Assovini
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 31.08.1995, G.U. 273 del 22.11.1995
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal Decreto 14.03.2023, pubblicato nella GU n.69 del 22.03.2024
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Curtefranca D.O.C.
La denominazione di origine controllata «Curtefranca» e' riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Bianco
- Rosso
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Curtefranca
- Curtefranca Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Chardonnay
- =< 50% Vitigni Pinot Bianco e Pinot Nero.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore paglierino con riflessi verdognoli, odore delicato, floreale, caratteristico, dal sapore asciutto e morbido, sapido, armonico.
- Curtefranca Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 20% Vitigni Cabernet Franc e Carmenere, da soli o congiuntamente;
- => 25% Vitigno Merlot
- >< 10-35% Vitigno Cabernet Sauvignon
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lombardia
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso vivo con riflessi rubino brillanti, odore fruttato caratteristico, eventualmente erbaceo, dal sapore di medio corpo, asciutto, vinoso, armonico.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Curtefranca
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Curtefranca è delimitata a est dalle colline rocciose e moreniche di Rodengo Saiano, Ome, Gussago e Cellatica, a nord dalle sponde meridionali del Lago d’Iseo e dalle ultime propaggini delle Alpi Retiche, a ovest dal fiume Oglio e infine a sud dal Monte Orfano. Il territorio è adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Curtefranca è localizzata in:
-
provincia di Brescia e comprende il territorio dei comuni di Paratico, Capriolo, Adro, Erbusco, Corte Franca, Iseo, Ome, Monticelli Brusati, Rodengo Saiano, Paderno Franciacorta, Passirano, Provaglio d'Iseo, Cellatica, Gussago e, in parte, il territorio dei comuni di Cologne, Coccaglio, Rovato e Cazzago San Martino.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Curtefranca
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Curtefranca prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Curtefranca non dovrà essere superiore al 68%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC, ma potrà essere riclassificata nella denominazione di Vino IGT Sebino. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto che, tuttavia, potrà essere riclassificato nella denominazione IGT Sebino.
- Le uve destinate alla produzione del Vino DOCG Franciacorta possono essere altresì destinate alla produzione del Vino DOC Curtefranca nella sola tipologia Bianco.
- Nella designazione dei Vini DOC Curtefranca può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione. La menzione Vigna comporta un arricchimento di profumi e di struttura notevoli ed una caratterizzazione evidente legata allo specifico vigneto di provenienza.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Curtefranca è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
- Il vino DOC Curtefranca Bianco deve essere sottoposto ad affinamento in bottiglia per almeno 3 mesi.
- Il vino DOC Curtefranca Rosso deve essere sottoposto ad invecchiamento in legno per almeno 8 mesi, di cui almeno 6 di affinamento in bottiglia.
4. Produttori di Vino DOC Curtefranca
Con l’utilizzo della DOC Curtefranca i Produttori Vinicoli Lombardi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Curtefranca
Antipasti, salumi, pesci in generale, primi piatti tradizionali.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Curtefranca
La presenza della vite in forma spontanea sin dalla preistoria è la dimostrazione che trattasi di areale vocato alla viticoltura. Ne sono una prova i rinvenimenti di vinaccioli di epoca preistorica ed il materiale archeologico rinvenuto su tutta la zona oltre alle diverse testimonianze di autori classici, da Plinio a Columella a Virgilio. Sappiamo anche dei popoli che si stanziarono in Franciacorta e che conosciamo anche attraverso testimonianze storiografiche: i galli Cenomani, i Romani, i Longobardi.
Da una specificità di questo territorio deriva il nome Curtefranca, neologismo che si riferisce alle corti franche, cioè al fatto che i principali centri dell’area dell’arco morenico - Borgonato, Torbiato, Nigoline, Timoline, Colombaro, Clusane, Cremignane, Adro - erano all’origine, delle corti regie, che successivamente all’arrivo dei benedettini e dei cluniacensi, godettero di franchigie (curtes francae), cioè di esenzione dal pagamento dei dazi di trasporto, perché deputati al controllo delle strade e bonificatori del territorio.
