Assovini
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  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 22.09.2011, G.U. 235 del 8.10.2011
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche riportate in G.U. 80 del 05.04.2022

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione         Sottozona

 


Vino Romagna D.O.C. Sangiovese Sottozona Oriolo

La denominazione di origine controllata «Romagna» e alle relative Sottozone è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:

  1. Albana Spumante Dolce (categoria Vino Spumante)
  2. Bianco Spumante (categoria Vino Spumante)
  3. Rosato Spumante (categoria Vino Spumante)
  4. Cagnina
  5. Pagadebit, anche nella versione Frizzante
  6. Sangiovese, anche con la specificazione Novello e Riserva
  7. Sangiovese Passito (categoria Vino)
  8. Sangiovese Superiore, anche con la specificazione Riserva
  9. Trebbiano, anche nella versione Frizzante e Spumante
  10. Sottozone del Vino Romagna DOC »

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Oriolo 

 

  • Sottozona Sangiovese Oriolo (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Sangiovese
  • =< 5%Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal Colore rosso rubino tendente al granato; Odore vinoso, intenso, caratteristico; Sapore secco, pieno, armonico, leggermente tannico.

  • Sottozona Sangiovese Oriolo Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Sangiovese
  • =< 5% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Riserva, dal Colore rosso rubino tendente al granato; Odore vinoso, intenso, caratteristico; Sapore secco, pieno, armonico, leggermente tannico.

  • Sottozona Oriolo Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 70% Vitigno Trebbiano
  • =< 30% Vitigno Albana, da solo o congiuntamente ad altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna, fino ad un massimo del 5%
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal Colore giaddo da chiaro a paglierino più o meno intenso; Odore vinoso, intenso, gradevole; Sapore sapido e armonico.

  • Sottozona Oriolo Centesimino (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Centesimino
  • =< 5%Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal Colore rosso granato, Odore caratteristico, con note di rosa e di frutti di bosco; Sapore vellutato e di buon corpo.

  • Sottozona Oriolo Centesimino Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Centesimino
  • =< 5%Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Riserva, dal Colore rosso granato intenso, Odore avvolgente con note di rosa, frutta matura e note speziale; Sapore di buoncorpo, armonico, vellutato, leggermente tannico.

  • Sottozona Oriolo Centesimino Passito (Vino Rosso Passito)
  • Versioni: Dolce
  • => 95% Vitigno Centesimino
  • =< 5%Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Passito, dal Colore rosso granato impenetrabile; Odore intenso, caratterizzato da note id rosa, confettura e uva appassita e note speziate; Sapore armonico, avvolgente, di buona struttura.

  • Sottozona Oriolo Centesimino Spumante (Vino Rosato Spumante)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Centesimino
  • =< 5%Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Spumante, dalla Spuma fine e persistente, Colore rosato più o meno intenso; Odore spiccate note floreali; Sapore da brut a demisec, fresco di buona struttura.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Oriolo

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Romagna si estende sulle colline romagnole delle province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, in porzioni di di territorio collinare adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Romagna Oriolo è localizzata nelle: 

  • province di Forlì-Cesena e Ravenna. Comune di Faenza: dall’incrocio della Via S. Lucia con la SS 9 Via Emilia, si prosegue per tale Statale sino ad incontrare la Via del Braldo in località Villanova; indi per detta via sino al confine amministrativo del Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole, che si segue fino al confine tra le province di Ravenna e Forlì - Cesena. Si prende quindi per Via Urbiano, Via Samoggia e Via S. Lucia per ricongiungersi con la SS 9 Via Emilia a Faenza.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Oriolo

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Romagna Sangiovese Sottozona Oriolo prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Romagna non dovrà essere superiore al 65%, al 70% per le tipologie Trebbiano e Pagadebit e al 50% per la tipologia Albana Spumante; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC.
  • Nella designazione dei Vini DOC Romagna può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Romagna è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, con esclusione delle tipologie Trebbiano Frizzante e Spumante.
  • Il vino DOC Romagna Sangiovese Novello deve essere ottenuto con almeno il 50% di vino proveniente dalla macerazione carbonica delle uve.
  • Durante la vinificazione dei Vini DOC Romagna Sangiovese e la tipologia Sangiovese Superiore è consentito effettuare un appassimento parziale delle uve.
  • Durante la vinificazione del Vino DOC Romagna Albana Spumante la fermentazione del mosto può essere effettuata, anche in parte, in contenitori di legno.
  • Il Vino DOC Romagna Albana Spumante deve essere ottenuto con il Metodo Classico o Charmat.
  • I Vino DOC Romagna Sangiovese Riserva e la tipologia Sangiovese Superiore Riserva devono essere sottoposti ad invecchiamento per almeno 24 mesi di cui 6 di affinamento in bottiglia.
  • Le etichette del Vino DOC Romagna Cagnina devono riportare la specifica "Dolce".

4. Produttori di Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Oriolo

Con l’utilizzo della DOC Romagna i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Oriolo

Piatti a base di carni rosse, salumi, tortellini, tagliatelle al ragù, parmigiano e grana stagionati e formaggio di fossa.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Oriolo

La storia e la letteratura classica ci parlano spesso di una Romagna particolarmente produttiva, senza negare, però, produzioni di eccellenza: i vini di Cesena in epoca Romana e anche successiva, l’Albana di Bertinoro, come pure la “rosseggiante” Cagnina senza dimenticare il Pagadebito gentile.

Terrano. La dominazione bizantina potrebbe essere stata il momento in cui il Refosco d’Istria o Terrano d’Istria si è diffuso in Romagna. Sta di fatto che, in tempi storici, ha dato origine ad un vino molto apprezzato chiamato “Cagnina”, riconosciuto a DOC con DPR 17-03-1988 (Cagnina di Romagna). Riferisce Giovanni Manzoni che la Cagnina è un’uva probabilmente originaria della Jugoslavia, “tenuta in gran pregio sebbene anticamente fosse piccola di grappolo e di acini radi. Coltivata in Romagna già nel 1200 in alcune piane del Cesenate, del Forlivese e del Ravennate, fu poi limitata solamente a qualche modesto vigneto, come lo è ancora oggi, per la sua scarsa resa”. Diversi gli scritti e i componimenti poetici tra Ottocento e Novecento che attestano la diffusione e l’apprezzamento della Cagnina in Romagna.

