- Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 07.08.1971, G.U. 219 del 31.08.1971
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche riportate in G.U. n.63 del 16.03.2023
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Orvieto D.O.C.
La denominazione d’origine controllata “Orvieto” ivi compresa la Sottozona Orvieto Classico è riservata ai vini rispondenti alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Secco
- Abboccato
- Amabile
- Dolce
- Superiore, anche Vendemmia tardiva
- Muffa nobile
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Orvieto
- Orvieto (Vino Bianco)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
- =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
- =>11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato e gradevole, dal sapore secco, con lieve retrogusto amarognolo, oppure abboccato o amabile o dolce, fine, delicato.
- Orvieto Classico (Vino Bianco Classico)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
- =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
- =>11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Classico dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato e gradevole, dal sapore secco, con lieve retrogusto amarognolo, oppure abboccato o amabile o dolce, fine, delicato.
- Orvieto Superiore (Vino Bianco Superiore)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
- =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
- =>12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Superiore dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato e gradevole, dal sapore secco, con lieve retrogusto amarognolo, oppure abboccato o amabile o dolce, fine, delicato.
- Orvieto Classico Superiore (Vino Bianco Classico Superiore)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
- =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
- =>12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Classico Superiore dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato e gradevole, dal sapore secco, con lieve retrogusto amarognolo, oppure abboccato o amabile o dolce, fine, delicato.
- Orvieto Superiore Vendemmia Tardiva (Vino Bianco Superiore Vendemmia Tardiva)
- Versioni: Dolce
- => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
- =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
- =>13% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Superiore Vendemmia Tardiva dal giallo paglierino al dorato, odore gradevole e profumato e sapore dolce ed armonico.
- Orvieto Classico Superiore Vendemmia Tardiva (Vino Bianco Classico Superiore Vendemmia Tardiva)
- Versioni: Dolce
- => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
- =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
- =>13% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Classico Superiore Vendemmia Tardiva dal colore variabile da giallo paglierino a dorato, odore gradevole, profumato e sapore dolce ed armonico.
- Orvieto Muffa Nobile (Vino Bianco Muffato)
- Versioni: Dolce
- => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
- =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
- =>10,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Muffato dal giallo oro tendente, con l’invecchiamento, all’ambra, odore gradevole, profumato ed elegante, ricco ed untuoso e sapore dolce, lungo e di armoniosa morbidezza.
- Orvieto Classico Muffa Nobile (Vino Bianco Classico Muffato)
- Versioni: Dolce
- => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
- =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
- =>10,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Classico Muffato dal giallo oro tendente, con l’invecchiamento, all’ambra, odore gradevole, profumato ed elegante, ricco ed untuoso e sapore dolce, lungo e di armoniosa morbidezza.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Orvieto
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Orvieto si estende lungo la fascia collinare a sud ovest dell’Umbria fino all’alto Lazio, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Orvieto è localizzata in:
- provincia di Viterbo e comprende il territorio dei comuni di Castiglione in Teverina, Civitella D’Agliano, Graffignano, Lubriano e Bagnoregio.
- provincia di Terni e comprende il territorio dei comuni di Orvieto, Allerona, Alviano, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Ficulle, Guardea, Montecchio, Fabro, Montegabbione, Monteleone d’Orvieto e Porano.
La Sottozona Orvieto Classico comprende la zona storica intorno alla Rupe, ristretta della Valle del Paglia, in prossimità della città di Orvieto.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Orvieto
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Orvieto prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Orvieto non dovrà essere superiore al 70%, al 65% per le tipologie di Vino Vendemmia Tardiva e al 60% per le tipologie di Vino Muffa Nobile; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Orvieto è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, nonchè la dizione "Classico" per le tipologie di Vino Orvieto relative a tale denominazione.
4. Produttori di Vino DOC Orvieto
Con l’utilizzo della DOC Orvieto i Produttori Vinicoli Laziali e Umbri sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Orvieto
Antipasti di pesce, zuppe di frutti di mare, crostacei bolliti e pesce in genere ma anche con carni bianche al forno e formaggi giovani, pasticceria secca e fresca.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Orvieto
Ad Orvieto tutto profuma di uva e di vino perché la coltivazione della vite ne ha da sempre caratterizzato il paesaggio e l’economia: vigneti curati si dispongono intorno alla rupe in un disegno armonico dove le linee parallele dei filari si intersecano con quelle ondulate delle colline.
Per la città, dunque, il vino è un’importante risorsa, una peculiarità distintiva che si protrae ininterrottamente nei secoli e a testimoniarlo sono l’archeologia, l’arte, la storia, l’artigianato e la letteratura, tanto che la produzione dell’Orvieto di qualità è stata apprezzata e celebrata nel tempo da poeti, papi, artisti e viaggiatori.
Il ruolo fondamentale del vino nella vita quotidiana e nei riti culturali di Orvieto è attestato negli importanti dipinti delle tombe etrusche del territorio (seconda metà del IV sec. a.C.) e nella ricca varietà di ceramiche etrusche e greche destinate alla conservazione, alla mescita e alla degustazione della celebre bevanda. Gli affreschi della tomba Golini I, conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Orvieto, riproducono le fasi preparatorie del banchetto etrusco dove la macellazione delle carni e l’accurata sistemazione delle bevande nei recipienti e dei cibi sulle mense da parte dei servi – tra la frutta si individua facilmente anche un grappolo d’uva - affiancano il banchetto vero e proprio.