Corte Franca è anche uno dei comuni posti nel centro del territorio stabilito dal disciplinare costituito con regio Decreto di Vittorio Emanuele III nel luglio 1928, riunendo in una unica amministrazione i quattro nuclei storici di Borgonato, Colombaro, Nigoline e Timoline fino ad allora piccoli Comuni autonomi. Vari studi storici-geografici sostengono tale tesi.
Importante a tal fine è stata l’opera di Gabriele Archetti su “Vigne e vino nel Medioevo: il modello della Franciacorta (secoli X – XV)” che ha permesso di tracciare una mappa della vitivinicoltura per il periodo altomedioevale.
Il primo documento che ci dà notizia di proprietà fondiarie dislocate in zona, dipendenti dal monastero bresciano di S. Salvatore, risale all’anno 766. Si tratta del diploma con cui Adelchi, figlio di Desiderio, aveva provveduto a donare “pro rimedio animae” al monastero, fondato pochi anni prima per iniziativa della madre Ansa, tutti i beni (comprese vigne e cantina) avuti in eredità dal nonno Verissimo e dagli zii Donnolo e Adelchi.
Prima del secolo X, però, le conoscenze sulla diffusione e la consistenza della viticoltura rimangono scarse e frammentarie, anche se alcune località dovettero conoscere una intensa attività vinicola già in età romana. In un documento del 7 aprile 884, il Monastero di Santa Giulia esercitava la “undatio fluminis in Caput Ursi” cioè dal diritto di pedaggio sul fiume Pò a Caorso nel piacentino riceveva spezie, sale e olio, mentre il monastero trasportava vino rosso e vino bianco nei propri possedimenti del cremonese e del piacentino fino nel reatino.
I documenti del IX, e specialmente del X e XI secolo, come risulta dal Polittico di Santa Giulia, dalle carte di Leno e di altri importanti enti monastici urbani, testimoniano una diffusione colturale della vite sparsa un po’ dappertutto e sono una spia indicativa della continuità, suggellata da significativi rinvenimenti archeologici nella zona, della vitivinicoltura dall’età tardo antica al pieno medioevo in Franciacorta, facilitata anche dalle favorevoli condizioni climatiche e pedologiche. Una continuità che trova precisi riscontri documentari come mostrano soprattutto le carte giuliane e quelle della Mensa vescovile, come riferisce sempre Gabriele Archetti.
Nel 1967 viene istituita la Doc Franciacorta rosso che è una delle prime Denominazioni di origine controllata nate in Italia e che contempla anche la tipologia spumante.
E’ nel 1995 che viene dedicato un Disciplinare specifico con la nascita della Doc Terre di Franciacorta segno che il territorio meritava un’attenzione specifica sui vini bianchi e rossi tranquilli.
Nel 2008 ulteriore passo fondamentale è stato il cambio di nome della Denominazione a Curtefranca che ha idealmente ultimato il percorso di valorizzazione della denominazione in virtù dello stretto legame col territorio di origine produzione.
Il Vino DOC Curtefranca ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 31 agosto 1995.
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 19.04.1968, G.U. 141 del 4.06.1968
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Cellatica D.O.C.
La denominazione di origine controllata «Cellatica» e' riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Rosso
- Rosso Riserva
- Rosso Superiore
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Cellatica
- Cellatica Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 30% Vitigno Marzemino (o Barzemino)
- => 30% Barbera
- => 10% Schiava Gentile (Media e Grigia)
- => 10% Incrocio Terzi n.1 (Barbera per Cabernet Franc)
- =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lombardia
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore vinoso tipico e sapore sapido, asciutto, con retrogusto leggermente amarognolo.
- Cellatica Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 30% Vitigno Marzemino (o Barzemino)
- => 30% Barbera
- => 10% Schiava Gentile (Media e Grigia)
- => 10% Incrocio Terzi n.1 (Barbera per Cabernet Franc)
- =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lombardia
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino, odore vinoso tipico e sapore sapido, asciutto, con retrogusto leggermente amarognolo.
