sapore da extra dry a brut, sapido, fresco, fine, armonico.

  • Bianchello del Metauro Passito (Vino Bianco Passito)
  • Versioni: Dolce
  • => 95% Vitigno Bianchello (o Biancame)
  • =< 5% Vitigno Malvasia Bianca Lunga
  • => 15% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Passito dal colore dal paglierino intenso all'ambrato, odore caratteristico, intenso, dal sapore dolce, armonico, vellutato, caratteristico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Bianchello del Metauro

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Bianchello del Metauro si estende lungo il confine con la provincia di Ancona in prossimità del fiume Cesano, ed il decorso del fiume Arzilla più a nord, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Bianchello del Metauro è localizzata in:

  • provincia di Pesaro-Urbino e comprende il territorio dei comuni di Fano, Cartoceto, Saltara, Serrungarina, Montefelcino, Isola del Piano, Fossombrone, S. Ippolito, Montemaggiore, S. Giorgio, Piagge, S. Costanzo, Orciano, Barchi, Fratterosa, l'isola amministrativa del comune di Mondavio denominata Cavallara, compresa tra i territori comunali di Serrungarina, Montemaggiore, Piagge, S. Giorgio, Orciano e, in parte, il territorio dei comuni di Urbino e Fermignano.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Bianchello del Metauro

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Bianchello del Metauro prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Bianchello del Metauro non dovrà essere superiore al 70 e al 45% per la tipologia di Vino Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Bianchello del Metauro Passito devono essere sottoposte ad appassimento naturale fino ad ottenere un grado zuccherino di almeno 21°.
  • Il vino DOC Bianchello del Metauro Passito deve essere sottoposto ad invecchiamento per circa 12 mesi e, comunque, immesso al consumo non prima del 1° dicembre successivo alla vendemmia.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Bianchello del Metauro è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad esclusione della tipologia di Vino Spumante.

4. Produttori di Vino DOC Bianchello del Metauro

Con l’utilizzo della DOC Bianchello del Metauro i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Bianchello del Metauro

Carni bianche a tendenza dolce, molluschi, crostacei, piatti di cucina marinara, pasticceria secca.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Bianchello del Metauro

Dall’unione dei due fiumi che scendono dall’Appennino marchigiano: “Meta” ed “Auro” prende il via nei pressi di Mercatello sul Metauro il fiume Metauro. Lungo la valle di questo fiume sono presenti dei municipi romani: S. Angelo in Vado, Fossombrone e Fano e la parte verso questo fiume della piana di Urbino.

L’area fu oggetto d’insediamenti monastici benedettini con la creazione delle abbazie (anni 1050/1122), nella stessa area avvenne l’espansione delle aristocrazie rurali ed il diffondersi della nobiltà rurale. Tutte componenti che trovavano nell’attività agricola e nel mondo rurale il loro sostentamento e la loro ricchezza.

Nei secoli a seguire la presenza politica del Ducato di Urbino, le ricchezze derivanti dalle condotte militari e l’economia agricola creano la capillare diffusione della vigna accanto alle altre colture. L’istituto mezzadrile, che prevede l’insediamento sul fondo, ben si adatta all’area di che trattasi per la possibilità del controllo, ove i campi sono intersecati da filari di viti sorrette da oppi, aceri, gelsi.

Sante Lancerio, bottigliere del Papa Paolo III nel 1536, di passaggio a Fano esprime “città bella, ma piccola ,che fa buon vino”. Il medico Andrea Bacci, archiatra pontificio, marchigiano, nel 1596 pubblica il “De naturali vinorum historia” in sette libri. Nel collegare l’ambiente al vitigno e nel descrivere il vino derivante dai vitigni distingue Greco e Trebbiano, nota la differenza se coltivati nel Piceno o in Urbino o in Toscana.

Nel V libro “De vinis Italiae” la parte descrittiva “In Picenis” Bacci giunge a Fano che giudica città “deliziosa con vini di alta qualità prodotti anche da viti importate quali Trebbiani e Malvasie”. Riferisce, inoltre, di aver assaggiato nelle campagne di Urbino, Fano e Pesaro e nei castelli di Mondolfo e San Costanzo “qualificati Trebbiani”.

