Assovini
Ogni paesaggio è l'espressione di ciò che la natura ed il lavoro dell'uomo hanno creato, ogni assaggio è una riposta alle radici del sapore e del sapere. Il vino e l'olio sono i prodotti di punta di questo angolo di Romagna e diventano gli ideali compagni di un viaggio alla scoperta di prodotti tipici, dall'artigianato locale ai gustosi piatti tradizionali, dalla carne al pesce azzurro, dai salumi ai formaggi, dalla piadina ai dolci tipici, dai tartufi, al miele e alle castagne.Un angolo di terra capace di emozionare in ogni senso e di segnare nella memoria di ciascuno tappe sempre nuove di un percorso unico e indimenticabile.
La via dei sapori dell’entroterra riminese si diparte da Rimini; città famosa per la sua grande ospitalità e per la qualità delle sue strutture ricettive. Nel famoso capoluogo sono da vedere il ponte di Tiberio e l’arco di Augusto, memorie delle origini romane della città, il poderoso Castel Sismondo, il Tempio Malatestiano e le altre notevoli chiese cittadine, i bei palazzi e il Museo della città . Da assaporare la tipica cucina adriatica e le suggestioni legate a Federico Fellini, dal Grand hotel sulla marina ai migliori vini dei Colli di Rimini, detti appunto “I Felliniani”.
L’itinerario si diparte dall’Arco d’Augusto, e percorrendo la Marecchiese si dirige verso l’interno sulle dolci colline alle spalle di Rimini. In località S.Martino dei Molini si volge verso nord fino a raggiungere Santarcangelo di Romagna, da dove parte la “Strada Romagna”, l’arteria color vinaccia riferimento di tutto il percorso.La cittadina, dal borgo storico ben conservato su cui s’impone la solida Rocca, è nota per molti aspetti, dalle rappresentazioni teatrali alla gastronomia ai numerosi monumenti. Senza dimenticare le antiche botteghe artigiane di tele stampate, il Museo etnografico e la particolarità delle oltre cento “grotte di Giove”, misteriose e antiche cavità tufacee scavate nel sottosuolo cittadino, probabilmente destinate alla conservazione del vino Sangiovese.Da qui si diparte la diramazione verso nord in direzione di Bellaria e Igea Marina, due note località balneari ormai unite fra loro a formare un unico Comune.
Da vedere l’antica Torre Saracena, la chiesa di San Martino in Bordonchio e il Castello Benelli.La Strada da Santarcangelo volge verso sud-ovest e conduce a Poggio Berni, situato in un territorio fossilifero ricco di palazzi e ville nobiliari, ma anche di mulini ad acqua, alcuni dei quali ancora funzionanti, da visitare il Molino Moroni. Il visitatore rimane colpito all’arrivo al borgo della Valmarecchia, da un potente edificio che si staglia solitario su un colle. È Palazzo Marcosanti, una antica tomba malatestiana o meglio una fattoria fortificata, dono dotale delle donne della famiglia Malatesta.Da qui, sempre in direzione sud, sullo spartiacque tra le valli dell’Uso e del Marecchia, si raggiungono le vestigia storiche di Torriana, in cima a un alto sperone roccioso, si trova l’antica Scorticata con i resti della Rocca Malatestiana e la forte Torre quadrata.
Il territorio di Torriana è uno dei più suggestivi della provincia: una natura intatta, ricordi delle aspre battaglie dei tempi dei Malatesta, combattute anche nella vicina Montebello, suggestivo borgo medievale nella cui misteriosa Rocca dei Guidi si dice alberghi ancora il fantasma della figlia del feudatario. Curiosa, a Torriana, la fontana dell’Albero dell’acqua, voluta da Tonino Guerra, e interessanti il vicino santuario della Madonna di Saiano e l’Oasi faunistica di Torriana-Montebello.