Nel 264 a.C. la città di Orvieto fu completamente rasa al suolo dai romani (ultima città etrusca 11 da essi conquistata) e fu proibito a tutti di risalire sull’acrocoro di tufo che tante battaglie era costato a Roma. La smania distruttiva di Roma fu talmente esasperata , poiché nulla doveva ricordare la superba città che per secoli aveva incarnato la potenza e la grandezza etrusca. Fu ribattezzata dai romani col nome di Vol-Tinii (la città dei seguaci del Dio Voltumnus sconfitto) che evolse poi a Volsinii.
Passarono centinaia di anni prima che, sulla rupe, la civiltà romana permise di creare un nuovo insediamento abitato. Infatti, solo successivamente fu identificata come Urbs-Vetus (città vecchia) e sembra perché Roma vi mandasse i suoi veterani a riposare. Da questo nome derivò poi Orbiveto, Orbeto ed infine l’attuale Orvieto.
Nel corso della denominazione romana essa conobbe un periodo di forte oblio dovuto al fatto che venne isolata sull’alta rupe e decentrata rispetto alle maggiori vie di comunicazione sia fluviale (porto fluviale di Pagliano eretto per le ordinarie consegne alla Roma imperiale prima, ed alla Curia romana nei successivi periodi cristiani) sia terrestre (via Cassia e via Traiana Nova) non partecipando così all’intensiva vita economica dei centri del fondo valle.
La rinascita di Orvieto si legò al momento del disgregamento dell’Impero, perché con le mutate condizioni politiche e di sicurezza la città insieme agli altri centri di altura, acquistò di nuovo un ruolo decisivo su tutto il territorio, nel senso che le ripetute e successive ondate di invasioni barbariche (Visigoti, Goti e Longobardi ) costrinsero le popolazioni a rifugiarsi sui colli ed erigere un sistema di complesse fortificazioni.
E’ così che, tra il V e il VI secolo d.C., gli abitanti di Volsinii novi (attuale Bolsena) ritornarono ad abitare nel loro vecchio insediamento dal quale erano stati cacciati in età romana.
La presenza dell’alta rupe fu una garanzia sufficiente a difendere la città e a far nascere tutto quell’insieme di borghi e castelli che tutt’ora delineano la mappa del territorio e che hanno costituito il nucleo originario degli attuali centri dell’Orvietano.
Con la diffusione del Cristianesimo, la nascita dei Comuni ed il loro successivo assoggettamento allo Stato Pontificio non si verificarono eventi di gran rilievo se non un gran turbine di lotte interne e travagliate guerre politiche tra le varie famiglie di nobili locali, il tutto sotto lecita regia della Chiesa. In effetti, se da un lato il Papato mise in una condizione di lungo oblio la zona, divenuta meta di villeggiatura di molti pontefici e cardinali, è anche vero che i Papi contribuirono in maniera consistente alla fama ed all’apprezzamento dei vini di Orvieto. In particolare nel Medioevo e nel Rinascimento fu uno dei vini preferiti alla corte Pontificia, trovando tra i numerosi estimatori senza freni anche papa Paolo III Farnese e papa Gregorio XVI.
Fino alla fine del ‘700 non si verificarono eventi di rilievo, solo in seguito gli echi della rivoluzione francese determinarono un certo risveglio culturale concretizzatosi nel 1860 con l’ammissione di Orvieto nel Regno d’Italia, da qui poi si arriva ai giorni nostri.
Il vino orvietano, che fin dalle origini fu anche nero corposo, si produceva in ogni dove, ampi e floridi appezzamenti vitati si trovavano sulla stessa rupe, in orti di convivenze religiose dei nobili e dei numerosi ortolani, coltivatori diretti in città fin dai primordi del libero Comune. Tanto che la zona di piazza Cahen fino ad oltre la chiesa dei Servi di Maria era denominata “vigna Grande” e dietro il Duomo si apriva l’ampia zona coltivata a vigna.
E’ opportuno sottolineare che molto prima dei filari la vite era coltivata in alberata pratica diffusasi in tutta l’Etruria, che consisteva nel coltivare il vitigno maritato a degli alberi vivi di sostegno, come olmi, olivi e querce.
Intorno alla metà del XVII sec. fu inserita la palizzata come sostegno delle viti, piantate, a partire da allora intensivamente a filari. Con riferimento all’introduzione del vino Orvieto DOC nella tipologia “MUFFA NOBILE” si evidenzia che già nel 1933 il Prof. Garavini nella descrizione del vino d’Orvieto così detto “abboccato” fa riferimento agli scrittori italiani di enologia e riporta che alcuni ritenevano più gustoso l’Orvieto dei Sauterns mancando in essi quel sapore di zolfo, che invece si riscontra quasi sempre in questi ultimi.
Il Vino DOC Orvieto ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 7 agosto 1971.