Da tale realtà storica ed agricola la richiesta della denominazione è stata una ovvia conseguenza sostenuta dai numerosi produttori presenti nel territorio. La quasi esclusività del vitigno diffuso, le tecniche di produzione delle uve in un territorio omogeneo, con filari e poi vigneti specializzati, tecniche di trasformazione abbastanza semplici applicate in un tessuto sociale mezzadrile con appoderamento diffuso e poi di conduzione diretta con la soppressione - ope legis - del vecchio contratto, hanno consentito la totale partecipazione dei viticoltori allo sviluppo della denominazione.

Il Vino DOC Bianchello del Metauro ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 2 aprile 1969.

Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato DOC con D.P.R. 22.07.1971, G.U. 222 del 03.09.1971 - Approvato DOCG con D.M. 18.08.2004, G.U. 205 del 01.09.2004

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 30.11.2011 


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Vernaccia di Serrapetrona D.O.C.G.

La denominazione di origine controllata e garantita "Vernaccia di Serrapetrona", è riservata al vino che risponde alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare, per le seguenti tipologie:

  1. Vino Spumante Secco
  2. Vino Spumante Dolce 

1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona

 

  • Vernaccia di Serrapetrona (Vino Rosso Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut /Demi-sec /Doux
  • => 85% Vitigno Vernaccia Nera
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • =>11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Spumante Rosso dalla Spuma persistente a grana fine, dal granato al rubino, Odore caratteristico, vinoso e sapore da secco a dolce, con fondo gradevolmente amarognolo.

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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona

L’area geografica delimitata per la DOCG “Vernaccia di Serrapetrona”, è situata nella parte intera della regione e dista circa 60 km dal mare Adriatico. È un’area ristretta, per metà classificabile come Ambiente Omogeneo di Montagna e per l’altra metà come Ambiente Omogeneo di Alta Collina. 

La Zona di Produzione del vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona è localizzata in:

  • provincia di Macerata e comprende il territorio dei comuni di Serrapetrona e, in parte, il territorio dei comuni di Belforte del Chienti e di San Severino Marche.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell'uva in vino, base spumante, non deve essere superiore al 58%. Qualora superi detto limite ma non il 63%, l'eccedenza non ha diritto alla denominazione di origine controllata e garantita. Oltre il 63% decade il diritto alla denominazione di origine per tutto il prodotto.
  • Le pratiche di elaborazione enologica prevedono che la spumantizzazione del prodotto debba avvenire attraverso tre differenti fermentazioni che sono:

1) le uve raccolte vengono pigiate ed il mosto ottenuto è soggetto alla lisciviazione delle sostanze coloranti e di altri componenti prima della svinatura. Inizia quindi la 1° fermentazione del vino base;

2) parte delle uve, sane e raccolte a coppie, vengono messe ad appassire fino a gennaio, in modo naturale per essere poi pigiate, diraspate ed il mosto ottenuto aggiunto al vino base di cui sopra. Parte la seconda fermentazione alcolica, più lenta, e dopo due mesi essa termina lasciando spazio al processo di maturazione che riduce la presenza di acidi e tannini attraverso la precipitazione tartarica e la fermentazione malolattica;

3) il vino così ottenuto è portato in autoclavi che, con l’aggiunta di zuccheri e lieviti avvia la terza fermentazione con trattenimento della CO2 disciolta nel vino, la cosiddetta “presa di spuma” di cui al metodo “charmat”.

  • Il prodotto vino avrà 5 atmosfere di pressione ed è così divenuto dopo altri 2 mesi lo spumante “Vernaccia di Serrapetrona”. Il lavoro in autoclave consente l’ottenimento della versione “dolce” o “ secca” in base al contenuto residuo degli zuccheri.

4. Produttori di Vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona

Con l’utilizzo della DOCG Vernaccia di Serrapetrona i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona

La Vernaccia di Serrapetrona in versione secca si accompagna con arrosti di carni; la versione amabile è indicata coi dessert e con la pasticceria.


6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona

Già nel 1132 c’è il primo riferimento al nome del paese dettato dalla dominazione longobarda e lo stemma comunale riporta tra l’altro una vite con grappoli. Dopo l’unità d’Italia si avviano iniziative per lo sviluppo dell’attività agricola e per il sostentamento delle popolazioni.

Nel 1872 Serrapetrona si distingue alla prima esposizione e fiera enologica del circondario di Camerino. Pur esistendo citazioni sulla viticoltura e sulla sua trasformazione in vino fin dal secolo XV, non compare ancora la parola “Vernaccia”. Questa può spiegarsi con il lungo stagionamento dei grappoli prima della pigiatura e della successiva fermentazione che rende degustabile il vino non prima della primavera (dal latino “ver”).

