Assovini
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 11.09.1995, G.U. 232 del 04.10.1995
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Esino D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Esino” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Bianco
- Bianco Frizzante
- Rosso
- Rosso Novello
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Esino
- Esino Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Verdicchio
- =< 50% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore colore giallo paglierino tenue, odore delicato e gradevole, sapore armonico, di buona struttura.
- Esino Bianco Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Verdicchio
- =< 50% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Frizzante dalla spuma fine ed evanescente, colore paglierino tendente all’ambrato più o meno carico, odore caratteristico dell'appassimento, etereo e intenso, sapore dolce, armonico e vellutato, di buona struttura..
- Esino Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigno Sangiovese e Montepulciano, da soli o congiuntamente;
- =< 40% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore intenso, sapore secco e armonico, di buona struttura.
- Esino Rosso Novello (Vino Rosso Novello)
- Versioni: Secco
- => 60% Vitigno Sangiovese e Montepulciano, da soli o congiuntamente;
- =< 40% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Novello dal colore rosso rubino, odore fragrante, fine, sapore morbido, armonico e vellutato, di buona struttura.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Esino
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Esino si estende sul territorio marchigiano compreso tra il mare Adriatico ed i monti Sibillini, attraversato dai fiumi Cesano, Nevola, Misa, Aspio e dall'Esino (da cui il vino prende il nome). Il territorio adeguatamente ventilato e luminoso risulta favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Esino è localizzata in:
- provincia di Ancona e comprende il territorio dei comuni di tutta la provincia.
- provincia di Macerata e comprende il territorio dei comuni di Camerino, Castelraimondo, Esanatoglia, Gagliole, Matelica, Pioraco, Apiro, Cingoli e Poggio San Vicino.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Esino
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Esino prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Esino non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
4. Produttori di Vino DOC Esino
Con l’utilizzo della DOC Esino i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Esino
Primi e secondi piatti di pesce, formaggi poco stagionati, salumi, carni bianche e rosse in umido e arrosto.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Esino
Il territorio della zona di produzione del vino DOC “Esino”, vide il diffondersi della coltivazione della vite già in epoca romana (come testimoniato dai numerosi reperti e documenti archeologici) e andò incontro, dopo la caduta dell’impero romano, ad un periodo di contrazione della viticoltura.
Durante l’alto Medio Evo le poche superfici vitate erano concentrate in piccoli appezzamenti posti nelle immediate vicinanze dei Castelli (chiamate “Corti” o “Cortine”); la viticoltura riprese poi a svilupparsi in seguito all’insediamento di potenti ordini monastici, che fondarono numerose Abbazie, tuttora presenti, nel territorio dell’attuale DOC “Esino”.
Furono dapprima i monaci benedettini, seguiti dai cistercensi, a diffondere nuovamente la coltivazione della vite e a dare nuovo impulso all’attività agricola. Nell’area di produzione della DOC “Esino”, come nel resto della regione, a partire dal Medio Evo si diffuse la mezzadria, speciale rapporto associativo tra capitale e lavoro, che contribuì allo sviluppo rurale del tempo andando a delineare quel paesaggio agrario ordinato e diffusamente coltivato, che tuttora costituisce un tratto tipico delle Marche. La coltivazione della vite interessò la gran parte dei poderi che vennero a formarsi, la cui dimensione era limitata e commisurata alla forza lavoro della famiglia colonica che vi si insediava.
Nel 1269, il giudice De Crescenzi in Senigallia descriveva le vigne della Marca di Ancona “fatte di piante sorrette da canne e pali” e asseriva che la piantata bolognese su olmo ed acero richiedeva minori cure rispetto alla vigna. Nel catasto di Corinaldo del 1532 si riscontra che la vigna rappresentava allora, nell’area provinciale, “l’unico modo di coltivare la vite nel solco di un’antica tradizione risalente alla prima età comunale”.
Nel XVI secolo il territorio dell’attuale DOC “Esino” presentava una ragguardevole diffusione della vite nel tessuto agricolo: i campi seminati venivano sovente delimitati da filari di vite e il vino divenne un genere di largo consumo. Il modello colturale dell’alberata, già diffuso in epoca romana, era tornato in auge ad opera di piccoli proprietari coltivatori e di vignaioli parzionari, braccianti immigrati delle coste balcaniche, disposti a stipulare con il proprietario del terreno un contratto con l’impegno ad impiantare una vigna, a dividere a metà il prodotto per divenire, infine, proprietari del terreno vitato. Il vignaiolo si impegnava ad effettuare tutte le cure colturali e tutti i lavori di trasformazione delle uve consegnando al proprietario la metà del vino prodotto.
