Assovini
A Spasso per i borghi della Val d'Orcia Abbadia San Salvatore, punto di partenza per la vetta del Monte Amiata, che prende il nome dall'antica abbazia benedettina che ospita, inoltre opere di notevole interesse; Buonconvento, il cui borgo conserva parte delle antiche mura, ed edifici di valore storico e artistico, si segnalano il Museo della Mezzadria e il Museo dell'Arte Sacra.
Castiglione d'Orcia, ricco d'arte e storia, che con la sua Rocca di Tentennano, prestigiosa sede della Strada del Vino Orcia, domina l'intera valle.
Chianciano Terme, noto per le sue acque termali, ospita un interessante centro storico, da non perdere è il Museo Etrusco; Montalcino, città del vino rinomata nel mondo, dominato da una fortezza trecentesca, possiede un centro storico medievale d'importanza storica e d artistica.
Pienza, conosciuta come la "città ideale" di Pio II, oggi patrimonio dell'umanità UNESCO, affascina con i vicoli sinuosi, il Palazzo Piccolomini ed il Duomo, da non perdere una visita a Monticchiello; Radicofani, si staglia con il suo caratteristico profilo e la Fortezza con la mitica Rocca di Ghino di Tacco, il brigante gentiluomo celebrato dal Boccaccio e da Dante.
San Casciano dei Bagni, piccolo borgo medievale, famoso per le sue terme medicee e per le mille sorgenti termali sparse nella campagna; San giovanni d'Asso, porta d'accesso alle Crete di Siena, sulla sommità del colle svetta un suggestivo Castello dove ha sede il Comune e il singolare Museo del Tartufo.
San Quirico d'Orcia, di origine medievale, tappa della via Francigena, ha un importante centro storico, da non perdere Palzzo Chigi, gli Horti Leonini e la Festa del Barbarossa.
Sarteano, con una bella chiesa rinascimentale, tipico borgo toscano ospita la celebre Giostra del Saracino, gioco equestre che si svolge il 15 agosto di ogni anno; Torrita di Siena, a cavallo tra la Val d'Orcia e la Val di Chiana, dove sono ancora visibili le torri dell'antica cinta muraria, a San Giuseppe vi sorprenderà con il Palio dei Somari.
Trequanda, con il suo castello duecentesco domina una campagna sconfinata dove riscoprire il sapore della tradizione toscana, quasi ci scordavamo il museo della terracotta.
Tra le dolci colline della nostra strada del sogno divertitevi a scoprire le cantine, le fattorie, le osterie i luogi di ristoro dei nostri soci e per una volta non abbiate paura di perdervi nei luoghi del sogno.
La Strada del Vino Terre di Arezzo attraversa il Valdarno caratterizzato da un incredibile varietà di paesaggi: ai filari di viti su terrazzamenti con muri a secco, borghi e castelli, si contrappone un paesaggio lunare di buche ed escavazioni, lasciato in eredità dall’attività mineraria a cielo aperto. Il percorso prosegue poi nel cuore della Valdambra con antiche abbazie e borghi incastellati sulle colline di oliveti centenari.
La Strada del Vino si snoda poi lungo la Valdichiana teatro di splendidi panorami, ricca di bellezze artistiche. Un viaggio nel tempo dagli albori della civiltà, con il mondo dell’antico popolo degli Etruschi, ai capolavori pittorici del Rinascimento, tra le estensioni di vigneti ed oliveti e tra le imponenti case leopoldine che raccontano la storia di questa valle bonificata dal Granduca Leopoldo.
Si giunge così ad Arezzo : città medioevale, circondata da colline di vigneti ed oliveti, sorge al centro di quattro vallate ricche di storia, cultura oltre e prodotti agro-alimentari di altissima qualità. Da ricordare la famosa Fiera dell’Antiquariato che si svolge nelle strade del centro storico ogni mese, ed i numerosi monumenti artistici, dove spiccano le opere di Piero della Francesca, Giorgio Vasari e Andrea della Robbia, solo per citarne alcuni.
Da Arezzo verso il Casentino , risalendo l’Arno, la valle, sinuosa all’inizio, si allarga poi in un perfetto anfiteatro appena mosso da dolci colline, fino ad arrivare nelle secolari foreste che coprono le montagne a nord della valle, dove si trova il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
Ripartendo da Arezzo si prosegue verso la Strada Provinciale Setteponti , che si snoda ai piedi del Pratomagno. I bei vigneti su terrazzamenti sono un esempio di perfetta armonia fra l’uomo e la natura. Lungo il percorso si incontrano incantevoli borghi medioevali e pievi romaniche.
Prcorrendo questo itinerario si avrà l’occasione di conoscere non solo i vini aretini ma anche la gastronomia, la gente, l’ospitalità, le tradizioni, la natura, l’arte dalle quali emerge con evidenza l’alta qualità della vita nelle TERRE DI AREZZO.
