Assovini
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PRIMITIVO DI MANDURIA DOC

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 30.10.1974, G.U. 60 del 04.03.1975
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014 

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Primitivo di Manduria D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Primitovo di Manduria” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Primitivo di Manduria
  2. Primitivo di Manduria Riserva

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Primitivo di Manduria

 

  • Primitivo di Manduria (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco /Abboccato
  • => 85% Vitigno Primitivo
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle province di Brindisi e Taranto.
  • => 13,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso intenso, tendente al granato con l'invecchiamento, odore ampio, complesso, dal sapore dal secco all'abboccato, caratteristico.

  • Primitivo di Manduria Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco /Abboccato
  • => 85% Vitigno Primitivo
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle province di Brindisi e Taranto.
  • => 14% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso intenso con sfumature tendenti al granato, odore ampio, complesso, talvolta con sentore di prugna, dal sapore dal secco all'abboccato, di corpo, vellutato.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Primitivo di Manduria

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Primitivo di Manduria si estende sulle colline e sulle pianure situate tra i paesaggi della Penisola Salentina e dell'Arco Jonico, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Primitivo di Manduria è localizzata in:

  • provincia di Brindisi e comprende l'intero territorio provinciale.
  • provincia di Taranto e comprende l'intero territorio provinciale.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Primitivo di Manduria

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. 

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Primitivo di Manduria prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Primitivo di Manduria non dovrà essere superiore al 70%.
  • Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Primitivo di Manduria possono essere sottoposte ad appassimento naturale fino a raggiungere un grado alcolometrico di almeno 13° per il Primitivo di Manduria, e di almeno 13,50 per la versione Riserva.
  • Il vino DOC Primitivo di Manduria deve essere sottoposto ad invecchiamento per circa 6 mesi e, comunque, immesso sul mercato non prima del 31 marzo dell'anno successivo alla vendemmia.
  • Il vino DOC Primitivo di Manduria Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per 24 mesi, di cui almeno 9 in botti di legno.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Primitivo di Manduria è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.

4. Produttori di Vino DOC Primitivo di Manduria

Con l’utilizzo della DOC Primitivo di Manduria i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Primitivo di Manduria

Carni di maiale e agnello al forno o in umido, carni rosse e cacciagione con intingoli saporiti, formaggi ovini stagionati.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Primitivo di Manduria

La storia del vitigno “Primitivo" ha inizio alla fine del '700 ad opera di don Filippo Indelicati che,nell'agro di Goia del Colle (Bari), selezionò in campo questa varietà fra le altre coltivate nel suo vigneto. L'etimologia della parola rivela la predisposizione di suddetto vitigno alla precocità nella maturazione.

Già nel 1879,il più noto ampelografo ottocentesco Frojo, aveva scritto: "Il Primitivo forma la coltura esclusiva di Gioia del Colle; se ne fa vino, da solo, di ottimo gusto ed alquanto ricercato".

In seguito altri studiosi del tempo se ne occuparono da De Rovasenda a Molon, ma soprattutto Dal masso che così commentava: “il Primitivo soffre il caldo ed è poco resistente alle lunghe siccità. La sua vita fenologica è più breve di altre varietà:a dispetto della precocità di maturazione è, infatti di germogliamento tardivo e perciò poco soggetto ai danni delle brinate, la fioritura è delicata e resistente discretamente agli attacchi di malattie crittogamiche.

Caratteristica unica nel panorama viticolo, le cosiddette femminelle, in zona dette racemi, raggiungono una perfetta maturazione in epoca successiva alla prima vendemmia. Infatti, dopo un mese circa dalla prima vendemmia, veniva effettuata la raccolta dei racemi,che sicuramente rappresentavano caratteristiche differenti dai grappoli principali, ciononostante il mosto che ne derivava veniva vinificato in purezza e il vino ottenuto si presentava più asciutto e tannico nonché più colorato di quello proveniente dalla prima vendemmia.

Nella relazione dell'inchiesta lacini (1871-1875) relativa alle terre d’Otranto il primitivo non viene menzionato, bensì lo Zagarese, uva quest'ultima descritta anche da Frojo e De Blasis nel Catalogo dei vini della provincia di Molise. Nei corso dei secoli la viticoltura ha mantenuto il ruolo di coltura principe del territorio, fino all’attualità.

Il Vino DOC Primitivo di Manduria ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 30 aprile 1974.