Andrea Bacci, noto enografo e Archiatra pontificio, nella sua sistematica descrizione dei vini (“De naturali vinorum historia“) pubblicata nel 1596 inserisce per la Marca di Ancona i vini di Loreto, Sirolo, Numana definendoli sani e conservabili per lungo tempo e prosegue con quelli delle “tante vigne” dell’osimano. Del territorio di Senigallia afferma “che produce ottimi vini e in abbondanza”, mentre per l’area di Jesi richiama la presenza dell’Abbazia di Chiaravalle riportando che “i nobili coloni si dedicano ad essi con non minore impegno importando i migliori vitigni ed i loro vini gareggiano con i generosi Trebbiani”. La rassegna dei vini della zona ad opera del Bacci termina con il territorio di influenza del fabrianese e la citazione del “Cerretano, vino di tanta forza che si conserva a lungo più come medicina che come bevanda”.
Il “Dialogo sul necessario miglioramento dei Vini Anconitani e del Piceno per formarne un ramo di interessante commercio” pubblicato nel 1809 a Jesi da Don Angelo Rastelli, parroco di Monsano, ci fornisce una viva descrizione della viticoltura e dell’enologia del territorio attualmente interessato alla DOC “Esino”. L’abate Rastelli lamenta uno scadimento della qualità dei vini per “colpa dell’Agricoltore, che non sa adattare la buona qualità delle viti alla buona qualità del terreno”, consiglia varietà come Verdicchio e Sangiovese, argomenta l’importanza di preferire le vigne alle alberate e alle folignate e fornisce precise indicazioni sul miglior modo di gestire le viti e di vinificare le uve.
In seguito all’unità d’Italia furono avviate diverse attività conoscitive sul territorio nazionale e, per quel che concerne le Marche, i lavori della Commissione Ampelografica fecero emergere l’importanza rivestita dalle varietà di pregio Verdicchio e Sangiovese e promossero la valutazione, la conoscenza e l’impiego di altri vitigni che avevano riscosso successo in altre aree. La ricostituzione viticola all’inizio del XX secolo interessò la zona di produzione della DOC “Esino” e vide il rafforzarsi di vitigni italici di pregio quali Verdicchio, Sangiovese e Montepulciano.
L’intervento pubblico, nazionale e comunitario degli anni 60 e 70 favorì il compimento del processo di rinnovamento della viticoltura della zona attraverso la ristrutturazione degli impianti e una precisa scelta varietale con impiego di vitigni a bacca nera e bianca di qualità. La scomparsa della mezzadria, riscontrata in quel periodo, comportò anche la modifica delle sistemazioni arboree non più compatibili con la moderna agricoltura. Il processo di rinnovamento degli impianti, l’applicazione delle moderne acquisizioni scientifiche e tecniche e i riscontri positivi ottenuti dalle produzioni enologiche di pregio esistenti nella zona, hanno spinto i produttori dell’area della DOC “Esino” verso la valorizzazione di altre produzioni di qualità del territorio.
In questo nuovo contesto, accanto ai pregiati e rinomati vini monovarietali della tradizione quali Verdicchio, Montepulciano, Sangiovese e Lacrima, sono stati prodotti altri vini tradizionali ottenuti da uvaggi di varietà bianche e nere, in cui alcune delle varietà sopra menzionate sono presenti in parte preponderante accanto ad altri vitigni ben adattati al territorio per le loro versatilità.
Si è così avviato il processo che ha portato alla richiesta della DOC “Esino”. In tal modo è stata recuperata e valorizzata l’ampia offerta di vini qualità provenienti da un territorio ricco di tradizioni viticole ed enologiche ed è stato dato ulteriore impulso all’imprenditoria locale e allo sviluppo delle strutture di trasformazione vinicola del territorio.
Il Vino DOC Esino ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 11 settembre 1995.
