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CONIGLIO AI PEPERONI

Coniglio ai peperoni / Nero del Duca - Vino DOC Primitivo di Manduria


Coniglio ai peperoni

 

Ricetta del territorio: Puglia

Piatto di portata: Secondo

Pietanza a base di: Carne

Preparazione: Media difficoltà

Dosi per: 6 persone


  • INGREDIENTI

    • 1 Pollo
    • 4 Peperoni dolci
    • gr. 25 Burro
    • 4 Cucchiai di olio di oliva
    • 1 Spicchio d'aglio tritato
    • 1 Cipolla tritata
    • 4 Pomodori maturi (solo la polpa)
    • gr. 40 Lardo o Pancetta tritata
    • ½ Bicchiere di vino bianco secco
    • Sale
    • Pepe

  • PREPARAZIONE

    1. Nettate i peperoni togliendo il torsolo centrale, i semi e le coste bianche. Tagliateli a listarelle o a riquadri
    2. Pulite il pollo conservando le interiora
    3. Fiammeggiatelo per eliminare i residui di peluria, quindi tagliatelo a pezzi
    4. In una padella grande, rosolare in poco burro e poco olio i pezzi di pollo, rigirandoli spesso
    5. Aggiungete i peperoni, il trito di aglio e cipolla, e la polpa di pomodoro. Regolate di sale e pepe
    6. Cuocete a fuoco lento per circa 30 minuti mescolando più volte
    7. A parte, nel frattempo, rosolate nel rimanente burro e olio, il lardo e le rigaglie tritate
    8. Dopo pochi minuti uniteli al pollo continuando la cottura
    9. Ogni tanto bagnate con piccole quantità di vino
    10. A cottura ultimata, servite il pollo caldissimo

CANTINE LIZZANO



Cantine Lizzano / Assovini.it


 

Azienda Vinicola

Un velo di terra rossa su di uno strato di roccia calcarea baciata avidamente dal sole e agitata da venti contrari che filtrano tra i muretti a secco, spargendo i profumi della macchia mediterranea e degli ulivi.

È qui che i nostri vigneti affondano le radici, nella terra sulla quale fu pronto a scommettere Luigi Ruggieri, medico e agricoltore illuminato che, nel lontano 1959, riunì un gruppo di viticoltori per valorizzare le produzioni locali recuperando le antiche pratiche contadine e coniugandole con le moderne tecniche di vinificazione.

Con la vendemmia del ’61 nacque la Società Cooperativa Cantine Lizzano, battezzata con il vino delle prime uve conferite dai 111 soci, pionieri dello sviluppo economico e sociale di questa parte d’ Italia fino ad allora vittima di politiche agricole e condizioni di vendita decisi altrove.

Uno dei primi esempi di filiera corta, premiata nel 1989 con il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata (DOC), oggi la cooperativa è tra le più grandi e moderne del Sud-Italia, con oltre 400 soci vignaioli e 500 ettari di vigneti con vitigni autoctoni (Primitivo, Negroamaro, Malvasia, Moscato) e internazionali (Chardonnay, Pinot e Cabernet), unica in Italia presieduta da una donna, Rita Macripò, che porta avanti i valori fondanti della cooperativa con la stessa passione del fondatore.


Cantine Lizzano / Assovini.it

Rita Macripò - Presidente della Cooperativa Sociale Cantine Lizzano


La cantina ha progressivamente intrapreso un percorso di valorizzazione del marchio per trasferire ai soci un maggiore valore aggiunto, adeguando le produzioni alle richieste del mercato e passando dai semplici vini da tavola ai vini a indicazione geografica tipica e a denominazione di origine controllata. Una visione lungimirante che, insieme all’ingresso di nuovi soci, ha determinato negli anni un costante ampliamento delle strutture ed un ammodernamento nel comparto dell’imbottigliamento del prodotto finito.

L’ attuale presidente Rita Macripò ha dato ulteriore impulso verso una maggiore attenzione al processo produttivo, al controllo qualità e al marketing, integrando la vasta gamma di vini con produzioni di pregio in bottiglia, commercializzate con marchi di proprietà e pensate per i consumatori più esigenti. La strategia ha permesso di consolidare il fatturato in Italia e di conquistare quote nel mercato estero.