Bombino bianco. Localmente detto Pagadebito gentile, da cui il nome del vino. L’origine del vitigno non è nota, ma si tratta di varietà diffusa lungo tutta la fascia adriatica della Penisola con nomi diversi nelle varie regioni, ma che richiamano spesso la sua capacità produttiva. Secondo Hohnerlein-Buchinger l’etimo sarebbe da “produce tanto da pagare i debiti”, in realtà la produttività, specie in collina, non è elevatissima ma costante negli anni; infatti si tratta di varietà rustica e con sottogemme fertili, tanto che se una gelata tardiva può compromettere gravemente la produzione della maggior parte degli altri vitigni, con il Pagadebito è comunque garantita una buona produzione. Nell’area di Bertinoro un tempo si facevano vigneti misti di Albana gentile e Pagadebiti proprio per compensare una eventuale carenza produttiva del primo vitigno. La prima citazione scritta di un “Pagadebito bianco” tra le viti “de’ contorni di Rimino” è dell’Acerbi e risale al 1825. Nell’ambito della mostra ampelografica tenutasi a Forlì nel 1876 si ebbe la possibilità di confrontare tra loro grappoli di Pagadebito provenienti da diversi areali e si convenne che “Il Pagadebito gentile di Forlì, di Bertinoro e di Predappio si differenzia dal Pagadebito verdone per gli acini più sferici, meno grossi, meno verdi e più dolci”. Storicamente è stata riconosciuta una particolare e pregevole tradizione di coltivazione del Pagadebito nell’areale di Bertinoro, messa in evidenza anche nel Disciplinare della DOC “Pagadebit di Romagna” accolto con DPR 17-03-1988.

Sangiovese. La zona di diffusione principale del Sangiovese si colloca tra Romagna e Toscana ed è in questi due territori che da tempi storici si sono venuti a delineare vari biotipi, ma soprattutto vini differenti, frutto dell’interazione specifica e peculiare di territori diversi con questo vitigno. Nello studio della storia di un vino si fa spesso riferimento ai miti e alle religioni dei popoli, ma non bisogna trascurare un altro elemento fondamentale, la “tipicità”, poiché essa passa attraverso il territorio, la metodologia di produzione e il contesto temporale e sociale. Per quanto riguarda il Sangiovese la prima attestazione scritta della sua coltivazione in territorio Toscano risale alla fine del 1500 (Soderini), ma Cosimo Villifranchi nella seconda metà del Settecento parla di un “San Gioveto romano” coltivato in particolare nel Faentino. Tra Settecento e Ottocento sono poi numerosi i poemi e ditirambi che lodano questo vino. Nel 1839, il conte Gallesio giunse a Forlì, da Firenze, percorrendo la strada aperta dal granduca Pietro Leopoldo lungo il corso del fiume Montone ed ebbe modo di descrivere i vigneti incontrati nel percorso: “le vigne … sono tutte a ceppi bassi attaccati ad un picciolo palo come in Francia, le uve che vi si coltivano sono per la maggior parte il Sangiovese di Romagna”. Nei vecchi testi, quindi, viene spesso identificato un Sangiovese coltivato in Romagna con caratteristiche sue proprie che lo fanno distinguere da quelli coltivati in altre aree, ma soprattutto va rimarcato come fosse diverso l’approccio enologico al vitigno rispetto alla Toscana: in Romagna si vinificava in purezza, mentre in Toscana si trattava più spesso di uvaggi (come il ben noto Chianti) o di tagli con altri vitigni. Questa caratteristica è stata contemplata nel Disciplinare “Romagna” Sangiovese: l’uso della menzione geografica aggiuntiva per i vini di Sangiovese è subordinata all’utilizzo di almeno il 95% di uve del vitigno. La DOC “Sangiovese di Romagna”, confluita nella DOC “Romagna”, fu istituita con DPR 09-07-1967.

Trebbiano romagnolo. I “Trebbiani” sono una famiglia di vitigni molto antichi che hanno trovato alcune zone di elezione che gli hanno tributato la seconda parte del nome: Trebbiano romagnolo, piuttosto che toscano, modenese, abruzzese, per citarne alcuni. Nel Trecento il Trebbiano veniva annoverato tra i vini “di lusso” del medioevo, mentre in tempi più recenti appare un’immagine più differenziata del Trebbiano, che viene considerato anche un vino di carattere semplice. Lo citano il Soderini nel Cinquecento, il Trinci Settecento e tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento diversi autori cercano di mettere ordine tra le diverse tipologie e sinonimie. In Romagna si coltivava in prevalenza il Trebbiano della fiamma, così detto perché i grappoli esposti al sole prendono una colorazione giallo-rossastra. Nel Molon (1906) si legge che il vitigno era coltivato soprattutto nelle province di Forlì e Ravenna, meno nel Cesenate, dove prevaleva l’Albana e si riporta quanto affermato da Pasqualini e Pasqui in merito all’apprezzamento del Trebbiano nei filari di pianura, nonostante l’elevata umidità. La sua vasta diffusione è dovuta alla capacità di adattarsi alle più diverse tipologie di terreno e condizioni climatiche, alla costante produttività ed alle caratteristiche del vino: gradevole, corretto e facilmente commerciabile. Con il DPR 31-08-1973 viene istituita la DOC “Trebbiano di Romagna”, che ricomprende un’area di coltivazione che si estende dalla collina verso quelle aree di pianura dove i terreni sono più argillosi o argilloso-sabbiosi. Vini amabili, frizzanti e spumanti. La presenza in Romagna di vitigni tipicamente a maturazione medio-tardiva o tardiva (Trebbiano, Pagadebiti) faceva sì che il sopraggiungere del freddo invernale bloccasse la fermentazione lasciando nei vini residui zuccherini più o meno importanti. Da qui l’uso di bere vini dolci o amabili nel periodo autunno-invernale e vini frizzanti e spumanti nell’estate successiva la vendemmia. Infatti i vini con residuo zuccherino, una volta messi in bottiglia, riprendevano a fermentare con l’arrivo dei primi caldi, originando una frizzantatura naturale. Vi era quindi una tradizione, se si vuole involontaria, di spumanti e frizzanti, che con l’accrescersi delle conoscenze enologiche è stata perfezionata: l’uso del freddo in cantina consente di preservare profumi e aromi e l’uso di lieviti selezionati consente di ottimizzare le fermentazioni.

