Assovini
Basta spingersi poco a nord di Roma perché le tradizioni rurali e la natura s'incontrino. Siamo nel cuore della Tuscia Viterbese, e della Riserva Naturale del Lago di Vico, un laboratorio naturalistico a cielo aperto della Tuscia, tuttora protetta da un benefico isolamento. Il Lago di Vico, che la leggenda vuole legato ad una prova di forza di Ercole, in realtà è uno sprofondamento del vulcano Vicano. Uno specchio d'acqua limpido dove nuota la lontra e prosperano branchi di coregoni, persici reali, trote, lucci ed anguille. E' circondato da ripidi pendii e da una impenetrabile bosco detto Selva Cimina. Molti sono i sentieri che si dipartono tra i boschi o nei noccioleti, essendo questa una delle più rinomate aree del paese dedite a tale coltura. Marroni e funghi sono presenti in quantità.
La Tuscia è ricca di borghi e centri storici minori che si riconducono alle vestigia dell'antica civiltà etrusca. Alcuni di questi borghi, come Gradoli, Marta, Montefiascone, Valentano, circondano il più grande dei laghi italiani di origine vulcanica, il lago di Bolsena. Un lago profondo , mistico, carico di leggende, le cui acque lambiscono una fitta e ridente vegetazione, e da cui si dipartono sentieri per passeggiate panoramiche. Ronciglione, poi, abbarbicato su uno sperone tufaceo, è un luogo storico particolarmente amato dai romani e non solo: suggerita è la visita del Duomo dalle architetture barocche e i resti del Castello Della Rovere. Per non parlare di Civita "la città che muore", il piccolissimo borgo percorribile rigorosamente a piedi. Qui la cucina la cucina è assai sincera.
La fertilità superficiale del Carso, territorio particolarissimo nella provincia di Trieste, aspro e impervio, il cui suolo calcareo è stato intaccato nei secoli da profonde fenditure, è legata alla presenza di una particolare terra rossa, spesso riportata dall’uomo con grande fatica.
La Doc Carso è sostenuta da diversi vitigni, tra i quali una varietà indigena, il Terrano, un antico ceppo di Refosco, chiamato anche “Sangue del Carso”. Al fine di valorizzarlo, è stata inaugurata questa Strada che, voluta e patrocinata dalla provincia di Trieste, si articola nella zona carsica, assai interessante dal punto di vista turistico per le caratteristiche geomorfologiche del terreno, note in tutto il mondo. Si snoda tra il mare e il confine di Stato da Duino a Visoliano, Malchina, Prepotto, Sgonico, Opicina, fino a Monrupino.
Secondo la tradizione, i Romani, quando posero un importante avamposto ad Aquileia nel 181 a.C., trovarono, fra i vini locali, un Pucinum, che alcuni vorrebbero antenato del Terrano, e che era molto apprezzato dalla madre di Augusto.
Punto di partenza e di arrivo dell’itinerario che attraversa la zona di produzione della Doc Friuli Aquileia è l’importante centro storico ed archeologico che le ha dato il nome. Il percorso circolare tocca Cervignano e Palmanova per raggiungere Trivignano e ridiscendere verso sud.
Alcune deviazioni permettono di toccare numerosi altri centri, fra cui Grado sull’omonima laguna. La zona vanta una tradizione millenaria nel campo della viticoltura, ed è caratterizzata da un clima particolarmente mite, grazie all’influsso del mare.
Le località interessate, vicine l’una all’altra, spesso non sono collegate direttamente fra loro da arterie stradali importanti; perciò strade secondarie che si snodano nella tranquillità della campagna permettono di scoprire inediti angoli del Friuli Venezia-Giulia.
I Colli Orientali del Friuli si estendono lungo la fascia collinare della provincia di Udine, a ridosso del confine con la Slovenia. Il loro cuore è Cividale, al centro della Strada del vino che si snoda da Tarcento a Buttrio.
Dalla cittadina si articolano due itinerari: il primo si snoda verso nord-ovest, in direzione di Faedis, Nimis e Tarcento; il secondo è tracciato a sud-est e tocca Manzano, San Giovanni al Natisone, Corno di Rosazzo. Ovunque, dolci colline, i cui terreni terrazzati, dove si alternano marna e arenaria, costituiscono l’habitat ideale per la coltivazione della vite. Infatti la quinta naturale delle Prealpi Giulie, protegge dalle fredde correnti del nord le coltivazioni che danno il ricco ventaglio di vini bianchi e rossi raccolti in questa Doc.