OSTUNI DOC

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 13.01.1972, G.U. 83 del 28.03.1972
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014 

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Ostuni D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Ostuni” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Ostuni bianco
  2. Ostuni Ottavianello (o Ottavianello di Ostuni)

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Ostuni

 

  • Ostuni Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • >< 50-85% Vitigno Impigno
  • >< 15-50% Vitigno Francavilla
  • =< 10% Vitigni Bianco di Alessano e Verdeca, da soli o congiuntamente.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino, profumo vinoso, delicato e sapore secco, armonico, netto di gusto.

  • Ostuni Ottavianello (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Ottavianello
  • =< 15% Vitigni Negro Amaro, Malvasia Nera, Notar Domenico e Susumaniello, da soli o congiuntamente.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore dal cerasuolo al rosso rubino tenue, odore vinoso, delicato e sapore asciutto, armonico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Ostuni

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Ostuni si estende sulle colline brindisine situate nella Valle d'Itria, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Ostuni è localizzata in:

  • provincia di Brindisi e comprende il territorio dei comuni di Ostuni, Carovigno, San Vito dei Normanni, San Michele Salentino e, in parte, il territorio dei comuni di Latiano, Ceglie Messapica e Brindisi.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Ostuni

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. 

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Ostuni prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Ostuni non dovrà essere superiore al 70%.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Ostuni è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.

4. Produttori di Vino DOC Ostuni

Con l’utilizzo della DOC Ostuni i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici del Vino DOC Ostuni

Vermicelli al sugo di granchi, frittura di cozze, antipasti di pesce delicati e poco salsati, carni di maiale e agnello alla griglia, formaggi ovini.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Ostuni

La coltivazione della vite in zona di produzione ha origini antichissime. Dalle testimonianze umane che risalgono alla venuta Spagnolie Messapi l’impianto urbano è caratterizzato da mura a protezione di centri abitati.

La dominazione greca sviluppò attività politica e culturale e l’espansione longobarda sono state sicuramente i catalizzatori della attività agricola.

Nei diversi passaggi successivi di dominazione le terre, sempre coltivate sia per il sostentamento che per la possibilità di pagamento delle tasse imposte, vedono il loro sfruttamento in maniera diversa con la possibilità di animare il commercio e l’economia generale della provincia.

L’intero territorio provinciale è disseminato di testimonianze e reperti di quell’epoca che documentano la presenza della vite e l’eccellente qualità dei vini ottenuti.

Nella metà dell’ottocento sorsero moderni impianti per la pigiatura delle uve e la vinificazione in prossimità della ferrovia per agevolare gli scambi commerciali. In questo periodo e per le particolari condizioni si richiedeva un incremento della coltivazione della vite e ciò si imponeva a causa della forte richiesta di vini da parte delle regioni settentrionali costrette a rimediare alla crisi produttiva anche francese causata dalla fillossera.

Ottavianello, Negro amaro, Malvasia nera, Notar Domenico, Susumaniello. Impigno, Francavilla, Bianco di Alessano e Verdeca sono i vitigni più rinomati della zona ma bisogna ricordare anche una notevole quantità di altri vitigni a bacca bianca e nera, coltivati da sempre in tutta l’area molto spesso conosciuti solo con nomi locali, che hanno sostenuto per tanto tempo un ruolo importante nella viticoltura locale. Possiamo affermare, quindi, che Ostuni è tra le antiche zone d’Italia a vocazione viticola; ed insieme alle altre aree della Puglia, intorno alla metà del Novecento diventava buona produttrice di vino in Italia.

Il Vino DOC Ostuni ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 13 gennaio 1972.

ORTA NOVA DOC

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 26.04.1984, G.U. 274 del 04.10.1984
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014 

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Orta Nova D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Orta Nova” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Rosso
  2. Rosato

1. Tipologie e Uve del vino DOC Orta Nova

 

  • Orta Nova Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 60% Vitigno Sangiovese
  • =< 40% Vitigni Uva di Troia, Montepulciano, Lambrusco Maestri e Trebbiano Toscano, da soli o congiuntamente. (La presenza delle varietà di vitigni Lambrusco Maestri e Trebbiano Toscano disgiuntamente non dovrà superare il 10% del totale delle viti).
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso dal rubino al granato con riflessi arancione se invecchiato, odore vinoso, gradevole e sapore asciutto, armonico, di corpo, giustamente tannico.