Cantine Lizzano / Assovini.it


 

La Zona di Produzione delle "CANTINE LIZZANO"

 

L'area geografica vocata alla produzione vinicola delle Cantine Lizzano ricade nel territorio della provincia di Taranto, in zone designate con le seguenti Denominazioni di Origine:


I principali vitigni impiegati per la produzione dei "Vini Cantine Lizzano" sono i seguenti:


Caratteristiche Pedoclimatiche

Il territorio in cui ricade la zona di produzione delle Cantine Lizzano è essenzialmente quello dell’Arco Jonico, in provincia di Taranto. Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio di produzione, infatti il fattore antropico nella zona è intervenuto in maniera significativa a modificare le tecniche colturali e di produzione e ad esaltare le caratteristiche pedologiche, climatiche ed agronomiche dei territori; così, ad esempio, i viticoltori del Lizzano nelle operazioni agronomiche hanno effettuato operazioni di scasso e frantumazione sul crostone roccioso, andando a trovare il terreno di ottima qualità e freschezza che si trova al di sotto di esso; in alcune sottozone i viticoltori hanno utilizzato la presenza di pietre per la costruzione dei famosi “muretti a secco” e, in tutta l’area il clima, con forti escursioni termiche ed il terreno ricco di scheletro ha favorito il riaffermarsi delle produzioni vitivinicole nel rispetto della tradizione del territorio Tarantino. Infatti l’introduzione delle pratiche vitivinicole nel Tarantino si deve, probabilmente, ai coloni spartani che fondarono la città greca.

Il clima è di tipo mediterraneo con inverni abbastanza miti (temperatura minima media 6-7°C) ed estati calde (temperatura massima media 25-26°C). La piovosità si attesta attorno ai 650 mm di pioggia annui concentrati prevalentemente nel periodo invernale.

In tutto il territorio della zona di produzione l’uso del suolo è mosaicato con vigneti alternati a seminativi ed oliveti radi. Un’analisi più dettagliata dei suoli porta a considerare che nella parte occidentale dell’area di produzione predominano i suoli franco-argillosi profondi che diventano sabbiosi e sottili scendendo lungo la zona costiera permettendo quindi solo un ridotto approfondimento radicale.

Sulla base delle caratteristiche podologiche non esistono particolari fattori limitanti alla coltivazione della vite anzi l’intero areale ed i suoi terreni sono considerati estremamente vocati ad una viticoltura di elevata qualità. Considerando il territorio essenzialmente pianeggiante e notevolmente omogeneo dal punto di vista climatico, non esistono e conseguentemente non sono riportate nel disciplinare di produzione particolari requisiti ed indicazioni sull’attitudine, esposizione e giacitura dei vigneti.

L’orografia del territorio di produzione e l’esposizione prevalente dei vigneti, e localizzati in zone particolarmente vocate alla coltivazione della vite, concorrono a determinare un ambiente adeguatamente ventilato, luminoso, favorevole all’espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive della pianta. Nella scelta delle aree di produzione vengono privilegiati i terreni con buona esposizione adatti ad una viticoltura di qualità.


Legame Storico-Culturale

Di fondamentale rilievo sono i fattori umani legati al territorio di produzione, infatti il fattore antropico nella zona è intervenuto in maniera significativa a modificare le tecniche colturali e di produzione e ad esaltare le caratteristiche pedologiche, climatiche ed agronomiche dei territori; così, ad esempio, i viticoltori del Lizzano nelle operazioni agronomiche hanno effettuato operazioni di scasso e frantumazione sul crostone roccioso, andando a trovare il terreno di ottima qualità e freschezza che si trova al di sotto di esso; in alcune sottozone i viticoltori hanno utilizzato la presenza di pietre per la costruzione dei famosi “muretti a secco” e, in tutta l’area il clima, con forti escursioni termiche ed il terreno ricco di scheletro ha favorito il riaffermarsi delle produzioni vitivinicole nel rispetto della tradizione del territorio Tarantino. Infatti l’introduzione delle pratiche vitivinicole nel Tarantino si deve, probabilmente, ai coloni spartani che fondarono la città greca.