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 02.06.1972, G.U. 207 del 09.08.1972
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Colli Pesaresi D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Colli Pesaresi” e alle relative Sottozone, è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal presente disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Bianco
- Biancame
- Trebbiano
- Rosso
- Rosato (o rosè)
- Sangiovese (anche nella tipologia Riserva e Novello)
- Spumante
- Sottozone del Vino Colli Pesaresi DOC »
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Colli Pesaresi
- Colli Pesaresi Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 75% Vitigno Trebbiano Toscano (o Albanella), Verdicchio, Biancame, Pinot Grigio, Pinot Nero (da vinificare in bianco), Riesling Italico, Chardonnay, Sauvignon e Pinot Bianco, da soli o congiuntamente;
- =< 25% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino tenue talora con riflessi verdognoli, odore caratteristico, delicato e sapore secco, gradevole, armonico.
- Colli Pesaresi Biancame (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Biancame
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino tenue talora con riflessi verdognoli, odore caratteristico, delicato e sapore secco, fresco, gradevole, armonico.
- Colli Pesaresi Trebbiano (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Trebbiano Toscano (o Albanella)
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino, odore gradevole, profumato, caratteristico e sapore asciutto, sapido, armonico.
- Colli Pesaresi Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 70% Vitigno Sangiovese
- =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso, odore caratteristico, vinoso e sapore armonico, gradevolmente asciutto.
- Colli Pesaresi Rosato (o Rosè) (Vino Rosato)
- Versioni: Secco
- => 70% Vitigno Sangiovese
- =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Rosato dal colore rosato più o meno intenso, odore vinoso, delicato e sapore asciutto, armonico, fresco.
- Colli Pesaresi Sangiovese (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Sangiovese
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Rosso dal colore rosso granato più o meno carico con riflessi violacei, odore delicato, caratteristico e sapore asciutto, armonico, talora con fondo leggermente amarognolo.
- Colli Pesaresi Sangiovese Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Sangiovese
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso granato più o meno carico con riflessi violacei, odore delicato, caratteristico e sapore asciutto, armonico, talora con fondo leggermente amarognolo.
- Colli Pesaresi Sangiovese Novello (Vino Rosso Novello)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Sangiovese
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Rosso Novello dal colore rosso rubino, odore intenso, fruttato e sapore asciutto, armonico, equilibrato, rotondo, vivace.
- Colli Pesaresi Spumante (Vino Spumante Bianco)
- Versioni: Spumante Extra-brut /Brut /Extra-dry /Dry /Demi-sec
- => 75% Vitigni Trebbiano toscano (o Albanella), Verdicchio, Biancame, Pinot grigio, Pinot nero da vinificare in bianco, Riesling italico, Chardonnay, Sauvignon, Pinot bianco, da soli ocongiuntamente;
- =< 25% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore giallo paglierino tenue talora con eventuali riflessi verdognoli, odore caratteristico, delicato e sapore da extra brut a demi-sec, sapido, fresco, fine e armonico.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Colli Pesaresi
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Colli Pesaresi si estende nel territorio del Montefeltro, tra i bacini dei fiumi Metauro e Foglia fino alla superficie del monte S. Bartolo che è la propaggine sul mare della catena montuosa e collinare dell’entroterra della valle del Foglia. Il territorio adeguatamente ventilato e luminoso risulta favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Colli Pesaresi è localizzata in:
- provincia di Pesaro-Urbino (relativamente alle tipologie Bianco, Rosso, Rosato, Sangiovese e Sangiovese Novello) e comprende il territorio dei comuni di Barchi, Cartoceto, Colbordolo, Fano, Fossombrone, Fratte Rosa, Gabicce Mare, Gradara, Isola del Piano, Montebaroccio, Mondavio, Mondolfo, Montecalvo in Foglia, Monteciccardo, Montefelcino, Montelabbate, Montemaggiore al Metauro, Monteporzio, Orciano di Pesaro, Pergola, Pesaro, Petriano, Piagge, Saltara, San Costanzo, San Giorgio, San Lorenzo in Campo, Sant’Angelo in Lizzola, Sant’Ippolito, Serrungarina, Tavullia e, in parte, il territorio dei comuni di Tavoleto, Auditore, Sassocorvaro, Urbino, Fermignano e Cagli.
- provincia di Pesaro-Urbino (relativamente alla tipologia Trebbiano) e comprende il territorio dei comuni di Mombaroccio, Monteciccardo, Petriano, Gabicce Mare, Gradara, Tavullia e, in parte, il territorio dei comuni di Pesaro, Montelabbate, Sant’Angelo in Lizzola, Colbordolo e Urbino nonché le intere isole amministrative n.7 (Montelabbate), n.8 (Urbino), e parte del n.5 (Tavullia).
