Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 11.09.1995, G.U. 232 del 04.10.1995
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Esino D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Esino” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Bianco
- Bianco Frizzante
- Rosso
- Rosso Novello
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Esino
- Esino Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Verdicchio
- =< 50% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore colore giallo paglierino tenue, odore delicato e gradevole, sapore armonico, di buona struttura.
- Esino Bianco Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Verdicchio
- =< 50% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Frizzante dalla spuma fine ed evanescente, colore paglierino tendente all’ambrato più o meno carico, odore caratteristico dell'appassimento, etereo e intenso, sapore dolce, armonico e vellutato, di buona struttura..
- Esino Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigno Sangiovese e Montepulciano, da soli o congiuntamente;
- =< 40% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore intenso, sapore secco e armonico, di buona struttura.
- Esino Rosso Novello (Vino Rosso Novello)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigno Sangiovese e Montepulciano, da soli o congiuntamente;
- =< 40% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Novello dal colore rosso rubino, odore fragrante, fine, sapore morbido, armonico e vellutato, di buona struttura.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Esino
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Esino si estende sul territorio marchigiano compreso tra il mare Adriatico ed i monti Sibillini, attraversato dai fiumi Cesano, Nevola, Misa, Aspio e dall'Esino (da cui il vino prende il nome). Il territorio adeguatamente ventilato e luminoso risulta favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Esino è localizzata in:
- provincia di Ancona e comprende il territorio dei comuni di tutta la provincia.
- provincia di Macerata e comprende il territorio dei comuni di Camerino, Castelraimondo, Esanatoglia, Gagliole, Matelica, Pioraco, Apiro, Cingoli e Poggio San Vicino.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Esino
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Esino prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Esino non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
4. Produttori di Vino DOC Esino
Con l’utilizzo della DOC Esino i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Esino
Primi e secondi piatti di pesce, formaggi poco stagionati, salumi, carni bianche e rosse in umido e arrosto.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Esino
Il territorio della zona di produzione del vino DOC “Esino”, vide il diffondersi della coltivazione della vite già in epoca romana (come testimoniato dai numerosi reperti e documenti archeologici) e andò incontro, dopo la caduta dell’impero romano, ad un periodo di contrazione della viticoltura.
Durante l’alto Medio Evo le poche superfici vitate erano concentrate in piccoli appezzamenti posti nelle immediate vicinanze dei Castelli (chiamate “Corti” o “Cortine”); la viticoltura riprese poi a svilupparsi in seguito all’insediamento di potenti ordini monastici, che fondarono numerose Abbazie, tuttora presenti, nel territorio dell’attuale DOC “Esino”.
Furono dapprima i monaci benedettini, seguiti dai cistercensi, a diffondere nuovamente la coltivazione della vite e a dare nuovo impulso all’attività agricola. Nell’area di produzione della DOC “Esino”, come nel resto della regione, a partire dal Medio Evo si diffuse la mezzadria, speciale rapporto associativo tra capitale e lavoro, che contribuì allo sviluppo rurale del tempo andando a delineare quel paesaggio agrario ordinato e diffusamente coltivato, che tuttora costituisce un tratto tipico delle Marche. La coltivazione della vite interessò la gran parte dei poderi che vennero a formarsi, la cui dimensione era limitata e commisurata alla forza lavoro della famiglia colonica che vi si insediava.
Nel 1269, il giudice De Crescenzi in Senigallia descriveva le vigne della Marca di Ancona “fatte di piante sorrette da canne e pali” e asseriva che la piantata bolognese su olmo ed acero richiedeva minori cure rispetto alla vigna. Nel catasto di Corinaldo del 1532 si riscontra che la vigna rappresentava allora, nell’area provinciale, “l’unico modo di coltivare la vite nel solco di un’antica tradizione risalente alla prima età comunale”.
Nel XVI secolo il territorio dell’attuale DOC “Esino” presentava una ragguardevole diffusione della vite nel tessuto agricolo: i campi seminati venivano sovente delimitati da filari di vite e il vino divenne un genere di largo consumo. Il modello colturale dell’alberata, già diffuso in epoca romana, era tornato in auge ad opera di piccoli proprietari coltivatori e di vignaioli parzionari, braccianti immigrati delle coste balcaniche, disposti a stipulare con il proprietario del terreno un contratto con l’impegno ad impiantare una vigna, a dividere a metà il prodotto per divenire, infine, proprietari del terreno vitato. Il vignaiolo si impegnava ad effettuare tutte le cure colturali e tutti i lavori di trasformazione delle uve consegnando al proprietario la metà del vino prodotto.
