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Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato DOC con D.P.R. 22.07.1971, G.U. 222 del 03.09.1971 - Approvato DOCG con D.M. 18.08.2004, G.U. 205 del 01.09.2004

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 30.11.2011 


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Vernaccia di Serrapetrona D.O.C.G.

La denominazione di origine controllata e garantita "Vernaccia di Serrapetrona", è riservata al vino che risponde alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare, per le seguenti tipologie:

  1. Vino Spumante Secco
  2. Vino Spumante Dolce 

1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona

 

  • Vernaccia di Serrapetrona (Vino Rosso Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut /Demi-sec /Doux
  • => 85% Vitigno Vernaccia Nera
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • =>11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Spumante Rosso dalla Spuma persistente a grana fine, dal granato al rubino, Odore caratteristico, vinoso e sapore da secco a dolce, con fondo gradevolmente amarognolo.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona

L’area geografica delimitata per la DOCG “Vernaccia di Serrapetrona”, è situata nella parte intera della regione e dista circa 60 km dal mare Adriatico. È un’area ristretta, per metà classificabile come Ambiente Omogeneo di Montagna e per l’altra metà come Ambiente Omogeneo di Alta Collina. 

La Zona di Produzione del vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona è localizzata in:

  • provincia di Macerata e comprende il territorio dei comuni di Serrapetrona e, in parte, il territorio dei comuni di Belforte del Chienti e di San Severino Marche.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell'uva in vino, base spumante, non deve essere superiore al 58%. Qualora superi detto limite ma non il 63%, l'eccedenza non ha diritto alla denominazione di origine controllata e garantita. Oltre il 63% decade il diritto alla denominazione di origine per tutto il prodotto.
  • Le pratiche di elaborazione enologica prevedono che la spumantizzazione del prodotto debba avvenire attraverso tre differenti fermentazioni che sono:

1) le uve raccolte vengono pigiate ed il mosto ottenuto è soggetto alla lisciviazione delle sostanze coloranti e di altri componenti prima della svinatura. Inizia quindi la 1° fermentazione del vino base;

2) parte delle uve, sane e raccolte a coppie, vengono messe ad appassire fino a gennaio, in modo naturale per essere poi pigiate, diraspate ed il mosto ottenuto aggiunto al vino base di cui sopra. Parte la seconda fermentazione alcolica, più lenta, e dopo due mesi essa termina lasciando spazio al processo di maturazione che riduce la presenza di acidi e tannini attraverso la precipitazione tartarica e la fermentazione malolattica;

3) il vino così ottenuto è portato in autoclavi che, con l’aggiunta di zuccheri e lieviti avvia la terza fermentazione con trattenimento della CO2 disciolta nel vino, la cosiddetta “presa di spuma” di cui al metodo “charmat”.

  • Il prodotto vino avrà 5 atmosfere di pressione ed è così divenuto dopo altri 2 mesi lo spumante “Vernaccia di Serrapetrona”. Il lavoro in autoclave consente l’ottenimento della versione “dolce” o “ secca” in base al contenuto residuo degli zuccheri.

4. Produttori di Vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona

Con l’utilizzo della DOCG Vernaccia di Serrapetrona i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona

La Vernaccia di Serrapetrona in versione secca si accompagna con arrosti di carni; la versione amabile è indicata coi dessert e con la pasticceria.


6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona

Già nel 1132 c’è il primo riferimento al nome del paese dettato dalla dominazione longobarda e lo stemma comunale riporta tra l’altro una vite con grappoli. Dopo l’unità d’Italia si avviano iniziative per lo sviluppo dell’attività agricola e per il sostentamento delle popolazioni.

Nel 1872 Serrapetrona si distingue alla prima esposizione e fiera enologica del circondario di Camerino. Pur esistendo citazioni sulla viticoltura e sulla sua trasformazione in vino fin dal secolo XV, non compare ancora la parola “Vernaccia”. Questa può spiegarsi con il lungo stagionamento dei grappoli prima della pigiatura e della successiva fermentazione che rende degustabile il vino non prima della primavera (dal latino “ver”).

