Assovini
1. La Vite
Il termine Vite indica una pianta appartenente alla famiglia delle Vitacee, che si caratterizza per le liane legnose, rampicanti, in quanto dotate di viticci, e di foglie, generalmente lobate. I fiori sono ermafroditi o unisessuali, a 4-5 divisioni, con calice ridotto e petali verdastri liberi o, più spesso, congiunti all'apice "a mo' di cappuccio"; i frutti sono delle bacche.
Il temine Vite indica la "Vitis Vinifera", presente nella flora del bacino del Mediterraneo, della regione anatolica e di quella trans-caucasica. Si differenzia da quella selvatica "Vitis Silvestris" per numerosi caratteri ecologici, morfologici e fisiologici. Senz'altro l'aspetto discriminante più rilevante è quello legato alla sessualità delle piante e alla dimensione dei loro organi.
⇒ Le forme domestiche sono ermafrodite e di dimensioni maggiori di quelle selvatiche, che sono invece dioiche, cioè con sessi separati.
⇒ Le Fasi della Domesticazione. Sulla base dei dati archeologici, paleobotanici ed etnografici, è possibile distinguere le fasi della domesticazione della vite selvatica.
⇒ Pre-Domesticazione. In questa fase l'uomo non ha esercitato di fatto alcuna particolare pressione selettiva sulla vite che, analogamente a tante altre piante, è stata solo oggetto di raccolta allo stato spontaneo. Questa fase è perdurata per tutto il periodo Paleolitico, il Mesolitico e parte del Neolitico.
⇒ Paradomesticazione Embrionale. L'esistenza di questa fase è solo ipotetica e ha poche base archeologiche. Essa si collocherebbe all'inizio del Neolitico e avrebbe connotati analoghi a quelli della fase successiva, ma, allo stato delle conoscenze, più difficili da identificare in base alla documentazione archeologica e paleo-botanica.
⇒ Paradomesticazione. Questa fase si colloca nel tardo Neolitico, ma prima dell'Età del Bronzo. Le evidenze paleobotaniche, e in modo particolare i primi ritrovamenti di vinaccioli allungati e con becco prominente, testimoniano la comparsa dei caratteri della domesticazione. Quanto alle tecniche di coltivazione, si ritiene che in questa fase esse si limitassero alla protezione delle piante selvatiche, vegetanti negli ambienti naturali o eventualmente nate spontaneamente in ambienti antropizzati, mediante interventi volti a ridurre la competizione esercitata da parte di altre specie non utili. La pressione selettiva esercitata dall'uomo fu in questa fase assai modesta, ma potrebbe avere favorito le forme ermafrodite.
⇒ Proto-Domesticazione. Questa fase si realizza nell'Età del Bronzo ed è connessa con la sedentarizzazione delle comunità umane, a sua volta legata all'introduzione dell'aratro. La nascita dei primi borghi stabili avrebbe favorito le condizioni d'innesco del fenomeno di domesticazione vero e proprio. Infatti, nel caso della vite, le piante nate dai semi accumulatisi negli immondezzai, ai margini dei borghi, sarebbero state oggetto di forme primitive di coltivazione, di selezione e, quelle migliori, di successiva moltiplicazione. In questo modo la pressione selettiva esercitata dall'uomo, con la scelta delle piante da moltiplicare, avrebbe consentito dapprima di fissare e, in seguito, di migliorare progressivamente quei caratteri utili alla produttività (ermafroditismo, dimensione della bacca e dei grappoli) e alla qualità del prodotto (accumulo zuccherino, resistenza alla siccità).
⇒ Le Regioni della Domesticazione. Dal punto di vista cronologico, questi processi si sarebbero verificati più precocemente nella regione della Siria-Anatolia e nel Nord-Ovest della Mesopotamia, e solo in seguito nella regione trans-caucasica. Il processo di domesticazione si sarebbe poi ripetuto anche in altre regioni quali: Grecia, Italia, Francia meridionale e nella penisola Iberica. In queste zone di domesticazione secondaria, il processo fu accelerato e guidato dagli influssi culturali prima e, successivamente, dagli apporti diretti delle attività che i coloni greci, fenici e punici esercitarono nel bacino occidentale del Mediterraneo. Si può dunque ritenere che, negli areali di distribuzione della vite selvatica, l'introduzione prima del consumo del vino e poi della viticoltura vera e propria si sia sovrapposta al preesistente substrato culturale locale caratterizzato da uno stadio di proto-domesticazione della vite, le cui tracce sono spesso documentate anche dall'archeologia.
E' interessante notare che la viticoltura fu precocemente introdotta anche al di fuori dell'areale della vite selvatica, in Mesopotamia, Libano, Palestina ed Egitto. Sulla base dell'iconografia e delle indicazioni letterarie che testimoniano le viticolture più antiche, ossia quelle del III millennio a.C., è possibile dedurre come le varietà coltivate fin da quell'epoca avessero caratteristiche di piena domesticazione.
