Assovini
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 21.07.1967, G.U. 211 del 23.08.1967
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche riportate in G.U. n. 113 del 16.05.2022
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Verdicchio di Matelica D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Verdicchio di Matelica” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Verdicchio di Matelica
- Verdicchio di Matelica Passito
- Verdicchio di Matelica Spumante
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Verdicchio di Matelica
- Verdicchio di Matelica (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Verdicchio
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal Colore giallo paglierino tenue; Odore delicato, caratteristico; Sapore asciutto, armonico, con retrogusto gradevolmente amarognolo.
- Verdicchio di Matelica Passito (Vino Bianco Passito)
- Versioni: Amabile /Dolce
- => 85% Vitigno Verdicchio
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 15% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Passito dal colore dal giallo paglierino all'ambrato; Odore caratteristico, etereo, intenso: Sapore da amabile a dolce, armonico, vellutato con retrogusto amarognolo, caratteristico.
- Verdicchio di Matelica Spumante (Vino Bianco Spumante)
- Versioni: Spumante Extra-brut /Brut
- => 85% Vitigno Verdicchio
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Spumante dalla Spuma fine e persistente; Colore giallo paglierino più o meno intenso, con riflessi verdolini; Odore caratteristico, fine, ampio e composito; Sapore da extra-brut a secco; sapido, fresco, fine, armonico.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Verdicchio di Matelica
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Verdicchio di Matelica si estende nelle vallate attraversate dal fiume Esino fino alla zona montuosa appenninica e alla costa adriatica. Il territorio, adeguatamente ventilato e luminoso, favorisce l'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Verdicchio di Matelica è localizzata in:
- provincia di Macerata e comprende il territorio dei comuni di Matelica, Esanatoglia, Gagliole, Castelraimondo, Camerino e Pioraco.
- provincia di Ancona e comprende il territorio dei comuni di Cerreto d'Esi e Fabriano.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Verdicchio di Matelica
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Verdicchio di Matelica prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Verdicchio di Matelica non dovrà essere superiore al 70% e al 45% per la tipologia di Vino Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Verdicchio di Matelica Passito devono essere sottoposte ad appassimento naturale fino a raggiungere un grado zuccherino di almeno 23°.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Verdicchio di Matelica è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, soltanto per le bottiglie e i contenitori di capacità non superiore a 1,5 litri.
4. Produttori di Vino DOC Verdicchio di Matelica
Con l’utilizzo della DOC Verdicchio di Matelica i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Verdicchio di Matelica
Antipasti di pesce crudo (molluschi bivalvi di varia specie), pesci dalle carni saporite e salsate, primi piatti di pesce, lasagne di mare, risotti di mare, brodetti tipici di pesce.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Verdicchio di Matelica
La valle ha al centro l’abitato di Matelica, centro industriale e vinicolo. Di origine umbra divenne colonia romana. Popolata dai Piceni è provato che questi già conoscessero l’uva ed il vino per il ritrovamento nel centro abitato di Matelica di una tomba di un giovane “principe” dove, fra splendide armi e scettri ed altri oggetti, è stato rinvenuto un bacile emisferico al cui interno stavano 200 vinaccioli di vitis vinifera, più di un grappolo. Fra i vasi ceramici alcuni erano legati alla mensa ed al vino.
Il periodo Romano ha permesso a Plinio, Varrone, Catone ed altri di dissertare sull’uva e sul vino piceno. Da ciò si può affermare che in queste terre, giudicate fertili, non mancavano le vigne.
La caduta dell’impero Romano, le invasioni medievali, il disfacimento dell’impero d’oriente, che aveva avuto potere ed influenza lungo la costa adriatica, riducono l’attività agricola al solo sostentamento e le vigne, abbandonate le antiche alberate dell’epoca romana quando le viti venivano “maritate” agli aceri e ad altre piante, ora occupano piccoli appezzamenti a se stanti, protetti. Nasce il vigneto dell’azienda agricola. Alta densità d’impianto per non “sprecare terreno”, applicazione del contratto mezzadrile con la ripartizione del prodotto, due vinificazioni separate destinate all’autoconsumo.
