Assovini
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 06.04.1987, G.U. 226 del 28.09.1987
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Nardo' D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Nardo'” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Rosso
- Rosso Riserva
- Rosato
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Nardo'
- Nardo' Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 80% Vitigno Negro Amaro
- =< 20% Vitigni Malvasia nera di Brindisi, Malvasia nera di Lecce e Montepulciano, da soli o congiuntamente.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso, profumo vinoso, intenso, dal sapore asciutto, armonico, lievemente amarognolo.
- Nardo' Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 80% Vitigno Negro Amaro
- =< 20% Vitigni Malvasia nera di Brindisi, Malvasia nera di Lecce e Montepulciano, da soli o congiuntamente.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino con toni aranciati, profumo vinoso, intenso, etereo, dal sapore asciutto, di corpo, giustamente tannico, vellutato ed armonico.
- Nardo' Rosato (Vino Rosato)
- Versioni: Secco
- => 80% Vitigno Negro Amaro
- =< 20% Vitigni Malvasia nera di Brindisi, Malvasia nera di Lecce e Montepulciano, da soli o congiuntamente.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosato dal colore da rosa corallo appena acceso a cerasuolo tenue, profumo vinoso, delicato, caratteristico, leggermente fruttato da giovane.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Nardo'
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Nardò si estende sulle colline leccesi del Salento, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Nardò è localizzata in:
- provincia di Lecce e comprende il territorio dei comuni di Nardò e Porto Cesareo.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Nardo'
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Nardo' prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Nardò Rosso non dovrà essere superiore al 70% e al 45% per la tipologia di Vino Rosato; nel caso tali parametri venissero superati l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC.
- Il vino DOC Nardò Rosato deve essere ottenuto mediante sgrondatura delle uve pigiate dopo una macerazione di 12-24 ore.
- Il vino DOC Nardò con menzione Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi.
4. Produttori di Vino DOC Nardo'
Con l’utilizzo della DOC Nardò i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Nardo'
Pasta e ceci, orata al forno, bolliti misti, salumi.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Nardo'
La storia della vite e del vino del feudo di Nardò fino agli ultimi anni del secolo scorso è quella di tutta la viticoltura salentína con momenti di crisi superati con enormi sacrifici, e il fiorente commercio che si sviluppò con diversi paesi che riconoscevano ai dell'Enotria Tellus le qualità di poter attraversare i mari senza alterarsi.
A seguito dell'invasione fillosserica, che portò alla ristrutturazione di tutti i vigneti, la vite cambiò ubicazione, trasferendosi in terreni più dotati idricamente e la trasformazione delle uve assunse una forma decisamente industriale. Sorsero, così, per iniziativa dei viticoltori locali e di operatori del Nord Italia e per l'interesse nazionale e francese, i primi veri stabilimenti vinicoli.
Nel 1929 Nardò aveva già ben 1.923 Ha di vigneto a coltura specializzata e non poteva non risentire della "grande crisi" di quell'anno che influì negativamente anche nel settore del commercio vinicolo. I numerosi stabilimenti vinicoli che erano sorti ad opera di numerose Case vinicole settentrionali ed estere non assicurarono tranquillità ai produttori delle uve, anche se erano migliorate le condizioni per il trasporto delle uve e dei vini a seguito della innovazione nel settore della viabilità ed erano stati attivati diversi collegamenti ferroviari.
Elementi non solo economici e finanziari, ma soprattutto demografici, non disgiunti da sentimenti. Molto diffusi in quell'epoca nelle classi agricole di arrivare a migliori condizioni di vita, fecero germogliare nelle coscienze di molte persone l'idea di una impresa economica caratterizzata dall'associazione di più individui per una migliore protezione dei prodotti agricoli.
Si sviluppò, così, l'idea già affermata in altre regioni d'Italia del movimento cooperativo per superare le difficoltà del collocamento delle uve per le quali venivano spesso offerti prezzi irrisori o addirittura non si riuscivano a collocare sul mercato. Possiamo affermare, quindi, che Nardò e Porto Cesareo sono tra le antiche zone d’Italia a vocazione viticola; ed insieme alle altre aree della Puglia nel 1930 diventava la seconda regione produttrice di vino in Italia.
Il Vino DOC Nardò ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 6 aprile 1987.
