Assovini
- Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 24.05.1968, G.U. 178 del 15.07.1968
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 19.01.2023 - G.U. n. 30 del 06.02.2023
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione ◊ Sottozona
Vino Montepulciano d'Abruzzo D.O.C. Sottozona Terre dei Peligni
La denominazione d'origine controllata "Montepulciano d'Abruzzo - Terre dei Peligni" è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:
- Sottozona Terre dei Peligni
- Sottozona Terre dei Peligni Riserva
- Le Sottozone del Vino Montepulciano d'Abruzzo DOC »
- Sottozona Alto Tirino e Riserva »
- Sottozona Colline Pescaresi Superiore e Riserva »
- Sottozona San Martino sulla Marrucina Superiore e Riserva »
- Sottozona Teate e Riserva »
- Sottozona Terre Aquilane Superiore e Riserva »
- Sottozona Terre dei Peligni e Riserva »
- Sottozona Terre dei Vestini e Riserva »
- Sottozona Terre di Chieti Superiore e Riserva »
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Terre dei Peligni
- Sottozona Terre dei Peligni (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 95% Vitigno Montepulciano
- =< 5% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Abruzzo.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal Colore rosso rubino intenso con lievi sfumature violacee, tendenti al granato con l’invecchiamento, Odore profumi di frutti rossi maturi, spezie, intenso, etereo, e Sapore pieno, robusto, armonico, leggermente tannico.
- Sottozona Terre dei Peligni Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 95% Vitigno Montepulciano
- =< 5% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Abruzzo.
- => 13% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal Colore rosso rubino intenso con lievi sfumature violacee, tendenti al granato con l’invecchiamento, Odore profumi di frutti rossi maturi, spezie, intenso, etereo, dal Sapore secco, pieno, robusto, armonico, vellutato.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Terre dei Peligni
La zona geografica vocata alla produzione del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo Sottozona Terre dei Peligni comprende la conca intermontana denominata “Valle Peligna” definita a nord-est/sud-est dalle pendici del massiccio della Maiella ed a nord-ovest dalle propaggini della catena del Velino-Sirente. L’ampia vallata peligna giace a circa 400 metri sul livello del mare, con ottime esposizioni e buona ventilazione.
La Zona di Produzione del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Terre dei Peligni è localizzata in:
- provincia di L'Aquila e comprende il territorio dei comuni di Bugnara, Corfinio, Introdacqua, Pacentro, Pettorano sul Gizio, Pratola Peligna, Prezza, Raiano, Roccacasale, Sulmona e Vittorito.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Terre dei Peligni
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Terre dei Peligni prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino non dovrà essere superiore al 70% per entrambe tipologie di Montepulciano d'Abruzzo Sottozona Terre dei Peligni e Riserva. Qualora tali parametri vengano superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Il Vino Sottozona Terre dei Peligni deve essere sottoposto ad Invecchiamento per un periodo non inferiore a 24 mesi di cui almeno 9 in recipienti di legno. Per la versione Riserva l'Invecchiamento non è inferiore a 30 mesi di cui almeno 9 in recipienti di legno.
4. Produttori Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Terre dei Peligni
Con l’utilizzo della DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Terre dei Peligni i Produttori vinicoli abruzzesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la visita alle cantine vinicole che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Terre dei Peligni
Primi piatti con ragù di carne, carni rosse grigliate e al forno, agnello alla griglia, pecora al caldaro, maiale in porchetta, spezzatino di maiale, formaggi vari, minestre e cacciagione.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Terre dei Peligni
La presenza della vitivinicoltura nell’area peligna trova una fondamentale testimonianza storica nel poeta latino Publio Ovidio Nasone, nato a Sulmona nel 43 a.C. e morto in esilio a Tomi sul Mar Nero nel 17 d.C., che rievoca con i versi che seguono la sua terra natale: “Sulmona, la terza parte della campagna Peligna mi tiene, una terra piccola, ma salubre per le acque di fonte.
Anche se il sole, quando è vicino, spacca la pietra e la stella del cane di Icaro risplende violenta, i campi Peligni son percorsi da limpide correnti, e sul suolo morbido l’erba rigogliosa verdeggia.