- provincia di Pesaro-Urbino (relativamente alla tipologia Biancame) e comprende il territorio dei comuni di Mondavio, Monte Porzio, Pergola, San Lorenzo in Campo.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Colli Pesaresi
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Colli Pesaresi prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Colli Pesaresi non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Il Vino DOC Colli Pesaresi Rosato deve essere ottenuti con la vinificazione "in rosato" delle uve rosse.
- I Vini DOC Colli Pesaresi Roncaglia bianco, Roncaglia Pinot nero vinificato in bianco, Focara Pinot nero vinificato in bianco, invecchiati per almeno 18 mesi, possono fregiarsi della menzione "Riserva".
- I Vini DOC Colli Pesaresi Sangiovese, Focara, Focara Pinot nero, Roncaglia Pinot nero, Parco Naturale Monte San Bartolo Sangiovese, Parco Naturale Monte San Bartolo Cabernet-sauvignon, invecchiati per almeno 24 mesi, possono essere qualificati “Riserva”.
- Nella designazione dei Vini DOC Colli Pesaresi può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Colli Pesaresi è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad esclusione della tipologia di vino Spumante.
4. Produttori di Vino DOC Colli Pesaresi
Con l’utilizzo della DOC Colli Pesaresi i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Colli Pesaresi
Piatti a base di carni bianche, piatti ripici a base di maiale, preparazioni al tartufo e al formaggio di fossa.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Colli Pesaresi
L’area pesarese ed il Montefeltro sono un territorio oggetto del processo di romanizzazione dal 295 a.c. con la vittoria sui Galli e la “lex Flaminia” che assegna le terre interessate ai veterani dell’esercito. Seguirà la battaglia contro i Cartaginesi di Asdrubale. Plinio riferisce di “questo terre fertili, presenti le vigne” tanto che ne descrive un centinaio di varietà coltivate e di vini.
La fine dell’Impero romano riporta l’agricoltura nelle Marche ad essere quella di mera sussistenza. Sarà la Chiesa e la sua struttura a riportare vita nei territori tra mare ed Appennino ove Ordini ed Abbazie fanno rinascere l’attività agricola non più limitata alla sussistenza bensì come illuminata conduzione economica del bene e della terra in cui si comprende anche la gestione delle vigne e la preparazione del vino.
Nel periodo medioevale la vite riprende un suo ruolo nell’economia rurale e nella società. Nell’area pesarese si scontrano le vicende militari ed umane delle due Signorie di Urbino e Rimini che, nelle campagne creano ricchezza, insediamenti diffusi, investimenti agricoli, la capillare diffusione della vigna e del contratto mezzadrile.
Seguono due secoli di decadimento e di normalizzazione fino alla seconda metà del ‘700 che mostra uno sviluppo complessivo e nel paesaggio agrario compaiono “l’alberata” e la “piantata” ovvero il passaggio dalla vigna all’arboreto simbolo della coltura promiscua. L’istituto mezzadrile che prevedeva l’insediamento del colono sul fondo, si diffonde il tutto il territorio perché consente il controllo del terreno, delle colture, il possesso di una casa, la policoltura, l’attivazione di un’economia rurale.
Grano e vite sono le prime colture che il mezzadro impianta nel territorio. La vite è diffusa: vitigni bianchi e neri vinificati separati o insieme davano un vino che si “beveva bene”. Da questa plurisecolare storia dell’area pesarese ed urbinate ove l’attività agricola ha sempre manifestato interesse per la viticoltura nasce la richiesta della denominazione d’origine. Certamente viticoltura promiscua nata dal processo evolutivo del contratto mezzadrile e da una società prima dedita a fatti d’armi e poi capace di svilupparsi in impresa agricola, sensibile alle influenze bolognesi per i vitigni coltivati e per le forme di allevamento.
Il Vino DOC Colli Pesaresi ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 2 giugno 1972.
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 08.03.1975, G.U. 177 del 05.07.1975
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche in GU n.70 del 23.03.2024
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Colli Maceratesi D.O.C.