Della viticoltura di epoca coloniale sappiamo molto poco, ma è molto probabile che essa rivestisse un ruolo molto importante all'interno delle aziende medio-piccole proliferate all'interno della chora nei secoli V-III a.C.. Questa specificità la si riscontra in parte anche oggi e non è un caso se fin dal ‘700 il sistema della masseria, personificazione della grande proprietà (feudale, laica o ecclesiastica) si contrapponeva a quello del semplice vigneto, espressione invece del piccolo possesso contadino; non è un caso, quindi, che ben di rado il peso economico del vigneto all'interno della masseria risultasse consistente, nonostante il suo pur articolato corredo di funzioni produttive.

Fu nell’800, a seguito della nascita di una nuova forma insediativa delle elite borghesi, che prese le mosse dalla trasformazione delle strutture produttive deputate alla vite (i palmenti, con gli ambienti che ospitavano il custode del vigneto) in casini di campagna, dove le antiche funzioni convivevano con le nuove, residenziali e di rappresentanza insieme, che si realizzò uno sviluppo importante della viticoltura anche per il fatto che la popolazione contadina, per emulazione, cominciò a risiedere in campagna per periodi prolungati favorendo così la nascita di veri villaggi rurali. Sorse così una miriade di microaziende viticole che giunsero a colonizzare finanche la duna costiera, mentre i moltissimi trulli eretti nelle campagne divennero un inequivocabile segno di nuovo, seppure stagionale, modello di popolamento rurale. Comunque, anche in tale contesto, il vigneto continuava a costituire il nucleo della pur grama proprietà contadina, fermo restando la condizione di esigua produzione commercializzabile.

Contemporaneamente i grossi proprietari terrieri, grazie a finalmente importanti investimenti, impiantarono estesi vigneti la cui produzione poteva finalmente essere destinata ad un mercato più ampio; iniziava così una pratica: l'impiego del vino pugliese per migliorare le prestazioni delle più celebrate produzioni del Centro e Nord italiane.

La viticoltura ha sempre rappresentato la pratica agricola più redditizia e, al tempo stesso, però quella più onerosa ed il binomio vite-vino, sebbene racchiuda gran parte della storia della viticoltura tarantina, non lo esaurisce, infatti nella zona pianeggiante dell’arco jonico si è sviluppata la coltura della vite da tavola e si è consolidata, con alti e bassi, quella da vino. Tutto ciò può trovare una spiegazione sia nella tipologia pedoclimatiche dell’area che nella tradizione. Infatti alcune varietà di vite (come il moscatellone e la duraca) erano considerate di elevato pregio, per cui si preferiva allevarle all'interno dei giardini, mentre la vite destinata alla produzione di vino era allevata senza sostegni (ad alberello), le pregiate varietà di uva da tavola necessitavano di irrigazioni e di sostegni.

Tale funzione avevano, all'interno dei giardini, gli scenografici pergolati, costituiti da colonnati, gli antesignani dei moderni tendoni, come pure nelle aree orticole (come le Paludi del Tara), dalla abbondante disponibilità idrica, veniva coltivata, invece, l'uva in impalata: si trattava in genere di una varietà da tavola (l'uva lunga o cornola) allevata con sostegni fatti di canna.

Anche la vinificazione delle uve, sia nei metodi che nelle procedure e tecnologie, ha radice consolidate nella tradizione. Il ciclo lavorativo annuale prevedeva due o tre zappature (o conce: autunnale, primaverile e estiva), la mondatura e la probaginatura (con la quale si sostituivano, con il sistema delle propaggini,cioè della margotta, le piante venute meno per varie cause).

La tipica azienda viticola medio-grande includeva anche gli edifici deputati alla trasformazione delle uve in mosti. Tipicamente essi consistevano in una casa di custodia che ospitava il conduttore della vigna (il vignaiolo,abitata in genere per il periodo della vendemmia e delle lavorazioni), in una rimessa, in alcuni pozzi per la fornitura della molta acqua necessaria, nelle vasche (pile) e nell'impianto di trasformazione vero e proprio, comprendente il palmento e le strutture annesse (caricaturi, palaci e palmentelli).