Nel 1562 la coltivazione della vite nella provincia di Camerino si distingueva per qualità e quantità; cosi riferiscono le cronache del tempo. Ne da riscontro la lettura della fonte di natura fiscale "Libri dei focolari" che riportano dati sulla produzione di vino nel territorio camerte che per Serrapetrona sono le località di Borgiano e Castel San Venanzo. Date le specifiche condizioni ambientali il territorio, sotto l’influenza camerte, produce più vino che grano e ciò è dovuto al riflusso di tradizioni colturali, di mentalità, di prestigio e di organizzazione ed evoluzione sociale.

Con la fine della seconda guerra mondiale il Comune di Serrapetrona subisce il fenomeno dell’emigrazione e dell’abbandono delle zone rurali. Tuttavia la “Vernaccia nera” dona vita industriale al territorio. Nomi come Claudi, Quacquarini, Francioni, Tallei, Fabrini sono i produttori, trasformatori che riprendono le esperienze vitivinicole del passato e creano attività industriali e lavoro fermando la fuga dai campi e riportando in essi l’economia viticola aziendale. Questi stessi personaggi, forti di un prodotto di particolare pregio e, soprattutto, di un particolare legame tipologico e storico con il territorio di produzione, nel 1967 hanno dato vita al riconoscimento della DOC (1971) pur non senza difficoltà giunte lungo l’iter di approvazione e poi della DOCG nel 2004.

Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato DOC con DM 13.09.1995, G.U. 232- 04.10.1995 - Approvato DOCG con DM 18.02.2010, G.U.  49 - 01.03.2010

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 30.11.2011  


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Verdicchio di Matelica Riserva D.O.C.G.

La denominazione di origine controllata e garantita «Verdicchio di Matelica Riserva» è riservata al vino che risponde alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per la seguente tipologia:

  • Verdicchio di Matelica Riserva

1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

 

  • Verdicchio di Matelica Riserva (Vino Bianco Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Verdicchio
  • =< 15% Uve a bacca bianca prodotte da altri Vitigni coltivati nella regione Marche
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Invecchiato, dal colore giallo paglierino, odore delicato, caratteristico e sapore asciutto, armonico con retrogusto leggermente amarognolo.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

La zona geografica delimitata per la DOCG Verdicchio di Matelica Riserva interessa un territorio interno e lontano dall’ambiente e dall’influenza marina. E' infatti una Pianura Alluvionale Interna che include tutti i tratti di fondovalle fluviale e torrentizio. La zona è attraversata dal fiume Esino nella fase iniziale del suo percorso che scorre parallelo verso nord alla zona montuosa appenninica ed alla costa adriatica. La vallata, ove si sviluppa la zona delimitata, è il prodotto dell’effetto erosivo dei molti corsi d’acqua sulla dorsale pedemontana e montana caratterizzata da rocce calcaree.

La Zona di Produzione del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva e localizzata in:

  • provincia di Macerata e comprende il territorio dei comuni di Matelica, Esanatoglia, Gagliole, Castelraimondo, Camerino e Pioraco.
  • provincia di Ancona e comprende il territorio dei comuni di Cerreto D'Esi e Fabriano.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell'uva in vino finito, pronto per il consumo non deve essere superiore al 70%. Qualora superi questo limite, ma non il 75%, l'eccedenza non ha diritto alla denominazione di origine controllata e garantita; oltre il 75% decade il diritto alla denominazione di origine controllata e garantita per tutto il prodotto.
  • Le pratiche di elaborazione prevedono che il vino prima di essere immesso al consumo deve essere sottoposto ad un periodo d’invecchiamento di almeno 18 mesi.

4. Produttori di Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

Con l’utilizzo della DOCG Verdicchio di Matelica Riserva i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

Antipasti crudi (molluschi bivalvi di varia specie), pesci dalle carni saporite e salsate, primi piatti di pesce, lasagne di mare, risotti di mare, brodetti tipici di pesce. Quando è più maturo si abbina perfettamente con la sogliola dell'Adriatico e con lo stoccafisso all'anconetana. Viene anche abbinato a salumi della tradizione locale quali il Prosciutto di Carpegna, il Ciauscolo, il salame di Fabriano.