Proseguendo verso est si raggiunge lo sperone di roccia su cui sorge Verucchio, la “culla dei Malatesta” ma anche importante centro archeologico, poiché tra il IX e il VI sec a.C. fu la sede centrale della cultura Villanoviana, in grado di produrre oggetti di raffinata bellezza, oggi conservati nell’interessante Museo civico. Da vedere le numerose chiese, tra cui la Collegiata e la pieve di S. Martino.
Sul territorio, Sangiovese e Trebbiano si accompagnano ad una ricca cucina di terra e di mare. A Villa Verucchio si trova il convento di S. Francesco – con l’interessante chiesa e un centenario cipresso alto 23 metri che si ritiene piantato dal Santo stesso. Inoltre è presente un attrezzato campo da golf con 18 buche, il Rimini Golf Club.
L’itinerario ora ritorna verso nord-est, ricongiungendosi con la “Strada Romagna”, in prossimità di Sant’Ermete prosegue verso sud costeggiando i confini della Repubblica di San Marino. Seguendo la “Strada Romagna” in direzione sudest raggiunge la valle del Marano, attraversato il torrente si giunge alla pieve romanica di S. Salvatore. Proseguendo ancora verso sud ci si addentra nella valle del Conca attraverso il territorio di Montescudo.
Dopo una sosta al museo etnografico di Valliano, si giunge al centro abitato, antico punto strategico difensivo, come attestano la Torre civica e i resti delle mura. L’agricoltura del territorio offre saporitissime patate e l’artigianato un’antica e consolidata tradizione di terrecotte. Da non perdere una puntata alle suggestive grotte carsiche della Riserva naturale di Onferno, a ridosso dei confini marchigiani. Rimanendo invece sul crinale, si raggiunge in breve la vicina Montecolombo, altro borgo fortificato dei Malatesta, oggi immerso in una rigogliosa campagna segnata da vigneti e uliveti.
Dell’epoca della Signoria mantiene il centro storico medievale con la bella porta d’ingresso, la torre e le mura di cinta, ma anche in prossimità del borgo due antichi lavatoi. In zona, grande la tradizione dei vasai e rilevante quella gastronomica, con trippa, strozzapreti e ottimi vini passiti.
Attraversato il fiume Conca, la Strada prosegue in direzione est fino a raggiungere Gemmano, tappa obbligata per chi vuole immergersi nella natura affascinante delle Valli dei Malatesta. Località panoramica da cui si domina la pianura e le terre urbinati. Antico borgo fortificato, baluardo della linea Gotica, nel 1944 fu teatro di una furiosa battaglia fra Alleati e Tedeschi che comportò la sua quasi totale distruzione.Da qui si lascia il crinale e si scende nella selvaggia valle del Ventena, per inerpicarsi poi fino a Montefiore Conca, “castrum inexpugnabile” con la possente Rocca Malatestiana di grande effetto panoramico. All’interno delle vecchie mura si possono ammirare la chiesa di San Paolo, la bottega del vasaio e il Museo della Linea Gotica.
Appena fuori dal centro si trova il Santuario della Madonna di Bonora. Vivace borgo medievale, propone in tutte le stagioni numerosi spettacoli culturali, che trovano nella Rocca il loro scenario particolare. Vicino agli estesi uliveti, Montefiore è circondata dai castagneti più bassi d’Europa. Qui si possono apprezzare saporite castagne e un ottimo olio d’oliva, oltre a formaggi tipici e vini di ogni tipo.Di spessore anche la tradizione artigiana, che vede botteghe di vasai, di falegnami e l’ultimo restauratore di calessi e carrozze.
Da Montefiore si scende di nuovo e, proseguendo verso sud, percorrendo la pedecollinare, che attraversa le zone più meridionali della provincia si giunge a Saludecio, col borgo medievale ancora cinto da mura e bastioni con porte quattrocentesche. Sede di importanti rassegne estive, mostra diverse architetture d’interesse, come la parrocchiale di S. Biagio, una piccola cattedrale con l’interessante Museo di Saludecio e del Beato Amato.