Verso i palmenti venivano indirizzate anche le uve dei piccoli viticoltori circostanti, che in genere non avevano sui propri terreni tali strutture. Il mosto che si ricavava dalla pigiatura e dalla torchiatura veniva caricato su carri adeguatamente attrezzati per il trasporto di liquidi (le carrizze) e trasferito nelle cantine in città o in paese, ove veniva imbottato per essere poi sottoposto ai successivi travasi.

Ed oggi, nel rispetto della tradizione, nell’areale interessato, tanti piccoli produttori conferiscono a sistemi cooperativi che hanno il compito di valorizzare e commercializzare il prodotto ed alcuni hanno cominciato a diversificare la loro attività completando la filiera e commercializzando direttamente le proprie produzioni di qualità. L’incidenza dei fattori umani, nel corso degli ultimi anni, in particolare riferita alla puntuale definizione degli aspetti tecnico produttivi ha modificato questo trend indirizzando le produzioni verso altri mercati che hanno saputo premiare gli sforzi, le caratteristiche e le specificità dell’intero territorio.

Scelte produttive che costituiscono parte integrante del vigente disciplinare di produzione: - le forme di allevamento, i sesti d’impianto e i sistemi di potatura che, anche per i nuovi impianti, sono quelli tradizionali e tali da perseguire la migliore e razionale disposizione sulla superficie delle viti, sia per agevolare l’esecuzione delle operazioni colturali, sia per consentire la razionale gestione della chioma, permettendo di ottenere una adeguata superficie fogliare ben esposta e di contenere le rese di produzione di vino entro i limiti fissati dal disciplinare; è evidente in questi ultimi anni la trasformazione dei tendoni in impianti a filare proponendosi, così, sul mercato con obiettivi di valorizzazione della qualità e non della quantità; - le pratiche relative all’elaborazione dei vini, che sono quelle tradizionalmente consolidate in zona sia per la vinificazione dei bianchi e dei rosati che per la vinificazione in rosso dei vini, adeguatamente differenziate per la tipologia di base che la tipologia superiore, riferita quest’ultimi a vini rossi maggiormente strutturati, la cui elaborazione comporta determinati periodi di invecchiamento ed affinamento obbligatori.


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VINI DEGUSTATI DAL PANEL ASSOVINI SOMMELIER

 

Cantine Lizzano / Assovini.it


  • LIZZANO ROSSO BELVEDERE
  • Vino Rosso Secco
  • Annata: 2015
  • 13,5% Vol.
  • Valutazione: Vino Eccellente

  • MACCHIA
  • Vino Rosso Secco
  • Annata: 2014
  • 14,5% Vol.
  • Valutazione: Vino Ottimo

  • MANO ROSSA
  • Vino Rosso Secco
  • Annata: 2016
  • 13,5% Vol.
  • Valutazione: Vino Ottimo

Cantine Lizzano / Assovini.it


 

Visita in Cantina

La cooperativa ha sede a Lizzano, piccolo centro da cui prende il nome, nel cuore del Salento, un lembo di terra arido e sassoso sospeso tra due mari, scrigno naturale e selvaggio che custodisce antichi borghi, gioielli di barocco leccese.

Lizzano è un luogo che seduce attraverso i suoi elementi decorativi, gli archi, i campanili e i portoni, che segnano l’appartenenza ad una cultura antica.

La città, che ha ricevuto riconoscimenti e premi in numerose rassegne tra le quali il Vinitaly, rientra nel circuito de “Le strade del vino” un percorso di fruizione turistica alternativa che si snoda lungo vigneti, cantine, aziende agricole e itinerari enogastronomici.

Cantine Lizzano, insieme a imprenditori agricoli, operatori turistici e amministratori locali, ha partecipato alla realizzazione del progetto, allestendo – in azienda – un accogliente punto vendita con sala degustazione e – a Pulsano – una vinoteca per gli appassionati di enoturismo.


 

Turismo del Vino

Per ogni viaggiatore l'Italia da sempre è terra di sogni, di emozioni, un luogo dove la storia si fonde con il mito, la natura è straordinariamente generosa e la cultura è il frutto della fusione di grandi civiltà. Le Strade del vino sono percorsi pensati esattamente per offrire all'enoturista esperienze inimmaginabili: viaggi alla scoperta di testimonianze storiche uniche al mondo, di scorci naturalistici di rara bellezza, di passeggiate distensive nei borghi, di giacimenti enogastronomici da scoprire, di vigneti e cantine vinicole da visitare e, ancora, agriturismi d’eccellenza, resort ospitali, ristoranti tipici, attività di artigianato locale, piccole botteghe di prodotti tipici locali, moda, servizi e negozi vari.