La denominazione di origine controllata «Colli Maceratesi» e' riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Bianco (anche nelle tipologie Passito e Spumante)
- Ribona (anche nelle tipologie Passito e Spumante)
- Ribona Riserva
- Ribona Spumante Riserva
- Rosso (anche nella tipologia Riserva)
- Sangiovese
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Colli Maceratesi
- Colli Maceratesi Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 70% Vitigno Maceratino (o Ribona)
- =< 30% Vitigni Incrocio Bruni 54, Pecorino, Trebbiano toscano, Verdicchio,Chardonnay, Sauvignon, Malvasia bianca lunga, Grechetto per la sola provincia di Macerata, da soli o congiuntamente.
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino tenue, odore delicato, gradevole, armonico e sapore secco, armonico.
- Colli Maceratesi Bianco Spumante (Vino Bianco Spumante)
- Versioni: Spumante Brut
- => 70% Vitigno Maceratino (o Ribona)
- =< 30% Vitigni Incrocio Bruni 54, Pecorino, Trebbiano toscano, Verdicchio,Chardonnay, Sauvignon, Malvasia bianca lunga, Grechetto per la sola provincia di Macerata, da soli o congiuntamente.
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore giallo paglierino tenue, odore gradevole, lievemente fruttato e sapore asciutto, gradevolmente acidulo.
- Colli Maceratesi Bianco Passito (Vino Bianco Passito)
- Versioni: Dolce
- => 70% Vitigno Maceratino (o Ribona)
- =< 30% Vitigni Incrocio Bruni 54, Pecorino, Trebbiano toscano, Verdicchio,Chardonnay, Sauvignon, Malvasia bianca lunga, Grechetto per la sola provincia di Macerata, da soli o congiuntamente.
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 15,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Passito dal colore giallo paglierino-ambrato più o meno carico, odore caratteristico dell'appassimento, etereo, intenso e sapore dolce, armonico, vellutato.
- Colli Maceratesi Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Sangiovese
- =< 50% Vitigni Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Ciliegiolo, Lacrima, Merlot, Montepulciano, Vernaccia nera, da soli o congiuntamente.
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore caratteristico, intenso e sapore secco, armonico.
- Colli Maceratesi Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Sangiovese
- =< 50% Vitigni Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Ciliegiolo, Lacrima, Merlot, Montepulciano, Vernaccia nera, da soli o congiuntamente.
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino, talvolta tendente al granato con l'invecchiamento, odore gradevole, complesso, leggermente etereo e sapore sapido, armonico, gradevolmente asciutto.
- Colli Maceratesi Ribona (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Maceratino (o Ribona)
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino con riflessi dorati, odore caratteristico, gradevole e sapore secco, sapido, armonico.
- Colli Maceratesi Ribona Spumante (Vino Bianco Spumante)
- Versioni: Spumante Brut
- => 85% Vitigno Maceratino (o Ribona)
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore giallo paglierino tenue, odore gradevole, lievemente fruttato e sapore da dosaggio zero a brut, gradevolmente acidulo.
- Colli Maceratesi Ribona Passito (Vino Bianco Passito)
- Versioni: Dolce
- => 85% Vitigno Maceratino (o Ribona)
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 15,50% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco Passito dal colore giallo paglierino-ambrato più o meno carico, odore caratteristico dell'appassimento, etereo, intenso e sapore dolce, armonico, vellutato.
- Colli Maceratesi Sangiovese (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Sangiovese
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Marche.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore caratteristico, intenso e sapore secco, armonico.
- Colli Maceratesi Ribona Riserva (Vino Bianco Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 100% Vitigno Maceratino (o Ribona)
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal Colore giallo paglierino più o meno intenso, Odore fine, delicato; Sapore asciutto, fresco con fondo leggermente amarognolo, sapido, di medlio corpo.
- Colli Maceratesi Bianco Riserva Spumante (Vino Bianco Spumante Invecchiato)
- Versioni: Spumante Brut
- => 100% Vitigno Maceratino (o Ribona)
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Spumante dalla Spuma fine e persistente, Colore giallo paglierino più o meno intenso; Odore fine, delicato; Sapore da dosaggio zero a brut, fresco, con fondo leggermente amarognolo, sapido, di medlio corpo.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
1. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Colli Maceratesi
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Colli Maceratesi si estende nella parte centrale delle Marche tra il mare Adriatico e la catena dei monti Sibillini, solcato lungo tutto il percorso dai fiumi Chienti e Potenza e in parte dal fiume Musone, che segna il confine con la Provincia di Ancona. Il territorio adeguatamente ventilato e luminoso risulta favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Colli Maceratesi è localizzata in:
- provincia di Macerata e comprende il territorio dei comuni di tutta la provincia.