Da non perdere, da queste parti, la tipica cucina con le erbe. Percorrendo pochi chilometri ancora verso sud, si arriva a Mondaino, con la singolare Piazza Maggiore con la sua forma ovale e l’elegante porticato settecentesco, ribattezzata dagli abitanti del luogo “la padella”, la Rocca Malatestiana con il salone del Durantino e i camminamenti sotterranei, circondate dalle antiche mura. Nella Rocca ha sede il Museo paleontologico e meritevoli sono i dipinti della parrocchiale di S. Michele Arcangelo. Nei dintorni, buona la produzione di formaggi, da segnalare quello di fossa.
Non distante da qui, si raggiunge poi la splendida Montegridolfo, posto sulla linea di confine tra Marche e Romagna, con l’antico nucleo fortificato ancora integro e sapientemente restaurato nella cornice delle colline coperte di viti e ulivi. Vi si accede dal cassero con torre del ’500 e sono da visitare le viuzze di ciottoli, le botteghe artigiane, le osterie, i palazzi del borgo ed il Museo della linea dei Goti. Interessanti il santuario della Beata Vergine delle Grazie e la chiesa di S. Rocco, con pregevoli opere pittoriche all’interno.La Strada risale verso nord, si raggiunge Morciano di Romagna, sulle rive del Conca, il maggior centro commerciale della vallata.
Di antiche origini, sede di un’antica fiera fra le più note della Romagna, la cittadina propone lo stile liberty di alcuni palazzi e un bell’impianto urbanistico novecentesco. E’ nota per aver dato i natali a Umberto Boccioni e a Arnaldo Pomodoro. Proseguendo verso nord-est, percorrendo la zona pianeggiante compresa tra il fiume Conca e il rio Ventina, l’itinerario scende verso il mare e tocca San Giovanni in Marignano, l’antico “granaio dei Malatesta”, collocato nella fertile piana della Valconca, terra di abbondanti e ottimi vini.
Nel centro storico e nei dintorni sono conservati pregevoli testimonianze della storia antica come il minuscolo teatro-gioiello A. Massari.
Inoltre, a pochi chilometri dal borgo sorge il Riviera Golf Resort, con il suo centro benessere e il campo da golf a 9 buche.Da qui alla costa ci sono davvero pochi chilometri e l’itinerario raggiunge le spiagge di Cattolica, la porta sud degli oltre cento chilometri di stabilimenti balneari della riviera romagnola, adagiata su un’ampia insenatura naturale. Le tracce della antica tradizione marinara sono custodite nel Museo Archeologico e Antiquarium del Mare che ha sede presso il Centro Culturale Polivalente.
Da non perdere l’emozionante immersione nella vasca con gli squali presso l’Acquario Le Navi. Proseguendo verso nord lungo la costa si attraversa il territorio di Misano Adriatico, altra rinomata località marittima nota per l’attrezzato porto turistico di Portoverde e per l’autodromo Santa Monica.Risalendo verso l’interno si raggiunge Misano Monte, da dove si diparte la diramazione verso Riccione in direzione nord, rinomata località di villeggiatura, nota come “la perla verde della riviera”.
Da visitare il Museo del Territorio e sulle colline le rovine del Castello degli Agolanti.Da Misano Monte la Strada prosegue verso l’interno e raggiunge il tranquillo centro di San Clemente, terra d’eccellenza del Sangiovese e antico borgo fortificato di cui restano tracce delle mura. Seguendo la suggestiva strada che passa per Agello si arriva fino al bel borgo castellano di San Savino.
Da qui proseguendo verso nord si raggiunge Coriano, terra di vini e di olio extravergine d’oliva. Qui si apprezza la storia nei resti dell’antico castello e la rigogliosa natura nel parco fluviale del Marano, ottimo per le attività “en plein air”.
