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GATTINARA DOCG

Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato DOC con D.P.R. 09.07.1967, G.U.200 del 10.8.1967 - Approvato DOCG con D.P.R. 20.10.1990, G.U. 59 del 11.03.1991

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014  


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Gattinara D.O.C.G.

La denominazione di origine controllata e garantita «Gattinara» è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie e menzioni:

  1. Gattinara
  2. Gattinara Riserva

1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Gattinara

 

  • Gattinara (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 90% Vitigno Nebbiolo
  • =< 10% composto dai Vitigni Vespolina (max 4%) e Uva Rara
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso granato con leggere sfumature aranciato, odore fine, gradevole, speziato con lievi sentori di viola e dal sapore asciutto, armonico, con caratteristico fondo amarognolo.

  • Gattinara Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 90% Vitigno Nebbiolo
  • =< 10% composto dai Vitigni Vespolina (max 4%) e Uva Rara
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso granato con leggere sfumature aranciato, odore fine, gradevole, speziato con lievi sentori di viola e dal sapore asciutto, armonico, con caratteristico fondo amarognolo.

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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Gattinara

Gattinara è situata nell’Alto Piemonte, ai piedi del Monte Rosa, nell’estremo nord-est della Regione, territorio nel quale il vitigno “Nebbiolo“ trova uno straordinario luogo di elezione con vigneti che si sviluppano lunga una conca collinare alle spalle del centro abitato. Le caratteriche del sottosuolo di origine vulcanica, immensamente ricco di minerali di origine magmatica come porfidi e graniti e abbondanza di potassio, magnesio e ferro, e i sistemi di allevamento soprattutto a Guyot, con basse rese, hanno da sempre privilegiato la qualità ed i lunghi invecchiamenti.

La Zona di Produzione del Vino DOCG Gattinara è localizzata in:

  • provincia di Vercelli e comprende il territorio del comune di Gattinara. 

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Gattinara

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOCG Gattinara prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino non dovrà essere superiore al 70% per entrambe le tipologie di Gattinara e Gattinara Riserva. E non dovrà essere superiore al 65% al termine del periodo di invecchiamento obbligatorio, che è pari, rispettivamente, a 35 e 47 mesi.
  • Nel rispetto della % di resa uva/vino e in presenza di determinati requisiti di coltivazione previsti dal disciplinare può essere menzionata la dizione "Vigna".
  • Relativamente alle uve destinate alla produzione dei vini D.O.C.G. Gattinara, è consentito mutare la scelta vendemmiale verso la DOC Coste della Sesia. Con la stessa denominazione possono essere riclassificati i vini prodotti.

4. Produttori di Vino DOCG Gattinara

Con l’utilizzo della DOCG Gattinara i Produttori Vinicoli Piemontesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Gattinara

Arrosti di carne rossa, grigliate con salse scure, selvaggina, pollame, cacciagione e formaggi gustosi e stagionati.


6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Gattinara

La coltura della vite venne introdotta durante l’Impero di Augusto, ma la vite era già conosciuta prima della dominazione Romana e si ritiene fosse già praticata dai residenti Liguri. Negli archivi vescovili di Vercelli si trova scritto che fin dai tempi di Carlo Magno sulle colline di Gattinara prosperavano le vigne. E doveva essere proprio un buon vino se il Marchese di Gattinara cardinale Mercurino Arborio, Cancelliere di Carlo V e amante del vino delle sue terre, osò presentarlo alla Corte del Re di Spagna. Il vino di Gattinara, infatti, lega il suo nome a questo famoso diplomatico, entusiasta ammiratore ed infaticabile degustatore, il quale ne divulgò la fama offrendolo quale efficace mezzo di trattativa diplomatica.

ERBALUCE DI CALUSO DOCG

Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato DOC con D.P.R. 09.07.1967, G.U. 203 del 14.08.1967 - Approvato DOCG con D.M. 08.10.2010, G.U. 248 del 22.10.2010

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014 


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Erbaluce di Caluso (o Caluso) D.O.C.G.