Nel 1562 la coltivazione della vite nella provincia di Camerino si distingueva per qualità e quantità; cosi riferiscono le cronache del tempo. Ne da riscontro la lettura della fonte di natura fiscale "Libri dei focolari" che riportano dati sulla produzione di vino nel territorio camerte che per Serrapetrona sono le località di Borgiano e Castel San Venanzo. Date le specifiche condizioni ambientali il territorio, sotto l’influenza camerte, produce più vino che grano e ciò è dovuto al riflusso di tradizioni colturali, di mentalità, di prestigio e di organizzazione ed evoluzione sociale.

Con la fine della seconda guerra mondiale il Comune di Serrapetrona subisce il fenomeno dell’emigrazione e dell’abbandono delle zone rurali. Tuttavia la “Vernaccia nera” dona vita industriale al territorio. Nomi come Claudi, Quacquarini, Francioni, Tallei, Fabrini sono i produttori, trasformatori che riprendono le esperienze vitivinicole del passato e creano attività industriali e lavoro fermando la fuga dai campi e riportando in essi l’economia viticola aziendale. Questi stessi personaggi, forti di un prodotto di particolare pregio e, soprattutto, di un particolare legame tipologico e storico con il territorio di produzione, nel 1967 hanno dato vita al riconoscimento della DOC (1971) pur non senza difficoltà giunte lungo l’iter di approvazione e poi della DOCG nel 2004.

Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato DOC con DM 13.09.1995, G.U. 232- 04.10.1995 - Approvato DOCG con DM 18.02.2010, G.U.  49 - 01.03.2010

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 30.11.2011  


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Verdicchio di Matelica Riserva D.O.C.G.

La denominazione di origine controllata e garantita «Verdicchio di Matelica Riserva» è riservata al vino che risponde alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per la seguente tipologia:

  • Verdicchio di Matelica Riserva

1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

 

  • Verdicchio di Matelica Riserva (Vino Bianco Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Verdicchio
  • =< 15% Uve a bacca bianca prodotte da altri Vitigni coltivati nella regione Marche
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Invecchiato, dal colore giallo paglierino, odore delicato, caratteristico e sapore asciutto, armonico con retrogusto leggermente amarognolo.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

La zona geografica delimitata per la DOCG Verdicchio di Matelica Riserva interessa un territorio interno e lontano dall’ambiente e dall’influenza marina. E' infatti una Pianura Alluvionale Interna che include tutti i tratti di fondovalle fluviale e torrentizio. La zona è attraversata dal fiume Esino nella fase iniziale del suo percorso che scorre parallelo verso nord alla zona montuosa appenninica ed alla costa adriatica. La vallata, ove si sviluppa la zona delimitata, è il prodotto dell’effetto erosivo dei molti corsi d’acqua sulla dorsale pedemontana e montana caratterizzata da rocce calcaree.

La Zona di Produzione del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva e localizzata in:

  • provincia di Macerata e comprende il territorio dei comuni di Matelica, Esanatoglia, Gagliole, Castelraimondo, Camerino e Pioraco.
  • provincia di Ancona e comprende il territorio dei comuni di Cerreto D'Esi e Fabriano.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell'uva in vino finito, pronto per il consumo non deve essere superiore al 70%. Qualora superi questo limite, ma non il 75%, l'eccedenza non ha diritto alla denominazione di origine controllata e garantita; oltre il 75% decade il diritto alla denominazione di origine controllata e garantita per tutto il prodotto.
  • Le pratiche di elaborazione prevedono che il vino prima di essere immesso al consumo deve essere sottoposto ad un periodo d’invecchiamento di almeno 18 mesi.

4. Produttori di Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

Con l’utilizzo della DOCG Verdicchio di Matelica Riserva i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

Antipasti crudi (molluschi bivalvi di varia specie), pesci dalle carni saporite e salsate, primi piatti di pesce, lasagne di mare, risotti di mare, brodetti tipici di pesce. Quando è più maturo si abbina perfettamente con la sogliola dell'Adriatico e con lo stoccafisso all'anconetana. Viene anche abbinato a salumi della tradizione locale quali il Prosciutto di Carpegna, il Ciauscolo, il salame di Fabriano.