Il Vino DOC Romagna ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 22 settembre 2011.

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con DM 22.09.2011 G.U. 235 del 8.10.2011
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche riportate in G.U. 80 del 05.04.2022

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione         Sottozona

 


Vino Romagna D.O.C. Sangiovese Sottozona Marzeno

La denominazione di origine controllata «Romagna» e alle relative Sottozone è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:

  1. Albana Spumante Dolce (categoria Vino Spumante)
  2. Bianco Spumante (categoria Vino Spumante)
  3. Rosato Spumante (categoria Vino Spumante)
  4. Cagnina
  5. Pagadebit, anche nella versione Frizzante
  6. Sangiovese, anche con la specificazione Novello e Riserva
  7. Sangiovese Passito (categoria Vino)
  8. Sangiovese Superiore, anche con la specificazione Riserva
  9. Trebbiano, anche nella versione Frizzante e Spumante
  10. Sottozone del Vino Romagna DOC »

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Marzeno 

 

  • Sottozona Marzeno (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Sangiovese
  • =< 5% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal Colore rosso rubino tendente al granato, Odore vinoso, intenso, caratteristico e Sapore secco, pieno, armonico, leggermente tannico.

  • Sottozona Marzeno Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Sangiovese
  • =< 5% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal Colore rosso rubino tendente al granato, Odore vinoso, intenso, caratteristico e Sapore secco, pieno, armonico, leggermente tannico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Marzeno

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Romagna si estende sulle colline romagnole delle province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, in porzioni di di territorio collinare adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Romagna Marzeno è localizzata in:

  • provincia di Ravenna. Confine Nord: si parte dalla SP 16 all’altezza di Via Bertella (riferimento ex scuole di Rivalta) proseguendo fino a Via Cornacchia. La si percorre fino all’incrocio con Via Tuliero all’altezza del civico 144. Si prosegue su Via Tuliero in direzione Sud verso Sarna, comprendendo il foglio di mappa 220. Si arriva in Via Sarna e la si percorre in direzione Brisighella fino al confine amministrativo di Brisighella. Ad Ovest ci si raccorda alla Via Pian di Vicchio e si prosegue fino all’incrocio con la Strada Provinciale Carla per proseguire tenendo il crinale superiore denominato “Sentiero di Monte Gebolo”, per arrivare alla località Cà Raggio, nei pressi del Lago Aziendale dove si prosegue per la località Casa Ergazzina, poi in direzione Sud-Ovest in Via Bicocca e di qui a seguire fino all’innesto con la Provinciale Faentina. Si prosegue in direzione Modigliana fino all’incrocio con Via Ceparano che segna il confine Sud. Si percorre tutta la Via Ceparano, che rappresenta il confine Sud - Est fino all’innesto con Via Albonello in corrispondenza dei Poderi Padernone, Paterna e Laguna. Da Via Albonello, attraverso il Rio Albonello, ci si raccorda a Via Gabellotta e da questa si prosegue in direzione Nord su Via Pietramora. Il confine a Est parte da Via Uccellina che si raccorda a Via Canovetta e prosegue su Via Samoggia fino a Via Sandrona e poi continua fino all’innesto con Via Pietramora, nei pressi dell’incrocio con Via Albonello.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Marzeno

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Romagna Sangiovese Sottozona Marzeno prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Romagna non dovrà essere superiore al 65%, al 70% per le tipologie Trebbiano e Pagadebit e al 50% per la tipologia Albana Spumante; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC.
  • Nella designazione dei Vini DOC Romagna può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Romagna è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, con esclusione delle tipologie Trebbiano Frizzante e Spumante.
  • Il vino DOC Romagna Sangiovese Novello deve essere ottenuto con almeno il 50% di vino proveniente dalla macerazione carbonica delle uve.
  • Durante la vinificazione dei Vini DOC Romagna Sangiovese e la tipologia Sangiovese Superiore è consentito effettuare un appassimento parziale delle uve.
  • Durante la vinificazione del Vino DOC Romagna Albana Spumante la fermentazione del mosto può essere effettuata, anche in parte, in contenitori di legno.
  • Il Vino DOC Romagna Albana Spumante deve essere ottenuto con il Metodo Classico o Charmat.
  • I Vino DOC Romagna Sangiovese Riserva e la tipologia Sangiovese Superiore Riserva devono essere sottoposti ad invecchiamento per almeno 24 mesi di cui 6 di affinamento in bottiglia.
  • Le etichette del Vino DOC Romagna Cagnina devono riportare la specifica "Dolce".

4. Produttori di Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Marzeno

Con l’utilizzo della DOC Romagna i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Marzeno

Piatti a base di carni rosse, salumi, tortellini, tagliatelle al ragù, parmigiano e grana stagionati e formaggio di fossa.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Marzeno

La storia e la letteratura classica ci parlano spesso di una Romagna particolarmente produttiva, senza negare, però, produzioni di eccellenza: i vini di Cesena in epoca Romana e anche successiva, l’Albana di Bertinoro, come pure la “rosseggiante” Cagnina senza dimenticare il Pagadebito gentile.