  • Orta Nova Rosato  (Vino Rosato)
  • Versioni: Secco
  • => 60% Vitigno Sangiovese
  • =< 40% Vitigni Uva di Troia, Montepulciano, Lambrusco Maestri e Trebbiano Toscano, da soli o congiuntamente. (La presenza delle varietà di vitigni Lambrusco Maestri e Trebbiano Toscano disgiuntamente non dovrà superare il 10% del totale delle viti).
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dal colore rosato più o meno intenso, odore leggermente vinoso, gradevole, trattato se giovane e sapore asciutto armonico, fresco se giovane.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del vino DOC Orta Nova

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Orta Nova si estende sulle colline foggiane situate nel Tavoliere delle Puglie, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Orta Nova è localizzata in:

  • provincia di Foggia e comprende il territorio dei comuni di Orta Nova, Ordona e, in parte, il territorio dei comuni di Ascoli Satriano, Carapelle, Foggia e Manfredonia..

3. Vinificazione e Affinamento del vino DOC Orta Nova

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. 

Le pratiche enologiche di vinificazione del vino DOC Orta Nova prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Orta Nova Rosso non dovrà essere superiore al 70% e al 65% per la tipologia di Vino Rosato.

4. Produttori di vino DOC Orta Nova

Con l’utilizzo della DOC Orta Nova i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il vino DOC Orta Nova

Antipasti di salumi, primi con sughi delicati, arrosti di carne bianca e rossa.


6. Storia e Letteratura del vino DOC Orta Nova

La città di Orta Nova è posta al centro del Tavoliere, fra le colline del Preappenino Dauno ed il mare. L’antropizzazione del territorio oggetto della DOP già in epoca preistorica dimostra quanto esso fosse vocato alla coltivazione di piante arboricole aldilà della produzione cerealicola. Una terra madre alla quale 10.000 anni fa i nostri progenitori hanno dedicato santuari fantasmagorici.

Il territorio che va Bovino a Trinitapoli attraversando gli agri dei comuni di Ordona ed Orta Nova sono ricchi di testimonianze di culture molto progredite. Recentemente è stato rinvenuto un insediamento neolitico in agro di Ordona, ed a pochi Km dal centro di Orta Nova databile 5.000 A.C. che è stato definito dagli archeologi della soprintendenza “il più antico e significativo santuario neolitico del mondo e dedicato alla madre terra” e gli astronomi della Società Internazionale di Archeoastronomia hanno comunicato alla comunità scientifica che questo ritrovamento fa avere un senso al più noto Stonehenge. Tutto il territorio è costellato di villaggi neolitici studiati da Università italiane ed estere, come Bari, Foggia Genova, Los Angeles (Santo Tinè), Lovanio ed Insbruk con ritrovamenti di notevole interesse scientifico. I reperti sono custoditi in molti musei della Puglia ed all’estero.

Con L’arrivo dei Dauni il territorio in oggetto divenne la spendida Herdonia, città di primo piano nella storia dell’Italia intera preromana. Con la romanizzazione della Daunia in nostro territorio fu oggetto di importanti commerci che transitavano sulla via Traiana, ma lo splendore massimo della nostra agricoltura può essere riscontrato in epoca classica quando con la perdita del grano egiziano (II secolo dopo Cristo) le classi dirigenti romane investirono in Abulia costruendo meravigliose ville rusticae , unità produttive all’avanguardia in quei secoli. Il territorio tra Orta ed Ordina divenne un importante centro di produzione sede di una villa rustica di proprietà di Lucio Publio Celso, console canosino.

Per analogia con simili unità produttive c’è da supporre che la coltivazione della vite abbia avuto un fote incremento nonché sarà stato oggetto di investimenti così come testimoniano le “fosse” rinvenute per la messa a dimora della vite , metodo che è arrivato fino alla metà del 1900. Inoltre la presenza di una importante stazione di posta in contrada Durante ed un’altra presenza simile a taverna d’Orta sicuramente avranno stimolato la produzione del vino per il consumo in loco. Possiamo supporre che, come in tutta Europa, la distruzione del patrimonio ampelografico, Orta deve il suo nome probabilmente a tribù nordiche che indicarono il territorio con il termine “Gort” (campo di grano) toponimo dialettale. Quindi solo con la successiva donazione da parte dei Normanni, vincitori a San Paolo Civitate, del nostro territorio all’Abazia benedettina di Venosa c’è stato il reimpianto della vite inizialmente per motivi sacrali.

L’importanza del nostro territorio, la fertilità e soprattutto la presenza di uno snodo viario, passo d’Orta, che interessava direttamente il percorso dall’oriente a Roma fece si che Federico II di Svevia avocasse a se il territorio in oggetto il quale passò direttamente fra le proprietà personali dell’imperatore il quale vi costruì ben 5 masserie incrementando l’agricoltura.

