Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 30.08.2004, G.U. 209 del 06.09.2004
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino I Terreni di Sanseverino D.O.C.
La denominazione di origine controllata “I Terreni di Sanseverino” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Rosso
- Rosso Superiore
- Rosso Passito
- Moro
1. Tipologie e Uve del Vino DOC I Terreni di Sanseverino
- I Terreni di Sanseverino Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Vernaccia Nera
- =< 50% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso ben strutturato, dal colore rosso rubino, odore gradevole, complesso, dal gusto sapido, armonico, tipico, caratteristico.
- I Terreni di Sanseverino Rosso Superiore (Vino Rosso Superiore)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Vernaccia Nera
- =< 50% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Superiore di ottima struttura, colore rosso rubino intenso, odore gradevole, intenso, dal gusto sapido, armonico, tipico, caratteristico.
- I Terreni di Sanseverino Rosso Passito (Vino Rosso Passito)
- Versioni: Amabile /Dolce
- => 50% Vitigno Vernaccia Nera
- =< 50% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 15,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Passito di ottima struttura, colore rosso rubino chiaro tendente al granato, odore intenso, caratteristico dell'appassimento e sapore vellutato, gradevolmente amabile o dolce.
- I Terreni di Sanseverino Moro (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigno Montepulciano
- =< 40% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso di ottima struttura, colore rosso rubino intenso, odore gradevole, complesso e sapore armonico, talvolta di frutta rossa.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC I Terreni di Sanseverino
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC I Terreni di San Severino si estende nelle colline di San Severino Marche, attraversate dai fiumi Potenza e Musone, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC I Terreni di San Severino è localizzata in:
- provincia di Macerata e comprende il territorio del comune di San Severino Marche.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC I Terreni di Sanseverino
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC I Terreni di San Severino prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC I Terreni di San Severino non dovrà essere superiore al 70% e al 43% per la tipologia di Vino Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Le uve destinate alla produzione del Vino DOC I Terreni di San Severino possono essere sottoposte ad appassimento naturale sulla pianta o in appositi locali, fino a raggiungere un grado zuccherino di almeno 260 g/l.
- I Vini DOC I Terreni di San Severino Rosso e Moro devono essere sottoposti ad invecchiamento per almeno 18 mesi.
- I Vini DOC I Terreni di San Severino Rosso Superiore e Rosso Passito devono essere sottoposti ad invecchiamento per almeno 24 mesi.
- Nella designazione dei Vini DOC I Terreni di San Severino può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC I Terreni di San Severino è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
4. Produttori di Vino DOC I Terreni di Sanseverino
Con l’utilizzo della DOC I Terreni di San Severino i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC I Terreni di Sanseverino
Piatti strutturati come i tipici "Vincisgrassi alla maceratese" o secondi piatti a base di carne di pecora e di coniglio. Pasticceria secca, pandolci rustici, torte di frutta, pasticceria con creme delicate e crostate.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC I Terreni di Sanseverino
La viticoltura a San Severino ha una storia plurisecolare. Città romana, nasce come colonia Romana con il nome di Settempeda, subisce una distruzione nel 545 d.c.. Nel secolo XIV si conclude una prima fase della riaffermazione della coltura della vite iniziata nell’Alto Medioevo, dopo l’abbandono seguito alla crisi del Mondo Antico.
Il consumo del vino si è diffuso progressivamente dalle mense ecclesiastiche, a quelle signorili, a quelle borghesi fino a raggiungere le masse per motivi alimentari e sanitari.
Il territorio collinare del Comune di San Severino, in posizione strategica rispetto ai flussi commerciali tra l’appennino umbro marchigiano e Ancona, risulta storicamente tra le zone più felici per il prosperare rigoglioso della vite e per la produzione di uve di qualità.
Nei secoli il vino di San Severino aveva assunto una notevole rinomanza tanto da essere commercializzato a Roma, nel Veneto e in altre Signorie dell’epoca, ma anche per essere utilizzato come omaggio prestigioso e strumento mediatore di pace. Lo storico settempedano Raoul Paciaroni nella sua pubblicazione “Mangiare da Papa a Sanseverino. Pio II e la sua corte ospiti della città nel 1464” (Sanseverino Marche, Litografia “Grafica & Stampa”, 2001) riporta alcuni esempi interessanti, che vengono sintetizzati nel successivo paragrafo. Papa Urbano V nel 1370 investì della Vicaria di San Severino tal Smeduccio di Nunzio della Scala ricevendo in omaggio, per tale scelta, 850 litri di vino locale (24 barili).
Nel 1445 l’implorazione al cardinale Camerlengo, per persuadere il capitano di ventura Braccio Baglioni ad andarsene dalla città con i suoi soldati, venne accompagnata da 500 litri di vino vecchio. Nel 1430 il Console di San Severino aveva ringraziato il Comune di Norcia, con l’invio di due salme di vino invecchiato, per la sospensione di rappresaglie commerciali in vigore contro la città.