6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Verdicchio di Matelica Riserva

E' provato che i Piceni già conoscessero l’uva ed il vino grazie al ritrovamento nel centro abitato di Matelica di una tomba di un giovane “principe” dove, fra splendide armi e scettri ed altri oggetti, è stato rinvenuto un bacile emisferico al cui interno stavano 200 vinaccioli di vitis vinifera, più di un grappolo. Fra i vasi ceramici alcuni erano legati alla mensa ed al vino. Il periodo Romano ha permesso a Plinio, Varrone, Catone ed altri di dissertare sull’uva e sul vino piceno. Da ciò si può affermare che in queste terre, giudicate fertili, non mancavano le vigne.

La caduta dell’impero Romano, le invasioni medievali, il disfacimento dell’impero d’oriente, che aveva avuto potere ed influenza lungo la costa adriatica, riducono l’attività agricola al solo sostentamento e le vigne, abbandonate le antiche alberate dell’epoca romana quando le viti venivano “maritate” agli aceri e ad altre piante, ora occupano piccoli appezzamenti a se stanti, protetti. Nasce il vigneto dell’azienda agricola. Alta densità d’impianto per non “sprecare terreno”, applicazione del contratto mezzadrile con la ripartizione del prodotto, due vinificazioni separate destinate all’autoconsumo.

Nel periodo medioevale la valle è feudo della signoria dei “Da Varano” di Camerino, potenti ed illuminati protagonisti della storia dell’area di dominio. Il passaggio dall’Impero allo Stato della Chiesa nel 1578 creò un risveglio dell’attività agricola dovuto ai monaci ed agli insediamenti monastici nel territorio che influirono sulle attività temporali che le popolazioni accettarono. Proprio in questo periodo (12 gennaio 1579) un contratto notarile, in quel di Matelica, cita la parola “Verdicchio”. Da qui la vite riprende un suo ruolo nell’economia aziendale e rurale cessando di essere esclusivo uso del Clero e dei Nobili ed entra nelle abitudini della comunità di persone.

È nella seconda metà dell’800, con l’arrivo dell’oidio, della peronospora e della fillossera, che la viticoltura subisce la sua fine per riprendere il suo nuovo sviluppo ai primi del ‘900 ove la divulgazione tecnica e l’insegnamento permettono di ricreare la viticoltura moderna con nuove varietà e, purtroppo, con l’abbandono di varietà e cloni del territorio. Con gli anni ’50 si avvia il passaggio da coltura promiscua a specializzata, ha termine la figura del mezzadro (ope legis), i proprietari divengono imprenditori i quali, accorpando più poderi, investendo con il sostegno dei fondi comunitari, sfruttando le agevolazioni concesse alle forme cooperative ed allo sviluppo del sistema agroalimentare danno vita alla vitivinicoltura marchigiana di oggi nel matelicese e nella regione.

La denominazione “Verdicchio di Matelica Riseva” è conseguente al D.P.R. 930/1963 che norma le DOC e le DOCG. La tipologia Riserva è aggiunta alla DOC nel 1995. Nel febbraio 2010 viene riconosciuta la DOCG in quanto nell’area delimitata si otteneva anche un prodotto classificabile come “eccellenza produttiva”. Ciò ha permesso ai viticoltori matelicesi, nel 2005, di attivare l’iter normativo per dare ufficialità all’eccellenza produttiva con la DOCG.

L’ampelografia del vitigno autoctono “Verdicchio” trova attenzione nel XIX sec con più descrizioni ufficiali. Nel tempo i viticoltori hanno sempre effettuato una selezione massale per la sua moltiplicazione cui ha fatto seguito una selezione scientifica del materiale di moltiplicazione. Le forme di allevamento della vite hanno subito una evoluzione passando dall’alberata (acero, olmo, conocchia) alla vigna (filari) forti dell’esperienza acquisita che la prima forma rispondeva alla quantità e la seconda alla qualità. Oggi la vigna è generalizzata con una densità superiore alle 2.000 viti/ettaro.

Per produrre il vino bianco secco non sono applicate tecniche specifiche per il Verdicchio Riserva, ma occorre precisare che tutti i produttori dell’area sono stati molto sensibili ad applicare le nuove tecnologie di trasformazione vinicola sostenute da sperimentazioni scientifiche come la criomacerazione, l’iperossigenazione, la decantazione a freddo. Ciò permise di distinguere il prodotto vino nella tipologia “Riserva”, poi DOCG. 