Terrano. La dominazione bizantina potrebbe essere stata il momento in cui il Refosco d’Istria o Terrano d’Istria si è diffuso in Romagna. Sta di fatto che, in tempi storici, ha dato origine ad un vino molto apprezzato chiamato “Cagnina”, riconosciuto a DOC con DPR 17-03-1988 (Cagnina di Romagna). Riferisce Giovanni Manzoni che la Cagnina è un’uva probabilmente originaria della Jugoslavia, “tenuta in gran pregio sebbene anticamente fosse piccola di grappolo e di acini radi. Coltivata in Romagna già nel 1200 in alcune piane del Cesenate, del Forlivese e del Ravennate, fu poi limitata solamente a qualche modesto vigneto, come lo è ancora oggi, per la sua scarsa resa”. Diversi gli scritti e i componimenti poetici tra Ottocento e Novecento che attestano la diffusione e l’apprezzamento della Cagnina in Romagna.

Bombino bianco. Localmente detto Pagadebito gentile, da cui il nome del vino. L’origine del vitigno non è nota, ma si tratta di varietà diffusa lungo tutta la fascia adriatica della Penisola con nomi diversi nelle varie regioni, ma che richiamano spesso la sua capacità produttiva. Secondo Hohnerlein-Buchinger l’etimo sarebbe da “produce tanto da pagare i debiti”, in realtà la produttività, specie in collina, non è elevatissima ma costante negli anni; infatti si tratta di varietà rustica e con sottogemme fertili, tanto che se una gelata tardiva può compromettere gravemente la produzione della maggior parte degli altri vitigni, con il Pagadebito è comunque garantita una buona produzione. Nell’area di Bertinoro un tempo si facevano vigneti misti di Albana gentile e Pagadebiti proprio per compensare una eventuale carenza produttiva del primo vitigno. La prima citazione scritta di un “Pagadebito bianco” tra le viti “de’ contorni di Rimino” è dell’Acerbi e risale al 1825. Nell’ambito della mostra ampelografica tenutasi a Forlì nel 1876 si ebbe la possibilità di confrontare tra loro grappoli di Pagadebito provenienti da diversi areali e si convenne che “Il Pagadebito gentile di Forlì, di Bertinoro e di Predappio si differenzia dal Pagadebito verdone per gli acini più sferici, meno grossi, meno verdi e più dolci”. Storicamente è stata riconosciuta una particolare e pregevole tradizione di coltivazione del Pagadebito nell’areale di Bertinoro, messa in evidenza anche nel Disciplinare della DOC “Pagadebit di Romagna” accolto con DPR 17-03-1988.

Sangiovese. La zona di diffusione principale del Sangiovese si colloca tra Romagna e Toscana ed è in questi due territori che da tempi storici si sono venuti a delineare vari biotipi, ma soprattutto vini differenti, frutto dell’interazione specifica e peculiare di territori diversi con questo vitigno. Nello studio della storia di un vino si fa spesso riferimento ai miti e alle religioni dei popoli, ma non bisogna trascurare un altro elemento fondamentale, la “tipicità”, poiché essa passa attraverso il territorio, la metodologia di produzione e il contesto temporale e sociale. Per quanto riguarda il Sangiovese la prima attestazione scritta della sua coltivazione in territorio Toscano risale alla fine del 1500 (Soderini), ma Cosimo Villifranchi nella seconda metà del Settecento parla di un “San Gioveto romano” coltivato in particolare nel Faentino. Tra Settecento e Ottocento sono poi numerosi i poemi e ditirambi che lodano questo vino. Nel 1839, il conte Gallesio giunse a Forlì, da Firenze, percorrendo la strada aperta dal granduca Pietro Leopoldo lungo il corso del fiume Montone ed ebbe modo di descrivere i vigneti incontrati nel percorso: “le vigne … sono tutte a ceppi bassi attaccati ad un picciolo palo come in Francia, le uve che vi si coltivano sono per la maggior parte il Sangiovese di Romagna”. Nei vecchi testi, quindi, viene spesso identificato un Sangiovese coltivato in Romagna con caratteristiche sue proprie che lo fanno distinguere da quelli coltivati in altre aree, ma soprattutto va rimarcato come fosse diverso l’approccio enologico al vitigno rispetto alla Toscana: in Romagna si vinificava in purezza, mentre in Toscana si trattava più spesso di uvaggi (come il ben noto Chianti) o di tagli con altri vitigni. Questa caratteristica è stata contemplata nel Disciplinare “Romagna” Sangiovese: l’uso della menzione geografica aggiuntiva per i vini di Sangiovese è subordinata all’utilizzo di almeno il 95% di uve del vitigno. La DOC “Sangiovese di Romagna”, confluita nella DOC “Romagna”, fu istituita con DPR 09-07-1967.

Trebbiano romagnolo. I “Trebbiani” sono una famiglia di vitigni molto antichi che hanno trovato alcune zone di elezione che gli hanno tributato la seconda parte del nome: Trebbiano romagnolo, piuttosto che toscano, modenese, abruzzese, per citarne alcuni. Nel Trecento il Trebbiano veniva annoverato tra i vini “di lusso” del medioevo, mentre in tempi più recenti appare un’immagine più differenziata del Trebbiano, che viene considerato anche un vino di carattere semplice. Lo citano il Soderini nel Cinquecento, il Trinci Settecento e tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento diversi autori cercano di mettere ordine tra le diverse tipologie e sinonimie. In Romagna si coltivava in prevalenza il Trebbiano della fiamma, così detto perché i grappoli esposti al sole prendono una colorazione giallo-rossastra. Nel Molon (1906) si legge che il vitigno era coltivato soprattutto nelle province di Forlì e Ravenna, meno nel Cesenate, dove prevaleva l’Albana e si riporta quanto affermato da Pasqualini e Pasqui in merito all’apprezzamento del Trebbiano nei filari di pianura, nonostante l’elevata umidità. La sua vasta diffusione è dovuta alla capacità di adattarsi alle più diverse tipologie di terreno e condizioni climatiche, alla costante produttività ed alle caratteristiche del vino: gradevole, corretto e facilmente commerciabile. Con il DPR 31-08-1973 viene istituita la DOC “Trebbiano di Romagna”, che ricomprende un’area di coltivazione che si estende dalla collina verso quelle aree di pianura dove i terreni sono più argillosi o argilloso-sabbiosi. Vini amabili, frizzanti e spumanti. La presenza in Romagna di vitigni tipicamente a maturazione medio-tardiva o tardiva (Trebbiano, Pagadebiti) faceva sì che il sopraggiungere del freddo invernale bloccasse la fermentazione lasciando nei vini residui zuccherini più o meno importanti. Da qui l’uso di bere vini dolci o amabili nel periodo autunno-invernale e vini frizzanti e spumanti nell’estate successiva la vendemmia. Infatti i vini con residuo zuccherino, una volta messi in bottiglia, riprendevano a fermentare con l’arrivo dei primi caldi, originando una frizzantatura naturale. Vi era quindi una tradizione, se si vuole involontaria, di spumanti e frizzanti, che con l’accrescersi delle conoscenze enologiche è stata perfezionata: l’uso del freddo in cantina consente di preservare profumi e aromi e l’uso di lieviti selezionati consente di ottimizzare le fermentazioni.