Terra fertile della spiga di Cerere, e ancor più di uva, qualche campo dà anche l’albero di Pallade, l’ulivo, ...”. Oltre al poeta latino altre testimonianze sull’importanza della vitivinicoltura nell’area peligna ci sono giunte da Andrea Bacci (1524-1600), filosofo e medico di papa Sisto V. Il Bacci, nell’opera “De naturali vinorum historia de vinis Italiae” scritta nel 1596, parla dei vini di Sulmona e del territorio dei Peligni: “...i vigneti coltivati parte sulle colline esposte al sole, parte con viti fatte crescere alte sui pioppi ottengono un’abbondante produzione di vini di tutti i tipi migliori che, proprio per la loro quantità e non proponendosi fini di lucro, vendono al minimo prezzo siano essi bianchi, rossi o Moscatelli, che sono lasciati invecchiare per molti anni”.
Altra importante testimonianza viene dal barone Giuseppe Nicola Durini (1765-1845) il cui saggio dal titolo De’ vini degli Abruzzi, contenuto negli Annali Civili del regno delle Due Sicilie (n°36, 1820), costituisce un valido compendio ampelografico ed enologico che conserva ancora oggi una certa validità.
Il Durini scriveva a proposito dei vini degli Abruzzi : “…Pure avendo già detto che quella marna variamente si compone, avviene che dove la combinazione ne sia favorevole, produconsi vini non ispregevoli. Per tale cagione nella Provincia di Chieti la lagrima di Tollo, i vini di Ortona e quelli di Vasto riescono assai buoni e sono ricercati....; nella Provincia di Teramo i vini di Castellamare, come in quella di Aquila, que’ di Popoli e di Capestrano..... Né vogliansi lodar meno i vini di Bugnara e Prezza nella valle di Solmona, perché le vigne son messe fra ciottoli silicei rivestiti di bianchissima crosta calcarea e nettissimi, sopra de’ quali riposa e viene a maturità il grappolo che acquista un singolar sapore..... Questo vino ha quel raro gusto che dicesi di sasso da’ francesi”.
Ma come afferma Franco Cercone nel suo libro La meravigliosa storia del Montepulciano d’Abruzzo, la prima notizia storica sulla presenza del vitigno Montepulciano in Abruzzo, è contenuta nell’opera di Michele Torcia dal titolo Saggio Itinerario Nazionale pel Paese dei Peligni fatto nel 1792 (Napoli 1793).
L’archivista e bibliotecario di Ferdinando IV ebbe infatti modo di osservare il vitigno Montepulciano e di degustarne il vino nell’agro sulmonese da lui definito per la feracità del suolo “la vera tempe dell’Italia”.
Anche se la provenienza di questo vitigno nell’area sulmonese resta sconosciuta, nel primo ottocento il Montepulciano di fatto resta in splendido isolamento nella Valle Peligna e nell’Alto Tirino e non ancora si affaccia a quella finestra naturale costituita dalle Gole di Popoli.
Si deve sicuramente alle famiglie dei Mezzana e dei Tabassi l’ampliamento dell’area di coltivazione del Montepulciano poiché queste, benché proprietarie di vasti possedimenti in Sulmona e nei centri limitrofi, indirizzano le proprie mire sui fertili territori posti oltre le Gole di Popoli e lungo la Valle della Pescara. In quest’area vengono infatti a formarsi ricchi feudi, per lo più in tenimento di Torre dei Passeri, Tocco da Casauria e Musellaro.
E’ da ritenersi che le condizioni climatiche, particolarmente favorevoli alla viticoltura, siano alla base delle motivazioni che indussero esponenti della nobiltà sulmonese ad espandere i loro possedimenti in quest’area ed è probabile che il Montepulciano sia stato trapiantato dai Mezzana a Torre dei Passeri e da qui il “vitigno portabandiera dell’Abruzzo” sia migrato agli inizi del ‘900 verso il chietino, la costa pescarese ed il teramano.
Dopo il Torcia sono innumerevoli i testi storici ed i manuali tecnici nei quali vengono descritte le caratteristiche di questo vitigno: ricordiamo in particolare Edoardo Ottavi e Arturo Marescalchi che nell’opera dal titolo Vade-Mecum del commerciante di uve e di vini in Italia, la cui prima edizione venne pubblicata nel 1897, descrivono in maniera dettagliata la viticoltura della provincia di L’Aquila all’epoca: “i vitigni a bacca bianca più coltivati erano il Camplese o Campolese (Passerina), il Racciapollone (Montonico), il Tivolese, il Verdicchio, la Malvasia, il Moscatello, mentre tra le uve rosse il Montepulciano (cordisco e primutico), il Gaglioppo, l’Aleatico, la Lacrima.
