Marinai-contadini con “un piede sulla barca, un altro nella vigna” sono stati definiti gli abitanti della Costiera Amalfitana. La natura ha creato paesi di case una sull’altra, di viuzze tortuose, di piccoli slarghi, e spinto le coltivazioni su faticati ripiani e terrazze artificiali. Qui vengono coltivati i vitigni tradizionali, che, però, l’isolamento e la faticosa quotidiana frequentazione hanno dotato di nomi locali.
Così la Falanghina è diventata Bianca Zita; la Biancolella, Bianca Tenera; lo Sciascinoso, Olivella, I vini che se ricavano sono raccolti nella Doc Costa d’Amalfi. La Strada che porta a conoscerli si snoda tortuosa, seguendo le asprezze della costa, in mezzo a terrazze a strapiombo che sorreggono vigneti pensili e aprono all’improvviso squarci di mare. Le cittadine si adagiano su contrafforti o in valloni e mostrano le splendide architetture della loro storia gloriosa. Fra tutti: Amalfi, con il Duomo e il Chiostro del Paradiso, e Ravello, con case e palazzi che conservano il ricordo dei commerci con l’oriente, e lo splendido Duomo.
Anche la Costiera, come molto altri luoghi del Mediterraneo, aveva le proprie Sirene: secondo una delle numerose tradizioni, sono gli scogli Li Galli il luogo da cui le ammaliatrici cercarono invano di convincere Ulisse a seguire il loro canto melodioso: le orecchie tappate di cera permisero all’eroe di superare indenne la tentazione. Un’opera molto più tarda, però, scredita Odisseo: secondo un Dialogo sugli eroi del III secolo, sarebbero state, invece, le Sirene a rifiutare quel marinaio ormai appassito.
L’Isola di Capri da più di due millenni ospita l’uomo, che vi ha trovato le migliori condizioni di vita. Prima che di folle di turisti, di ricchi borghesi, di raffinati intellettuali, di stranieri in cerca di sole, l’isola è stata residenza di imperatori romani: Augusto e soprattutto Tiberio che fece costruire Villa Jovis. Dell’edificio, di proporzioni grandiose, restano solo i ruderi in posizione favolosa. Secondo Svetonio, l’imperatore, temendo tradimenti e congiure, la volle a Capri perché “vi si giungeva da un solo lato, su una spiaggia ristretta, circondata da rocce a picco, di grande altezza e da un mare profondo”. La coltivazione della vite ha accompagnato i millenni; i pendii terrazzati e le pendici del monte Solaro accolgono ancora i vigneti che producono uve di Falanghina, di Biancolella, di Greco, di Piedirosso da cui si ricavano i vini della Doc Capri.