Il Vino DOC Romagna ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 22 settembre 2011.

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 22.09.2011, G.U. 235 del 8.10.2011
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche riportate in G.U. 80 del 05.04.2022

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione         Sottozona

 


Vino Romagna D.O.C. Sangiovese Sottozona Modigliana

La denominazione di origine controllata «Romagna» e alle relative Sottozone è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:

  1. Albana Spumante Dolce (categoria Vino Spumante)
  2. Bianco Spumante (categoria Vino Spumante)
  3. Rosato Spumante (categoria Vino Spumante)
  4. Cagnina
  5. Pagadebit, anche nella versione Frizzante
  6. Sangiovese, anche con la specificazione Novello e Riserva
  7. Sangiovese Passito (categoria Vino)
  8. Sangiovese Superiore, anche con la specificazione Riserva
  9. Trebbiano, anche nella versione Frizzante e Spumante
  10. Sottozone del Vino Romagna DOC »

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Modigliana

 

  • Sottozona Modigliana Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 60% Vitigno Trebbiano
  • =< 40% Vitigni Chardonnay e Sauvignon da soli o congiuntamente
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal Colore giallo da chiaro a paglierino, più o meno intenso; Odore vinooso, intenso, gradevole; Sapore sapido e armonico.

  • Romagna Sangiovese Sottozona Modigliana (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Sangiovese
  • =< 5% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal Colore rosso rubino tendente al granato, Odore vinoso, intenso, caratteristico e Sapore secco, pieno, armonico, leggermente tannico.

  • Romagna Sangiovese Riserva Sottozona Modigliana (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Sangiovese
  • =< 5% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal Colore rosso rubino tendente al granato, Odore vinoso, intenso, caratteristico e Sapore secco, pieno, armonico, leggermente tannico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Modigliana

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Romagna si estende sulle colline romagnole delle province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, in porzioni di di territorio collinare adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Romagna Modigliana è localizzata in:

  • provincia di Forlì-Cesena e comprende il territorio del Comune di Modigliana.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Modigliana

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Romagna Sangiovese Sottozona Modigliana prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Romagna non dovrà essere superiore al 65%, al 70% per le tipologie Trebbiano e Pagadebit e al 50% per la tipologia Albana Spumante; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC.
  • Nella designazione dei Vini DOC Romagna può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Romagna è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, con esclusione delle tipologie Trebbiano Frizzante e Spumante.
  • Il vino DOC Romagna Sangiovese Novello deve essere ottenuto con almeno il 50% di vino proveniente dalla macerazione carbonica delle uve.
  • Durante la vinificazione dei Vini DOC Romagna Sangiovese e la tipologia Sangiovese Superiore è consentito effettuare un appassimento parziale delle uve.
  • Durante la vinificazione del Vino DOC Romagna Albana Spumante la fermentazione del mosto può essere effettuata, anche in parte, in contenitori di legno.
  • Il Vino DOC Romagna Albana Spumante deve essere ottenuto con il Metodo Classico o Charmat.
  • I Vino DOC Romagna Sangiovese Riserva e la tipologia Sangiovese Superiore Riserva devono essere sottoposti ad invecchiamento per almeno 24 mesi di cui 6 di affinamento in bottiglia.
  • Le etichette del Vino DOC Romagna Cagnina devono riportare la specifica "Dolce".

4. Produttori di Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Modigliana

Con l’utilizzo della DOC Romagna i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Modigliana

Piatti a base di carni rosse, salumi, tortellini, tagliatelle al ragù, parmigiano e grana stagionati e formaggio di fossa.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Modigliana

La storia e la letteratura classica ci parlano spesso di una Romagna particolarmente produttiva, senza negare, però, produzioni di eccellenza: i vini di Cesena in epoca Romana e anche successiva, l’Albana di Bertinoro, come pure la “rosseggiante” Cagnina senza dimenticare il Pagadebito gentile.

Terrano. La dominazione bizantina potrebbe essere stata il momento in cui il Refosco d’Istria o Terrano d’Istria si è diffuso in Romagna. Sta di fatto che, in tempi storici, ha dato origine ad un vino molto apprezzato chiamato “Cagnina”, riconosciuto a DOC con DPR 17-03-1988 (Cagnina di Romagna). Riferisce Giovanni Manzoni che la Cagnina è un’uva probabilmente originaria della Jugoslavia, “tenuta in gran pregio sebbene anticamente fosse piccola di grappolo e di acini radi. Coltivata in Romagna già nel 1200 in alcune piane del Cesenate, del Forlivese e del Ravennate, fu poi limitata solamente a qualche modesto vigneto, come lo è ancora oggi, per la sua scarsa resa”. Diversi gli scritti e i componimenti poetici tra Ottocento e Novecento che attestano la diffusione e l’apprezzamento della Cagnina in Romagna.