Nel periodo medioevale la valle è feudo della signoria dei “Da Varano” di Camerino, potenti ed illuminati protagonisti della storia dell’area di dominio.
Il passaggio dall’Impero allo Stato della Chiesa nel 1578 creò un risveglio dell’attività agricola dovuto ai monaci ed agli insediamenti monastici nel territorio che influirono sulle attività temporali che le popolazioni accettarono. Proprio in questo periodo (12 gennaio 1579) un contratto notarile, in quel di Matelica, cita la parola “Verdicchio”.
Da qui la vite riprende un suo ruolo nell’economia aziendale e rurale cessando di essere esclusivo uso del Clero e dei Nobili ed entra nelle abitudini della comunità di persone.
È nella seconda metà dell’800, con l’arrivo dell’oidio, della peronospora e della fillossera, che la viticoltura subisce la sua fine per riprendere il suo nuovo sviluppo ai primi del ‘900 ove la divulgazione tecnica e l’insegnamento permettono di ricreare la viticoltura moderna con nuove varietà e, purtroppo, con l’abbandono di varietà e cloni del territorio.
Con gli anni ’50 si avvia il passaggio da coltura promiscua a specializzata, ha termine la figura del mezzadro (ope legis), i proprietari divengono imprenditori i quali, accorpando più poderi, investendo con il sostegno dei fondi comunitari, sfruttando le agevolazioni concesse alle forme cooperative ed allo sviluppo del sistema agroalimentare danno vita alla vitivinicoltura marchigiana di oggi nel matelicese e nella regione.
La denominazione “Verdicchio di Matelica”è conseguente al D.P.R. 930/1963 che norma le DOC e le DOCG. Il D.P.R. 21 luglio. Il D.P.R. 21 luglio 1967 riconosce la DOC al Verdicchio di Matelica. È il primo vino della regione ad aprire questa nuova pagina della vitivinicoltura regionale. La scelta della base ampelografica è tutta riposta nella varietà autoctona Verdicchio dalla quale deriva per almeno l’85% il prodotto vino. È un vitigno molto versatile e la tecnologia di lavorazione nel rispetto della tradizione locale consentono di ottenere prodotti anche con la tipologia spumante e passito.
Per lo spumante occorre fare riferimento alla importante prova documentale fornita dal Trattato “De salubri potu dissertatio” di Francesco Scacchi, fabrianese, scritto nel 1622. Nel volume “del bere sano” si parla del vino frizzante e dei processi di rifermentazione come di già noto anche durante l’epoca romana.
La produzione di spumante nelle Marche ha tradizione antica e la vocazione di questi territori è confermata dal fatto che i vini base spumante sono preparati in prevalenza con vitigni autoctoni quali il Verdicchio, Vernaccia nera, Maceratine ed altri. Appare utile riprendere quanto la tradizione antica operava aggiungendo un chicco di orzo e dello zucchero o mosto ad ogni bottiglia di vino fermo ed attendere la rifermentazione prima di aprire la bottiglia di “spumante fatto in casa” nelle occasioni della vita familiare.
Il Vino DOC Verdicchio di Matelica ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 21 luglio 1967.
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 11.08.1968, G.U. 245 del 26.09.1968
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche riportate in G.U. n. 91 del 19.04.2022
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Verdicchio dei Castelli di Jesi D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Verdicchio dei Castelli di Jesi” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Verdicchio dei Castelli di Jesi
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Spumante
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Passito
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore.
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi
- Verdicchio dei Castelli di Jesi (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Verdicchio
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino tenue, odore delicato, caratteristico e sapore asciutto, armonico, con retrogusto gradevolmente amarognolo.
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Spumante (Vino Bianco Spumante)
- Versioni: Spumante Extra-brut /Brut
- => 85% Vitigno Verdicchio
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 15% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore giallo paglierino più o meno intenso con eventuali riflessi verdolini, odore proprio, delicato, fine ampio e composito e sapore da extra-brut a secco, sapido, fresco, fine e armonico.
