Già nella denominazione si leggono le caratteristiche della morfologia del territorio interessato e le ricchezze delle colture valorizzate. In questa zona della regione, infatti, la catena delle Alpi si spinge fin quasi a ridosso della costa, e coltivazioni mediterranee, come quella degli ulivi, sono presenti in modo non sporadico accanto a una vegetazione di montagna, come i castagni, che formano un fitto manto boscoso.
La strada si snoda nella Riviera ligure di Ponente partendo dall’Altopiano delle Mànie, la parte più elevata dell’entroterra finalese in direzione di Noli. Risale sulle colline lungo la Valle Arroscia in direzione ovest, e arriva al Colle di Nava. Il percorso costituiva una delle importanti “vie del sale”, che dalla costa permettevano, nel passato, il trasporto di questo prodotto indispensabile fino alle località alpine e padane che ne erano prive. Numerosi paesi, borghi storici, castelli, chiese si susseguono lungo le strade della valle, a testimoniare un’antica civiltà, ancora custodita nelle abitudini della vita sociale ed economica, nelle architetture delle case di pietra, nelle strade lastricate, nei portici che accolgono e proteggono.
L'itinerario offre anche frequenti incontri con l’artigianato tradizionale del ferro battuto, del legno, del vetro, della pietra. Alla varietà dei paesaggi e dei sapori, legati anche all’allevamento, si affianca una grande varietà di vitigni, fra i quali l’Ormeasco, figlio di un Dolcetto di chiare ascendenze piemontesi giustificate dalla posizione geografica della Doc ligure, e il Rossese, che resta circoscritto in quest’area.
Come in tutta la Liguria, lungo questa Strada vigneti di una certa estensione si possono incontrare solo nei fondivalle e sugli altipiani; la dimensione consueta della vigna è, infatti, anche qui, quella della fasce, su cui possono svilupparsi poche piante nei filari limitati dallo scarso spazio a disposizione. Per quanto riguarda le tecniche colturali perpetuate dalla tradizione, molto spesso il sostegno dei tralci era realizzato attraverso una successione continua di pali grezzi con biforcazioni in alto, senza che venissero tesi fili tra i sostegni verticali, a volte uniti fra loro da un altro palo o da una canna trasversale: una conferma del carattere persistente di autoalimentazione che l’economia agricola dell’entroterra ligure non si rassegna ad abbandonare.
La lettura del paesaggio evoca, infatti, un’agricoltura produttrice di materie prime un tempo garanzia di autonomia e di sopravvivenza: olio, vino, ortaggi, frutta, erbe aromatiche, piccolo allevamento. Oggi non solo queste produzioni non sono state abbandonate, ma sono divenute il simbolo raffinato di un ambiente e di una cucina capaci di esportare le suggestioni, i profumi e i sapori che li hanno resi unici.