Da allora in poi il nostro territorio è stato oggetto di notevoli investimenti in agricoltura al punto che dopo la caduta degli Svevi Carlo I d’Angio nel 1271 scrisse agli abitanti del casale di Orta promettendo loro l’esenzione da tasse e gabelle purchè restassero sul territorio.

Il 1418 nel periodo critico dello scontro tra la famiglie Caracciolo e Giovanna d’Aragona un inventario fatto in agro di Orta attesta la ricchezza delle scorte anche vinicole presenti nei magazzini.

Sebbene le fonti ci diano scarse notizie si sa che il villaggio di Orta è stato sempre asservito a grosse unità produttive appartenenti a nobili famiglie di Napoli o addirittura come nel caso dei Del Tufo, rami collaterali dei Colonna. Dopo il fallimento dei Del tufo questa grossa masseria venne acquistata all’asta dalla casa generalizia dei Gesuiti di Roma che costruirono ex novo una masseria portando al concentrarsi della popolazione in un sito che corrisponde all’attuale Orta.

Esiste un collegamento tra la popolazione della città di Napoli e l’entità dei terreni coltivati ad Orta, se è vero come è vero che Orta era il granaio di Napoli tanto che anche i Borbone avevano proprietà nel nostro agro c’è da considerare che la presenza di grossi investimenti agricoli non può prescindere dalla coltivazione della vite e se dopo la cacciata dei Gesuiti dal Regno di Napoli la loro importante masseria venne frazionata ed assegnata ai censuari, il vasto territorio di Orta vedeva la presenza di innumerevoli masserie e proprietà che coltivavano oltre al grano ulivo e vite.

La produzione di vino ad Orta era così importante che alla fine del 1800 l’amministrazione dell’epoca ritenne opportuno assumere un enologo condotto. Il territorio nel corso dei secoli ha subito trasformazioni, ma ha sempre avuto nella vite una delle sue principali coltivazioni.

Il Vino DOC Orta Nova ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 26 aprile 1984

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 04.10.2011, G.U. 245 del  20.10.2011
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014 

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Negroamaro di Terra d’Otranto D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Negroamaro di Terra d'Otranto” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Rosso, anche Riserva
  2. Rosato, anche Spumante e Frizzante

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Negroamaro di Terra d’Otranto

  • Negroamaro di Terra d’Otranto Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 90% Vitigno Negro Amaro
  • =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Puglia.
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso con eventuali riflessi tendenti al granato con l'invecchiamento, odore gradevole, intenso e sapore pieno, armonico.

  • Negroamaro di Terra d’Otranto Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 90% Vitigno Negro Amaro
  • =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Puglia.
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso con eventuali riflessi tendenti al granato con l'invecchiamento odore, gradevole, intenso e sapore pieno, armonico.

  • Negroamaro di Terra d’Otranto Rosato (Vino Rosato)
  • Versioni: Secco
  • => 90% Vitigno Negro Amaro
  • =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Puglia.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dal colore rosato più o meno intenso, odore delicato, fruttato e sapore pieno, armonico, vivace.

  • Negroamaro di Terra d’Otranto Rosato Frizzante (Vino Frizzante Rosato)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile
  • => 90% Vitigno Negro Amaro
  • =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Puglia.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dalla spuma fine ed evanescente, colore rosato più o meno intenso, odore delicato, fruttato e sapore da secco ad amabile, armonico.

  • Negroamaro di Terra d’Otranto Rosato Spumante (Vino Spumante Rosato)
  • Versioni: Spumante Extra-brut /Brut /Extra-dry
  • => 90% Vitigno Negro Amaro
  • =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Puglia.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dalla spuma fine ed effervescente, colore rosato più o meno intenso, odore delicato, fruttato e sapore fresco, armonico, da extrabrut a extradry.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Negroamaro di Terra d’Otranto

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Negroamaro di Terra d’Otranto si estende sulle colline pugliesi situate nell'Arco Jonico e nella Penisola Sorrentina, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Negroamaro di Terra d’Otranto è localizzata in:

  • provincia di Brindisi e comprende l'intero territorio provinciale.
  • provincia di Lecce e comprende l'intero territorio provinciale.
  • provincia di Taranto e comprende l'intero territorio provinciale.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Negroamaro di Terra d’Otranto

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Negroamaro di Terra d’Otranto prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Negroamaro di Terra d’Otranto non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC, ma potrà essere destinata alla produzione dei Vini IGT tra quelli prodotti nel territorio. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Per le uve destinate alla produzione di tutte le tipologie di Vino DOC Negroamaro di Terra d’Otranto è consentito l'appassimento sulla pianta oppure su stuoie in cassette poste in locali idonei.
  • Il vino DOC Negroamaro di Terra d’Otranto con menzione Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi.
  • Nella designazione dei Vini DOC Negroamaro di Terra d’Otranto può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Negroamaro di Terra d’Otranto è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad eccezione delle tipologie di Vino Frizzante e Spumante.