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Passito (Vino Bianco Passito)
- Versioni: Amabile /Dolce
- => 85% Vitigno Verdicchio
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 15% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Passito dal colore variabile dal giallo paglierino intenso all'ambrato, odore caratteristico, intenso e sapore da amabile a dolce, armonico, vellutato, caratteristico.
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico (Vino Bianco Classico)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Verdicchio
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Classico dal colore giallo paglierino tenue, odore delicato, caratteristico e sapore asciutto, armonico, con retrogusto gradevolmente amarognolo.
- Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore (Vino Bianco Classico Superiore)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Verdicchio
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Classico Superiore dal colore giallo paglierino, odore delicato, caratteristico e sapore asciutto, armonico, con retrogusto gradevolmente amarognolo.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi è situata in prossimità del fiume Esino, in taluni territori delle province di Ancona e Macerata, storicamente Castelli perché gravitanti nella politica e nell’economia di Jesi che nel 1194 ha dato i natali a Federico II di Svevia. La zona di produzione è adeguatamente ventilata, luminosa e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
- La Zona di Produzione del Vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi è localizzata in:
- provincia di Ancona e comprende il territorio dei comuni di Arcevia, Barbara, Belvedere Ostrense, Castelbellino, Castelplanio, Corinaldo, Cupramontana, Maiolati Spontini, Mergo, Montecarotto, Monte Roberto, Morro d'Alba, Ostra, Poggio San Marcello, Rosora, San Marcello, San Paolo di Jesi, Senigallia, Serra de' Conti, Serra San Quirico e Staffolo.
- provincia di Macerata e comprende il territorio dei comuni di Apiro, Cingoli e Poggio San Vicino.
- La Zona di Produzione del Vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico e Classico Superiore comprende l'area originaria più antica, che è localizzata in:
- provincia di Ancona e comprende il territorio dei comuni di Arcevia, Barbara, Belvedere Ostrense, Castelbellino, Castelplanio, Corinaldo, Cupramontana, Maiolati Spontini, Mergo, Montecarotto, Monte Roberto, Morro d'Alba, Poggio San Marcello, Rosora, San Marcello, San Paolo di Jesi, Serra de' Conti, Serra San Quirico e Staffolo;
- provincia di Macerata e comprende il territorio dei comuni di Apiro, Cingoli e Poggio San Vicino.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi non dovrà essere superiore al 70% e al 45% per la tipologia di Vino Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi Passito devono essere sottoposte ad appassimento naturale fino a raggiungere un grado zuccherino di almeno 23°.
- Il vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi Passito deve essere sottoposto ad invecchiamento per circa 12 mesi e, comunque, immesso sul mercato non prima del 1° dicembre dell'anno successivo alla vendemmia.
- Il vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi Spumante può essere qualificato con la menzione "Riserva" qualora sia sottoposto ad invecchiamento per almeno 12 mesi, di cui almeno 9 mesi di pemanenza sulle fecce.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad escluzione della tipologia di Vino Spumante.
4. Produttori di Vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi
Con l’utilizzo della DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
CANTINE
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi
Aperitivi, antipasti di pesce, carni bianche più o meno elaborate, carni bollite, funghi, tartufi, fritti di verdure, piatti di pesce, crostacei, molluschi.
RICETTE
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi
Il legame storico tra la vite e l’ambiente geografico nel territorio della Marca Anconetana inizia con l’arrivo dei monaci benedettini ed a seguire con quelli camaldolesi che reintroducono e diffondono la vite ormai da secoli tradizionale. Ne è testimone, tra l’altro, la centenaria sagra dell’uva di Cupramontana. Ai monaci, quindi, nelle Marche si devono il tramandarsi delle tecniche viticolo-enologiche, il miglioramento del prodotto e, soprattutto, la conservabilità.
Con il diffondersi del contratto di mezzadria che crea l’appoderamento diffuso e la disponibilità di forza lavoro, il vino cessa di essere bevanda dei soli ceti agiati e diviene alimento delle classi rurali.
