- Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato Sottozona della DOC “Colli Orientali del Friuli” con D.P.R. 20.07.1970 - Approvato DOCG con D.M. 14.10.2011, G.U. 249 del 25.10.2011
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Rosazzo D.O.C.G.
La denominazione di origine controllata e garantita «Rosazzo» e' riservata al vino bianco rispondente alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione.
- Rosazzo Bianco
1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Rosazzo
- Rosazzo (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Tocai Friulano
- >< 20-30% Vitigno Sauvignon
- >< 20-30% Vitigno Pinot Bianco e/o Chardonnay
- =< 10% Vitigno Ribolla Gialla
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Udine
- => 12% vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore caratteristico, delicato e sapore secco, armonico, vinoso.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Rosazzo
La morfologia delle colline di Rosazzo è straordinariamente "plastica" anziché "rigida": è complessa, morbida, modellata, tutta a dolci protuberanze e dolci insenature, convessità e concavità. Si vedono in questa zona, ammirando, le vigne continuamente "girare" nel sole. Le loro terrazze, erbose e spaziose, una sull’altra come ampli e molli inviti di immani scalee, si vedono disegnare continui e perfetti semicerchi, offrendosi al mezzogiorno oppure accogliendolo, secondo che, lungo le sue sinuosità, la sezione della collina si protenda o rientri. L’ambiente di Rosazzo è stato plasmato dall’uomo con molta sapienza, nel rispetto degli equilibri naturali. La presenza di molti boschi (l’area Nord è coperta per la sua totalità e vi si trovano castagni e querce più che secolari, oltre a ciliegi selvatici, noccioli, noci, robinie) ne è la più tangibile conferma. Lo sguardo attraversa la pianura sottostante e si spinge fino al mare, creando un magico effetto di libertà e profondità. Quello che ancora colpisce a Rosazzo è la luce: una luce a volte violenta, ma anche dolce e conturbante, pulita, tersa, e decisa, che illumina la natura in maniera esuberante.
La Zona di Produzione del Vino DOCG Rosazzo è localizzata in:
- provincia di Udine e comprende il territorio dei comuni di Manzano, San Giovanni al Natisone e Corno di Rosazzo.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Rosazzo
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini “Rosazzo” le caratteristiche di tipicità e di qualità tradizionali tali da consentire l’ottenimento di vini fini, eleganti, fruttati e floreali, gradevoli ed armonici che rispecchiano le caratteristiche varietali dalle quali traggono origine.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOCG Rosazzo prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima di uva in vino deve determinare un quantitativo di vino per ettaro non superiore a ettolitri 56.
4. Produttori di Vino DOCG Rosazzo
Con l’utilizzo della DOCG Rosazzo i Produttori Vinicoli Friulani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Rosazzo
Piatti di pesce, risotti di verdure, carni bianche e formaggi.
6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Rosazzo
La storia di Rosazzo è antica e inizia prima del mille quando degli eremiti si stabilirono sul colle Santa Caterina, sarà poi la costruzione dell’Abbazia di Rosazzo avvenuta tra il 1068 ed il 1070 a far entrare nella storia friulana la località. Il Monastero, fondato dagli Agostiniani, e subito dopo lungamente detenuto dai Benedettini ed infine dai Domenicani fu, oltre che importantissimo centro religioso, anche il maggior punto di riferimento vitivinicolo del Friuli orientali. La basilica di Rosazzo fu dunque al centro di una rinnovata vivacità agraria, sostenuta anche dalla sua sempre maggiore potenza ed i cui possedimenti arrivavano fino a Capodistria, alla Valle del Vipacco, comprendendo quasi tutta l’area collinare che oggi è al vertice della qualità dei vini friulani. La funzione trainante nello sviluppo agricolo che i monaci assunsero è nota non solo in Friuli, ma in tutta l’Europa. L’Abbazia di Rosazzo questa funzione la esercitò incessantemente.
Gaetano Perusini scrisse che “nel Rinascimento la fama dei nostri vini specialmente per quelli prodotti sui colli di Rosazzo, dura vivissima”. In De naturali vino rum historia del Bacci, scritto nel 1595, testo che Hugh Johnson definisce “molto citato” ricorda che i tedeschi stimavano il vino di Rosazzo più di quanto non fosse stimato il Falerno dai Romani ed aggiunge che era bevuto anche alla mensa imperiale. Fino al 1716 continua la tradizione che collocava il vino di Rosazzo al vertice della qualità, un ‘reportage’ dell’epoca, a firma di Marin Sanudo raccolto nel suo “Itinerario per la terra ferma” nel 1483, racconta che “..cavalcando per monti si arriva a la Badia di Rosazzo el quale è un castelletto situato sopra un monte… Erra solum VI frati di l’Hordenne di San Bendeto (i Benedettini avevano lasciato l’Abbazia nel 1423)…” E con una notazione lapidaria scriveva: “Qui è perfettissimi vini” per concludere “…et, ut dicitur, ivi sono li mior de Italia”. Anche una canzone popolare documenta la fama di Rosazzo e dei suoi buoni vini.
Durante la guerra austro-veneta conclusa nel 1516, le truppe imperiali, guidate dal Duca di Brunswick, appena passate le Alpi, si accampano a Rosazzo ed un cantastorie dell’epoca intona così il suo dire nelle piazze: Ritornato o di scortese/imbriagi e vil canaglia/vostre arme si non taglia/a voler con nui contese/…Vui venivi alla chaza/per trachanare la bon vino/el primo salto fo Rosaza/cul subiol a tamburino/chi alle botte, che al tino/discorendo il paese. Finita la recitazione, il cantastorie vendeva agli spettatori una stampa con la sua poesia (la stampa è conservata presso la Biblioteca comunale di Udine).
Rosazzo è dominato dall’omonima Abbazia, che dal 29 giugno 1995 dopo un lungo e prezioso restauro, è stata completamente riaperta al culto. La basilica, romanica, a tre navate, ha l’abside affrescata dal Torbido e dà sul cinquecentesco chiostro nel quale si possono ammirare due bifore dalla fine del 1300 riportate alla luce durante i recenti restauri, una delle quali dipinta all’interno e che illuminano la sala del Capitolo dal quale si accede ad uno dei panorami più emozionanti e significativi sulla disposizione del “Vigneto chiamato Friuli”. Lo sguardo, inseguendo i vigneti, che disegnano le colline, corre sulla pianura per sfociare poi nei bagliori della laguna. All’interno dell’Abbazia, è custodita gelosamente una tra le più antiche cantine della regione, in cui, le botti di rovere, riposano come sospese in un etereo anfratto all’interno delle grandiose mura di cinta. Negli ultimi mille anni la zona di Rosazzo e la sua produzione vitivinicola hanno rappresentato quindi un punto di riferimento per l’intera vitivinicoltura friulana. La coltivazione inoltre ha potuto vivere una straordinaria continuità grazie soprattutto alla presenza dell’Abbazia di Rosazzo: così come altri importanti centri di culto ed in diverse epoche l’Abbazia ha potuto garantire la presenza della vite anche nei momenti più bui della storia, sia per il diretto coinvolgimento nella produzione dei religiosi, non coinvolti nelle guerre ad esempio, che grazie alla centralità del vino nel rito dell’eucaristia, per questo necessario.