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BIANCO D'ALESSANO

Varietà: 028 BIANCO D'ALESSANO - Data di ammissione al Registro: 25/05/1970 Gazzetta ufficiale: G.U. 149 - 17/06/1970


Vitigno Bianco d'Alessano | Assovini.it


Il vitigno Bianco d'Alessano a bacca bianca, viene coltivato nella regione Puglia.

L'origine di questo vitigno è sconosciuta. Le prime notizie della sua presenza nelle Murge Martinesi (Taranto) risalgono al 1870. In passato non veniva mai coltivato da solo, ma in consociazione con altre varietà locali, in particolare, con la Verdeca da cui negli ultimi anni è stato sostituito per la sua maggiore fertilità e perchè impartisce una colorazione verdolina ai vini di Martina Franca, carattere maggiormente apprezzato dal consumatore rispetto ai vini bianco paglierini, prodotti con il Bianco d'Alessano in purezza. E' diffuso in Puglia, nella zona della Murgia dei trulli e nelle valli adiacenti.


  • Caratteristiche del vitigno
    • Foglia: medio-grande, orbicolare
    • Grappolo: medio-grande, cilindrico-conico, semplice o con un'ala, compatto.
    • Acino: medio, sferico  
    • Buccia: spessa, pruinosa, di colore giallo uniforme.


  • Caratteristiche sensoriali del vino
    • Vinificato in purezza, il vitigno Bianco d'Alessano dà un vino semplice dal colore giallo-paglierino scarico, profumi gradevoli, piacevolmente fruttato e floreale. Al palato è fresco e asciutto. Vinificato in blend con il vitigno Verdeca si ottiene un vino dal colore giallo paglierino con riflessi verdolini e un bouquet fine e delicato da consumarsi giovane.

AGLIANICO

Varietà: 002 AGLIANICO - Data di ammissione al Registro: 25/05/1970 Gazzetta ufficiale: G.U. 149 - 17/06/1970


Vitigno Aglianico | Assovini.it


Il vitigno Aglianico produce uve a bacca nera e viene coltivato nelle regioni: AbruzzoBasilicataCalabriaCampania, Lazio, Molise, PugliaSardegnaSicilia, Umbria.

L’Aglianico è una varietà di uva molto antica, come testimonia anche il fatto che la sua famiglia nel corso dei secoli si è suddivisa in un gran numero di biotipi e sottovarietà: se non si può ancora parlare di vitigno popolazione, non ne siamo lontani. Tutto ciò ha creato non poche confusioni, con il proliferare per ogni biotipo di Aglianico di sinonimi corretti ed errati. Probabilmente sotto il grande cappello delle storiche “viti aminee” erano inglobate numerose varietà diverse.

Già Catone e Strabone comprendono almeno tre varietà distinte, poi Plinio e Columella le suddividono ulteriormente in cinque o sei tipi (Aminea, Aminea maior, Aminea minor, Aminea gemina maior, Aminea gemina minor, Aminea lanata). La prima domanda dunque, cui non si può dare una risposta certa, è se l’Aglianico odierno sia uno dei vitigni che hanno reso famosi nell’antichità i vini della Campania Felix, in particolare quelli dell’Ager falernus (Falernum, Gauranum, Faustianum e Caecubum), e quindi se in qualche modo esso sia imparentato con le Amineae.

Anche se Plinio le considera uve autoctone per la lunga permanenza e la perfetta acclimatazione al terroir del litorale e dell’entroterra della Campania, è certo che esse sono state importate da coloni greci provenienti dalla Tessaglia, forse dagli Eubei, che nell’VIII secolo a.C. fondarono l’Emporion di Pithekoussai (Ischia) e quello di Kumei (Cuma). Ma anche se accettiamo l’ipotesi della provenienza etrusca, alle Amineae non contestiamo la lontana origine greca, giacché esse sono riconducibili a un popolo pelasgico, i Tessali Aminei.

Successivamente, in riferimento ai vini campani, si è sempre parlato di Falerno; solo dalla metà del Cinquecento appare la dicitura Aglianico per vini prodotti sul Monte Somma. Sulla base di questa continuità storica e dell’analisi degli scritti di Columella, che descrive vitigni a maturazione tardiva, oltre che per motivi linguistici - in epoca aragonese (tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo) si ha il passaggio dal nome Hellenico ad Aglianico, e ciò pare plausibile se si considera che la doppia “ll” in spagnolo si pronuncia in maniera simile al “gli” italiano -, il Carlucci afferma all’inizio del Novecento che l’Aglianico è l’uva dei mitici vini dell’antichità.

Ma non si può comunque dire che i numerosi ampelografi del XIX secolo siano riusciti a fugare i dubbi cui un vitigno così variabile negli aspetti fenologici e così ricco di sinonimi - Molon (1906) ne ricorda più di una trentina - poteva dare origine. Più recentemente, Murolo (1985) ha avanzato l’ipotesi dell’assonanza esistente tra Gauranico (antico vino dell’Ager Falernus) e Glianico (denominazione dialettale di Aglianico), mentre Guadagno (1997) respinge l’origine greca dell’Aglianico, argomentando che la sua elevata acidità è tipica delle uve selvatiche. È considerata poco attendibile l’ipotesi che vuole il termine Aglianico proveniente dal latino juliatico (ovvero “uva che matura a Luglio”), perché il vitigno ha una maturazione tardiva e non precoce.