Già ai primi del 1500 lo spagnolo Herrera, professore a Salamanca, descrive le più comuni varietà di viti e la tecnica di vinificazione in bianco. Fra i nomi dei vitigni descritti figura il Verdicchio così spiegato “uva bianca che ha il granello picciolo e traluce più che niuna altra. Queste viti sono migliori in luoghi alti e non umidi, che piani e in luoghi grassi, e riposati, perciocché ha la scorsa molto sottile e tenera, di che avviene che si marcisce molto presto, et ha il sarmento così tenero che da per sé per la maggior parte cade tutto e bisogna che al tempo della vendemmia si raccoglia tutta per terra, e per questa cagione ricerca luogo asciutto e non ventoso, molto alto nei colli.
Il vino di questo vitame è migliore di niuno altro bianco. Si conserva per lungo tempo, è molto chiaro, odorifero e soave. Ma l’uva di esso per mangiare non vale molto”. E ancora, un significativo legame storico conseguente all’Unità d’Italia del 1861, è l’iniziativa relativa alla istituzione della Commissione Ampelografica Provinciale, promossa dal Prefetto e presieduta dall’enologo De Blasis, che nel 1871 pubblica i “Primi studi sulle viti della Provincia di Ancona”.
Sono passate in rassegna le diverse realtà climatiche, geomorfologiche dei territori e si descrivono i vitigni coltivati elencandone caratteri e sinonimie. Per l’area mandamentale di jesi viene descritto il Verdicchio (o Verdeccio) Questo è anche il periodo dei parassiti: oidio(1851), peronospora (1879), fillossera (1890). Il tempo trascorso per trovare le soluzioni spinse i viticoltori ad eliminare molte varietà clonali presenti nel territorio, privilegiando vitigni sconosciuti nella storia enologica regionale meno il Verdicchio che risultava il vino più commercializzato. Ne è conferma storica ulteriore quanto scrive nel 1905-6 lo studioso Arzelio Felini in Studi Marchigiani “è oltre un ventennio che i nostri viticoltori, nel tentare di risolvere il problema enologico marchigiano, hanno abbandonato la moltiplicazione delle caratteristiche varietà dei vitigni nostrani per introdurre del nord e del sud”.
È negli anni ’60 che l’aiuto CEE permette di rinnovare tutta la viticoltura regionale passando dalla coltura promiscua (filari) alla coltura specializzata (vigneto) con impianti a controspalliera per meglio svolgere le cure colturali e produrre uve di qualità. Nella classifica effettuata dal Di Rovasenda (1881) il Verdicchio è dichiarato il vitigno italico più pregiato tra i vitigni a bacca bianca delle Marche.
Il vino Verdicchio acquisisce notorietà commerciale all’inizio degli anni ’50 quando due produttori investirono nella costruzione in uno dei “castelli” di una cantina di trasformazione per lavorare le proprie uve e caratterizzarono il prodotto con una bottiglia tipica: l’anfora greca in riferimento alla civiltà dorica che fondò la città di Ancona. Allo sviluppo commerciale ha provveduto un altro industriale farmaceutico che ha acquisito la cantina cui ha fatto seguito la valorizzazione con la denominazione d’origine che ha consentito l’attuale sviluppo della DOC.
Il periodo mezzadrile prevedeva la ripartizione delle uve tra proprietario e mezzadro e, di conseguenza, la vinificazione separata nelle rispettive abitazioni. Tecniche diverse e capacità differenti non permettevano di ottenere un prodotto di qualità. Questo arriva con il sostegno comunitario agli investimenti sui vigneti, sugli impianti di vinificazione e sulle strutture commerciali le quali, forti della denominazione, riescono a raggiungere un notevole sviluppo sul mercato interno e su quello internazionale.
