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Zona di produzione del Vino DOC Lacrima di Morro d'Alba

 

  • Provincia di Ancona e comprende il territorio dei comuni di Morro d'Alba, Monte S. Vito, S. Marcello, Belvedere Ostrense, Ostra e Senigallia.

  • ATTIVITA' ENOTURISTICHE ubicate nel territorio di produzione del Vino DOC Lacrima di Morro d'Alba.

 

  • CANTINE

  • AGRITURISMO

    • agriturismo
  • HOTEL

    • hotel
  • RISTORANTI

    • ristoranti
  • PRODOTTI TIPICI

    • prodotti tipici
  • NEGOZI & SHOPPING

    • Negozi & shopping
  • SERVIZI TURISTICI

    • servizi turistici

 

Si sviluppa a est di Brescia, per raggiungere le sponde occidentali del lago e scendere a sud fino a raggiungere la provincia di Verona. Anche in questa area i vigneti sono parte integrante del paesaggio agrario, che è riuscito a trasformarsi in ambiente turistico attraente e discreto, che integra le meraviglie del lago di Garda e delle sue sponde.

Il territorio è costituito da materiali morenici e alluvionali che poggiano su un sottosuolo di natura prevalentemente calcarea. Insieme con il clima e con la secolare esperienza, il suolo è un elemento fondamentale per il successo dei vini delle Doc che interessano il distretto: Garda, Lugana, San Martino della Battaglia. Il disciplinare di produzione valorizza le tradizioni locali, proponendo diverse tipologie di vini che rispecchiano la ricca varietà viticola ed enologica.

All’interno del territorio si distinguono la Valtenesi, nell’entroterra fra Desenzano e Salò, e la zona del Lugana, nei dintorni di Sirmione, che comprende anche quella di San Martino della Battaglia.

Attraversa l’accogliente zona collinare che si protende dal versante più meridionale del Lago d’Iseo verso il territorio di Bergamo, interessando i Comuni di Grumello del Monte e del capoluogo. I vigneti (qui allignano i vitigni per la Doc Valcalepio) si moltiplicano lungo tutto il percorso ed esplodono a coprire l’orizzonte a Grumello, il centro dell’itinerario. In tutta la fascia collinare bergamasca la vite era già diffusa al tempo dei Romani; in pianura sopravvivono esemplari di gelsi, ultimi testimoni della grande diffusione che l’allevamento dei bachi da seta ha registrato a partire dal Settecento.

Tra il 1886 e il 1896, i vigneti furono duramente colpiti dalla filossera; le ricerche della Scuola Pratica dell’Agricoltura sorta nell’Ottocento a Grumello permisero di debellarla Tutto il percorso è un itinerario nell’arte: grandiose abbazie, oratori, chiese e piccoli edifici che conservano i tratti dello stile romanico più autentico, cappelle affrescate da Lorenzo Lotto, castelli e palazzetti medioevali. E, su tutto, contro il verde delle Prealpi Orobiche, si staglia il profilo frastagliato di Bergamo Alta, con il susseguirsi di torri, cupole, campanili.

Il territorio è incuneato fra due province di diverse regioni con una ricca tradizione enologica. E i vini non possono che riflettere queste condizioni di passaggio: da un lato con un Lambrusco Mantovano Doc e tre Igt che annunciano l’Emilia, dall’altro con vini che segnano la transizione fra Brescia e Verona: la Doc Garda Colli Mantovani e la Igt Alto Mincio. La storia e la tradizione hanno lasciato impronte profonde in questo territorio. La leggendaria indovina Manto, il poeta latino Virgilio, i mecenate Gonzaga, con la ricca corte di artisti rinascimentali e un santo fra loro, danno lustro al capoluogo, Mantova.

Il piccolo centro di Governolo, alla confluenza del Mincio nel Po, è ricordato, invece per il miracolo di un altro santo, papa Leone Magno, che osò sfidare il “flagello di Dio”, Attila, fermando le sue orde. All’alba del basso Medioevo, inoltre, il paesaggio e la storia dell’Oltrepò mantovano vennero trasformati dalla fondazione di un monastero benedettino donato al papa da Matilde di Canossa e affidato all’Abbazia di Cluny. Bonifiche, canalizzazioni, opere agrarie avrebbero cambiato volto alle paludi e agli acquitrini che accompagnavano l’antico corso del Po e di un suo braccio ora scomparso, il Lirone, e fatto diventare questa terra un crocevia dell’Europa. Resta, a testimone, l’attraente imponenza dell’abbazia di Polirone, a S.Benedetto Po, rifatta, nel XVI secolo, da Giulio Romano.

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