4. Produttori di Vino DOC Negroamaro di Terra d’Otranto

Con l’utilizzo della DOC Negroamaro di Terra d’Otranto i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Negroamaro di Terra d’Otranto

Sagne ‘incannulate servite con una zuppa di ceci, o con polpette al sugo, carne di agnello o gli "gnomerelli", involtini di frattaglie legati con budello.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Negroamaro di Terra d’Otranto

Il Negromaro é di remota introduzione, le coltivazioni dell'area meridionale della Puglia infatti, sin dal VI secolo a.C., erano caratterizzate quasi unicamente da questo vitigno. Questo vitigno trova infatti il suo principale bacino viticolo nelle provincie di Brindisi e Lecce dove oggi rappresenta circa il 72% della superficie vitata.

L’intero territorio è disseminato di testimonianze e reperti di quell’epoca che documentano la presenza della vite e l’eccellente qualità dei vini ottenuti. La coltivazione era praticata ancora prima dell’insediamento dei Fenici (2000 a.C). Nuovi vitigni e tecniche di coltivazione, si svilupparono ulteriormente con l’arrivo dei coloni greci.

L’occupazione romana trovò vini eccellenti; anche in seguito alla caduta dell’Impero romano, lo sviluppo viticolo della regione non si arrestò, ed ebbe con Federico II (XII sec.) la diffusione di nuovi vitigni; nel ‘600 diventò la cantina d’Europa; erano i tempi della Compagnia delle Indie che fece base a Brindisi.

Buone testimonianze enologiche e viticole non mancano nelle epoche successive, ma sempre l’attività svolta intorno alla vigna interessa la piccolissima proprietà contadina ed in particolare la colonia e la mezzadria, che trovano in questa coltura occasione di lavoro per tutta la famiglia; attorno alla vigna ci saranno sempre piante fruttifere d'ogni sorta, attraverso cui il sostentamento sarà assicurato quasi in regime autarchico, garantendo preziose riserve di prodotti da barattare.

La vigna stessa è concepita con differenti specie che potessero arrivare a maturazione in periodi differenti ed anche per avere qualità diversificate. Il modello plurivarietale si affermerà nelle antiche vigne antiche anticipando il recente sistema di blend atto a migliorare o ammorbidire le asperità monovarietali.

Con le moderne metodologie del dopo fillossera questo modello sarà abbandonato e si preferirà il monovitigno intensivo. I primi scambi commerciali, preferenziali per ragioni di dominazione, raggiungeranno Napoli e, subito dopo l'Unità d'Italia, il mercato settentrionale; molti mediatori del nord faranno carico di vini pugliesi; infine i francesi, diverranno i maggiori compratori.

Sul finire dell'800 la Puglia diverrà la principale esportatrice di vini d'Italia. Nella metà dell’ottocento sorsero moderni impianti per la pigiatura delle uve e la vinificazione in prossimità della ferrovia per agevolare gli scambi commerciali. Come riferito dal Falcone (2010), importanti fonti documentali si ritrovano nell’archivio storico della Direzione Generale dell’Agricoltura riguardanti gli inizi del secolo, in particolare su documentazione relativa alle cantine Sociali di Galatina, Gallipoli e Manduria, per una realzione tecnica della Regia Prefettura di Terra D’Otranto, sulla condizione della viticoltura indirizzata all’On. Ministro.

In questo periodo e per le particolari condizioni si richiedeva un incremento della coltivazione della vite e ciò si imponeva a causa della forte richiesta di vini da taglio da parte delle regioni settentrionali costrette a rimediare alla crisi produttiva anche francese causata dalla fillossera. Aglianico, Aleatico, Fiano, Verdeca, Greco, Primitivo, Negroamaro sono i vitigni più rinomati della zona ma bisogna ricordare anche una notevole quantità di altri vitigni a bacca bianca e nera, coltivati da sempre in tutta l’area molto spesso conosciuti solo con nomi locali, che hanno sostenuto per tanto tempo un ruolo importante nella viticoltura locale.

Il Vino DOC Negroamaro di Terra d’Otranto ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 4 ottobre 2011.

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