  • Caratteristiche del vitigno
    • Foglia: media, allungata, orbicolare oppure trilobata.
    • Grappolo: medio-piccolo, cilindrico, molte volte alato, compatto.
    • Acino: medio-piccolo, ellissoidale.
    • Buccia: pruinosa, sottile, resistente, di colore nero.


  • Caratteristiche sensoriali del vino
    • Le uve raccolte in condizioni ottimali raggiungono un elevato tenore zuccherino (22-23%) e conservano integra una forte acidità tartarica, che risulta ancora più elevata nel biotipo Aglianico Amaro o Beneventano; possiedono, inoltre, un'importante struttura tannica.
    • Il vino che si ottiene è adatto al lungo invecchiamento in legno che stempera la robustezza dovuta alla componente acido-tannica. L'utilizzo della barrique, pratica molto diffusa in Campania e in Basilicata, riesce a domarne la foga, rendendo il vino più morbido e vellutato in tempi brevi.

TIMORASSO

Varietà: 234 TIMORASSO - Data di ammissione al Registro: 25/05/1970 Gazzetta ufficiale: G.U. 149 - 17/06/1970


Vitigno Timorasso | Assovini.it


Il vitigno Timorasso, a bacca bianca, viene coltivato nelle regioni Lombardia e Piemonte.

Il Timorasso è un vitigno autoctono del Tortonese, le cui origini risalgono sin dal medioevo; nel corso dei secoli è stato il vitigno più coltivato del comprensorio prima dell'avvento della fillossera e del secondo conflitto mondiale. Sono seguiti anni di progressivo abbandono delle campagne e riduzione della superficie vitata a Timorasso a vantaggio di varietà più facili e produttive.

Negli ultimi anni, un gruppo di viticoltori lungimiranti ha portato avanti la riscoperta di questo vitigno e messo alla luce le sue caratteristiche enologiche, che consentono di ottenere vini di notevole struttura e freschezza, qualità che preludono ad una interessante propensione all'invecchiamento e all'affinamento in botte, ottenendo spesso dei risultati di tutto rilievo.


  • Caratteristiche del vitigno
    • Foglia: media, pentagonale o cuneiforme, tri o quinquelobata
    • Grappolo: medio o medio-grande, piramidale, spesso bi o tri-alato, mediamente compatto o compatto
    • Acino: medio-grande, sferoidale 
    • Buccia: spessa, consistente, pruinosa, di colore verde giallastro


  • Caratteristiche sensoriali del vino
    • Dal vitigno Timorasso si ottiene un vino di colore giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso è intenso e complesso, floreale e fruttato con note di acacie e biancospino, pesca, miele e frutta tropicale. Al palato è di corpo, secco, fresco per acidità e di buon grado alcolico, fine ed armonico.

RUCHE'

Varietà: 313 RUCHE' - Data di ammissione al Registro: 6/05/1981 - Gazzetta ufficiale: G.U. 135 - 19/05/1981


Vitigno Ruche' | Assovini.it


Il vitigno Ruchè, a bacca nera, viene coltivato nella regione Piemonte.

Il Ruche' è un vitigno piemontese il cui nome ha un’etimologia incerta. Alcuni lo farebbero risalire alla Confraternita dei frati di San Rocco, altri alla predilezione del Ruchè per le rocche più scoscese e assolate. Altri ancora fanno derivare il nome da "roncet", una degenerazione infettiva di origine virale, per la sua maggior resistenza alla virosi rispetto ad altre varietà allevate in zona (Piemonte). Infatti le sue remote origini sono senz'altro Piemontesi con un'attuale area di maggiore concentrazione circoscritta al comune di Castagnole Monferrato e più marginalmente ad altre zone dell'Astigiano. Si sarebbe diffuso, molto sporadicamente, anche nell'Alessandrino, dove spesso viene chiamato Moscatellina.


  • Caratteristiche del vitigno
    • Foglia: media, pentagonale, trilobata o quinquelobata.
    • Grappolo: medio o medio-grande, allungato e alato (da 1 a 3 ali), mediamente spargolo.
    • Acino: medio, sferoidale.
    • Buccia: leggermente pruinosa e spessa.


  • Caratteristiche sensoriali del vino
    • Dal vitigno Ruchè si ottiene un vino dal colore rosso rubino, profumi delicati di rosa e fragolina di bosco, gusto non molto pieno, gradevole, abbastanza equilibrato. Può anche servire a produrre un vino dolce o abboccato, piacevolmente aromatico (con note di rosa e di piccoli frutti). Frequentemente si aggiunge una piccola percentuale di Barbera per aumentarne la conservabilità e l'acidità totale.
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