La produzione totale di vino di tutta la provincia era di 500.000 ettolitri di cui il 63% rosso ed il 37% bianco. La piazza di Milano ne consumava la maggior parte”. Da allora è trascorso molto tempo ed i produttori della Valle Peligna hanno fatto molti progressi sulla strada della qualità, riscuotendo unanimi consensi. Purtroppo, lo spopolamento delle aree interne e l’utilizzo dei suoli per usi non agricoli hanno contribuito e non poco al significativo ridimensionamento della vitivinicoltura in questa splendida area.
Attualmente essa interessa solo alcune zone, in particolare il comune di Vittorito e di Prezza, ma la riscoperta della viticoltura di montagna e nuove sperimentazioni, stanno suscitando notevole interesse intorno a questa coltura con significativi investimenti sia in vigna che in cantina.
- Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 24.05.1968, G.U. 178 del 15.07.1968
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 19.01.2023 - G.U. n. 30 del 06.02.2023
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione ◊ Sottozona
Vino Montepulciano d'Abruzzo D.O.C. Sottozona Teate
La denominazione d'origine controllata "Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Teate", è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:
- Sottozona Teate
- Sottozona Teate Riserva
- Le Sottozone del Vino Montepulciano d'Abruzzo DOC »
- Sottozona Alto Tirino e Riserva »
- Sottozona Colline Pescaresi Superiore e Riserva »
- Sottozona San Martino sulla Marrucina Superiore e Riserva »
- Sottozona Teate e Riserva »
- Sottozona Terre Aquilane Superiore e Riserva »
- Sottozona Terre dei Peligni e Riserva »
- Sottozona Terre dei Vestini e Riserva »
- Sottozona Terre di Chieti Superiore e Riserva »
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Teate
- Sottozona Teate (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 90% Vitigno Montepulciano
- =< 10% Uve da altri Vitigni a bacca nera non aromatici, idonei alla coltivazione per la regione Abruzzo.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal Colore colore rosso rubino intenso, con lievi sfumature violacee, tendenti al granato con l’invecchiamento, Odore profumi di frutti rossi maturi, spezie, intenso, etereo e con sentori di confettura se sottoposto a parziale appassimento delle uve, dal Sapore pieno, robusto, armonico, leggermente tannico.
- Sottozona Teate Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 90% Vitigno Montepulciano
- =< 10% Uve da altri Vitigni a bacca nera non aromatici, idonei alla coltivazione per la regione Abruzzo.
- => 13% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal Colore colore rosso rubino intenso, con lievi sfumature violacee, tendenti al granato con l’invecchiamento, Odore profumi di frutti rossi maturi, spezie, intenso, etereo e con sentori di confettura se sottoposto a parziale appassimento delle uve, dal Sapore sapido, pieno, robusto, armonico, leggermente tannico, persistente.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Teate
La zona geografica vocata alla produzione del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo Sottozona Teate comprende circa un terzo dell’intero territorio amministrativo della provincia di Chieti, ed è costituita da un’ampia ed estesa fascia della collina litoranea, che va dal fiume Foro al Trigno, seguita dalla collina interna ed infine da quella pedemontana che giunge nella parte nord-occidentale sino ai piedi della Maiella.
La Zona di Produzione del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Teate è localizzata in:
- provincia di Chieti e comprende il territorio dei comuni di Altino, Archi, Ari, Arielli, Atessa, Bomba, Bucchianico, Canosa Sannita, Casacanditella, Casalanguida, Casalincontrada, Carpineto Sinello, Casalbordino, Casoli, Castel Frentano, Chieti, Crecchio, Cupello, Fara Filiorum Petri, Filetto, Fossacesia, Francavilla, Fresagrandinaria, Frisa, Furci, Gissi, Giuliano Teatino, Guardiagrele, Lanciano, Lentella, Miglianico, Monteodorisio, Mozzagrogna, Orsogna, Ortona, Paglieta, Palmoli, Perano, Poggiofiorito, Pollutri, Ripa Teatina, Roccamontepiano, Rocca San Giovanni, San Buono, Sant'Eusanio del Sangro, San Giovanni Teatino, Santa Maria Imbaro, San Martino sulla Marrucina, San Salvo, San Vito Chietino, Scerni, Tollo, Torino di Sangro, Torrevecchia Teatina, Treglio, Vasto, Villalfonsina, Villamagna, Vacri.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Teate
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Teate prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino non dovrà essere superiore al 70% per entrambe tipologie di Montepulciano d'Abruzzo Sottozona Teate e Riserva. Qualora tali parametri vengano superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Il Vino Sottozona Teate deve essere sottoposto ad Invecchiamento per un periodo non inferiore a 21 mesi di cui almeno 9 in recipienti di legno. Per la versione Riserva l'Invecchiamento non è inferiore a 30 mesi di cui almeno 9 in recipienti di legno.