Bombino bianco. Localmente detto Pagadebito gentile, da cui il nome del vino. L’origine del vitigno non è nota, ma si tratta di varietà diffusa lungo tutta la fascia adriatica della Penisola con nomi diversi nelle varie regioni, ma che richiamano spesso la sua capacità produttiva. Secondo Hohnerlein-Buchinger l’etimo sarebbe da “produce tanto da pagare i debiti”, in realtà la produttività, specie in collina, non è elevatissima ma costante negli anni; infatti si tratta di varietà rustica e con sottogemme fertili, tanto che se una gelata tardiva può compromettere gravemente la produzione della maggior parte degli altri vitigni, con il Pagadebito è comunque garantita una buona produzione. Nell’area di Bertinoro un tempo si facevano vigneti misti di Albana gentile e Pagadebiti proprio per compensare una eventuale carenza produttiva del primo vitigno. La prima citazione scritta di un “Pagadebito bianco” tra le viti “de’ contorni di Rimino” è dell’Acerbi e risale al 1825. Nell’ambito della mostra ampelografica tenutasi a Forlì nel 1876 si ebbe la possibilità di confrontare tra loro grappoli di Pagadebito provenienti da diversi areali e si convenne che “Il Pagadebito gentile di Forlì, di Bertinoro e di Predappio si differenzia dal Pagadebito verdone per gli acini più sferici, meno grossi, meno verdi e più dolci”. Storicamente è stata riconosciuta una particolare e pregevole tradizione di coltivazione del Pagadebito nell’areale di Bertinoro, messa in evidenza anche nel Disciplinare della DOC “Pagadebit di Romagna” accolto con DPR 17-03-1988.

Sangiovese. La zona di diffusione principale del Sangiovese si colloca tra Romagna e Toscana ed è in questi due territori che da tempi storici si sono venuti a delineare vari biotipi, ma soprattutto vini differenti, frutto dell’interazione specifica e peculiare di territori diversi con questo vitigno. Nello studio della storia di un vino si fa spesso riferimento ai miti e alle religioni dei popoli, ma non bisogna trascurare un altro elemento fondamentale, la “tipicità”, poiché essa passa attraverso il territorio, la metodologia di produzione e il contesto temporale e sociale. Per quanto riguarda il Sangiovese la prima attestazione scritta della sua coltivazione in territorio Toscano risale alla fine del 1500 (Soderini), ma Cosimo Villifranchi nella seconda metà del Settecento parla di un “San Gioveto romano” coltivato in particolare nel Faentino. Tra Settecento e Ottocento sono poi numerosi i poemi e ditirambi che lodano questo vino. Nel 1839, il conte Gallesio giunse a Forlì, da Firenze, percorrendo la strada aperta dal granduca Pietro Leopoldo lungo il corso del fiume Montone ed ebbe modo di descrivere i vigneti incontrati nel percorso: “le vigne … sono tutte a ceppi bassi attaccati ad un picciolo palo come in Francia, le uve che vi si coltivano sono per la maggior parte il Sangiovese di Romagna”. Nei vecchi testi, quindi, viene spesso identificato un Sangiovese coltivato in Romagna con caratteristiche sue proprie che lo fanno distinguere da quelli coltivati in altre aree, ma soprattutto va rimarcato come fosse diverso l’approccio enologico al vitigno rispetto alla Toscana: in Romagna si vinificava in purezza, mentre in Toscana si trattava più spesso di uvaggi (come il ben noto Chianti) o di tagli con altri vitigni. Questa caratteristica è stata contemplata nel Disciplinare “Romagna” Sangiovese: l’uso della menzione geografica aggiuntiva per i vini di Sangiovese è subordinata all’utilizzo di almeno il 95% di uve del vitigno. La DOC “Sangiovese di Romagna”, confluita nella DOC “Romagna”, fu istituita con DPR 09-07-1967.

Trebbiano romagnolo. I “Trebbiani” sono una famiglia di vitigni molto antichi che hanno trovato alcune zone di elezione che gli hanno tributato la seconda parte del nome: Trebbiano romagnolo, piuttosto che toscano, modenese, abruzzese, per citarne alcuni. Nel Trecento il Trebbiano veniva annoverato tra i vini “di lusso” del medioevo, mentre in tempi più recenti appare un’immagine più differenziata del Trebbiano, che viene considerato anche un vino di carattere semplice. Lo citano il Soderini nel Cinquecento, il Trinci Settecento e tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento diversi autori cercano di mettere ordine tra le diverse tipologie e sinonimie. In Romagna si coltivava in prevalenza il Trebbiano della fiamma, così detto perché i grappoli esposti al sole prendono una colorazione giallo-rossastra. Nel Molon (1906) si legge che il vitigno era coltivato soprattutto nelle province di Forlì e Ravenna, meno nel Cesenate, dove prevaleva l’Albana e si riporta quanto affermato da Pasqualini e Pasqui in merito all’apprezzamento del Trebbiano nei filari di pianura, nonostante l’elevata umidità. La sua vasta diffusione è dovuta alla capacità di adattarsi alle più diverse tipologie di terreno e condizioni climatiche, alla costante produttività ed alle caratteristiche del vino: gradevole, corretto e facilmente commerciabile. Con il DPR 31-08-1973 viene istituita la DOC “Trebbiano di Romagna”, che ricomprende un’area di coltivazione che si estende dalla collina verso quelle aree di pianura dove i terreni sono più argillosi o argilloso-sabbiosi. Vini amabili, frizzanti e spumanti. La presenza in Romagna di vitigni tipicamente a maturazione medio-tardiva o tardiva (Trebbiano, Pagadebiti) faceva sì che il sopraggiungere del freddo invernale bloccasse la fermentazione lasciando nei vini residui zuccherini più o meno importanti. Da qui l’uso di bere vini dolci o amabili nel periodo autunno-invernale e vini frizzanti e spumanti nell’estate successiva la vendemmia. Infatti i vini con residuo zuccherino, una volta messi in bottiglia, riprendevano a fermentare con l’arrivo dei primi caldi, originando una frizzantatura naturale. Vi era quindi una tradizione, se si vuole involontaria, di spumanti e frizzanti, che con l’accrescersi delle conoscenze enologiche è stata perfezionata: l’uso del freddo in cantina consente di preservare profumi e aromi e l’uso di lieviti selezionati consente di ottimizzare le fermentazioni.