La denominazione di origine controllata e garantita “Erbaluce di Caluso” o “Caluso” è riservata ai vini bianchi che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie e menzioni:

  1. Erbaluce di Caluso
  2. Erbaluce di Caluso Spumante
  3. Erbaluce di Caluso Passito
  4. Erbaluce di Caluso Passito Riserva

1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Erbaluce di Caluso

 

  • Erbaluce di Caluso (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • = 100% Vitigno Erbaluce
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino, odore vinoso, fine, caratteristico e dal sapore secco, fresco, caratteristico.

  • Erbaluce di Caluso Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut
  • = 100% Vitigno Erbaluce
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Spumante, dalla spuma fine e persistente, colore giallo paglierino, odore delicato, caratteristico, dal sapore fresco, fruttato, caratteristico.

  • Erbaluce di Caluso Passito (Vino Bianco Passito)
  • Versioni: Dolce
  • = 100% Vitigno Erbaluce
  • => 17% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Passito dal colore variabile dal giallo oro all’ambrato scuro, odore delicato, caratteristico, dal sapore dolce, armonico, pieno, vellutato.

  • Erbaluce di Caluso Passito Riserva (Vino Bianco Passito Invecchiato)
  • Versioni: Dolce
  • = 100% Vitigno Erbaluce
  • => 17% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Passito Invecchiato dal colore variabile dal giallo oro all'ambrato scuro, odore intenso, caratteristico, dal sapore dolce, armonico, pieno, vellutato.

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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Erbaluce di Caluso

Il territorio dell'Erbaluce è situato nella zona del canavese, tra le serre di Ivrea e di Caluso. La tecnica di coltura e la pergola calusiese formata da un’interfila di oltre 5 metri con circa mille ceppi per ettaro. La potatura è a tralci lunghi perché l’Erbaluce non è produttiva sulle prime tre o quattro gemme basali. Particolare è la raccolta dell’uva per tipologia passito che viene adagiata su graticci in appositi locali per l’appassimento naturale.

La Zona di Produzione del Vino DOCG Erbaluce di Caluso è localizzata in:

  • provincia di Torino, e comprende il territorio dei comuni di Agliè, Azeglio, Bairo, Barone, Bollengo, Borgomasino, Burolo, Caluso, Candia Canavese, Caravino, Cossano Canavese, Cuceglio, Ivrea, Maglione, Mazzè, Mercenasco, Montalenghe, Orio Canavese, Palazzo Canavese, Parella, Perosa Canavese, Piverone, Romano Canavese, San Giorgio Canavese, San Martino Canavese, Scarmagno, Settimo Rottaro, Strambino, Vestignè, Vialfrè, Villareggia e Vische.
  • provincia di Vercelli, e comprende il territorio del comune di Moncrivello.
  • provincia di Biella, e comprende il territorio dei comuni di Roppolo, Viverone e Zimone.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Erbaluce di Caluso

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOCG Erbaluce di Caluso prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino finito non dovrà essere superiore al 70% per le tipologie di Erbaluce di Caluso e la versione Spumante, e al 35% per la tipologia Erbaluce di Caluso Passito. Laddove questi parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non avrebbe diritto alla DOCG. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOCG per tutto il prodotto.
  • Il vino Erbaluce di Caluso Spumante deve essere elaborato con il metodo classico per un periodo minimo di permanenza sui lieviti di 15 mesi.
  • I seguenti vini devono essere sottoposti ad un periodo di invecchiamento:
    • Erbaluce di Caluso Passito: 36 mesi;
    • Erbaluce di Caluso Passito Riserva: 48 mesi.

4. Produttori di Vino DOCG Erbaluce di Caluso

Con l’utilizzo della DOCG Erbaluce di Caluso i Produttori Vinicoli Piemontesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Erbaluce di Caluso

Il Vino Erbaluce di Caluso è ideale con antipasti canavesani a base di verdure e fagioli, ma anche con pesci di fiume e con formaggi caprini freschi. Le tipologie Passito e Spumante si abbinano con dolci secchi, zabaione, budini e amaretti.


