promossa dal Consorzio di Tutela, presente con una delegazione di piccoli produttori rappresentata da Paolo Baretta, che non ha mancato di sottolineare lo strenuo impegno del Consorzio nelle varie attività di promozione che, come in questo caso, con il suo Dolcetto ha portato in Sicilia un pregiato pezzo di territorio del Monferrato.
La serata ha visto protagonisti 8 tra i più rappresentativi vini Dolcetto di Ovada Superiore DOCG, degustati tra una portata gourmet e l’altra, in cui si è avuto modo di apprezzarne le caratteristiche sensoriali ed organolettiche di ciascuno di essi.
Vini in degustazione.
1. Rocco di Carpeneto, Losna 2014, Ovada docg
2. Rocca Rondinaria, Spessiari 2012, Dolcetto d’Ovada doc
3. Castello di Grillano, Gherlan 2012, Ovada docg
4. Ghio vin, Vigneti Piemontemare, L’ Arciprete 2012, Ovada docg Vigna Riserva
5. Ferrari Giorgio, Ovada 2012 docg
6. Cascina Boccaccio, Nonno Ruchein 2012, Ovada docg Riserva
7. Bergaglio Piercarlo, Bricco dei Frati 2008, Ovada docg
8. La Signorina, La Boccassa 2007, Ovada docg
A parte rare eccezioni, le cose buone non nascono mai da sole e mai per caso, per cui un vino di qualità richiede sia l’opera dell’uomo, sia l’ambiente pedoclimatico, che risultano ingredienti fondamentali per integrare quel binomio inscindibile di territorio e prodotto.
Ed è proprio la natura dei terreni (fra i quali eccellono le marne di Cèssole) le esposizioni e il microclima molto diversi da quelli delle altre zone fanno si che, da sempre, il vitigno dolcetto, a Ovada, sappia esprimere caratteristiche originali e tutte sue: profumi, corpo, struttura e una capacità di maturare e invecchiare uniche di questo territorio, costituito dai 22 comuni collinari che circondano Ovada.
Da molti anni i vignaioli più ambiziosi, nelle zone più vocate, hanno potuto produrre la tipologia di vino definita “Dolcetto Superiore”, rispettosa di un disciplinare più restrittivo: un vino maturato più a lungo e in grado di affrontare l’invecchiamento in modo sorprendente.
Questa caratteristica, ampiamente riconosciuta da tutta la critica enologica, e dalle nicchie di mercato più attente, ha aperto la strada all’ottenimento, avvenuto nel 2008, della Denominazione d’Origine Controllata e Garantita: è la nascita dell’ OVADA DOCG il cui disciplinare è ancora più severo in termini di resa delle vigne, loro età minima e parametri qualitativi.
Anche il percorso storico del mercato del Dolcetto d’Ovada è diverso da quello degli altri Dolcetto piemontesi: l’estrema vicinanza del mare, così importante nel caratterizzare il microclima ovadese, ha significato anche la grande facilità d’accesso al mercato ligure: non è sbagliato dire che mentre tutti gli altri Dolcetto accompagnavano a tavola i piemontesi, quello d’Ovada, per decenni, ha soprattutto placato la grande sete di Genova e delle Riviere!