6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

E' provato che i Piceni già conoscessero l’uva ed il vino grazie al ritrovamento nel centro abitato di Matelica di una tomba di un giovane “principe” dove, fra splendide armi e scettri ed altri oggetti, è stato rinvenuto un bacile emisferico al cui interno stavano 200 vinaccioli di vitis vinifera, più di un grappolo. Fra i vasi ceramici alcuni erano legati alla mensa ed al vino. Il periodo Romano ha permesso a Plinio, Varrone, Catone ed altri di dissertare sull’uva e sul vino piceno. Da ciò si può affermare che in queste terre, giudicate fertili, non mancavano le vigne.

La caduta dell’impero Romano, le invasioni medievali, il disfacimento dell’impero d’oriente, che aveva avuto potere ed influenza lungo la costa adriatica, riducono l’attività agricola al solo sostentamento e le vigne, abbandonate le antiche alberate dell’epoca romana quando le viti venivano “maritate” agli aceri e ad altre piante, ora occupano piccoli appezzamenti a se stanti, protetti. Nasce il vigneto dell’azienda agricola. Alta densità d’impianto per non “sprecare terreno”, applicazione del contratto mezzadrile con la ripartizione del prodotto, due vinificazioni separate destinate all’autoconsumo.

Nel periodo medioevale la valle è feudo della signoria dei “Da Varano” di Camerino, potenti ed illuminati protagonisti della storia dell’area di dominio. Il passaggio dall’Impero allo Stato della Chiesa nel 1578 creò un risveglio dell’attività agricola dovuto ai monaci ed agli insediamenti monastici nel territorio che influirono sulle attività temporali che le popolazioni accettarono. Proprio in questo periodo (12 gennaio 1579) un contratto notarile, in quel di Matelica, cita la parola “Verdicchio”. Da qui la vite riprende un suo ruolo nell’economia aziendale e rurale cessando di essere esclusivo uso del Clero e dei Nobili ed entra nelle abitudini della comunità di persone.

È nella seconda metà dell’800, con l’arrivo dell’oidio, della peronospora e della fillossera, che la viticoltura subisce la sua fine per riprendere il suo nuovo sviluppo ai primi del ‘900 ove la divulgazione tecnica e l’insegnamento permettono di ricreare la viticoltura moderna con nuove varietà e, purtroppo, con l’abbandono di varietà e cloni del territorio. Con gli anni ’50 si avvia il passaggio da coltura promiscua a specializzata, ha termine la figura del mezzadro (ope legis), i proprietari divengono imprenditori i quali, accorpando più poderi, investendo con il sostegno dei fondi comunitari, sfruttando le agevolazioni concesse alle forme cooperative ed allo sviluppo del sistema agroalimentare danno vita alla vitivinicoltura marchigiana di oggi nel matelicese e nella regione.

La denominazione “Verdicchio di Matelica Riseva” è conseguente al D.P.R. 930/1963 che norma le DOC e le DOCG. La tipologia Riserva è aggiunta alla DOC nel 1995. Nel febbraio 2010 viene riconosciuta la DOCG in quanto nell’area delimitata si otteneva anche un prodotto classificabile come “eccellenza produttiva”. Ciò ha permesso ai viticoltori matelicesi, nel 2005, di attivare l’iter normativo per dare ufficialità all’eccellenza produttiva con la DOCG.

L’ampelografia del vitigno autoctono “Verdicchio” trova attenzione nel XIX sec con più descrizioni ufficiali. Nel tempo i viticoltori hanno sempre effettuato una selezione massale per la sua moltiplicazione cui ha fatto seguito una selezione scientifica del materiale di moltiplicazione. Le forme di allevamento della vite hanno subito una evoluzione passando dall’alberata (acero, olmo, conocchia) alla vigna (filari) forti dell’esperienza acquisita che la prima forma rispondeva alla quantità e la seconda alla qualità. Oggi la vigna è generalizzata con una densità superiore alle 2.000 viti/ettaro.

Per produrre il vino bianco secco non sono applicate tecniche specifiche per il Verdicchio Riserva, ma occorre precisare che tutti i produttori dell’area sono stati molto sensibili ad applicare le nuove tecnologie di trasformazione vinicola sostenute da sperimentazioni scientifiche come la criomacerazione, l’iperossigenazione, la decantazione a freddo. Ciò permise di distinguere il prodotto vino nella tipologia “Riserva”, poi DOCG. 

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