6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Erbaluce di Caluso

L'Erbaluce è un vitigno conosciuto fin dal 1600, grazie ad un libro di cronache di G.B. Croce che all’epoca era il gioielliere di fiducia del duca Carlo Emanuele I, ed è stata la prima DOC di vitigno bianco del Piemonte, istituita già nel 1967 e modificata nel 1998; comprende principalmente il comune di Caluso in provincia di Torino, e si consente la coltivazione e la produzione di questo vino anche nelle province di Biella e Vercelli. Storicamente il vitigno, che è imparentato con il Fiano, è stato portato dai Romani quasi duemila anni fa, ed ha trovato il giusto habitat nelle colline torinesi che guardano la Val d’Aosta, soleggiate e con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte.

Una leggenda antica narra che Albaluce fosse la figlia del Sole e dell’Alba, una bellissima fanciulla adorata da tutti gli abitanti che facevano a gara per ingraziarsela con i loro doni. Un periodo di carestia, però, costrinse gli abitanti a prosciugare il lago per cercare altre terre da coltivare, costruendo un canale per far defluire le acque. Il fiume straripò, e distrusse in un colpo solo tutte le popolazioni che abitavano attorno all’antico lago, ed Albaluce ne fu così addolorata che pianse per giorni e notti intere. Le sue lacrime si trasformarono in tralci di vite che produssero uva bianca, che fu chiamata Erbaluce.

Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Già riconosciuta come tipologia della DOC “Dolcetto di Ovada” con D.P.R. 01.09.1972, G.U.311 del 30.11.1972 - Approvato DOCG con D.M. 17.09.2008, G.U. 229 del 30.09.2008

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Dolcetto di Ovada Superiore (o Ovada) D.O.C.G.

La denominazione di origine controllata e garantita “Dolcetto di Ovada Superiore” o “Ovada” è riservata ai vini rossi che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per la seguente tipologia, specificazioni aggiuntive o menzioni:

  1. Dolcetto di Ovada Superiore o Ovada
  2. Dolcetto di Ovada Superiore o Ovada Riserva
  3. Dolcetto di Ovada Superiore o Ovada Vigna
  4. Dolcetto di Ovada Superiore o Ovada Vigna Riserva

1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Dolcetto di Ovada Superiore

 

  • Dolcetto di Ovada Superiore (Vino Rosso Superiore)
  • Versioni: Secco
  • = 100% Vitigno Dolcetto
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Superiore dal colore rosso rubino tendente al granato, odore vinoso, talvolta etereo, caratteristico, talvolta con sentore di legno e dal sapore asciutto, con sentore mandorlato e/o sentore di frutta.

  • Dolcetto di Ovada Superiore Riserva (Vino Rosso Superiore Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • = 100% Vitigno Dolcetto
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Superiore Invecchiato dal colore rosso rubino tendente al granato, odore vinoso, talvolta etereo, caratteristico, talvolta con sentore di legno e dal sapore asciutto, con sentore mandorlato e/o sentore di frutta.

  • Dolcetto di Ovada Superiore Vigna (Vino Rosso Superiore Vigna)
  • Versioni: Secco
  • = 100% Vitigno Dolcetto
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Superiore Vigna dal colore rosso rubino tendente al granato, odore vinoso, talvolta etereo, caratteristico, talvolta con sentore di legno e dal sapore asciutto, con sentore mandorlato, talvolta con sentori di frutta e/o speziati.

  • Dolcetto di Ovada Superiore Vigna Riserva (Vino Rosso Superiore Vigna Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • = 100% Vitigno Dolcetto
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Superiore Vigna Invecchiato dal colore rosso rubino tendente al granato, odore vinoso, talvolta etereo, caratteristico, talvolta con sentore di legno e dal sapore asciutto, con sentore mandorlato, talvolta con sentori di frutta e/o speziati.