- Cellatica Rosso Superiore (Vino Rosso Superiore)
- Versioni: Secco
- => 30% Vitigno Marzemino (o Barzemino)
- => 30% Barbera
- => 10% Schiava Gentile (Media e Grigia)
- => 10% Incrocio Terzi n.1 (Barbera per Cabernet Franc)
- =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lombardia
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Superiore dal colore rosso rubino, odore vinoso tipico e sapore sapido, asciutto, con retrogusto leggermente amarognolo.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Cellatica
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Cellatica si estende sulle colline rocciose bresciane costituite dalle propaggini dei monti che da Brescia e Colleberato vanno verso la Franciacorta. Il territorio è adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Cellatica è localizzata in:
- provincia di Brescia e comprende il territorio dei comuni di Rodengo Saiano, Gussago, Cellatica, Collebeato e Brescia.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Cellatica
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Cellatica prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Cellatica non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 6%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Nella designazione dei Vini DOC Cellatica può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Cellatica è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
- Il vino DOC Cellatica Superiore deve essere sottoposto ad invecchiamento per circa 12 mesi e, comunque, dovrà essere messo al consumo non prima del 30 settembre dell'annata successiva alla vendemmia.
4. Produttori di Vino DOC Cellatica
Con l’utilizzo della DOC Cellatica i Produttori Vinicoli Lombardi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Cellatica
Antipasti di salumi non particolarmente saporiti, ragù delicati, grigliate di carni bianche.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Cellatica
Andrea Bacci, alla fine del 1500, descrivendo l’agricoltura dell’Italia Settentrionale diceva “… oserei dire che il territorio di Brescia supera il resto della regione trans-padana nella fecondità di ogni frutto, ma specialmente nei vini …Vini bianchi, rossicci e rossi, moscatelli e vernaccie, queste ultime specialmente squisite in quel di Cellatica, emule di vini greci, esportate con gran guadagno a Milano e in Germania e, talvolta, anche a Roma …”.
L’antica fama del vino di Cellatica non è mai venuta meno superando agevolmente, grazie alla tenacia dei produttori della zona, sia le storiche avversità di origine patologica che afflissero il Continente, sia lo spopolamento di queste colline, favorito dalla vicinanza della città industriale che sembrò, ad un certo momento, porre fine a quella meravigliosa viticoltura propria del famoso “attico di Cellatica”.
Nel 1934 si costituiva il consorzio Produttori Vino di Cellatica aderente allora alla Federazione Provinciale degli Agricoltori. Questo Consorzio ebbe anch’esso vita breve date le divergenze sorte tra i soci forse anche perché questi vini, riusciti di ottimo pregio, non trovarono nella vendita all’ingrosso la remunerazione che loro spettavano.
Il 9 febbraio 1952, circa trent’anni dopo i primi tentativi di cooperazione, la “Cooperativa Viti Vinicola Cellatica – Gussago”, che sulla scorta delle esperienze passate, trovava finalmente la sua strada affiancandosi a quelle cantine padronali di lunga tradizione e di solido inserimento nel mercato che hanno sempre rappresentato per Cellatica il miglior biglietto da visita.
Nell’Atlante Economico Geografico del Senator Arturo Marescalchi, edito nel 1911, è riportato fra i vini della provincia di Brescia (quelli commercialmente più noti), il Cellatica che si poteva trovare nei migliori ristoranti e fra la lista dei vini pregiati delle maggiori case vinicole lombarde. Ma ancora più che gli scritti e i documenti è la tradizione che ha valorizzato i vini di questa zona, a tal punto che, pronunciando il nome di Cellatica nessuno poteva dissociare il pensiero dal vino ivi prodotto.
Il Vino DOC Cellatica ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 19 aprile 1968.
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 3.08.2010, G.U. 194 del 20.08.2010
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Casteggio D.O.C.