Un cenno va fatto anche all’attività vivaistica. Nel territorio operavano molti piccoli vivaisti con propri allevamenti di piante madri che hanno consentito di soddisfare la domanda in barbatelle innestate così che il rinnovo della viticoltura degli anni ’60 non subisse scompensi ed inquinamenti varietali. Poi il vivaismo ha assunto forme e valori di dimensione nazionale per cui la domanda è stata soddisfatta in disponibilità e sicurezza varietale.
Il Vino DOC Verdicchio dei Castelli di Jesi ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 11 agosto 1968.
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 23.05.2001, G.U. 136 del 14.06.2001
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 30.11.2011
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Terre di Offida D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Terre di Offida” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Passito
- Vino santo
- Spumante
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Terre di Offida
- Terre di Offida Passito (Vino Bianco Passito)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- => 85% Vitigno Passerina
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 15,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Passito dal colore giallo-ambrato più o meno intenso, odore caratteristico, etereo, intenso e sapore dal secco al dolce, armonico, vellutato.
- Terre di Offida Vino Santo (Vino Bianco Vino Santo)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- => 85% Vitigno Passerina
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 15,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Vino Santo dal colore variabile dal giallo dorato al giallo ambrato più o meno intenso, odore caratteristico dell'appassimento, etereo, intenso e sapore dal secco al dolce, armonico, vellutato.
- Terre di Offida Spumante (Vino Bianco Spumante)
- Versioni: Spumante Pas-dosè /Brut-nature /Extra-brut /Brut /Extra dry /Dry
- => 85% Vitigno Passerina
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 15,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore giallo paglierino tenue, odore gradevole, lievemente fruttato e sapore da dosaggio zero ad abboccato, tipico, caratteristico.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Terre di Offida
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Terre di Offida si estende nella parte sud della regione Marche a cavallo tra le province di Ascoli Piceno e Fermo, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Terre di Offida è localizzata in:
- provincia di Ascoli Piceno (relativamente alle tipologie Passerina Spumante e Passito) e comprende il territorio dei comuni di Acquaviva Picena, Appignano del Tronto, Casteldilama, Castignano, Castorano, Cossignano, Montefiore dell'Aso, Offida, Ripatransone e, in parte, il territorio dei comuni di Ascoli Piceno, Carassai, Colli del Tronto, Cupra Marittima, Grottammare, Massignano, Monsampolo del Tronto, Montalto Marche, Montedinove, Manteprandone, Rotella, San Benedetto del Tronto e Spinetoli.
- provincia di Fermo (relativamente alle tipologie Passerina Spumante e Passito) e comprende il territorio dei comuni di Campofilone e Pedaso.
- provincia di Ascoli Piceno (relativamente alla tipologia Passerina Vin Santo) e comprende il territorio dei comuni di Offida e Ripatransone.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Terre di Offida
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Terre di Offida prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Terre di Offida Spumante non dovrà essere superiore al 70% e al 40 per le tipologie di Vino Passerina Passito e Vin Santo; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5% del Vino Passerina Spumante e del 3% dei Vini Passerina Passito e Vin Santo, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Terre di Offida Passito devono essere sottoposte ad appassimento naturale sulla pianta o in appositi locali, fino a raggiungere un grado zuccherino di almeno 260 g/l.
- Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Terre di Offida Vin Santo devono essere sottoposte ad appassimento naturale sui graticci o appesi, fino a raggiungere un grado zuccherino di almeno 260 g/l.
- I procedimenti di fermentazione e maturazione dei Vini DOC Terre di Offida devono avvenire in recipienti di legno della capacità massima di 500 litri per un periodo di almeno 12 mesi per la tipologia "Passito" e di almeno 24 mesi per la tipologia "Vino santo".
- Il procedimento di vinificazione del Vino DOC Terre di Offida Spumante deve avere una durata di almeno 6 mesi ed essere ottenuto mediante rifermentazione naturale.
- Il vino DOC Terre di Offida Passerina Passito deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 18 mesi, di cui almeno 12 in legno.
- Il vino DOC Terre di Offida Passerina Vino Santo deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 36 mesi, di cui almeno 24 in legno.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Terre di Offida è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad esclusione delle tipologie di Vino Spumante che, invece, devono indicare l'anno di sboccatura.