4. Produttori Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Teate
Con l’utilizzo della DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Teate i Produttori vinicoli abruzzesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la visita alle cantine vinicole che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Teate
Primi piatti con ragù di carne, carni rosse grigliate e al forno, agnello alla griglia, pecora al caldaro, maiale in porchetta, spezzatino di maiale, formaggi vari, minestre e cacciagione.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Teate
La prima testimonianza storica sulla produzione enoica abruzzese, come ci ricorda Polibio, storico greco vissuto tra il 205 ed il 123 a.C., risale alle famose gesta di Annibale (216 a.C.) ed alla sua vittoria di Canne. Polibio ricordava la produzione di ottimo vino della zona adriatica e scriveva che Annibale “…attraversati e devastati i territori dei Pretuzi, di Adria, nonché dei Marrucini e dei Frentani (attuale provincia di Chieti), si diresse nella sua marcia verso la Iapigia” ossia la Puglia.
Da allora innumerevoli sono le testimonianze storiche sulla presenza della vite e del vino nella provincia di Chieti, in particolare a partire dal secolo XIII. Infatti, nell’agosto del 1200 a Venezia venne stipulato un atto notarile che istituiva una “colleganza”, un tipo di contratto commerciale, tra Venezia, Ancona, Ortona e la Slavonia.
I numerosi traffici che coinvolgevano Ortona, oggi maggiore centro di produzione di vino della regione, riguardavano i generi alimentari maggiormente prodotti all’epoca; uno dei principali era il vino, sia bianco che rosso, come dimostrano numerose testimonianze provenienti dall’Archivio di Stato di Dubrovnik, l’antica Ragusa.
Un’ulteriore testimonianza dell’importanza della coltura della vite, della vinificazione e del commercio del vino in provincia di Chieti proviene da Giovan Battista De Lectis ed è datata 1576, così come quella di fra’ Serafino Razzi (1531-1611), sacerdote domenicano e Priore prima del convento di Penne (tra luglio 1574 e maggio 1576) e poi di Vasto (tra maggio 1576 e dicembre 1577), che parlando nella sua opera Viaggi in Abruzzo ricorda: “Il Vasto: Terra deliziosa, che già era chiamata una picciola Napoli, risiede in sito basso, rispetto a gli alti monti che gli stanno alle spalle......Abonda questa terra di ogni bene, di pane, di carne, di pesce, e d’uova. Et il vino ci è in tanta copia che ciaschedun’anno se ne caricano assai barche per Ischiavonia, per Vinezia e per altri luoghi. E con tutto che siano vini preciosi, sono nondimeno per lo più del tempo a bonissimo mercato”.
Altra importante testimonianza viene dal barone Giuseppe Nicola Durini (1765-1845) il cui saggio dal titolo De’ vini degli Abruzzi, contenuto negli Annali Civili del regno delle Due Sicilie (n°36, 1820), costituisce un valido compendio ampelografico ed enologico che conserva ancora oggi una certa validità. Il Durini scriveva a proposito dei vini degli Abruzzi : “…Pure avendo già detto che quella marna variamente si compone, avviene che dove la combinazione ne sia favorevole, produconsi vini non ispregevoli.
Per tale cagione nella Provincia di Chieti la lagrima di Tollo, i vini di Ortona e quelli di Vasto riescono assai buoni e sono ricercati....; nella Provincia di Teramo i vini di Castellamare, come in quella di Aquila, que’ di Popoli e di Capestrano..... Né vogliansi lodar meno i vini di Bugnara e Prezza nella valle di Solmona, perché le vigne son messe fra ciottoli silicei rivestiti di bianchissima crosta calcarea e nettissimi, sopra de’ quali riposa e viene a maturità il grappolo che acquista un singolar sapore..... Questo vino ha quel raro gusto che dicesi di sasso da’ francesi”.