La denominazione di origine controllata «Casteggio» e' riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Rosso
- Rosso Riserva
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Casteggio
- Casteggio Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 65% Vitigno Barbera
- =< 35% Vitigni Croatina, Uva Rara, Ughetta (o Vespolina) e Pinot Nero, da soli o congiuntamente.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso, talvolta con riflessi violacei e tendenti al granato con l’invecchiamento; al naso sono intensi, eterei, delicati e complessi: si percepiscono fragranze di frutti rossi (marasca), viola e spezie; in bocca si presentano secchi, armonici e di grandi corpo e struttura, con una buona acidità e una medio-lunga persistenza.
- Casteggio Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 65% Vitigno Barbera
- =< 35% Vitigni Croatina, Uva Rara, Ughetta (o Vespolina) e Pinot Nero, da soli o congiuntamente.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino intenso, talvolta con riflessi violacei e tendenti al granato con l’invecchiamento; al naso sono intensi, eterei, delicati e complessi: si percepiscono fragranze di frutti rossi (marasca), viola e spezie; in bocca si presentano secchi, armonici e di grandi corpo e struttura, con una buona acidità e una medio-lunga persistenza.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Casteggio
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Casteggio si inserisce all’interno della più vasta area dell’Oltrepò Pavese, che occupa una fascia collinare pertinente all'Appennino disposto tra Piemonte ed Emilia Romagna, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Casteggio è localizzata in:
- provincia di Pavia e comprende il territorio dei comuni di Casteggio, Borgo Priolo, Corvino San Quirico, Montebello della Battaglia, Calvignano, Oliva Gessi e Torrazza Coste.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Casteggio
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Casteggio prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Casteggio non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- In presenza di determinati requisiti previsti dal disciplicare, i Vini DOC Casteggio Rosso e Rosso Riserva possono essere riclassificati nella denominazione DOC Oltrepò Pavese.
- Il vino DOC Casteggio Rosso deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi, di cui almeno 12 in botti di rovere e almeno 6 mesi di affinamento in bottiglia.
- Il vino DOC Casteggio Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 36 mesi.
- Nella designazione dei Vini DOC Casteggio può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Casteggio è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
4. Produttori di Vino DOC Casteggio
Con l’utilizzo della DOC Casteggio i Produttori Vinicoli Lombardi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Casteggio
Antipasti a base di carne, insalate di coniglio, primi piatti conditi con ragù o salsiccia, secondi di carne di vitello e di maiale.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Casteggio
L'area destinata alla DOC “Casteggio” interessa quelle terre a vocazione viticola che, storicamente gravitavano intorno al bacino di produzione, vinificazione e commercializzazione del mercato di Casteggio.
Se l’Oltrepò Pavese è da sempre un territorio di elezione per la viticoltura, il territorio di Casteggio è da sempre caratterizzato da una forte vocazione vitivinicola. In particolare sotto il marchio Casteggio veniva storicamente prodotto ed imbottigliato un vino rosso fermo, originato da uve autoctone con prevalenza di Barbera, dalle spiccate caratteristiche di pregio e serbevolezza, espressione di un ambiente, di un territorio e di un assetto sociale capace di impiegare tale vino sia come motore economico che come traino commerciale.
La vocazione vitivinicola dell’area casteggiana trova radici nel contesto di un passo di Polibio (da: Le storie. III) il quale, trattando del territorio dei liguri accenna all’abbondanza del grano, dell’orzo e del vino che equipara, quanto a costo, all’orzo stesso.
La produzione del “Casteggiano” è sempre stata rinomata anche in epoche remote, tanto che il Giulietti così ne riferisce da documenti del 1523 relativi alla storia di Casteggio: “… ma anche il vino era assai pregiato, perché veniva tenuto in conto la buona coltivazione della vite. Casteggio inviava ogni anno al feudatario di Milano una bonza di brente di vino!”. E poi ancora Davide Zanardi nella Monografia Vitivinicola dell’Oltrepò Pavese: “Mairano, Monbrione, Castelfelice, Ginestrina, Frecciarossa, sono queste fra le località di Casteggio più degne di nota per l’ottima produzione di vini fini.