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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Dolcetto di Ovada Superiore

Da terreni argillosi, tufacei, calcarei e loro eventuali combinazioni, posti esclusivamente in zone collinari ad altitudini fino ai 600 m s.l.m. deriva questo vino prodotto esclusivamente con uve Dolcetto, in una delle zone più vocate del Piemonte meridionale: il Monferrato e in particolare le colline che caratterizzano i territori dell’ovadese. L'area è prevalentemente collinare con forti pendenze e si snoda attorno al corso del fiume Orba. I vigneti sono impiantati solo nelle zone collinari in altitudini non superiori ai 600 m. sul livello mare con una densità di impianto non inferiore ai 4.000 ceppi ettaro. I vigneti sono impiantati con forme tradizionali di allevamento, controspalliera con vegetazione assurgente e forma di potatura a guyot.

La Zona di Produzione del Vino DOCG Dolcetto di Ovada Superiore è localizzata in:

  • provincia di Alessandria e comprende il territorio dei comuni di Ovada, Belforte Monferrato, Bosio, Capriata d'Orba, Carpeneto, Casaleggio Boiro, Cassinelle, Castelletto d'Orba, Cremolino, Lerma, Molare, Montaldeo, Montaldo Bormida, Mornese, Morsasco, Parodi Ligure, Prasco, Rocca Grimalda, San Cristoforo, Silvano d'Orba, Tagliolo Monferrato e Trisobbio.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Dolcetto di Ovada Superiore

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOCG Dolcetto di Ovada Superiore prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino finito non dovrà essere superiore al 70% per le tipologie di Dolcetto di Ovada Superiore e Vigna. Qualora tale resa superi la percentuale indicata, ma non oltre il 75%, l’eccedenza non avrà diritto alla D.O.C.G. e oltre detto limite percentuale decade il diritto alla D.O.C.G. per tutto il prodotto.
  • I seguenti vini devono essere sottoposti ad un periodo di invecchiamento:
    • Dolcetto di Ovada Superiore: 12 mesi;
    • Dolcetto di Ovada Superiore Vigna: 20 mesi.
  • E’ ammessa la colmatura con uguale vino conservato in altri contenitori, per non più del 10% del totale del volume, nel corso dell’intero invecchiamento obbligatorio.
  • I vini destinati alla D.O.C.G. Dolcetto di Ovada Superiore possono essere riclassificati, con la denominazione di origine controllata Monferrato e Monferrato Dolcetto.

4. Produttori di Vino DOCG Dolcetto di Ovada Superiore

Con l’utilizzo della DOCG Dolcetto di Ovada Superiore i Produttori Vinicoli Piemontesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Dolcetto di Ovada Superiore

Arrosti di carni bianche e rosse, salumi, agnolotti, ravioli, taglierini, paste e risotti con sughi di carne di funghi, polenta, piatti a base di funghi, formaggi freschi e mediamente stagionati.


6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Dolcetto di Ovada Superiore

Nell'Ovadese la coltivazione della vite ed in particolare del Vitigno Dolcetto è sicuramente secolare. Questo vitigno ha caratterizzato da sempre i vigneti della zona, al punto di essere stato anche definito Uva di Ovada o, dai naturalisti, Uva Ovadensis.

L'espansione della vite nell'Ovadese fu però sempre limitata dalla presenza di boschi e di altre colture, solo agli inizi dell'Ottocento la viticoltura ebbe una notevole espansione anche grazie all'aumento dei prezzi che ne consigliarono la coltivazione. Il nome Dolcetto non deve far pensare ad un vino dolce, deriva infatti dal termine dialettale 'dusset' che significa dosso o collina.