- provincia di Ancona e comprende il territorio del comune di Loreto.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Colli Maceratesi
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Colli Maceratesi prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Colli Maceratesi non dovrà essere superiore al 70% e al 40% per le tipologie di Vino Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5% (e del 3% per le tipologie di Vino Passito), l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Colli Maceratesi devono essere sottoposte ad appassimento naturale fino ad ottenere un grado zuccherino di almeno 23°.
- Il Vino DOC Colli Maceratesi Novello deve essere ottenuto mediante il procedimento di macerazione carbonica di almeno il 50% delle uve.
- Il procedimento di vinificazione del Vino DOC Colli Maceratesi Spumante deve avere una durata di almeno 6 mesi ed essere ottenuto mediante rifermentazione naturale con permanenza sui lieviti di almeno 3 mesi.
- I Vini DOC Colli Maceratesi Rosso Riserva e Passito devono essere sottoposti ad invecchiamento per almeno 24 mesi, di cui almeno 3 in legno.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Colli Maceratesi è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, esclusa la tipologia dei Vini Spumante.
4. Produttori di Vino DOC Colli Maceratesi
Con l’utilizzo della DOC Colli Maceratesi i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Colli Maceratesi
Antipasti di mare caldi, secondi di pesce di molluschi (seppioline, calamaretti), sogliole alla brace, carni bianche.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Colli Maceratesi
La presenza dei Piceni, antico popolo italico che “fu assorbito” dai romani, diede all’intero territorio di produzione dei vini a DOC “Colli Maceratesi” un’unità culturale che persiste tuttora.
Dopo la caduta dell’impero romano, che aveva visto l’espandersi della coltivazione della vite, si assistette ad una fase di declino dell’intera attività agricola che ricevette nuovo impulso grazie all’opera degli ordini monastici che si diffusero in modo capillare nell’intero territorio delle Marche.
Di particolare rilievo per il territorio della DOC «Colli Maceratesi» fu l’influsso dei monaci cistercensi che fondarono nel XII secolo l’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, che all'apice del suo successo giunse a controllare con chiese e monasteri gran parte del territorio maceratese, spingendosi anche nell’area dell’attuale comune di Loreto.
I cistercensi di Fiastra avviarono un’attività agricola ben organizzata, finalizzata alla produzione di beni da commercializzare, che li portò a primeggiare sui mercati locali.
Nonostante la successiva decadenza dell’Abbazia, tuttora presente ed operante dopo un lungo periodo di abbandono, la rinascita dell’attività agricola basata non più sulla sussistenza, ma sulla conduzione economica della terra, compresa la gestione delle vigne e la trasformazione vinicola, era oramai iniziata.
Nel periodo rinascimentale la coltivazione della vite e la produzione del vino avevano ripreso un ruolo centrale nell’economia rurale e nella società. Il rapporto mezzadrile si era intanto diffuso nell’area maceratese unendo capitale terra e forza lavoro e favorendo lo sviluppo rurale del territorio. I mezzadri, ma anche i piccoli proprietari diretti coltivatori, impiantarono vigneti in tutte le zone della provincia per produrre vino destinato al consumo familiare (vino di casa) e diedero luogo a una viticoltura promiscua costituita in massima parte da alberate non molto diverse da quelle dell’epoca romana.
Lo sviluppo della viticoltura in modo intenso e razionale avvenne soprattutto nelle zone meno elevate in quanto sollecitato dagli investimenti di proprietari terrieri cittadini. Ne è testimonianza il medico, enologo, archiatra Andrea Bacci di Porto S. Elpidio nel suo “De naturali vinorum historia” (1596 – Roma). Citazione parziale: “……colline dai pendii assai dolci……che sono fertili e coltivate in grandi vigneti. Vi crescono uve per vini per lo più bianchi ed anche per i soavi Tribolani che riescono più vigorosi se le uve si raccolgono da località battute dal sole…..”