La tesi che vuole la Vitis vinifera di provenienza asiatica trova un avversario in Carlo Giulietti, che nel 1876, in una sua comunicazione alla redazione del giornale del “Comizio Agrario Vogherese”, parla del ritrovamento di una vite fossile nei dintorni di Casteggio. Prove tangibili dell’attività vitivinicola in zona durante l’occupazione romana dell’agro Casteggiano nel 222 a.C., si rilevano grazie ai reperti rinvenuti nel 1872 in occasione degli scavi per la fondazione della casa Cerutti di viale Giulietti, tra i quali un’anfora ancora intera piuttosto grossa, alla quale ne viene affiancata una media, ad un solo manico, di forma molto slanciata, che venne ritrovata… scavando nella cantina di casa Sciaccaluga nell’attuale piazza Dante (da: Notizie Storiche. II. Avanzi di antichità o notizie archeologiche e relative deduzioni storiche, Voghera, 1893). Quale tipologia di vino abbiano contenuto quelle anfore non ci è dato sapere.
Solo con il Medioevo alto e con l’emanazione nel 1270 al contado pavese, comprendente Casteggio, degli Statuti Comunali, rileviamo in essi il “vinum nostranum Lomelline et Ultrapadum”, ricavato da “vites nostranæ” e “vites vermiliæ” (da: L. De Angelis – Cappabianca, I beni del Monasterodi S. Maria Teodote di Pavia nel territorio circostante Voghera e Zenevredo (Pavia) dalle origini al 1346. Ricerche di storia agraria Medievale, Alessandria 1982).
Un quadro generale sulle produzioni che si affermano nel casteggiano, si rileva nel 1896 dall’opera: “Notizie e studi sui vini ed uve d’Italia”, a cura del Ministero dell’Agricoltura. “Sulle amenissime colline di Casteggio, trovansi i vitigni migliori fra le uve rosse: Barbera, Croatina, Bonarda, Dolcetto, Lambrusca, Grignolino, Neretto e Ughetta; fra le uve bianche: Malvasia, Trebbiano, Cortese e Moscato. I vini in genere sono discreti, morbidi e pastosi, si esitano e si consumano entro l’anno” (da: D. Zanardi. Monografia vitivinicola dell’Oltrepò Pavese, Milano, 1958).
Casteggio nell’immediato dopoguerra è un paese prettamente vitivinicolo. La CSC, Cantina Sociale omonima, e produttori blasonati quali Angelo Ballabio, Fernando Bussolera, Giorgio Odero, Giulio Venco, Giuseppe Cavazzana, Giovanni Bianchi e altri, sono a rappresentanza di una zona “Casteggiana” importante e blasonata, riconosciuta a livello nazionale. Angelo Ballabio e il figlio Giovanni, titolari dell’azienda omonima, denominano il loro vino rosso da invecchiamento più importante “Clastidium”. L’etichetta recita: Clastidium. Vino rosso riserva.
Grande peso enologico ha poi la Cantina Sociale di Casteggio, fondata nel 1907 per vinificare e commercializzare autonomamente la produzione dei soci. In quei tempi Barbera e Croatina sono la base importante per il vino rosso. Nell’archivio della Cantina sono state trovate etichette che dimostrano come il vino rosso in quei tempi venisse chiamato Casteggio.
Importante anche un riconoscimento dal “Concorso Enologico Italia Settentrionale” rilasciato ad Acqui nel 1954, dove si attesta una medaglia di bronzo, alla Cantina Sociale di Casteggio per il vino “Casteggio” millesimo 1952, quindi invecchiato.
Nello stesso periodo, a valorizzare Casteggio, quale polo produttivo catalizzatore di una zona più vasta, partecipano anche i comuni di Montebello della Battaglia, Torrazza Coste, Borgo Priolo, Calvignano, Corvino San Quirico e Oliva Gessi. Aziende di questi comuni come Costaiola, Mazzolino e Marzuola, ancora prima della nascita della DOC, scrivono in etichetta “Casteggio”.
Casteggio è da oltre un secolo il vero centro di produzione di un vino rosso ottenuto da vitigni di Barbera in percentuale maggiore, quindi Croatina e Uva rara.