OFFIDA DOCG

Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato DOC con D.M. 23.05.2001, G.U. 136 del 14.06.2001 - Approvato DOCG con D.M. 15.06.2011, G.U. 149 del 29.06.2011

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 30.11.2011 


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Offida D.O.C.G.

La Denominazione di Origine Controllata e Garantita «Offida» è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Pecorino
  2. Passerina
  3. Rosso

1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Offida

 

  • Offida Pecorino (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Pecorino
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico.
  • Vino Bianco dal colore colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, un buon livello di acidità; all’olfatto si riscontrano note floreali (fiori bianchi), fruttate di ananas, sentori di anice e salvia e al gusto sono freschi, minerali sapidi, con un retrogusto persistente.

  • Offida Passerina (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Passerina
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico.
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino con riflessi giallognoli, all’olfatto si riscontrano note di frutta a polpa gialla e sentori agrumati, e al gusto sono freschi, minerali e hanno un retrogusto persistente.

  • Offida Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Montepulciano
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico.
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino con tendenza al granato, all’olfatto spiccano note di frutti rossi e sentori di liquirizia e cioccolato, e al gusto sono morbidi, ampi con un lunghissimo retrogusto.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Offida

La zona geografica che delimita la DOCG Offida ricade nella parte sud della regione Marche a cavallo tra le province di Ascoli Piceno e Fermo, e comprende un’area che va dalla zona litoranea sino ad arrivare ad una media alta collina.

La Zona di Produzione del Vino DOCG Offida è localizzata come segue:

  • la tipologia Offida Rosso riguarda la provincia di Ascoli Piceno e comprende il territorio dei comuni di Ripatransone, Offida, Acquaviva Picena, Castorano, Castel di lama, Cossignano, Appignano del Tronto e, in parte, il territorio dei comuni di Ascoli Piceno, Colli del Tronto, Spinetoli, Monsampolo del Tronto, Grottammare, Massignano, Carassai, Montefiore dell'Aso, Montalto Marche, Castignano, Monteprandone e San Benedetto del Tronto.
  • la tipologia Offida Pecorino riguarda la provincia di Ascoli Piceno e comprende il territorio dei comuni di Acquaviva Picena, Appignano del Tronto, Casteldilama, Castorano, Castignano, Cossignano, Montefiore dell'Aso, Offida, Ripatransone e, in parte, il territorio dei comuni Ascoli Piceno, Colli del Tronto, Carassai, Cupramarittima, Grottammare, Montalto Marche, Massignano, Monsampolo del Tronto, Montedinove, Monteprandone, Petritoli, Rotella, San Benedetto del Tronto e Spinetoli.
  • la tipologia Offida Passerina riguarda la provincia di Fermo e comprende il territorio dei comuni di Campofilone e Pedaso.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Offida

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOCG Offida prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell'uva in vino per tutte e 3 tipologie di vino Offida: Pecorino, Passerina e Rosso, deve essere non superiore al 70%. Qualora la resa uva/vino superi detto limite ma non il 75%, l'eccedenza non ha diritto alla denominazione di origine controllata e garantita. Oltre il 75% decade il diritto alla denominazione di origine controllata e garantita per tutta la partita.
  • Le pratiche enologiche sono quelle tradizionali della zona per la vinificazione in bianco; per i vini rossi, oltre alle tradizionali pratiche di vinificazione dei vini rossi tranquilli, essendo l’Offida Rosso un vino strutturato di ampio corpo e molto longevo, l’elaborazione comporta un periodo di invecchiamento obbligatorio di 24 mesi di cui 12 mesi in legno e di ulteriori 3 mesi di affinamento in bottiglia.

4. Produttori di Vino DOCG Offida

Con l’utilizzo della DOCG Offida i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Offida

Il Pecorino può abbinarsi a zuppe di pesce, brodetto, sarde alla marchigiana. Il Passerina si offre per gustosi abbinamenti con molluschi, crostacei e zuppe di pesce ma anche con la parmigiana di cardi. Il Rosso richiede abbinamenti a primi piatti con salse ricche e secondi piatti a base di carni sia rosse che bianche, ma soprattutto con formaggi e salumi caratteristici quali la Casciotta di Urbino, il Formaggio di Fossa, il Prosciutto di Carpegna e i salami. 