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 11.09.1974, G.U. 63 del 06.03.1975
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Moscato di Trani D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Moscato di Trani” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Dolce Naturale
- Liquoroso
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Moscato di Trani
- Moscato di Trani Dolce Naturale (Vino Bianco Moscato)
- Versioni: Dolce
- => 85% Vitigno Moscato Bianco
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Bari.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Moscato dal colore giallo dorato, aroma intenso, caratteristico, dal sapore dolce, vellutato, armonico.
- Moscato di Trani Liquoroso (Vino Bianco Moscato Liquoroso)
- Versioni: Dolce
- => 85% Vitigno Moscato Bianco
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Bari.
- => 18% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Moscato Liquoroso dal colore giallo dorato sino ad ambrato, profumo lievemente aromatico, intenso, caratteristico, dal sapore dolce, vellutato, caldo.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Moscato di Trani
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Moscato di Trani si estende sulla fascia litoranea e sub-appeninica affacciate sul mare Adriatico e sul golfo di Taranto, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Moscato di Trani è localizzata in:
- provincia di Barletta-Andria-Trani e comprende il territorio dei comuni di Andria, Bisceglie, Canosa, Minervino e Trinitapoli.
- provincia di Bari e comprende il territorio dei comuni di Corato, Ruvo di Puglia, Bitonto e Terlizzi.
- provincia di Foggia e comprende il territorio dei comuni di Cerignola.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Moscato di Trani
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Moscato di Trani prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Moscato di Trani non dovrà essere superiore al 65%; nel caso tali parametri venissero superati l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC.
- Il vino DOC Moscato di Trani Dolce Naturale deve essere sottoposto ad invecchiamento per circa 6 mesi e, comunque, immesso sul mercato non prima del 1° marzo dell'anno successivo alla vendemmia.
- Il vino DOC Moscato di Trani Liquoroso deve essere sottoposto ad invecchiamento per circa 12 mesi e, comunque, immesso sul mercato non prima del 1° novembre dell'anno successivo alla vendemmia.
4. Produttori di Vino DOC Moscato di Trani
Con l’utilizzo della DOC Moscato di Trani i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici del Vino DOC Moscato di Trani
Pasticceria secca, torte alla crema, all'uovo e al cioccolato, cannoli alla crema.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Moscato di Trani
La tradizione vitivinicola millenaria della zona è attestata da numerosi documenti di notevole valore storico (archivi e biblioteche monastiche) e da opere d’arte risalenti al periodo della Magna Grecia (Museo Jatta), sono l’attestazione fondamentale dello stretto legame esistente tra i fattori umani e le qualità e le caratteristiche peculiari del vino.
L’uomo, intervenendo sul territorio, ha nel corso dei tempi tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione ed enologiche, che nell’epoca moderna, grazie al progresso scientifico e tecnologico sono state notevolmente migliorate ed affinate fino all’ottenimento di vini che al giorno d’oggi godono di notevole fama per le loro qualità particolari sia a livello nazionale che mondiale.
Il Vino DOC Moscato di Trani ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 11 settembre 1974.
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 19.05.1971, G.U. 187 del 24.07.1971
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Matino D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Matino” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Rosso
- Rosato
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Matino
- Matino Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 70% Vitigno Negro Amaro
- =< 30% Vitigni Malvasia Nera e Sangiovese.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino con riflessi arancioni se invecchiato, odore vinoso e sapore asciutto, armonico.
- Matino Rosato (Vino Rosato)
- Versioni: Secco
- => 70% Vitigno Negro Amaro
- =< 30% Vitigni Malvasia Nera e Sangiovese.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosato dal colore rosa intenso con lievi riflessi giallo oro dopo il primo anno, odore leggermente vinoso e sapore secco, caratteristico, armonico.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Matino
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Matino si estende sulle colline leccesi del Salento, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Matino è localizzata in:
- provincia di Lecce e comprende il territorio dei comuni di Matino ed in parte i territori comunali di Parabita, Alezio, Taviano, Casarano, Melissano, Tuglie e Gallipoli.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Matino
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Matino prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Matino Rosso non dovrà essere superiore al 70% e al 65% per la tipologia di vino Rosato.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Matino è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
4. Produttori di Vino DOC Matino
Con l’utilizzo della DOC Matino i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Matino
Alici in tortiera, seppie cotte in padella con olio, aglio, vino bianco, pomodori, sale e pepe, trippa di maiale con patate, zuppe di pesce.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Matino
Nella storia, l’area si era affermata toponomasticamente già da centinaia di anni, nel periodo successivo al tracollo della potenza bizantina e all’avvento dei Normanni, come circoscrizione del Regno di Sicilia. La promulgazione delle province nel 1231 ad opera dell’imperatore svevo raccolte nel “Liber Augustalis” sono durate sino alla costituzione del Regno D’Italia nel 1860.