Vino dorato con riflessi ambrati e un sapore delicatamente dolce quasi mielato, la malvasia fu detta “nettare degli dei”. Il vitigno malvasia venne importato dai primi colonizzatori greci intorno al 588 a.C. nell’isola di Salina, dove il terreno di origine vulcanica ben arieggiato e ventilato è posto a trecento metri sul livello del mare. Le maggiori richieste dell’ottimo vino si cominciarono ad avere gia nel primo decennio dell’800 ad opera di soldati inglesi che tentarono di fronteggiare a Messina una possibile avanzata di Napoleone in Sicilia, e che richiesero il noto passito Eoliano collocandolo sulle tavole degli ufficiali britannici come pregevole vino da dessert. Il vino venne esportato per lungo periodo lungo le coste del mediterraneo dalle flotte mercantili dell’isola, ma alla fine del secolo scorso la filossera distrusse la maggior parte dei vigneti ponendo fine alle illusioni degli isolani e comportando un periodo di stasi, ma fortunatamente nella seconda metà del novecento fu nuovamente ripresa la produzione ad opera di alcuni viticoltori i quali ne hanno incentivato la produzione riproponendo questo delicato vino che nel 1973 ha ottenuto il riconoscimento D.O.C.
Percorso della Malvasia
Le Eolie devono il loro nome ad Eolo, Dio dei venti, che qui, secondo Omero, aveva il suo regno. Chi oggi arriva alle isole non può che meravigliarsi di fronte a queste incantevoli opere di vulcani sempre attivi, che con i loro strapiombi sul cristallino mare ci offrono unici panorami. Sono isole di sole e di vento, le “sette sorelle”, dove gli abitanti hanno forgiato la loro identità e tradizione rimasta immutata nel corso dei secoli. Ricche di caratteristiche ci propongono: villaggi preistorici a Lipari, tesori archeologici a Panarea, Filicudi e Alicudi, fitta vegetazione a Salina e imponenti vulcani a Stromboli e Vulcano.
L’itinerario delle Aziende della Strada del Vino della Provincia di Messina, si effettua attraverso un percorso che ci porta alla scoperta dell’isola di Salina e dei suoi tre comuni, lungo i quali si estende il percorso della Malvasia, esteso in appena 18 km. Le tappe sono 9 lungo le quali potrete dedicarvi alla degustazione di quest’ottimo vino.
Si inizia con il comune di S.Marina Primo comune di Salina, dove ad attendervi nello scenario incomparabile di una amena vallata si trova l’Azienda Agricola Barone di Villagrande , potrete cominciare la degustazione con la sua malvasia, che trae la sua forza e la sua fragranza dall’assolato suolo vulcanico creando questo vino dolce di altissima qualità. Si traversa così una panoramica incantevole, allietati da una visione stupenda del mare e da una vegetazione mediterranea rigogliosa. Dopo circa 2km si raggiunge la frazione di Lingua, dove si può notare il laghetto salato e un vecchio faro; qui troviamo l’Azienda Agricola Hauner che con la sua personale ricerca e selezione delle uve, unita ad antiche tradizioni, fa si che il vino si presenti sul mercato nel modo migliore.
Si procede con il comune di Malfa Ci si arriva tornando indietro verso Santa Marina e proseguendo verso il lato opposto per raggiungere a nord dell'isola le altre località. La strada prosegue lungo la scogliera e raggiunge Capo Faro, frazione di Malfa, dove vi sono vigneti adibiti alla produzione di malvasia. E qui che si colloca l’Azienda Agricola Caravaglio , dove tutte le attività relative alla vinificazione delle uve, alla maturazione e all’imbottigliamento dei vini sono effettuate con particolare cura. A poca distanza su un altopiano ricco di vegetazione e dotato di un notevole paesaggio si incontra Malfa, dove vi è la bellissima spiaggia dello scario. Qui lungo la strada incontriamo diverse aziende partendo dall’Azienda Agricola Fenech, la quale matura la secolare esperienza dei suoi avi, viticoltori da più di due secoli, facendosi messaggera della storia che lega l’uomo ai suoi antenati attraverso il gusto unico dei prodotti; proseguiamo con l’Azienda Agricola Virgona la quale, si tramanda di padre in figlio le migliori tecniche di produzione, con un unico obiettivo: la qualità; per concludere con l’Azienda Agricola Marchetta, anch’essa produttrice di vini di ottima qualità dai profumi e sapori antichi.
A pochi chilometri ecco il comune di Leni, che è preceduto dalla frazione di Valdichiesa ricca di vigneti di malvasia. A Leni troviamo l’Azienda agricola D’amico Salvatore la quale opera da tre generazioni. L’azienda oltre ad occuparsi della produzione della malvasia si occupa anche di quella dell’olio così sarà lieta di accogliervi nel frantoio e nella sua cantina per degustare entrambi i prodotti.