Andrea Bacci, noto enografo e Archiatra pontificio, nella sua sistematica descrizione dei vini (“De naturali vinorum historia“) pubblicata nel 1596 inserisce per la Marca di Ancona i vini di Loreto, Sirolo, Numana definendoli sani e conservabili per lungo tempo e prosegue con quelli delle “tante vigne” dell’osimano. Del territorio di Senigallia afferma “che produce ottimi vini e in abbondanza”, mentre per l’area di Jesi richiama la presenza dell’Abbazia di Chiaravalle riportando che “i nobili coloni si dedicano ad essi con non minore impegno importando i migliori vitigni ed i loro vini gareggiano con i generosi Trebbiani”. La rassegna dei vini della zona ad opera del Bacci termina con il territorio di influenza del fabrianese e la citazione del “Cerretano, vino di tanta forza che si conserva a lungo più come medicina che come bevanda”.
Il “Dialogo sul necessario miglioramento dei Vini Anconitani e del Piceno per formarne un ramo di interessante commercio” pubblicato nel 1809 a Jesi da Don Angelo Rastelli, parroco di Monsano, ci fornisce una viva descrizione della viticoltura e dell’enologia del territorio attualmente interessato alla DOC “Esino”. L’abate Rastelli lamenta uno scadimento della qualità dei vini per “colpa dell’Agricoltore, che non sa adattare la buona qualità delle viti alla buona qualità del terreno”, consiglia varietà come Verdicchio e Sangiovese, argomenta l’importanza di preferire le vigne alle alberate e alle folignate e fornisce precise indicazioni sul miglior modo di gestire le viti e di vinificare le uve.
In seguito all’unità d’Italia furono avviate diverse attività conoscitive sul territorio nazionale e, per quel che concerne le Marche, i lavori della Commissione Ampelografica fecero emergere l’importanza rivestita dalle varietà di pregio Verdicchio e Sangiovese e promossero la valutazione, la conoscenza e l’impiego di altri vitigni che avevano riscosso successo in altre aree. La ricostituzione viticola all’inizio del XX secolo interessò la zona di produzione della DOC “Esino” e vide il rafforzarsi di vitigni italici di pregio quali Verdicchio, Sangiovese e Montepulciano.
L’intervento pubblico, nazionale e comunitario degli anni 60 e 70 favorì il compimento del processo di rinnovamento della viticoltura della zona attraverso la ristrutturazione degli impianti e una precisa scelta varietale con impiego di vitigni a bacca nera e bianca di qualità. La scomparsa della mezzadria, riscontrata in quel periodo, comportò anche la modifica delle sistemazioni arboree non più compatibili con la moderna agricoltura. Il processo di rinnovamento degli impianti, l’applicazione delle moderne acquisizioni scientifiche e tecniche e i riscontri positivi ottenuti dalle produzioni enologiche di pregio esistenti nella zona, hanno spinto i produttori dell’area della DOC “Esino” verso la valorizzazione di altre produzioni di qualità del territorio.
In questo nuovo contesto, accanto ai pregiati e rinomati vini monovarietali della tradizione quali Verdicchio, Montepulciano, Sangiovese e Lacrima, sono stati prodotti altri vini tradizionali ottenuti da uvaggi di varietà bianche e nere, in cui alcune delle varietà sopra menzionate sono presenti in parte preponderante accanto ad altri vitigni ben adattati al territorio per le loro versatilità.
Si è così avviato il processo che ha portato alla richiesta della DOC “Esino”. In tal modo è stata recuperata e valorizzata l’ampia offerta di vini qualità provenienti da un territorio ricco di tradizioni viticole ed enologiche ed è stato dato ulteriore impulso all’imprenditoria locale e allo sviluppo delle strutture di trasformazione vinicola del territorio.
Il Vino DOC Esino ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 11 settembre 1995.