Altre testimonianze dirette e d’archivio riportano “che il Trebbiano di Camerino era ben noto a Venezia”. Sebbene Bacci nel “De naturali vinorum historia” avesse già descritto vigneti specializzati in cui la vite era sostenuta da pali o canne, le alberate o folignate dominarono il territorio maceratese nel corso dei secoli successivi.
Nella seconda metà del XIX secolo i metodi di coltivazione della vite erano ancora molto simili a quelli impiegati in epoca romana, ma, dopo l’unità d’Italia e in seguito all’epoca fillosserica, iniziò la sperimentazione di nuovi metodi di gestione della vite e tutto il territorio fu interessato da un’intensa attività volta a valutare le migliori varietà di viti da impiegare nei nuovi impianti.
Nell’ampelografia del circondario di Macerata (1875) il Santini descrive i vitigni che vi erano prevalentemente coltivati rilevando una netta prevalenza di quelli a “frutto bianco o giallognolo”. Tra questi ultimi viene riconosciuta particolare importanza a Montecchiese (ovvero la Ribona di Loro, San Ginesio e Tolentino; il Greco maceratese di Recanati; il “greco maceratino delle provincie di Ancona e Fermo”), Verdicchio, Trebbiano, Malvasia e Pecorino. Il Santini descrive anche le principali varietà a bacca nera del circondario di Macerata inserendo Vernaccia e Lacrima. Nello stesso periodo si stava valutando l’adattamento del Sangiovese e dei vitigni di importazione in diversi territori del Maceratese.
All’inizio del XX secolo ebbe inizio una fase intensa di ricostituzione viticola nelle Marche, che interessò la zona di produzione della DOC “Colli Maceratesi” e che vide il diffondersi di Sangiovese e di altre varietà di pregio a bacca bianca e nera. Occorre tuttavia attendere la scomparsa della mezzadria e l’intervento pubblico degli anni 60 e 70 affinché giunga a compimento il processo di rinnovamento della viticoltura della zona attraverso la ristrutturazione degli impianti e l’impiego delle migliori varietà, quali Maceratino (localmente detto Ribona), Verdicchio, Trebbiano toscano, Sangiovese, Vernaccia nera.
In questo nuovo contesto i produttori sono stati stimolati a produrre non solo vini ottenuti da uvaggi di varietà ben adattate al territorio, ma anche prodotti monovarietali ottenuti soprattutto a partire da Maceratino e Sangiovese.
La richiesta della denominazione e il successivo riconoscimento nel 1975 hanno stimolato lo sviluppo e la specializzazione delle strutture di trasformazione enologica presenti nel territorio orientandole al mercato nazionale e internazionale.
Il Vino DOC Colli Maceratesi ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 8 marzo 1975.
Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 02.04.1969, G.U. 143 del 10.06.1969
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Bianchello del Metauro D.O.C.
La denominazione di origine controllata «Bianchello del Metauro» e' riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Bianchello del Metauro
- Bianchello del Metauro Superiore
- Bianchello del Metauro Spumante
- Bianchello del Metauro Passito
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Bianchello del Metauro
- Bianchello del Metauro (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 95% Vitigno Bianchello (o Biancame)
- =< 5% Vitigno Malvasia Bianca Lunga
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino, odore delicato, caratteristico, dal sapore secco, fresco, armonico, gradevole.
- Bianchello del Metauro Superiore (Vino Bianco Superiore)
- Versioni: Secco
- => 95% Vitigno Bianchello (o Biancame)
- =< 5% Vitigno Malvasia Bianca Lunga
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Superiore dal colore giallo paglierino, odore delicato, caratteristico, dal sapore secco, fresco, armonico, gradevole.
- Bianchello del Metauro Spumante (Vino Bianco Spumante)
- Versioni: Spumante Brut /Extra-dry
- => 95% Vitigno Bianchello (o Biancame)
- =< 5% Vitigno Malvasia Bianca Lunga
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente e colore paglierino più o meno intenso, odore proprio, delicato, fine, ampio, composito, dal sapore da extra dry a brut, sapido, fresco, fine, armonico.