Nel 1972 il Dolcetto d'Ovada ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata ed oggi esistono in Piemonte sette diverse zone D.O.C. per il Vitigno Dolcetto. Più volte al Dolcetto d'Ovada sono state riconosciute caratteristiche tali da indicare l'Ovadese come zona ottimale per la coltivazione di questo vitigno. Nel 1987 nasce il Consorzio di Tutela del Dolcetto d'Ovada. La garanzia di qualità viene riconosciuta da un apposito marchio che viene rilasciato ai Soci solo dopo una accurata analisi di laboratorio e degustativa da parte di una commissione tecnica.

DOLCETTO DI DIANO D'ALBA DOCG

Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato DOC con D.P.R. 03.05.1974, G.U. 269 del 15.10.1974 - Approvato DOCG con D.M. 02.08.2010, G.U. 193 del 19.08.2010

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 17.04.2015 - G.U. n. 97 del 28.04.2015 


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Dolcetto di Diano d'Alba (o Diano d'Alba) D.O.C.G.

La denominazione di origine controllata e garantita «Dolcetto di Diano d'Alba» o «Diano d'Alba» e' riservata ai vini rossi che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie, specificazioni aggiuntive o menzioni:

  1. Dolcetto di Diano d'Alba o Diano d'Alba
  2. Dolcetto di Diano d'Alba Superiore o Diano d'Alba Superiore

1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Dolcetto di Diano d'Alba

 

  • Dolcetto di Diano d'Alba (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • = 100% Vitigno Dolcetto
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore fruttato e caratteristico con eventuale sentore di legno e dal sapore asciutto, ammandorlato, armonico.

  • Dolcetto di Diano d'Alba Vigna (Vino Rosso Vigna)
  • Versioni: Secco
  • = 100% Vitigno Dolcetto
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Vigna dal colore rosso rubino, odore fruttato e caratteristico con eventuale sentore di legno e dal sapore asciutto, ammandorlato, armonico.

  • Dolcetto di Diano d'Alba Superiore (Vino Rosso Superiore)
  • Versioni: Secco
  • = 100% Vitigno Dolcetto
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Superiore dal colore rosso rubino, odore fruttato e caratteristico con eventuale sentore di legno e dal sapore asciutto, ammandorlato, armonico.

  • Dolcetto di Diano d'Alba Superiore Vigna (Vino Rosso Superiore Vigna)
  • Versioni: Secco
  • = 100% Vitigno Dolcetto
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Superiore Vigna dal colore rosso rubino, odore fruttato e caratteristico con eventuale sentore di legno e dal sapore asciutto, ammandorlato, armonico.

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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Dolcetto di Diano d'Alba

Il Dolcetto di Diano nasce nelle langhe, termine che secondo alcuni studiosi deriverebbe da "Langues" che non sono altro che delle lingue di terra che si estendono in un vivace gioco di profili, modulati dal mutare delle stagioni. Diano d'Alba, nelle Langhe, è la località nota come "Il Paese dei Sörì" in quanto già negli anni '80 venne varato il cosiddetto "Piano regolatore dei vigneti", cioè venivano individuate le vigne migliori anche per esposizione al sole (in dialetto, appunto, "Sörì" che sta per soleggiato) che ha permesso anche di valorizzare la viticoltura locale nella quale rientrano anche Barbera d'Alba, Nebbiolo e Barolo per i "rossi" e il Langhe-Favorita e il Langhe-Arneis per i "bianchi".

La Zona di Produzione del Vino DOCG Dolcetto di Diano d'Alba è localizzata in:

  • provincia di Cuneo e comprende il territorio del comune di Diano d'Alba.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Dolcetto di Diano d'Alba

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOCG Dolcetto di Diano d'Alba prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino non dovrà essere superiore al 70% per entrambe le tipologie di Dolcetto di Diano d'Alba e qualora tali parametri vengano superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOCG. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOCG per tutto il prodotto. Nel rispetto della % di resa uva/vino e in presenza di determinati requisiti di coltivazione può essere menzionata la dizione "Vigna".
  • Il vino a denominazione di origine controllata e garantita Dolcetto di Diano d'Alba Superiore deve essere sottoposto a un periodo di invecchiamento di 10 mesi.
  • Relativamente alle uve destinate alla produzione dei vini D.O.C.G. Dolcetto di Diano d'Alba è consentito mutare la scelta vendemmiale verso le denominazioni di origine controllata Langhe e Langhe Dolcetto.
  • I vini destinati alla D.O.C.G. Dolcetto di Diano d'Alba possono essere riclassificati con la denominazione di origine controllata Langhe e Langhe Dolcetto.