Dalle testimonianze umane che risalgono al paleolitico, agli Iapigi o Messapi l’impianto urbano è caratterizzato da mura a protezione di centri abitati. La dominazione greca sviluppò attività politica e culturale e l’espansione longobarda sono state sicuramente i catalizzatori della attività agricola.
La seconda metà del XIII secolo è caratterizzata dalla dominazione Angioina con l’entrata a far parte del Regno di Napoli. Nei diversi passaggi successivi di dominazione le terre, sempre coltivate sia per il sostentamento che per la possibilità di pagamento delle tasse imposte, vedono il loro sfruttamento in maniera diversa con la possibilità di animare il commercio e l’economia generale della provincia. Il settecento vede concretizzarsi in maniera continuativa le esportazioni di Olio e Vino in partenza da Gallipoli.
Tra il 1600 e 1700 dai porti di Otranto Gallipoli e Brindisi partivano per i mercati di Londra Berlino S. Pietroburgo e Barcellona “2 milioni di salme di vino e 1 milione e mezzo di cantare di olio” L’intero territorio provinciale è disseminato di testimonianze e reperti di quell’epoca che documentano la presenza della vite e l’eccellente qualità dei vini ottenuti.
Nella metà dell’ottocento sorsero moderni impianti per la pigiatura delle uve e la vinificazione in prossimità della ferrovia per agevolare gli scambi commerciali. Come riferito dal Falcone (2010), importanti fonti documentali si ritrovano nell’archivio storico della Direzione Generale dell’Agricoltura riguardanti gli inizi del secolo, in particolare su documentazione relativa alle cantine Sociali di Galatina, Gallipoli e Manduria, per una relazione tecnica della Regia Prefettura di Terra D’Otranto, sulla condizione della viticoltura indirizzata all’On. Ministro.
In questo periodo e per le particolari condizioni si richiedeva un incremento della coltivazione della vite e ciò si imponeva a causa della forte richiesta di vini da taglio da parte delle regioni settentrionali costrette a rimediare alla crisi produttiva anche francese causata dalla fillossera. Aglianico, Aleatico, Fiano, Verdeca, Greco, Primitivo, Negroamaro sono i vitigni più rinomati della zona ma bisogna ricordare anche una notevole quantità di altri vitigni a bacca bianca e nera, coltivati da sempre in tutta l’area molto spesso conosciuti solo con nomi locali, che hanno sostenuto per tanto tempo un ruolo importante nella viticoltura locale.
Le prime notizie dettagliate e ordinate secondo un criterio scientifico sulla produzione dei vini prodotti a Matino da queste varietà coltivate risalgono alla “Statistica del Regno di Napoli” disposta da Gioacchino Murat nel 1811.
Possiamo affermare, quindi, che Matino è tra le antiche zone d’Italia a vocazione viticola; ed insieme alle altre aree della Puglia nel 1930 diventava la seconda regione produttrice di vino in Italia.
Il Vino DOC Matino ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 19 maggio 1971.
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 10.06.1969, G.U. 211 del 19.08.1969
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 05.06.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Martina (o Martina Franca) D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Martina (o Martina Franca)” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Martina Franca
- Martina Franca Spumante
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Martina Franca
- Martina Franca (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- >< 50-65% Vitigno Verdeca
- >< 35-50% Vitigno Bianco d'Alessano
- =< 5% Vitigni Fiano, Bombino e Malvasia Bianca.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo verdolini o giallo paglierino chiaro, profumo vinoso, delicato, caratteristico, gradevole e sapore secco, delicato.