Ma come afferma Franco Cercone nel suo libro La meravigliosa storia del Montepulciano d’Abruzzo, la prima notizia storica sulla presenza del vitigno Montepulciano in Abruzzo, è contenuta nell’opera di Michele Torcia dal titolo Saggio Itinerario Nazionale pel Paese dei Peligni fatto nel 1792 (Napoli 1793).
Questo vitigno, rimasto in splendido isolamento e perfettamente acclimatatosi nelle aree interne, si è diffuso sul finire del 1800 verso la fascia costiera ed a partire dal secondo dopoguerra è diventato il vitigno rosso più coltivato in regione, in particolare nella provincia di Chieti.
Esso costituisce oggi la base del vino abruzzese più importante ed apprezzato, simbolo enoico di un’intera regione, il “Montepulciano d’Abruzzo” DOC, riconosciuto nel 1968, il cui disciplinare è stato negli anni oggetto di alcune modifiche volte alla qualificazione del prodotto ed alla identificazione territoriale mediante la individuazione di cinque sottozone, tra le quali quella denominata “Teate”.
- Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 24.05.1968, G.U. 178 del 15.07.1968
- Denominazione aggiornata in Casauria DOCG con le modifiche riportate in G.U. n. 62 del 14.03.2023
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione ◊ Sottozona
Vino Casauria DOCG
La denominazione d'origine controllata e garantita "Casauria" è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:
- Casauria
- Casauria Superiore
- Casauria Riserva
- Casauria Gran Selezione
1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Casauria
- Casauria (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Montepulciano
- =< 15% Uve a bacca nera prodotte da Vitigni coltivati nella regione Abruzzo
- => 13% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal Colore colore rosso rubino intenso con lievi sfumature violacee, tendenti al granato con l’invecchiamento; Odore profumi di frutti rossi maturi, spezie, intenso, etereo; Sapore pieno, robusto, armonico, giustamente tannico.
- Casauria Superiore (Vino Rosso Superiore)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Montepulciano
- =< 15% Uve a bacca nera prodotte da Vitigni coltivati nella regione Abruzzo
- => 13,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Superiore dal Colore colore rosso rubino intenso, con lievi sfumature violacee tendenti al granato con l’invecchiamento; Odore profumi di frutti rossi maturi, spezie, intenso, etereo; Sapore pieno, robusto, armonico, giustamente tannico.
- Casauria Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Montepulciano
- =< 15% Uve a bacca nera prodotte da Vitigni coltivati nella regione Abruzzo
- => 13,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal Colore colore rosso rubino intenso, con lievi sfumature violacee tendenti al granato con l’invecchiamento; Odore profumi di frutti rossi maturi, spezie, intenso, etereo; Sapore pieno, robusto, armonico, giustamente tannico.
- Casauria Gran Selezione (Vino Rosso Gran Selezione)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Montepulciano
- =< 15% Uve a bacca nera prodotte da Vitigni coltivati nella regione Abruzzo
- => 13,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal Colore colore rosso rubino intenso, con lievi sfumature violacee tendenti al granato con l’invecchiamento; Odore profumi di frutti rossi maturi, spezie, intenso, etereo; Sapore pieno, robusto, armonico, giustamente tannico.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Casauria
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOCG Casauria comprende la fascia collinare interna e pedemontana della provincia di Pescara delimitata a sud-ovest dal massiccio della Maiella ed a nord-ovest da quello del Gran Sasso. Queste colline danno luogo ad un paesaggio ondulato, con ampi dossi quasi pianeggianti e versanti poco acclivi e rotondeggianti.
La Zona di Produzione del Vino DOCG Casauria è localizzata in:
- provincia di Pescara e comprende il territorio dei comuni di Alanno, Bussi sul Tirino, Bolognno, Brittoli, Castiglione a Casauria, Corvara, Cugnoli, Lettomanoppello, Manoppello, Pescosansonesco, Popoli, Scafa, San Valentino, Serramonacesca, Tocco di Casauria, Torre dè Passeri, Turrivalignani.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Casauria
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOCG prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino è pari al 70%, con una tolleranza di superamento fino al 75%, Oltre detti limiti decade il diritto alla DOCG per tutto il prodotto.
- Il vino DOCG Casauria deve essere sottoposto a un periodo di invecchiamento di almeno 18 mesi, la versione Superiore e Riserva di almeno 21 mesi, e 24 mesi per la tipologia Gran Selezione.