Il Vino DOC Romagna ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 22 settembre 2011.

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 22.09.2011, G.U. 235 del 8.10.2011
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche riportate in G.U. 80 del 05.04.2022

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione         Sottozona

 


Vino Romagna D.O.C. Sangiovese Sottozona Meldola

La denominazione di origine controllata «Romagna» e alle relative Sottozone è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:

  1. Albana Spumante Dolce (categoria Vino Spumante)
  2. Bianco Spumante (categoria Vino Spumante)
  3. Rosato Spumante (categoria Vino Spumante)
  4. Cagnina
  5. Pagadebit, anche nella versione Frizzante
  6. Sangiovese, anche con la specificazione Novello e Riserva
  7. Sangiovese Passito (categoria Vino)
  8. Sangiovese Superiore, anche con la specificazione Riserva
  9. Trebbiano, anche nella versione Frizzante e Spumante
  10. Sottozone del Vino Romagna DOC »

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Meldola 

 

  • Sottozona Meldola (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Sangiovese
  • =< 5% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal Colore rosso rubino tendente al granato, Odore vinoso, intenso, caratteristico e Sapore secco, pieno, armonico, leggermente tannico.

  • Sottozona Meldola Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Sangiovese
  • =< 5% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal Colore rosso rubino tendente al granato, Odore vinoso, intenso, caratteristico e Sapore secco, pieno, armonico, leggermente tannico.

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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Meldola

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Romagna si estende sulle colline romagnole delle province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, in porzioni di di territorio collinare adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Romagna Meldola è localizzata in: 

  • provincia di Forlì-Cesena. Da Meldola si segue il confine della menzione geografica aggiuntiva Predappio sino al confine con il comune di S. Sofia; quindi per la SP 4 sino a S. Sofia; poi per via Spinello e le SP 96 e 127 sino a Civorio; quindi per la SP 95 sino a incontrare il confine della menzione geografica aggiuntiva San Vicinio che si segue per ritornare a Meldola lungo i confini della menzione geografica aggiuntiva Bertinoro.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Meldola

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Romagna Sangiovese Sottozona Meldola prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Romagna non dovrà essere superiore al 65%, al 70% per le tipologie Trebbiano e Pagadebit e al 50% per la tipologia Albana Spumante; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC.
  • Nella designazione dei Vini DOC Romagna può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Romagna è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, con esclusione delle tipologie Trebbiano Frizzante e Spumante.
  • Il vino DOC Romagna Sangiovese Novello deve essere ottenuto con almeno il 50% di vino proveniente dalla macerazione carbonica delle uve.
  • Durante la vinificazione dei Vini DOC Romagna Sangiovese e la tipologia Sangiovese Superiore è consentito effettuare un appassimento parziale delle uve.
  • Durante la vinificazione del Vino DOC Romagna Albana Spumante la fermentazione del mosto può essere effettuata, anche in parte, in contenitori di legno.
  • Il Vino DOC Romagna Albana Spumante deve essere ottenuto con il Metodo Classico o Charmat.
  • I Vino DOC Romagna Sangiovese Riserva e la tipologia Sangiovese Superiore Riserva devono essere sottoposti ad invecchiamento per almeno 24 mesi di cui 6 di affinamento in bottiglia.
  • Le etichette del Vino DOC Romagna Cagnina devono riportare la specifica "Dolce".

4. Produttori di Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Meldola

Con l’utilizzo della DOC Romagna i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Meldola

Piatti a base di carni rosse, salumi, tortellini, tagliatelle al ragù, parmigiano e grana stagionati e formaggio di fossa.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Meldola

La storia e la letteratura classica ci parlano spesso di una Romagna particolarmente produttiva, senza negare, però, produzioni di eccellenza: i vini di Cesena in epoca Romana e anche successiva, l’Albana di Bertinoro, come pure la “rosseggiante” Cagnina senza dimenticare il Pagadebito gentile.

Terrano. La dominazione bizantina potrebbe essere stata il momento in cui il Refosco d’Istria o Terrano d’Istria si è diffuso in Romagna. Sta di fatto che, in tempi storici, ha dato origine ad un vino molto apprezzato chiamato “Cagnina”, riconosciuto a DOC con DPR 17-03-1988 (Cagnina di Romagna). Riferisce Giovanni Manzoni che la Cagnina è un’uva probabilmente originaria della Jugoslavia, “tenuta in gran pregio sebbene anticamente fosse piccola di grappolo e di acini radi. Coltivata in Romagna già nel 1200 in alcune piane del Cesenate, del Forlivese e del Ravennate, fu poi limitata solamente a qualche modesto vigneto, come lo è ancora oggi, per la sua scarsa resa”. Diversi gli scritti e i componimenti poetici tra Ottocento e Novecento che attestano la diffusione e l’apprezzamento della Cagnina in Romagna.

Bombino bianco. Localmente detto Pagadebito gentile, da cui il nome del vino. L’origine del vitigno non è nota, ma si tratta di varietà diffusa lungo tutta la fascia adriatica della Penisola con nomi diversi nelle varie regioni, ma che richiamano spesso la sua capacità produttiva. Secondo Hohnerlein-Buchinger l’etimo sarebbe da “produce tanto da pagare i debiti”, in realtà la produttività, specie in collina, non è elevatissima ma costante negli anni; infatti si tratta di varietà rustica e con sottogemme fertili, tanto che se una gelata tardiva può compromettere gravemente la produzione della maggior parte degli altri vitigni, con il Pagadebito è comunque garantita una buona produzione. Nell’area di Bertinoro un tempo si facevano vigneti misti di Albana gentile e Pagadebiti proprio per compensare una eventuale carenza produttiva del primo vitigno. La prima citazione scritta di un “Pagadebito bianco” tra le viti “de’ contorni di Rimino” è dell’Acerbi e risale al 1825. Nell’ambito della mostra ampelografica tenutasi a Forlì nel 1876 si ebbe la possibilità di confrontare tra loro grappoli di Pagadebito provenienti da diversi areali e si convenne che “Il Pagadebito gentile di Forlì, di Bertinoro e di Predappio si differenzia dal Pagadebito verdone per gli acini più sferici, meno grossi, meno verdi e più dolci”. Storicamente è stata riconosciuta una particolare e pregevole tradizione di coltivazione del Pagadebito nell’areale di Bertinoro, messa in evidenza anche nel Disciplinare della DOC “Pagadebit di Romagna” accolto con DPR 17-03-1988.