6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Offida

La millenaria storia vitivinicola del Piceno, territorio di coltivazione dei vitigni della DOCG Offida, che va dall’epoca dei Piceni fino ad oggi, attestata da numerosi documenti e reperti, si sostanzia nella costante interazione dell’uomo con il territorio, nelle tradizionali tecniche di coltivazioni della vite e delle tecniche enologiche, tramandate da generazioni di contadini che con il passare del tempo si sono sempre più evolute ed affinate, fino a dare come risultato i vini Offida DOCG.

Nell’epoca medioevale i prodotti dei campi riuscivano a malapena a sfamare i pochi abitanti dei piccoli borghi; nell’etá dei Comuni anche nel piceno le condizioni di vita migliorarono, con un conseguente aumento dei consumi. La vite riprese un ruolo significativo nell’economia rurale e nella societá anche perché il vino cessó di essere una bevanda solo liturgica, o comunque di esclusivo appannaggio del clero e dei nobili, ed entró nelle abitudini di una più vasta comunitá di persone.

Durante il periodo della mezzadria la vite era coltivata in arativi vitati che permettevano nuovi equilibri economici, seppure a costo di un maggiore sfruttamento dei suoli. In quel periodo il vino era considerato un alimento. Negli anni del passaggio dallo Stato Pontificio al Regno d’Italia, verso il 1890 giunse nel Piceno la Fillosera, mentre dieci anni prima era giunta la Peronospora, entrambe importate dall’America e i due parassiti si aggiunsero all’Oidio giá segnalato prima. Per la viticoltura Picena fu un colpo devastante. Mentre l’Oidio si riusciva a contenerlo con lo zolfo, per entrambi gli altri due parassiti dovettero passare diversi anni prima che fossero trovati i giusti rimedi, soprattutto per la fillossera. La soluzione per combattere il parassita venne trovata dopo circa quarant’anni, con l’impiego dei portinnesti di vite americana; fu proprio in questo periodo che nelle Marche nacquero le Cattedre Ambulanti di Agricoltura, che svolsero un ruolo importantissimo nel miglioramento delle tecniche di coltivazione e nel rinnovamento degli impianti viticoli e delle tecniche enologiche.

Dopo la prima guerra mondiale, con la nascita dei nuovi movimenti sociali, si formarono le prime leghe contadine ed i proprietari si impegnarono a migliorare la produttività dei fondi, con una seppur lenta introduzione di nuove tecnologie che accrescessero i redditi delle famiglie contadine, quali i perticari con gli aratri in ferro, le prime trattrici, l’impiego di fertilizzanti minerali etc. Ai primi successi si reagì con la frammentazione dei poderi e con la riduzione delle superfici degli stessi, nei quali tutta la famiglia contadina lavorava, dai bimbi alle madri feconde. É in quegli anni che iniziò la trasformazione della viticoltura Picena, nonostante la diminuzione delle superfici totali, con il passaggio da promiscua a specializzata.

Con la fine della mezzadria nel Piceno vennero alla ribalta nuove figure di proprietari che accorpando più poderi dettero vita ad aziende a conduzione diretta. Alla fine degli anni ‘80 si accresce l’interesse per i vitigni di antica coltivazione di questa area, Pecorino, Passerina e Montepuliciano, che per iniziativa di alcuni viticoltori lungimiranti della zona vennero studiati, piantati, coltivati con il risultato di dare origine a dei vini unici, apprezzati sia in Italia che all’estero. Su di essi iniziarono allora progetti di divulgazione e promozione che sfociarono nel 2001 nell’istituzione della DOC Offida.

Negli anni successivi visti i successi nel campo commerciale, e per rispondere alle esigenze dei produttori di migliorare sempre più le tecniche di coltivazione, Vinea, un’associazione di produttori viticoli, promosse in collaborazione con l’Universitá di Milano uno studio di zonazione dell’area dove vennero studiate le interazioni dei tre vitigni con l’ambiente e con i fattori umani per valutare la vocazionalità dei vitigni suddetti all’ambiente di coltivazione del Piceno. Sull’onda dei risultati di questo studio e sui sempre maggiori apprezzamenti e riconoscimenti sia a livello nazionale sia internazionale dei vini Offida, nel 2010 è iniziato l’iter per chiedere il riconoscimento della DOCG, che puntualmente é arrivato con DM del 15 giugno 2011.