4. Produttori di Vino Vino DOCG Dolcetto di Diano d'Alba

Con l’utilizzo della DOCG Dolcetto di Diano d'Alba i Produttori Vinicoli Piemontesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.dal colore rosso rubino, odore fruttato e caratteristico con eventuale sentore di legno e dal sapore asciutto, ammandorlato, armonico.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Dolcetto di Diano d'Alba

Minestre asciutte e in brodo, primi piatti con salse saporite, carni di lepre e pollo, e formaggi tipici piemontesi come il Bra e la Toma.


6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Dolcetto di Diano d'Alba

Già all’inizio del secolo scorso i vinificatori del Barolo e del Barbaresco sentirono l’esigenza di riunirsi per tutelare le loro produzioni: nel 1908 chiesero la creazione di un “certificato di origine” rilasciato da un’associazione che operasse sotto il controllo dell’amministrazione provinciale e del sindacato vinicolo piemontese. Solo nel 1924, però il Parlamento italiano promulgò la legge sui vini tipici e stabilì che le loro caratteristiche dovevano essere costanti e definite dagli statuti consortili. Iniziarono così i lavori di preparazione per la costituzione del Consorzio di Difesa dei Vini Tipici di Pregio Barolo e Barbaresco, fondato ufficialmente nel 1934 con il compito di definire il contesto produttivo (la zona di origine, le uve e le caratteristiche del vino), vigilare contro frodi, adulterazioni e sleale concorrenza, promuovere la conoscenza dei vini, oltre a difenderne nome e qualità nelle sedi più opportune.

Dopo la pausa dettata dagli eventi bellici, il Consorzio venne ricostituito nel 1947. Nel 1963 fu emanata la legge 930, che sanciva la nascita delle denominazioni di origine e definiva l’esatto ruolo dei Consorzi. Da subito il Consorzio albese si adoperò per il riconoscimento alla Doc per Barolo e Barbaresco, che avvenne nel 1966, e in seguito per quello alla Docg, accordato nel 1980.

Nel 1984 il Ministero dell’Agricoltura e Foreste affidò ufficialmente al Consorzio l’incarico di vigilanza sulla produzione dei due rossi d’eccellenza. Nel 1994, a seguito dell’emanazione della nuova legge sulle denominazioni di origine dei vini, la n.164 del 1992, l’antico ente di tutela fu trasformato nell’attuale Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero, allargando le sue competenze a tutte le denominazioni prodotte esclusivamente nelle Langhe e nel Roero.

Oggi, quindi, l’ente si configura come un Consorzio di territorio e non solo di denominazione. La tutela esercitata sui vini di Langa e Roero si è perfezionata tra il 2007 e il 2009, quando il Ministero ha attribuito al Consorzio l’incarico di svolgere il Piano Controlli su tutte le Docg e le Doc di sua competenza. In questo modo non più solo Barolo e Barbaresco, ma anche Dogliani, Roero, Roero Arneis, Barbera d’Alba, Dolcetto (nelle sue varie tipologie), Langhe, Nebbiolo d’Alba e Verduno Pelaverga sono perfettamente garantiti sotto il profilo della tracciabilità.

L’Unione Europea non riconosce però la “terzietà” della struttura consortile e quindi ogni tre anni i produttori devono affidare ad un Ente di Certificazione l’azione di controllo da loro stessi pagata secondo tabelle Ministeriali.

Oltre 300 buyers, tra Importatori, Grossisti e Distributori in 70 paesi del mondo, sono le collaborazioni attive di Assovini.it

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