- Martina Franca Spumante (Vino Bianco Spumante)
- Versioni: Spumante Brut /Extra-dry /Dry /Demi-sec /Doux
- >< 50-65% Vitigno Verdeca
- >< 35-50% Vitigno Bianco d'Alessano
- =< 5% Vitigni Fiano, Bombino e Malvasia Bianca.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, dal colore giallo con riflessi verdolini o giallo paglierino più o meno intenso con eventuali riflessi dorati, profumo fragrante, complesso, caratteristico della rifermentazione, gradevole e sapore fresco, sapido, fine, armonico, dal secco delicato, fino al dolce.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Martina Franca
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Martina Franca si estende sulle colline della Murgia, cosiddetta "dei Trulli", in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Martina Franca è localizzata in:
- provincia di Taranto e comprende il territorio dei comuni di Crispiano e Martina Franca.
- provincia di Bari e comprende il territorio del comune di Alberobello compresa la frazione di Castellana Grotte.
- provincia di Brindisi e comprende il territorio dei comuni di Ceglie Messapica e Ostuni.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Martina Franca
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Martina Franca prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Martina Franca non dovrà essere superiore al 70%. Oltre detti limiti, l'eccedenza perde il diritto alla DOC.
- Il Vino DOC Martina Franca può essere utilizzato per designare il Vino “Spumante” naturale ottenuto con mosti o vini che rispondono alle condizioni previste dal disciplinare di produzione, seguendo le vigenti norme legislative per la preparazione degli spumanti.
4. Produttori di Vino DOC Martina Franca
Con l’utilizzo della DOC Martina Franca i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Martina Franca
Antipasti di crostacei e frutti di mare, zuppa di cozze con olio d'oliva e aglio, fritturina di pesce,, risotti e paste al sugo bianco di pesce, pesce al cartoccio,
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Martina Franca
Il territorio interessato dalla produzione dei vini “Martina” o “Martina Franca” presenta un paesaggio agrario caratterizzato da residui boschi di querceti e leccio misti a vegetazione spontanea mediterranea che costituiva la copertura naturale del territorio prima della presenza dell’uomo. L’intensa attività delle popolazioni rurali ha interagito in maniera determinante sulla formazione delle caratteristiche vitivinicole della zona.
Al tempo della Magna Grecia, i vini prodotti nel territorio delimitato godevano di una fama commerciale ben al di sopra di quanta ne avesse fino a qualche decennio addietro. In particolare nell’area centrale della Puglia attorno all’insediamento greco, e poi romano di Egnazia, che comprendeva anche il territorio della Valle d’Itria, vi era una viticoltura con una propria autonomia, dove era diffuso il vitigno Bianco d’Alessano.
Ricerche archeologiche hanno identificato in vari porti della regione cisterne destinate a contenere vino che poi era caricato in anfore con destinazione su tutte le rotte mediterranee. Tuttavia alcuni studiosi sostengono che far coincidere l’inizio della storia del vino in Puglia con la colonizzazione greca dell’VIII-VI secolo a.C. significa non tener conto di altri mille anni di storia di storia precedente.
La diffusione della viticoltura nell’Italia meridionale ad opera dei greci con il vitigno “Aglianico” (deformazione del termine “Ellenico”), interessò marginalmente la Puglia per il semplice fatto che in questa regione era già insediata una propria viticoltura con il “Bianco d’Alessano”, vitigno di origine messapica, introdotto nel periodo delle civiltà micenee e cretesi del XII-XI secolo a.C. attraverso le leggendarie migrazioni dall’Illiria (le moderne Albania- Kossovo- Macedonia) tra le due sponde del mare Adriatico meridionale.
Di una preesistente civiltà viticola è segno l’uso, esclusivamente in Puglia, del vocabolo dialettale “mir”,tradotto dai latini in “ merum” per indicare un vino schietto, vero e sincero, mentre gli stessi latini riservavano il termine “vinum” ad altri tipi di vino che per contrapposizione non apparivano tali. Ebbene il termine “mir” era già usato dall’antica popolazione Apula dei Iapigi e dei Messapi insediatisi nella Puglia meridionale nell’XI secolo a.C.
La plurimillenaria storia vitivinicola della Puglia, riferita alla zona considerata, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e le tipiche caratteristiche qualitative del “Martina” o “Martina Franca”, ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Martina” o “Martina Franca”.
Il Vino DOC Martina Franca ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 10 giugno 1969.