Sangiovese. La zona di diffusione principale del Sangiovese si colloca tra Romagna e Toscana ed è in questi due territori che da tempi storici si sono venuti a delineare vari biotipi, ma soprattutto vini differenti, frutto dell’interazione specifica e peculiare di territori diversi con questo vitigno. Nello studio della storia di un vino si fa spesso riferimento ai miti e alle religioni dei popoli, ma non bisogna trascurare un altro elemento fondamentale, la “tipicità”, poiché essa passa attraverso il territorio, la metodologia di produzione e il contesto temporale e sociale. Per quanto riguarda il Sangiovese la prima attestazione scritta della sua coltivazione in territorio Toscano risale alla fine del 1500 (Soderini), ma Cosimo Villifranchi nella seconda metà del Settecento parla di un “San Gioveto romano” coltivato in particolare nel Faentino. Tra Settecento e Ottocento sono poi numerosi i poemi e ditirambi che lodano questo vino. Nel 1839, il conte Gallesio giunse a Forlì, da Firenze, percorrendo la strada aperta dal granduca Pietro Leopoldo lungo il corso del fiume Montone ed ebbe modo di descrivere i vigneti incontrati nel percorso: “le vigne … sono tutte a ceppi bassi attaccati ad un picciolo palo come in Francia, le uve che vi si coltivano sono per la maggior parte il Sangiovese di Romagna”. Nei vecchi testi, quindi, viene spesso identificato un Sangiovese coltivato in Romagna con caratteristiche sue proprie che lo fanno distinguere da quelli coltivati in altre aree, ma soprattutto va rimarcato come fosse diverso l’approccio enologico al vitigno rispetto alla Toscana: in Romagna si vinificava in purezza, mentre in Toscana si trattava più spesso di uvaggi (come il ben noto Chianti) o di tagli con altri vitigni. Questa caratteristica è stata contemplata nel Disciplinare “Romagna” Sangiovese: l’uso della menzione geografica aggiuntiva per i vini di Sangiovese è subordinata all’utilizzo di almeno il 95% di uve del vitigno. La DOC “Sangiovese di Romagna”, confluita nella DOC “Romagna”, fu istituita con DPR 09-07-1967.

Trebbiano romagnolo. I “Trebbiani” sono una famiglia di vitigni molto antichi che hanno trovato alcune zone di elezione che gli hanno tributato la seconda parte del nome: Trebbiano romagnolo, piuttosto che toscano, modenese, abruzzese, per citarne alcuni. Nel Trecento il Trebbiano veniva annoverato tra i vini “di lusso” del medioevo, mentre in tempi più recenti appare un’immagine più differenziata del Trebbiano, che viene considerato anche un vino di carattere semplice. Lo citano il Soderini nel Cinquecento, il Trinci Settecento e tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento diversi autori cercano di mettere ordine tra le diverse tipologie e sinonimie. In Romagna si coltivava in prevalenza il Trebbiano della fiamma, così detto perché i grappoli esposti al sole prendono una colorazione giallo-rossastra. Nel Molon (1906) si legge che il vitigno era coltivato soprattutto nelle province di Forlì e Ravenna, meno nel Cesenate, dove prevaleva l’Albana e si riporta quanto affermato da Pasqualini e Pasqui in merito all’apprezzamento del Trebbiano nei filari di pianura, nonostante l’elevata umidità. La sua vasta diffusione è dovuta alla capacità di adattarsi alle più diverse tipologie di terreno e condizioni climatiche, alla costante produttività ed alle caratteristiche del vino: gradevole, corretto e facilmente commerciabile. Con il DPR 31-08-1973 viene istituita la DOC “Trebbiano di Romagna”, che ricomprende un’area di coltivazione che si estende dalla collina verso quelle aree di pianura dove i terreni sono più argillosi o argilloso-sabbiosi. Vini amabili, frizzanti e spumanti. La presenza in Romagna di vitigni tipicamente a maturazione medio-tardiva o tardiva (Trebbiano, Pagadebiti) faceva sì che il sopraggiungere del freddo invernale bloccasse la fermentazione lasciando nei vini residui zuccherini più o meno importanti. Da qui l’uso di bere vini dolci o amabili nel periodo autunno-invernale e vini frizzanti e spumanti nell’estate successiva la vendemmia. Infatti i vini con residuo zuccherino, una volta messi in bottiglia, riprendevano a fermentare con l’arrivo dei primi caldi, originando una frizzantatura naturale. Vi era quindi una tradizione, se si vuole involontaria, di spumanti e frizzanti, che con l’accrescersi delle conoscenze enologiche è stata perfezionata: l’uso del freddo in cantina consente di preservare profumi e aromi e l’uso di lieviti selezionati consente di ottimizzare le fermentazioni.

Il Vino DOC Romagna ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 22 settembre 2011.

Oltre 300 buyers, tra Importatori, Grossisti e Distributori in 70 paesi del mondo, sono le collaborazioni attive di Assovini.it

Assovini

Assovini.it è il sito del Vino e delle Cantine ideato nel 1986 e realizzato da un team di Sommelier con la collaborazione di Enologi e Produttori per diffondere i migliori Vini italiani nel mondo.

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