- Bianchello del Metauro Passito (Vino Bianco Passito)
- Versioni: Dolce
- => 95% Vitigno Bianchello (o Biancame)
- =< 5% Vitigno Malvasia Bianca Lunga
- => 15% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Passito dal colore dal paglierino intenso all'ambrato, odore caratteristico, intenso, dal sapore dolce, armonico, vellutato, caratteristico.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Bianchello del Metauro
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Bianchello del Metauro si estende lungo il confine con la provincia di Ancona in prossimità del fiume Cesano, ed il decorso del fiume Arzilla più a nord, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Bianchello del Metauro è localizzata in:
- provincia di Pesaro-Urbino e comprende il territorio dei comuni di Fano, Cartoceto, Saltara, Serrungarina, Montefelcino, Isola del Piano, Fossombrone, S. Ippolito, Montemaggiore, S. Giorgio, Piagge, S. Costanzo, Orciano, Barchi, Fratterosa, l'isola amministrativa del comune di Mondavio denominata Cavallara, compresa tra i territori comunali di Serrungarina, Montemaggiore, Piagge, S. Giorgio, Orciano e, in parte, il territorio dei comuni di Urbino e Fermignano.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Bianchello del Metauro
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Bianchello del Metauro prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Bianchello del Metauro non dovrà essere superiore al 70 e al 45% per la tipologia di Vino Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Bianchello del Metauro Passito devono essere sottoposte ad appassimento naturale fino ad ottenere un grado zuccherino di almeno 21°.
- Il vino DOC Bianchello del Metauro Passito deve essere sottoposto ad invecchiamento per circa 12 mesi e, comunque, immesso al consumo non prima del 1° dicembre successivo alla vendemmia.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Bianchello del Metauro è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad esclusione della tipologia di Vino Spumante.
4. Produttori di Vino DOC Bianchello del Metauro
Con l’utilizzo della DOC Bianchello del Metauro i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Bianchello del Metauro
Carni bianche a tendenza dolce, molluschi, crostacei, piatti di cucina marinara, pasticceria secca.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Bianchello del Metauro
Dall’unione dei due fiumi che scendono dall’Appennino marchigiano: “Meta” ed “Auro” prende il via nei pressi di Mercatello sul Metauro il fiume Metauro. Lungo la valle di questo fiume sono presenti dei municipi romani: S. Angelo in Vado, Fossombrone e Fano e la parte verso questo fiume della piana di Urbino.
L’area fu oggetto d’insediamenti monastici benedettini con la creazione delle abbazie (anni 1050/1122), nella stessa area avvenne l’espansione delle aristocrazie rurali ed il diffondersi della nobiltà rurale. Tutte componenti che trovavano nell’attività agricola e nel mondo rurale il loro sostentamento e la loro ricchezza.
Nei secoli a seguire la presenza politica del Ducato di Urbino, le ricchezze derivanti dalle condotte militari e l’economia agricola creano la capillare diffusione della vigna accanto alle altre colture. L’istituto mezzadrile, che prevede l’insediamento sul fondo, ben si adatta all’area di che trattasi per la possibilità del controllo, ove i campi sono intersecati da filari di viti sorrette da oppi, aceri, gelsi.
Sante Lancerio, bottigliere del Papa Paolo III nel 1536, di passaggio a Fano esprime “città bella, ma piccola ,che fa buon vino”. Il medico Andrea Bacci, archiatra pontificio, marchigiano, nel 1596 pubblica il “De naturali vinorum historia” in sette libri. Nel collegare l’ambiente al vitigno e nel descrivere il vino derivante dai vitigni distingue Greco e Trebbiano, nota la differenza se coltivati nel Piceno o in Urbino o in Toscana.
Nel V libro “De vinis Italiae” la parte descrittiva “In Picenis” Bacci giunge a Fano che giudica città “deliziosa con vini di alta qualità prodotti anche da viti importate quali Trebbiani e Malvasie”. Riferisce, inoltre, di aver assaggiato nelle campagne di Urbino, Fano e Pesaro e nei castelli di Mondolfo e San Costanzo “qualificati Trebbiani”.
Da tale realtà storica ed agricola la richiesta della denominazione è stata una ovvia conseguenza sostenuta dai numerosi produttori presenti nel territorio. La quasi esclusività del vitigno diffuso, le tecniche di produzione delle uve in un territorio omogeneo, con filari e poi vigneti specializzati, tecniche di trasformazione abbastanza semplici applicate in un tessuto sociale mezzadrile con appoderamento diffuso e poi di conduzione diretta con la soppressione - ope legis - del vecchio contratto, hanno consentito la totale partecipazione dei viticoltori allo sviluppo della denominazione.
Il Vino DOC Bianchello del Metauro ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 2 aprile 1969.