I vini prodotti nella zona denominata “Casteggio”, presentano grandi similitudini in termini morfologia del terreno e microclima, ma anche storia, tradizione e mentalità produttiva, percentuali d’uso dei vitigni, sistemi di allevamento e rese per ettaro, nonché stile di vinificazione, invecchiamento e relativo affinamento.
Più di recente, grazie alla sua indiscussa tradizione storica, la DOC “Casteggio” è stata svincolata dalla DOC “Oltrepò Pavese” ottenendo il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 3 agosto 2010.
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 08.07.1980, G.U. 315 del 17.11.1980
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Capriano del Colle D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Capriano del Colle” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Bianco
- Bianco Superiore
- Trebbiano
- Rosso
- Frizzante, limitatamente alla tipologia Bianco e Trebbiano
- Novello, limitatamente alla tipologia Rosso
- Marzemino
- Rosso Riserva.
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Capriano del Colle
- Capriano del Colle Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigni Trebbiano di Soave (o Trebbiano di Lugana) e Trebbiano Toscano, da soli o congiuntamente;
- =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lombardia
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino anche con tenui riflessi verdognoli, odore delicato, gradevole, caratteristico e sapore secco, fresco, armonico, con eventuale percezione di legno.
- Capriano del Colle Bianco Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigni Trebbiano di Soave (o Trebbiano di Lugana) e Trebbiano Toscano, da soli o congiuntamente;
- =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lombardia
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Frizzante dalla spuma fine ed evanescente, colore giallo paglierino anche con tenui riflessi verdognoli, odore delicato, gradevole, caratteristico e sapore secco, fresco, armonico, con eventuale percezione di legno.
- Capriano del Colle Bianco Superiore (Vino Bianco Superiore)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigni Trebbiano di Soave (o Trebbiano di Lugana) e Trebbiano Toscano, da soli o congiuntamente;
- =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lombardia
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Superiore dal colore giallo paglierino con tendenza al giallo dorato con l'invecchiamento, odore delicato, gradevole, caratteristico e sapore sapido, armonico, corposo con eventuale percezione di legno.
- Capriano del Colle Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 40% Vitigno Marzemino
- => 20% Vitigno Merlot
- => 10% Vitigno Sangiovese
- =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lombardia
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore vinoso, gradevole, caratteristico e sapore sapido, asciutto, armonico con eventuale leggera percezione di legno.
- Capriano del Colle Rosso Novello (Vino Rosso Novello)
- Versioni: Secco
- => 40% Vitigno Marzemino
- => 20% Vitigno Merlot
- => 10% Vitigno Sangiovese
- =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lombardia
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Novello dal colore rosso rubino rosso con riflessi violacei, odore fruttato e in particolare di piccoli frutti di bosco e sapore fresco, rotondo, equilibrato.
- Capriano del Colle Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 40% Vitigno Marzemino
- => 20% Vitigno Merlot
- => 10% Vitigno Sangiovese
- =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lombardia
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino intenso tendente al granato con l’invecchiamento, odore etereo leggermente vinoso, ampio e caratteristico e sapore fine, asciutto, vellutato eventualmente con percezione di legno derivante dall’affinamento in botte.
- Capriano del Colle Trebbiano (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigni Trebbiano di Soave (o Trebbiano di Lugana) e Trebbiano Toscano, da soli o congiuntamente;
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lombardia
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino anche con riflessi verdognoli, odore delicato, gradevole e sapore secco, fresco, armonico, con eventuale percezione di legno.
- Capriano del Colle Trebbiano Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigni Trebbiano di Soave (o Trebbiano di Lugana) e Trebbiano Toscano, da soli o congiuntamente;
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lombardia
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Frizzante dalla spuma fine ed evanescente, colore giallo paglierino anche con riflessi verdognoli, odore delicato, gradevole e sapore secco, fresco, armonico, con eventuale percezione di legno.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Capriano del Colle
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Capriano del Colle si estende nella parte centrale della pianura Padana, su un altopiano formato dalla sovrapposizione di detriti e strati argillosi trasportati a valle dai ghiacciai. il cui territorio adeguatamente ventilato e luminoso risulta idoneo all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Capriano del Colle è localizzata in:
- provincia di Brescia e comprende il territorio dei comuni di Capriano del Colle e Poncarale.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Capriano del Colle
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Capriano del Colle prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Capriano del Colle non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Il Vino DOC Capriano del Colle Novello deve essere ottenuto mediante macerazione carbonica ad acini interi per una percentuale non inferiore al 60%.
