Strada del Vino di Nurra e Logudoro

Strada del Vino di Nurra e Logudoro

I vigneti si distribuiscono uniformemente nelle terre settentrionali dell’isola: nell’area occidentale la Strada attraversa il paesaggio vinicolo della Nurra e delle bonifiche di Alghero, per poi scendere lungo la costa fino a Bosa. Un vitigno dai grandi esiti è il Moscato, che nella zona di Sorso-Sennori dà origine all’omonima Doc. Nel territorio di Alghero la produzione deriva sia da uve importate, sia da uve autoctone, come Torbato e Cagnulari. Al confine di Oristano si produce la Malvasia di Bosa.

L’itinerario parte da Sassari, seconda città della Sardegna, città di vivace cultura e di ricche tradizioni musicali. La Tathari medioevale si emancipò dal giudicato di Torres, ma rimase sotto controllo pisano, genovese, spagnolo. Divenuta piemontese nel XVIII secolo, modellò il proprio impianto urbanistico sulle città del centro politico, con vie regolari e ampie piazze. La lunga presenza e la tenace diffusione della vite e del vino sull’Isola sono testimoniate dalla presenza del Museo del vino, inserito nel territorio della vigna storica di Berchidda, nel territorio della provincia. Vi sono raccolti vecchi strumenti per la coltivazione della vite, per la raccolta, il trasporto, la pigiatura, la torchiatura dell’uva, per l’imbottigliamento e la conservazione del vino. Una vasta sezione è dedicata alle fasi della lavorazione del sughero e alle varie tipologie di prodotti.

Porto Torres era la Turris Libisonis che forniva ai Romani il grano e gli altri prodotti della Nurra, più ricca a quei tempi, ora ondulata pianura ventosa e spoglia.

Verdeggiante è, invece, la mossa campagna del Logudoro, che si incontra proseguendo nell’interno. Qui la lingua sarda conserva larghe risonanze latine e minori influenze spagnole. Il territorio è impreziosito da cospicue testimonianze preistoriche e nuragiche, e da chiese romaniche di grande interesse, come la SS.Trinità di Saccargia.

Alghero è antica fortezza e porto delle alghe, capitale del corallo e patria delle aragoste. Secondo la tradizione nacque qui l’espressione “Todos caballeros”, che rende ecumenici titoli e onorificenze. Fu Carlo V, nel 1541, a premiare così i cittadini convenuti a salutarlo. Fermatosi in città per una battuta di caccia al cinghiale, l’aveva trovata “bonita y bien asentada”, graziosa e in posizione felice. Due secoli prima gli Aragonesi vi avevano insediato una colonia di Catalani: nell’architettura della città è rimasta la loro impronta profonda, la loro lingua è ancora l’idioma quotidiano degli abitanti.

Nei 42 chilometri che separano Alghero da Bosa la strada corre sospesa sulle onde, tra rocce impervie e piccole insenature orlate di sabbia bianchissima. Nelle campagne a nord della città si può avvistare un grifone, il rapace imparentato con l’avvoltoio che, con i suoi tre metri di apertura alare, ha scelto di solcare questi cieli, unici in Italia. Fondata in epoca fenicia dal leggendario Sardus Pater, fu dominata dai Malaspina, che vi eressero il Castello, e dagli Aragonesi, che le concessero facoltà di battere moneta. Nel secolo XIX della nostra era, la sua fama superò i confini dell’isola per la fiorente industria conciaria. Ora il prestigio le viene soprattutto dalla corposa Malvasia.

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