L’elezione nel 1458 del Papa Pio II fu motivo di invio a Roma di 97 barili e 30 damigiane di vino di S. Severino. Nell’opera monumentale “De naturali vinorum Historia, de Vinis Italiae et de Conviviis Antiquorum”, pubblicata a Roma nel 1596, il celebre medico e scienziato marchigiano Andrea Bacci, archiatra di papa Sisto V, a proposito dei vini di Sanseverino così si esprimeva: “Septempedae communia, et quae ut aprico magis in Piceni planiciem gaudent situ, collibus, ac Potentiae ripis frugiferis interseptam, uberiora habentur, ac varii generis. Dulcia suo tempore, et quae non invident Trebulanis, Rubra item suavia, ac grato gustu sorbigna, et cruda, et aquosa aliqua aegris idonea”. Il brano, tradotto nella nostra lingua, dice: “I vini comuni di Settempeda, specialmente quelli che più godono della posizione soleggiata verso la pianura del Piceno, tagliata dai colli e dalle fertili rive del Potenza, sono più abbondanti e di vario genere. I vini dolci, a suo tempo, non hanno nulla da invidiare al trebbiano (ndr: molto diffuso all’epoca); i rossi, similmente sono soavi e di gradevole gusto al sorseggio, i crudi e alcuni acquati [vinelli misti coll’acqua] sono adatti per i malati”.
Si trovano citazioni storico – letterarie relative ai vini di San Severino anche nei periodi successivi, come quelle di G. Scampoli (1682), storiografo del Principe Giovanni d’Austria e del Talpa, scrittore che nel 1732 affermò “il territorio di S. Severino produce vini in grandissima quantità di perfettissimo sapore”. Più critica appare la posizione dell’abate D. Angelantonio Rastelli, che nel “Dialogo sul necessario miglioramento de’ vini anconitani e del piceno per formarne un ramo d’interessante commercio”, pubblicato a Jesi nel 1809, lamenta un generale scadimento qualitativo di buona parte della produzione enologica delle Marche e fornisce linee guida per il suo miglioramento. L’abate Rastelli inserisce la Vernaccia tra le varietà di pregio, consiglia appropriate modalità di impianto e di gestione dei vigneti, indica le strategie di raccolta e di vinificazione da impiegare, descrive le tecniche di vinificazione, travaso e conservazione atte a “far vini prelibati per renderli atti alla navigazione a motivo di farne un interessante commercio”.
Il Rastelli riporta anche le modalità da seguire per ottenere i vini passiti, consigliando di raccogliere i grappoli più maturi e “di tenerli sani per dodici o quindici giorni ad appassire sopra le stuoie o su un tavolato in luogo arioso, asciutto” allo scopo di estrarre un mosto prelibato che, dopo fermentato, dà “un ottimo vino grato, gentile, spiritoso, e di gran durata”.
La diffusione della mezzadria aveva portato sul territorio di San Severino la presenza di numerosi poderi e la vite veniva coltivata su limitate superfici per produrre vino destinato al consumo famigliare e locale. Sul finire del 1800, infatti, il territorio di San Severino produceva vini che venivano solo sporadicamente esportati.
La diffusione della fillossera e la necessità di ricostituire i vigneti portò ad una attenta valutazione e selezione delle migliori varietà da impiegare nella intera provincia di Macerata. Il Dott. Salvatore Santini nella sua Ampelografia del circondario di Macerata (1875) ebbe a scrivere “Nel Sanseverinese e nel Matelicano trovasi in qualche copia la vernaccia, e forma ivi quasi il più bel decoro di quelle campagne. Essa fornisce vini squisiti, e decantati da tempo antichissimo”. In quel periodo si impose la coltivazione di “Vernaccia”, definita dall’ampelografo piemontese Di Rovesenda (1877) “una delle migliori uve nere della zona di Ancona” e si estese quella di altre varietà a bacca nera quali Sangiovese e Montepulciano.
Dalla metà dell’ottocento e fino agli anni ’40 del secolo scorso la struttura socioeconomica della zona vide la contrazione delle capacità industriali, soprattutto concerie e lanifici già presenti fin dall’età medievale, e la stabilizzazione della struttura di produzione e commercializzazione agricola basata su aziende distribuite sul territorio e ad esso strettamente correlate, dette “Terreni”. I “Terreni”, condotti direttamente o a mezzadria da un ampio nucleo familiare, avevano generalmente una superficie coltivabile attorno a 10 ettari e presentavano molteplici produzioni, in parte destinate all’autoconsumo, che rendevano autosufficiente la famiglia coltivatrice e garantivano la rendita fondiaria alla proprietà. Tale modello socio economico integrato con il territorio e le sue risorse decadde e perse la sua importanza nel secondo dopoguerra in concomitanza dell’inurbamento e conseguente abbandono delle campagne.
In questo periodo storico si assistette alla scomparsa dei “Terreni”, emersero difficoltà di adeguamento agli standard introdotti dalle nuove tecniche di produzione, che ampliarono la tendenza all’espianto delle alberate e dei vigneti e portarono il comparto vitivinicolo locale a perdere progressivamente la sua competitività.
Recentemente un appassionato proprietario terriero della zona, Cesare Ottavi, ispirato dalla storia vitivinicola di San Severino, ha deciso di riprendere e recuperare la coltivazione della vite su superfici significative e si è attivato per il riconoscimento della denominazione di origine ripartendo dalla storia dei “Terreni” e del significato di tale modello organizzativo nel contesto locale. L’impulso e l’impegno dell’Ottavi, il sostegno delle istituzioni locali e regionali, anche mediante la messa a punto di programmi di studio di caratterizzazione pedoclimatica e viticolo-enologico condotte da ASSAM con il contributo scientifico della Facoltà di Agraria di Ancona, hanno portato nel 2004 al riconoscimento della DOC “I Terreni di Sanseverino” i cui vini sono espressione della storia e della tradizione di un territorio modellato dall’agricoltura identificabile con lo specifico paesaggio agrario.
Il Vino DOC I Terreni di San Severino ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 30 agosto 2004.