La definizione di Moscato (anzi, Muscatel) comparve per la prima volta nel Trattato di Pier de Crescenzi, all'inizio del 1300.
Di tutta la vasta famiglia, il tipo più antico è il Moscato Bianco, detto anche Moscato di Canelli. Conosciuto dai Greci con il nome di Anathelicon Moschaton, le sue uve erano chiamate Apianae da Plinio e Columella, perchè predilette dalle api per il loro aroma dolcissimo.
Coltivate in un primo tempo in Etruria, le viti di Moscato furono diffuse dai Romani pressochè dovunque in Italia, e anche nei vigneti meridionali delle Gallie. Oggi il Moscato Bianco è la quarta uva bianca italiana per superficie vitata, con circa 30.000 ettari, ed è il vitigno più coltivato in Piemonte: con i suoi grappoli, circa 100 comuni delle province di Cuneo, Asti e Alessandria producono due Vini D.O.C.G.: l'ASTI SPUMANTE e il MOSCATO D'ASTI.
Nell'Oltrepò Pavese viene spesso mischiato alla Malvasia di Candia aromatica per fare vini dolci, frizzanti e spumanti, vendemmie tardive e passiti. In Toscana è con le sue uve che si produce il MOSCADELLO DI MONTALCINO; il Moscadello selvatico, che entrava nella composizione di quel vino, è sopravvissuto in quantità troppo esigua alle devastazioni della fillossera. Localmente questa varietà è conosciuta come Zuccarina. In Puglia invece il Moscato Bianco, con cui si fanno quasi sempre vini passiti, è chiamato Moscato di Trani o Moscato Reale.
Secondo solo al Moscato Bianco, per diffusione, è lo ZIBIBBO, detto anche Moscato di Alessandria. In Italia dà vita a un vino importante come il PASSITO DI PANTELLERIA; in Spagna se ne ottengono alcuni Moscatel di rilievo, mentre in Cile dalla sua distillazione si ricava il Pisco, l'acquavite tradizionale di quella nazione.
Di minore importanza è una terza varietà, il Moscato Ottonel, dagli aromi meno tipici, diffuso soprattutto nelle repubbliche dell'ex Unione Sovietica, in Romania, nelle repubbliche dell'ex Jugoslavia e in Austria, dove però è in corso la sua sostituzione con il Muskateller, che già origina vini secchi di gran classe, tra i più ricercati del paese.
Completa il panorama delle quattro varietà principali il Moscato d'Amburgo, a bacca nera, che però è utilizzato quasi esclusivamente per produrre uva da tavola.
Da questi vitigni si sono poi sviluppate nei secoli sottovarietà con caratteristiche ampelografiche proprie. Tre hanno discreto rilievo in Italia: una a bacca bianca, il Moscato Giallo, due a bacca nera: il Moscato Rosa e il Moscato di Scanzo. Utilizzato per produrre Passiti e Vendemmie Tardive, il Moscato Giallo è diffuso in Trentino e in Alto Adige con il nome di Goldenmuskateller, e nei Colli Euganei, dove ne traggono anche vini spumanti, ed è chiamato Moscato Fior d'Arancio. Molto apprezzato per il profumo di rosa e geranio, il Moscato Rosa è coltivato in Trentino e in Alto Adige, dove è conosciuto come Rosenmuskateller, e in misura minore in Piemonte, Friuli e in provincia di Bologna. Il Moscato di Scanzo è invece assai raro e la sua coltivazione è limitata alle colline della Valcalepio, nella zona di Bergamo.