Da Coriano l’itinerario risale verso nord attraversando prima la valle del Marano e poi quella del torrente Ausa attraverso gli uliveti del colle di Covignano, terrazza sulla città di Rimini, dove sorge il suggestivo Santuario di Santa Maria delle Grazie. La Strada si chiude a Rimini, capoluogo del territorio su cui si snoda l’itinerario percorso sicuramente una bella e inattesa scoperta, a soli due passi dallo scintillio della famosa riviera romagnola.
Si sviluppa lungo le quattro principali valli della provincia (Tidone, Trebbia, Nure, Arda), corrispondenti alla zona di produzione e Denominazione di Origine Controllata dei vini, e può contare su un grande patrimonio architettonico e paesaggistico, oltre che enogastronomico. Qui si trova, infatti, una delle massime concentrazioni di Dop e Igp della regione. Piacenza, come le sue sorelle padane, appartiene da sempre all’ambito della cultura del maiale; le raffigurazioni medioevali del "sacro" rito dell’uccisione del maiale nei mosaici della chiesa di S. Savino in città o dell’abbazia di San Colombano a Bobbio ne sono la conferma e la trasposizione artistica.
I salumi piacentini Dop (coppa, salame e pancetta) testimoniano egregiamente la secolare tradizione. Si inseriscono di diritto nella tradizione tutta emiliana della pasta ripiena i primi piatti più diffusi nel Piacentino: gli anolini di stracotto e i tortelli con la coda, a base di ricotta e spinaci.
Tra i secondi spiccano la picula ad cavàl, carne trita di cavallo in umido con pomodori, cipolle e peperoni, la coppa arrosto e il tasto, una versione tutta piacentina della più nota cima alla genovese. Fin dal Cinquecento era famoso tra i buongustai il cacio piacentino tanto che i mercanti parmensi e milanesi lo acquistavano in quantità per rivenderlo poi sui mercati di Firenze e Lione.
I sapori robusti o delicati della cucina locale sono egregiamente accompagnati dai diciotto vini D.O.C. Colli Piacentini prodotti nelle quattro valli della provincia. La bandiera dell’enologia piacentina è il Gutturnio, che, nelle sue diverse tipologie, esprime i variegati caratteri dell’uvaggio Barbera e Bonarda (Croatina), prendendo il nome da una coppa d’argento di età romana rinvenuta sulle rive del Po alla fine dell’Ottocento. Le altre D.O.C. dei colli piacentini vedono tra i rossi anche: Barbera, Bonarda, Novello. I più antichi vini bianchi del territorio sono: Ortrugo, Malvasia di Candia, Trebbianino Val Trebbia, Monterosso Val d’Arda, Bianco Val Nure, Vin Santo, Vin Santo di Vigoleno.
Terre Piane si snoda attraverso un ampio territorio di pianura compreso tra il fiume Panaro e il confine con la provincia reggiana, toccando tutti i comuni della pianura modenese.
L'obiettivo principale degli itinerari proposti lungo la strada non è solo valorizzare le emergenze storiche, ambientali e culturali, ma proporre la commercializzazione dei prodotti tipici del territorio.
Nella grande Pianura Padana, tra la Via Emilia e il Po, si snoda l'itinerario enogastronomico delle Corti Reggiane, raffinate signorie rinascimentali dei Gonzaga, Bentivoglio, Da Correggio. "Corti" delle vecchie famiglie contadine, con le tradizioni tramandate dalle "rezdore".
Terra civilissima, con le cittadine rivierasche e le piccole capitali che sanno coltivare la loro identità di gente concreta ed ospitale.
Terra del Parmigiano-Reggiano e del Lambrusco, del Maiale e del Balsamico Tradizionale, della Resistenza Partigiana, di Don Camillo e Peppone, del Po fumoso e fascinoso dipinto dal grande Ligabue, dei teatri di corte come del rock di Luciano Ligabue.