4. Produttori di Vino DOCG Casauria
Con l’utilizzo della DOCG Casauria i Produttori vinicoli abruzzesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la visita alle cantine vinicole che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Casauria
Primi piatti con ragù di carne, carni rosse grigliate e al forno, agnello alla griglia, pecora al caldaro, maiale in porchetta, spezzatino di maiale, formaggi vari, minestre e cacciagione.
6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Casauria
Le notizie storiche sulla presenza della vite e del vino nell’area delimitata, come testimoniano diversi autori di differenti epoche, è legata soprattutto all’instancabile opera dei padri benedettini presenti nelle diverse abbazie sorte sul territorio quali quella di S. Clemente a Casauria e quella di Santa Maria d’Arabona del 1209 (Manoppello).
Il toponimo “Casauria” fu reso celebre nel Medioevo dal fatto che il territorio che esso identificava fu scelto per la costruzione del monastero di S. Clemente a Casauria per volere dell’imperatore Ludovico II che acquistò le terre nell’871.
Nel Chronicon Casauriense, che racconta la storia del monastero con tutte le vicissitudini che ne caratterizzarono la costruzione e l’evoluzione, c’è un tentativo da parte del cronista di attribuire al termine “Casauria” un’origine legata alla costruzione dell’edificio sacro. Ma i documenti di compravendita dell’871 per l’acquisizione delle terre nonché altri atti, attestano che il termine “Casauria” già esisteva e con ogni probabilità risaliva all’epoca romana. Una volta accorpati in un’unica proprietà i terreni di pertinenza della badia, il toponimo fu esteso all’intero corpo e, per la sacralità ad esso associata, anche a tutta l’area geografica circostante.
Ma, facendo un salto di alcuni secoli, come afferma il Prof. Franco Cercone in uno dei suoi numerosi scritti “dobbiamo sicuramente alle famiglie dei Mezzana e dei Tabassi, alla fine del 1700, l’ampliamento dell’area di coltivazione del vitigno Montepulciano poiché queste, benché proprietarie di vasti possedimenti in Sulmona e nei centri limitrofi, indirizzarono le proprie mire sui fertili territori posti oltre le Gole di Popoli e lungo la Valle Pescara”. In quest’area vengono infatti a formarsi ricchi feudi, per lo più in tenimento di Torre dei Passeri, Tocco da Casauria e Musellaro.
E’ da ritenersi che le condizioni climatiche e le caratteristiche geologiche dell’alta Val Pescara, particolarmente favorevoli alla viticoltura, siano alla base delle motivazioni che indussero esponenti della nobiltà sulmonese ad espandere i loro possedimenti in quest’area ed è probabile che diversi vitigni, tra cui il Montepulciano, siano stati trapiantati dai Mezzana a Torre dei Passeri e da qui, il “vitigno portabandiera dell’Abruzzo”, sia migrato agli inizi del 1900 verso il chietino, la costa pescarese ed il teramano.
La zona interna della provincia di Pescara vanta antiche tradizioni viticole tanto che un sinonimo del vitigno Montepulciano è “Montepulciano di Torre dé Passeri” o semplicemente “Torre dé Passeri” come ricorda Bruno Bruni nel capitolo dedicato al Montepulciano in una pubblicazione del Ministero dell’Agricoltura - Commissione per lo studio ampelografico dei principali vitigni ad uve da vino coltivati in Italia del 1955.
Da quanto detto si evince che la presenza del vitigno Montepulciano nell’entroterra della provincia di Pescara, ossia nella zona casauriense, risale ormai ad oltre due secoli ed è proprio in questa zona che esso ha potuto esprimere tutte le sue potenzialità, evidenziando peculiari caratteristiche legate sia agli aspetti olfattivi che gustativi. Esso costituisce oggi la base del vino abruzzese più importante ed apprezzato, simbolo enoico di un’intera regione, il “Montepulciano d’Abruzzo” DOC, riconosciuto nel 1968, il cui disciplinare è stato negli anni oggetto di alcune modifiche volte alla qualificazione del prodotto ed alla identificazione territoriale mediante la individuazione di specifiche sottozone quali quella di “Casauria” o “Terre di Casauria”.
- Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 24.05.1968, G.U. 178 del 15.07.1968
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 19.01.2023 - G.U. n. 30 del 06.02.2023
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione ◊ Sottozona
Vino Montepulciano d'Abruzzo D.O.C. Sottozona Alto Tirino
La denominazione d'origine controllata "Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Alto Tirino", è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:
- Sottozona Alto Tirino
- Sottozona Alto Tirino Riserva
- Le Sottozone del Vino Montepulciano d'Abruzzo DOC »
- Sottozona Alto Tirino e Riserva »
- Sottozona Colline Pescaresi Superiore e Riserva »
- Sottozona San Martino sulla Marrucina Superiore e Riserva »
- Sottozona Teate e Riserva »
- Sottozona Terre Aquilane Superiore e Riserva »
- Sottozona Terre dei Peligni e Riserva »
- Sottozona Terre dei Vestini e Riserva »
- Sottozona Terre di Chieti Superiore e Riserva »
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Alto Tirino
- Sottozona Alto Tirino (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 95% Vitigno Montepulciano
- =< 5% Uve di altri Vitigni a bacca nera non aromatici, idonei alla coltivazione per la regione Abruzzo.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal Colore colore rosso rubino intenso, con lievi sfumature violacee, tendenti al granato con l’invecchiamento, Odore profumi di frutti rossi maturi, spezie, intenso, etereo, e Sapore sapido, pieno, robusto, armonico, leggermente tannico, persistente.
- Sottozona Alto Tirino Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 95% Vitigno Montepulciano
- =< 5% Uve di altri Vitigni a bacca nera non aromatici, idonei alla coltivazione per la regione Abruzzo.
- => 13% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Riserva dal Colore colore rosso rubino intenso, con lievi sfumature violacee, tendenti al granato con l’invecchiamento, Odore profumi di frutti rossi maturi, spezie, intenso, etereo, e Sapore sapido, pieno, robusto, armonico, leggermente tannico, persistente.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Alto Tirino
La zona geografica vocata alla produzione del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo Sottozona Alto Tirino comprende una piccola conca intermontana denominata “Piano” in agro di Ofena nonché le aree circostanti ricadenti nei territori di Capestrano e Villa S. Lucia, definita dalle pendici sud-orientali del massiccio del Gran Sasso e dalla catena del Sirente.
La Zona di Produzione del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Alto Tirino è localizzata in:
- provincia di L'Aquila e comprende il territorio dei comuni di Capestrano, Ofena e Villa S. Lucia.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Alto Tirino
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Alto Tirino prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino non dovrà essere superiore al 70% per entrambe tipologie di Montepulciano d'Abruzzo Sottozona Alto Tirino e Riserva. Qualora tali parametri vengano superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Il Vino Sottozona Alto Tirino deve essere sottoposto ad Invecchiamento per un periodo non inferiore a 12 mesi. Per la versione Riserva l'Invecchiamento non è inferiore a 30 mesi.
4. Produttori di Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Alto Tirino
Con l’utilizzo della DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Alto Tirino i Produttori vinicoli abruzzesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la visita alle cantine vinicole che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti Cibo-Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Alto Tirino
Primi piatti con ragù di carne, carni rosse grigliate e al forno, agnello alla griglia, pecora al caldaro, maiale in porchetta, spezzatino di maiale, formaggi vari, minestre e cacciagione.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Montepulciano d'Abruzzo - Sottozona Alto Tirino
La presenza della vitivinicoltura nelle aree interne dell’Abruzzo trova una fondamentale testimonianza storica nel poeta latino Publio Ovidio Nasone, nato a Sulmona nel 43 a.C. e morto in esilio a Tomi sul Mar Nero nel 17 d.C., che rievoca con i versi che seguono la sua terra natale: “Sulmona, la terza parte della campagna Peligna mi tiene, una terra piccola, ma salubre per le acque di fonte.
Anche se il sole, quando è vicino, spacca la pietra e la stella del cane di Icaro risplende violenta, i campi Peligni son percorsi da limpide correnti, e sul suolo morbido l’erba rigogliosa verdeggia. Terra fertile della spiga di Cerere, e ancor più di uva, qualche campo dà anche l’albero di Pallade, l’ulivo, ...”.