Per chi desidera prolungare la sosta a Salina, proponiamo: L'Hotel Signum * * * *, hotel di charme ricavato da un antico borgo contadino a poche passi dal mare. Camere eleganti, arredate con mobili d'epoca. Piscina, giardini, spazi relax. Le terrazze panoramiche ospitano il Bar Solarium e il Ristorante Il B&B “Villa Mariella Pittorino” , un antico edificio rurale nella tipica architettura eoliana che immerso nel verde dell’isola offre un soggiorno tranquillo e confortevole. Il B&B si colloca a Leni piccolo ma grazioso paesino dell’isola. E l’hotel “L’Ariana” il quale offre camere ben accessoriate e un ristorante dove potrete trovare menù che si rifanno alla raffinata cucina eoliana. Nel rispetto della tipica architettura locale, è arredato con ogni comfort per rendere speciale il tuo soggiorno. Situato a Rinella, piccola frazione del comune di Leni, si affaccia su un piccolo porticciolo e su un suggestivo panorama.
Quattro gli itinerari previsti dalla Strada (La via del sale, Lungo il mare, Verso Mazara, Verso Salemi), che unisce idealmente due territori geograficamente lontani e separati: l’estremo lembo occidentale della Sicilia e l’isola di Pantelleria.
I due centri più importanti hanno legato il nome e la fama alla produzione vinicola, per la quale sono conosciute nel mondo, ma molti altri sono per entrambe i motivi di interesse. Marsala è araba nel nome (marsa, cioè porto, di Alì, o di Allah), ma fenicia nelle origini, e base navale primaria per i Romani. In tempi più recenti, fu il porto di sbarco per Garibaldi e i suoi Mille, l’11 maggio 1860, e l’inizio di una delle imprese più significative del Risorgimento italiano. Il Museo Archeologico ospita, con numerosi reperti di varie civiltà, l’unico esemplare al mondo di nave punica, un’agile imbarcazione da guerra, la liburna, con la fiancata istoriata da caratteri fenicio-punici che facilitavano l’assemblaggio. Sulla costa si trovano numerosi stabilimenti vinicoli in impianti otto-novecenteschi nei quali si producono, oltre al classico Marsala, altri tipi di vini pregiati.
L’insediamento punico di Mozia sorge su una piccola isola, a 10 chilometri dal litorale; un argine sommerso la collegava alla terra ferma, e, attraverso di esso, si poteva (e si può ancora) raggiungerla a guado. Fondata dai Fenici nell’ VIII secolo a.C., Mothia divenne un caposaldo della potenza cartaginese in Sicilia; distrutta dai Siracusani e conquistata dai Romani, è rinata grazie al proprietario, Giuseppe Whitaker, uno degli ultimi eredi di quelle famiglie inglesi che, alla fine del Settecento, avevano creato a Marsala l’industria dell’omonimo vino. Mozia è la miracolosa testimonianza della vita quotidiana, del lavoro, delle tradizioni e della morte dei suoi primi abitanti, i Fenici; “un frammento d’Oriente gettato nel mare di Sicilia e conservato nel tempo”, secondo lo storico Sabatino Moscati. Gli scavi hanno rivelato la cerchia delle mura, un santuario a cielo aperto (tophet) con il campo sacro entro cui venivano deposti vasi con i resti dei sacrifici umani, contrassegnati da steli scolpite, una necropoli e il cothon, un bacino di carenaggio per la riparazione delle navi. Vi è stato anche scoperto il mosaico forse più antico di Sicilia, costituito da ciottoli di fiume bianchi e neri, raffigurante animali e lotte fra animali. L’Antiquarium, accanto alla residenza estiva di Whitaker, ospita 10000 reperti, tra i quali la straordinaria statua di giovane uomo, probabilmente un originale greco del V secolo a.C., scoperta nel 1979.
Erice, antica città sacra degli Elimi, è sorta sui resti del celebre santuario dedicato alla dea mediterranea della fecondità, protettrice dei naviganti: Astarte per i Fenici, Afrodite per i Greci, Venere Ericina per i Romani. Ha l’aspetto di un borgo medioevale pressoché intatto; numerose abitazioni presentano la tipologia spagnola “a patio”. E’ circondata da mura ben conservate, a blocchi megalitici, dell’VIII-VII sec. a.C., nelle quali si aprono tre porte normanne.
La forma del promontorio su cui sorge Trapani suggerì ai Greci il nome: Drepanox, falce. Famosa nel passato per la lavorazione del corallo, e per la raccolta del sale, conserva ancora, sulla costa, le vasche di raccolta e i mulini a vento. Fenicia, cartaginese, romana, araba, aragonese: le civiltà che ha conosciuto hanno lasciato tracce profonde nella sua configurazione urbanistica. Ma i nuovi quartieri stanno invadendo le vecchie saline e le “senie”, orti irrigati secondo il tradizionale sistema arabo. Il paesaggio di Pantelleria è punteggiato dai dammusi, abitazioni cubiche in pietra lavica, coperti da volte imbiancate a calce, che consentono la raccolta dell’acqua piovana. Di origine araba, sono spesso affiancati da “giardini arabi”, recinti in pietra, senza copertura, costruiti per riparare gli alberi dal vento. Le uve di Zibibbo furono introdotte dagli Arabi; per la produzione del Passito, vengono sottoposte ad appassimento sulla pianta o dopo la raccolta.