CONERO DOCG

Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato DOC con D.P.R. 21.07.1967, G.U.210 del 22.08.1967 - Approvato DOCG con D.M. 01.09.2004, G.U. 212 del 09.09.2004

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014  


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Conero D.O.C.G.

La Denominazione di Origine Controllata e Garantita «Cònero» è riservata al vino che risponde alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione.  

  • Cònero

1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Conero

 

  • Conero (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Montepulciano
  • =< 15% Sangiovese
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore gradevole, vinoso e dal sapore armonico, asciutto, ricco di corpo.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Conero

Il riferimento geografico è il promontorio del monte Conero che si erge sul mare Adriatico e le colline che discendono dallo stesso verso l’entroterra. Il territorio, delimitato per la produzione del vino Conero, è un lembo di terra che si inoltra nel mare ad est e ad ovest seguono le colline retrostanti il rilievo montuoso del Conero. L’insieme delle caratteristiche varietali e le condizioni pedoclimatiche consentono a quest’area vitata, protetta dai venti freddi provenienti da nord e dallo stesso Conero, mt 572 s.l.m., di produrre uve sane, mature e di alto contenuto zuccherino.

La Zona di Produzione del vino DOCG Conero è localizzata in:

  • provincia di Ancona e comprende il territorio dei comuni di Ancona, Offagna, Camerano, Sirolo, Numana e, in parte, il territorio dei comuni di Castelfidardo ed Osimo.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Conero

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del vino DOCG Conero prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell'uva in vino finito, pronto al consumo, non deve essere superiore al 70%. Qualora superi questo limite, ma non il 75%, l'eccedenza non avrà diritto alla denominazione di origine controllata e garantita; oltre il 75% decade il diritto alla denominazione di origine controllata e garantita per tutto il prodotto.
  • La base ampelografica è riassunta nel vitigno Montepulciano (min 85%) in quanto è adatto all’invecchiamento e migliora gli uvaggi con altri vitigni consentendo di ottenere profumi che ricordano il gusto “bordolese” richiesto dal mercato. La maturazione in legno ne migliora la morbidezza, crea maggiore equilibrio ed affinamento della nota olfattiva.

4. Produttori di Vino DOCG Conero

Con l’utilizzo della DOCG Conero i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Conero

Primi piatti di pasta ripiena, stoccafisso all'anconetana, arrosti di carni rosse, cacciagione e brasati.


6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Conero

L’area anconetana è stata influenzata dai Dori e dalla civiltà dorica, in quanto fondarono la città di Ancona. E proprio i coloni greci hanno lasciato tracce sicure di viticoltura e di vinificazione. Altrettanto si può dire per gli Etruschi ai quali si possono attribuire le prime nozioni tecniche di coltivazione della vite e di elaborazione enologica, che si diffusero anche nel territorio marchigiano dov’erano installati i Piceni.

Che i Piceni conoscessero l’uva e il vino è dimostrato dal ritrovamento archeologico di circa 200 vinaccioli di Vitis Vinifera in una tomba in quel di Matelica del VII sec. a.c.. L’influenza di Roma consentì a Plinio di descrivere un centinaio di varietà di viti coltivate nell’area Picena. E, ancora, Apicio Marco Gavio, personaggio romano di arte culinaria, ricorda un vino “anconetanum”, rosso e piuttosto corposo.

La presenza nel territorio di numerose aziende agricole con una lunga tradizione vitivinicola e le residenze storiche costruite negli scorsi secoli, destinando il piano terra alla trasformazione vinicola, hanno permesso la produzione di vini rossi che hanno affrontato il mercato con notevoli successi anche nelle competizioni di alto livello. Produttori illuminati e cantine, anche di interesse architettonico, diedero avvio alla denominazione di origine con il rinnovo e l’espansione dei vigneti negli anni ‘60 confermando al vitigno Montepulciano la massima espressione del legame tra uve, vino e territorio e che qui esalta le sue migliori caratteristiche.

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