4. Produttori di Vino DOC Terre di Offida
Con l’utilizzo della DOC Terre di Offida i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Terre di Offida
Piatti della gastronomia regionale: vincisgrassi, piccione ripieno, frutti di mare e crostacei, formaggi stagionati, pasticceria secca.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Terre di Offida
La millenaria storia vitivinicola del Piceno è attestata da numerosi scritti, documenti e reperti e questa è la prova fondamentale dell’interazione tra l’uomo e il territorio, nella viticoltura del Piceno DOC. Inoltre il vitigno principe della DOC terre di Offida, la Passerina, é citata in molti scritti (Soderini 1600), (Malenotti1815 ), a riprova che si tratta di vitigno storico di ottima qualità, che esplica le sue migliori caratteristiche qualitative nel territorio Piceno.
Nell’epoca medioevale, i prodotti dei campi riuscivano a malapena a sfamare i pochi abitanti dei piccoli borghi, mentre nell’età dei Comuni, anche nel Piceno le condizioni di vita migliorarono, con un conseguente aumento dei consumi. La vite assunse un ruolo sempre più significativo nell’economia rurale e nella società anche perché il vino cessò di essere una bevanda soltanto liturgica, o comunque di esclusivo appannaggio del clero e dei nobili ed entrò nelle abitudini di una più vasta comunità di persone.
Durante il periodo della mezzadria, la vite era coltivata in arativi vitati, che permettevano nuovi equilibri economici, seppure a costo di un maggiore sfruttamento dei suoli. In quel periodo il vino era considerato un alimento.
Negli anni del passaggio dallo Stato Pontificio al Regno d’Italia, verso il 1890 giunsero nel Piceno la Fillosera, mentre dieci anni prima era giunta la Peronospora, entrambe importate dall’America e i due parassiti si aggiunsero all’Oidio già segnalato prima. Per la viticoltura Picena fu un colpo devastante , perchè mentre l’Oidio lo si riusciva a contener con lo zolfo, mentre dovettero passare diversi anni prima che fossero trovati i giusti rimedi per combattere gli altri due parassiti, soprattutto per la fillossera, infatti la soluzione per contrastare questo parassita venne trovata dopo soltanto circa quarant’anni, con l’impiego dei portinnesti di vite americana.
Fu proprio in questo periodo che nelle Marche nacquero le Cattedre Ambulanti di Agricoltura, che svolsero un ruolo importantissimo nel miglioramento delle tecniche di coltivazione e nel rinnovamento degli impianti viticoli e delle tecniche enologiche.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, con la nascita dei nuovi movimenti sociali, si formarono le prime leghe contadine ed i proprietari si impegnarono a migliorare la produttività dei fondi, con una seppur lenta introduzione di nuove tecnologie che accrebbero i redditi delle famiglie contadine, quali i perticari con gli aratri in ferro, le prime trattrici, l’impiego di fertilizzanti minerali etc. Ai primi successi, si reagì con la frammentazione dei poderi e con la riduzione delle superfici degli stessi, nei quali tutta la famiglia contadina lavorava, dai bimbi alle madri feconde.
É in quegli anni nonostante la diminuzione delle superfici totali che iniziò la trasformazione della viticoltura Picena, con il passaggio da promiscua a specializzata. Con la fine della mezzadria, nel Piceno vennero alla ribalta nuove figure di proprietari che accorpando più poderi dettero vita ad aziende a conduzione diretta.
Alla fine degli anni 80, come per gli altri vitigni di antica coltivazione della zona, si accrebbe l’interesse per il vitigno Passerina e vennero fatti studi e sperimentazioni per valutarne l’attitudine alla spumantizzazione e alla produzione di vinsanto e passito.
Sull’onda dei successi e degli apprezzamenti ottenuti sia a livello nazionale che internazionale nel 2001 venne istituita la DOC Offida Passerina spumante, vinsanto e passito DOC. Negli anni seguenti queste tipologie hanno avuto un trend molto positivo caratterizzato dall’impianto di nuovi vigneti e da un incremento notevole di produzione
Il Vino DOC Terre di Offida ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 23 maggio 2001.