La Cantina Lizzano è posizionata lungo il percorso emozionale della Strada del Vino, il cui itinerario enoturistico racchiude la zona di produzione dei vini prodotti con la relativa Denominazione di Origine:

Cantine Lizzano / Assovini.it


 

Video Presentazione della Cantina



Cantine Lizzano / Assovini.it


 

Focus CANTINE LIZZANO

  • Vendita diretta: SI
  • Vendita online: SI
  • Visite in cantina: SI
  • Degustazioni: SI
  • Ristorante: SI, in convenzione
  • Pernottamento: SI, in convenzione
  • Lingue parlate: Italiano, Inglese

Cantine Lizzano / Assovini.it



Contatti CANTINE LIZZANO

Azienda: Società Cantine e Oleificio Sociale di Lizzano "Luigi Ruggieri" S.c.r.l.

Indirizzo: Corso Europa, 37/39 - 74020 Lizzano (Taranto) 

Punto Vendita 1: Corso Europa, 37/39 - 74020 Lizzano (Taranto)

Punto Vendita 2: Via Vittorio Emanuele, 193 - 74026 Pulsano (Taranto)

Telefono: +39 099 9552013

Fax: +39 099 9558326

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Web: www.cantinelizzano.it



Zona di Produzione del Vino IGT Puglia

L'area geografica vocata alla produzione del Vino IGT Puglia si estende sulle colline dell'intero territorio pugliese che presenta caratteristiche che lo rendono tra i più affascinanti in Italia in quanto a bellezza del paesaggio e tra i più interessanti da un punto di vista storico e naturalistico. Alle piane incolte battute dal vento seguono le infinite geometrie degli olivi oltre a fertili distese di terreni coltivati, recuperati a fatica da generazioni di contadini. Lungo le coste il paesaggio muta ulteriormente alternando lunghi arenili di sabbia finissima ad alte pareti rocciose intervallate da insenature e piccole calette, lungo le quali si aprono numerose grotte e anfratti dovuti alla particolare natura carsica del sottosuolo pugliese. 

La Zona di Produzione del Vino IGT Puglia è localizzata nella:

  • regione Puglia e comprende l'intero territorio regionale.

  • ATTIVITA' ENOTURISTICHE ubicate nel territorio di produzione del Vino IGT Puglia.

 

  • CANTINE

  • AGRITURISMO

    • agriturismo
  • HOTEL

    • hotel
  • RISTORANTI

    • ristoranti
  • PRODOTTI TIPICI

    • prodotti tipici
  • NEGOZI & SHOPPING

    • Negozi & shopping
  • SERVIZI TURISTICI

    • servizi turistici

 



Zona di Produzione del Vino DOC Tavoliere delle Puglie

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Tavoliere delle Puglie è ripartito tra una parvenza di montagna nel nord/ovest della Daunia al confine col Molise e nella presenza di una notevole estensione di pianura inasprita da una zona collinare formata dal compatto altopiano delle Murge, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Tavoliere delle Puglie è localizzata in:

  • provincia di Foggia e comprende il territorio dei comuni di Lucera, Troia, Torremaggiore, San Severo, S. Paolo Civitate, Apricena, Foggia, Orsara di Puglia, Bovino, Ascoli Satriano, Ortanova, Ordona, Stornara, Stornarella, Cerignola e Manfredonia.
  • provincia di Barletta-Andria-Trani e comprende il territorio dei comuni di Trinitapoli, S. Ferdinando di Puglia e Barletta.

  • ATTIVITA' ENOTURISTICHE ubicate nel territorio di produzione del Vino DOC Tavoliere delle Puglie.

 

  • CANTINE

  • AGRITURISMO

    • agriturismo
  • HOTEL

    • hotel
  • RISTORANTI

    • ristoranti
  • PRODOTTI TIPICI

    • prodotti tipici
  • NEGOZI & SHOPPING

    • Negozi & shopping
  • SERVIZI TURISTICI

    • servizi turistici

 

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