- Il vino DOC Capriano del Colle Superiore deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 12 mesi, anche in botti di legno.
- Il vino DOC Capriano del Colle Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi, anche in botti di legno.
- Nella designazione dei Vini DOC Capriano del Colle può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Capriano del Colle è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
4. Produttori di Vino DOC Capriano del Colle
Con l’utilizzo della DOC Capriano del Colle i Produttori Vinicoli Lombardi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Capriano del Colle
Antipasti di pesce di fiume, gamberi di fiume in guazzetto, frittata di uova e crostacei, salumi stagionati, arrosti e grigliate di carni bianche e rosse.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Capriano del Colle
Il riconoscimento della vocazionalità viticola dell’intera zona di produzione, porta all’ammissione unanime da parte dei Tecnici del settore che nell’area DOC Capriano del Colle si possono produrre tipologie diverse di vini di qualità. In questo quadro si intendono valorizzare le elevate potenzialità espresse dalle varietà autoctone di tradizionale coltura Marzemino (localmente denominato Berzemino) e Trebbiano di Soave o Trebbiano di Lugana e/o Trebbiano Toscano.
Il Trebbiano, di origine italica, già conosciuto dagli antichi Romani e distribuito in tutta la penisola; in questa zona è coltivato nelle versioni Trebbiano di Soave o Trebbiano di Lugana e/o Trebbiano Toscano. Il grande pregio di questo vitigno è dato dall’estrema capacità di adattarsi a diversi tipi di terreno e di clima; i vini che ne derivano risultano generalmente gradevoli e caratteristici.
Anche la coltivazione della varietà Marzemino (localmente denominata Berzemino) profonde radici. La prima descrizione del vitigno, nel compendio: “Le dieci giornate della vera agricoltura e piaceri della villa”, è dovuta all’agronomo Agostino Gallo (1499 – 1570), residente nel Borgo di Poncarale dal 1548.
Anche non considerando le suggestioni storiche, la presenza del Marzemino e comunque ben documentata. Infatti i dati del Catasto Vitivinicolo del 1970 (Istituto Centrale di Statistica, Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, Catasto Vitivinicolo; “Rilevazione al 25 ottobre 1970; anno 1972, Volume 1, Tomo 1, pag. 354, 355) indicano che su una superficie totale nazionale a Marzemino in coltura principale di circa 1500 ettari, più della metà (760) era concentrata nella provincia di Brescia e più di un terzo dei ceppi era composto da viti di età superiore ai sette anni.
Inoltre nella provincia di Brescia vi era una superficie in coltura pura pari a 207 ettari, la maggiore a livello nazionale (dato nazionale 740 ettari). Questi dati sono tuttora attestati nella zona del Capriano del Colle dalla presenza di viti centenarie che non appartengono alle selezioni clonali degli ultimi decenni. Le valutazioni positive da sempre espresse verso le caratteristiche qualitative delle uve e dei vini di questa tipologia sono state confermate dai recenti studi citati.
Inoltre da 1995 è presente la IGT “Montenetto” per la quale è prevista la tipologia “Marzemino”, seppur con una base ampelografica più ampia.
Restringendo i possibili uvaggi solo al Marzemino, si pongono le basi per la produzione di un altro rosso di qualità con un forte legame storico con il territorio ed una inconfondibile caratterizzazione varietale, grazie alla presenza del 100% di Marzemino.
Per questi motivi e per le esigenze del mercato, che sempre richiede alle Aziende di presentare i vini di maggior pregio come i vini a Denominazione di Origine, sono state create anche le tipologie “Capriano del Colle Trebbiano” e “Capriano del Colle Marzemino” per valorizzare e dare rilievo all’alta vocazionalità della zona per i due vitigni.
Il Vino DOC Capriano del Colle ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 8 luglio 1980.