Molti secoli dopo un’altra importante testimonianza viene dal barone Giuseppe Nicola Durini (1765-1845) il cui saggio dal titolo De’ vini degli Abruzzi, contenuto negli Annali Civili del regno delle Due Sicilie (n°36, 1820), costituisce un valido compendio ampelografico ed enologico che conserva ancora oggi una certa validità. Il Durini scriveva a proposito dei vini degli Abruzzi : “…Pure avendo già detto che quella marna variamente si compone, avviene che dove la combinazione ne sia favorevole, produconsi vini non spregevoli. Per tale cagione nella Provincia di Chieti la lagrima di Tollo, i vini di Ortona e quelli di Vasto riescono assai buoni e sono ricercati....; nella Provincia di Teramo i vini di Castellamare, come in quella di Aquila, que’ di Popoli e di Capestrano..... Né vogliansi lodar meno i vini di Bugnara e Prezza nella valle di Solmona, perché le vigne son messe fra ciottoli silicei rivestiti di bianchissima crosta calcarea e nettissimi, sopra de’ quali riposa e viene a maturità il grappolo che acquista un singolar sapore..... Questo vino ha quel raro gusto che dicesi di sasso da’ francesi”.
Ma come afferma Franco Cercone nel suo libro La meravigliosa storia del Montepulciano d’Abruzzo, la prima notizia storica sulla presenza del vitigno Montepulciano in Abruzzo, è contenuta nell’opera di Michele Torcia dal titolo Saggio Itinerario Nazionale pel Paese dei Peligni fatto nel 1792 (Napoli 1793). L’archivista e bibliotecario di Ferdinando IV ebbe infatti modo di 30 osservare il vitigno Montepulciano e di degustarne il vino nell’agro sulmonese da lui definito per la feracità del suolo “la vera tempe dell’Italia”.
Anche se la provenienza di questo vitigno nell’area sulmonese resta sconosciuta, nel primo ottocento il Montepulciano di fatto resta in splendido isolamento nella Valle Peligna e nell’Alto Tirino e non ancora si affaccia a quella finestra naturale costituita dalle Gole di Popoli. Si deve sicuramente alle famiglie dei Mezzana e dei Tabassi l’ampliamento dell’area di coltivazione del Montepulciano poiché queste, benché proprietarie di vasti possedimenti in Sulmona e nei centri limitrofi, indirizzano le proprie mire sui fertili territori posti oltre le Gole di Popoli e lungo la Valle della Pescara. In quest’area vengono infatti a formarsi ricchi feudi, per lo più in tenimento di Torre dei Passeri, Tocco da Casauria e Musellaro.
E’ da ritenersi che le condizioni climatiche, particolarmente favorevoli alla viticoltura, siano alla base delle motivazioni che indussero esponenti della nobiltà sulmonese ad espandere i loro possedimenti in quest’area ed è probabile che il Montepulciano sia stato trapiantato dai Mezzana a Torre dei Passeri e da qui il “vitigno portabandiera dell’Abruzzo” sia migrato agli inizi del ‘900 verso il chietino, la costa pescarese ed il teramano.
Dopo il Torcia sono innumerevoli i testi storici ed i manuali tecnici nei quali vengono descritte le caratteristiche di questo vitigno: ricordiamo in particolare Edoardo Ottavi e Arturo Marescalchi che nell’opera dal titolo Vade-Mecum del commerciante di uve e di vini in Italia, la cui prima edizione venne pubblicata nel 1897, descrivono in maniera dettagliata la viticoltura della provincia di L’Aquila all’epoca: “i vitigni a bacca bianca più coltivati erano il Camplese o Campolese (Passerina), il Racciapollone (Montonico), il Tivolese, il Verdicchio, la Malvasia, il Moscatello, mentre tra le uve rosse il Montepulciano (cordisco e primutico), il Gaglioppo, l’Aleatico, la Lacrima.
La produzione totale di vino di tutta la provincia era di 500.000 ettolitri di cui il 63% rosso ed il 37% bianco. La piazza di Milano ne consumava la maggior parte”. Da allora è trascorso molto tempo ed i produttori dell’Alto Tirino hanno fatto molti progressi sulla strada della qualità, riscuotendo unanimi consensi. Purtroppo, lo spopolamento delle aree interne e l’utilizzo dei suoli per usi non agricoli hanno contribuito e non poco al significativo ridimensionamento della vitivinicoltura in questa splendida area.
Attualmente essa interessa solo alcune zone dell’areale delimitato, ma la riscoperta della viticoltura di montagna sta suscitando notevole interesse intorno a questa coltura con significativi investimenti in nuovi vigneti.