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 18.08.2004, G.U. 205 del 01.09.2004
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 12.07.2013
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Serrapetrona D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Serrapetrona” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Serrapetrona
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Serrapetrona
- Serrapetrona (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Vernaccia Nera
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Macerata.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino, più o meno intenso, odore caratteristico, delicato, dal sapore armonico, gradevolmente asciutto.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Serrapetrona
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Serrapetrona si estende sul territorio collinare maceratere, adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Serrapetrona è localizzata in:
- provincia di Macerata e comprende il territorio dei comuni di Serrapetrona e, in parte, il territorio dei comuni di Belforte del Chienti e San Severino Marche.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Serrapetrona
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Serrapetrona prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Serrapetrona non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Il vino DOC Serrapetrona deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 10 mesi.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Serrapetrona è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
4. Produttori di Vino DOC Serrapetrona
Con l’utilizzo della DOC Serrapetrona i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Serrapetrona
Dolci di pasta lievitata, macedonie di frutta.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Serrapetrona
Il territorio delimitato con al centro il paese di Serrapetrona subisce nel periodo medioevale tutte le vicende del Comune di Camerino e della Signoria dei “Da Varano”, che nomina il Podestà di Serra, e regola i rapporti tra questa e la Chiesa romana.
Già nel 1132 c’è il primo riferimento al nome del paese dettato dalla dominazione longobarda e lo stemma comunale riporta tra l’altro una vite con grappoli. Dopo l’unità d’Italia si avviano iniziative per lo sviluppo dell’attività agricola e per il sostentamento delle popolazioni.
Nel 1872 Serrapetrona si distingue alla prima esposizione e fiera enologica del circondario di Camerino. Pur esistendo citazioni sulla viticoltura e sulla sua trasformazione in vino fin dal secolo XV, non compare ancora la parola “Vernaccia”. Questa può spiegarsi con il lungo stagionamento dei grappoli prima della pigiatura e della successiva fermentazione che rende degustabile il vino non prima della primavera (dal latino “ver”).
Nel 1562 la coltivazione della vite nella provincia di Camerino si distingueva per qualità e quantità;cosi riferiscono le cronache del tempo. Ne da riscontro la lettura della fonte di natura fiscale – Libri dei focolari – che riportano dati sulla produzione di vino nel territorio camerte che per Serrapetrona sono le località di Borgiano e Castel San Venanzo.
Date le specifiche condizioni ambientali il territorio, sotto l’influenza camerte, produce più vino che grano e ciò è dovuto al riflusso di tradizioni colturali, di mentalità, di prestigio e di organizzazione ed evoluzione sociale.
Con la fine della seconda guerra mondiale il Comune di Serrapetrona subisce il fenomeno dell’emigrazione e dell’abbandono delle zone rurali. Tuttavia la “Vernaccia nera” dona vita industriale al territorio.
Questa DOC ha ottenuto il riconoscimento a seguito del passaggio a DOCG della “Vernaccia di Serrapetrona” e si distingueva da quest’ultima per la tecnica di vinificazione che è la classica “in rosso” con la produzione finale di un vino fermo e secco.
La vinificazione della vernaccia risale al XV secolo. Nel 1876 l’allora Ministero dell’Agricoltura pubblicò il “Bollettino Ampelografico” che dichiarava la Vernaccia “prima delle uve colorate per fornire eccellenti vini da pasto”.
Ancora nel 1893 l’Annuario Generale per la Viticoltura e l’Enologia descrive le uve da vino rosso e cita la Vernaccia così esprimendosi: “diamo il primo posto a questo vitigno……perché è uno dei vitigni caratteristici della regione marchigiana…….sia per usarne come correttivo di altri mosti e sia per farne base di un tipo di vino da pasto apprezzabile in Italia e all’estero”.
Il Vino DOC Serrapetrona ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 18 agosto 2004.