Attualmente il vigneto mondiale copre quasi 8 milioni di ettari, dei quali circa il 60% si trova in Europa. In Italia, le regioni Veneto, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia, Piemonte, Toscana e Abruzzo sono le regioni più produttive, ma in tutte ci sono zone con le proprie peculiarità vitivinicole, spesso piccole realtà fortemente condizionate da terreni abbarbicati su pendii scoscesi e difficili da coltivare.
Varietà: 303 WILDBACHER - Data di ammissione al Registro: 1/10/1980 - Gazzetta ufficiale: G.U. 300 - 31/10/1980
Il vitigno Wildbacher, a bacca nera, viene coltivato nella regione Veneto.
Il Wildbacher è un vitigno originario della Stiria, in Austria, e tutt'ora viene utilizzato per produrre un vino chiamato Schlicher. E' presente anche nel Veneto come componente in uvaggi, soprattutto in provincia di Treviso. Tuttavia alcuni produttori lo vinificano in purezza poichè si ottiene un vino rosso fresco e di facile beva.
- Caratteristiche del vitigno
- Foglia: medio-piccola, orbicolare, trilobata
- Grappolo: piccolo, cilindrico, con un'ala, serrato
- Acino: piccolo, sferico
- Buccia: consistente, ricca di pruina, di colore nero-blu
- Denominazioni vinificate in Veneto
- Caratteristiche sensoriali del vino
- Dalla vinificazione delle uve Wildbacher si ottiene un vino rosso rubino intenso, con naso fruttato e note di more e piccoli frutti rossi. Al palato è fresco, di medio corpo, adatto alla vinificazione in rosato, non molto predisposto a lunghi affinamenti.
Varietà: 263 VESPAIOLA - Data di ammissione al Registro: 25/05/1970 Gazzetta ufficiale: G.U. 149 - 17/06/1970
Il vitigno Vespaiola, a bacca bianca, viene coltivato nella regione Veneto.
La Vespaiola è un vitigno coltivato da tempi remoti nel territorio della provincia di Vicenza, compreso tra i fiumi Astico e Brenta. Poco si sa circa le sue origini e la sua storia, nonostante sia stata oggetto di studio da parte di numerosi ampelografi dell'Ottocento. L'analogia del nome è probabilmente dovuta al fatto che le uve prossime alla raccolta posseggono un elevato contenuto zuccherino che attira le vespe.
- Caratteristiche del Vitigno
- Foglia: piccola, orbicolare, trilobata
- Grappolo: piccolo, cilindrico-conico, alato, non molto compatto
- Acino: medio, sferidale
- Buccia: spessa e consistente, molto pruinosa, di colore giallo-dorato
- Denominazioni vinificate in Veneto
- Caratteristiche sensoriali del vino
- Dalla vinificazione delle uve Vespaiola si ottiene un vino di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, dal profumo floreale intenso e sentori di frutta matura e mandorla. In bocca l’elemento predominante è la freschezza, dato dalla naturale acidità della varietà. La Vespaiola presenta generalmente una buona persistenza aromatica e un’interessante predisposizione all’invecchiamento. Dopo un paio d’anni assume al naso sentori di mela cotogna e gradevoli note minerali.
Varietà: 255 VERDISO - Data di ammissione al Registro: 25/05/1970 Gazzetta ufficiale: G.U. 149 - 17/06/1970
Il vitigno Verdiso a bacca bianca, viene coltivato nelle regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto.
Il Verdiso è un vitigno particolarmente diffuso nei dintorni di Conegliano. Il nome deriva dal colore verde degli acini. E' un vitigno autoctono della Pedemontana trevigiana, culla elettiva del Verdiso, dove lo si predilige per la capacità di apportare acidità e freschezza - nelle annate più calde - al Prosecco, vitigno con il quale viene solitamente assemblato.
Molon (1906) riportò dubitativamente una nota sull’esistenza di tre differenti varietà: il Verdiso Gentile, il Verdisone e il Verdisa Grossa che, come si è successivamente appurato con certezza, non erano biotipi differenti ma semplici fluttuazioni fenotipiche dovute all'ambiente.
- Caratteristiche del vitigno
- Foglia: media, pentagonale, intera, trilobata
- Grappolo: medio, piramidale, a volta con un'ala
- Acino: medio-grande, elissoidale
- Buccia: sottile, pruinosa, di colore giallo-verdastro
- Denominazioni vinificate in Veneto
- Caratteristiche sensoriali del vino
- Dalla vinificazione delle uve Verdiso si ottiene un vino di colore giallo paglierino scarico con riflessi verdognoli; dal bouquet delicato ma ampio si riconosce il profumo di frutta tra cui mela verde e note, floreali. Al gusto è fresco, abbastanza sapido, in equilibrio con le altri componenti le quali ne consentono un'ottima beva.