Assovini
Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato DOC dal D.P.R. 28.4.1975, G.U. 222 del 21.08.1975 - Approvato DOCG dal D.P.R. 20.10.1990, G.U. 59 del 11.03.1991
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Carmignano D.O.C.G.
La denominazione di origine controllata e garantita “Carmignano” è riservata ai vini rossi che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Carmignano
- Carmignano Riserva
1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Carmignano
- Carmignano (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Sangiovese
- =< 20% Vinigno Canaiolo Nero
- >< 10-20% Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, da soli o congiuntamente;
- =< 10% Trebbiano Toscano, Canaiolo Bianco e Malvasia del Chianti, da soli o congiuntamente;
- =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Toscana.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino vivace, intenso, tendente al granato con l’invecchiamento, odore vinoso con profumo intenso, anche di mammola, e con più pronunciato carattere di finezza per l'invecchiamento e sapore asciutto, sapido, pieno, armonico, morbido e vellutato.
- Carmignano Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Sangiovese
- =< 20% Vinigno Canaiolo Nero
- >< 10-20% Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, da soli o congiuntamente;
- =< 10% Trebbiano Toscano, Canaiolo Bianco e Malvasia del Chianti, da soli o congiuntamente;
- =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Toscana.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino vivace, intenso, tendente al granato con l’invecchiamento, odore vinoso con profumo intenso, anche di mammola, e con più pronunciato carattere di finezza per l'invecchiamento e sapore asciutto, sapido, pieno, armonico, morbido e vellutato.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Carmignano
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOCG Carmignano si estende sulle colline pratesi situate all’interno della piccola catena del Montalbano, che da Serravalle Pistoiese giunge a strapiombo sull’Arno a sud di Artimino, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOCG Carmignano è localizzata in:
- provincia di Prato e comprende il territorio dei comuni di Carmignano e Poggio a Caiano.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Carmignano
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOCG Carmignano prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOCG Carmignano non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOCG. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOCG per tutto il prodotto.
- Il vino DOCG Carmignano deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 8 mesi.
- Il vino DOCG Carmignano con menzione Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 12 mesi.
- Nella designazione dei Vini DOCG Carmignano può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOCG Carmignano è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
4. Produttori di Vino DOCG Carmignano
Con l’utilizzo della DOCG Carmignano i Produttori Vinicoli Toscani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Carmignano
Piatti strutturati come il polpettone alla fiorentina, la faraona al cartoccio, la porchetta allo spiedo, la bistecca alla fiorentina.
6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Carmignano
Le pregevoli caratteristiche del vino prodotto nella zona del Carmignano sono note da lungo tempo. Già nel ‘300 Pietro Domenico Bartoloni, cronista, parla dei “vini di Carmignano e di Artimino che sono eccellenti”.
Il Ricci nelle “Memorie storiche di Carmignano”, 1895, riferisce che Ser Lapo Mazzei acquistò l’8 dicembre 1396, per conto di Marco Datini, 15 soma di vino di Carmignano al prezzo di “un fiorino suggello” la soma (un prezzo pari a circa quattro volte quello dei vini maggiormente quotati a quel tempo). Il Redi (1673), nel famoso ditirambo, parla in termini molto lusinghieri del “Carmignano”, “ma se giara io prendo in mano di brillante Carmignano così grato in sen mi piove che ambrosia e nettar non invidio a Giove”.
Il vino di Carmignano si era fatto un buon nome anche al di fuori dei confini, tanto che nel 1716 il Granduca di Toscana Cosimo III dei Medici emise un bando per fissare in modo chiaro ed inequivocabile i confini del comprensorio di produzione del “vino di Carmignano” insieme a quelli di altri tre vini. Numerose altre testimonianze, successive al bando granducale, confermano il riconoscimento di particolari caratteri a questo vino e tali da distinguerlo nettamente da altri rinomati vini prodotti nelle varie zone della Toscana.
Il Repetti (1833) afferma che il “Carmignano” è uno dei migliori e più rinomati vini della Toscana. L’Amati, nel suo “Dizionario geografico dell’Italia” (1870) raccomanda, fra gli altri vini, il Carmignano “squisito”. Il Cusmano (1889) nel “Dizionario metodico-alfabetico di viticoltura ed enologia” cita il Carmignano tra i vini migliori prodotti in Toscana. Il Palgiani (1891) nel “Supplemento alla VI edizione della “Enciclopedia Italiana” afferma, alla voce “Carmignano” “….tra il territorio bagnato dall’Arno e dall’Ombrone produce vini squisiti, dei migliori della Toscana”. L’elenco delle testimonianze potrebbe ancora continuare, ma quanto sopra richiamato ci sembra sufficiente per potere affermare che il “Carmignano”, il vino praticamente prodotto nella zona delimitata dal Bando Granducale del 1716, ha sempre avuto una fisionomia propria che lo ha distinto, per le sue caratteristiche particolari, dagli altri eccellenti vini che si producono in Toscana.
Esistono infatti delle particolari condizioni microambientali ed agronomiche che, agendo congiuntamente, imprimono al vino “Carmignano” un carattere unico e riconoscibile.
Il Vino DOCG Carmignano ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 28 aprile 1975 e DOCG in data 20.10.1990.
Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato DOC dal D.P.R. 28.03.1966, G.U. 132 del 30.06.1966 - Approvato DOCG dal D.P.R. 01.07.1980, G.U. 314 del 15.11.1980
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Brunello di Montalcino D.O.C.G.
La denominazione di origine controllata e garantita “Brunello di Montalcino” è riservata al vino rosso che risponde alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Brunello di Montalcino
- Brunello di Montalcino Riserva
- Brunello di Montalcino Vigna
1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Brunello di Montalcino
- Brunello di Montalcino (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- = 100% Vitigno Sangiovese
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso tendente al granato, odore caratteristico ed intenso e sapore asciutto, caldo, un po’ tannico, robusto, armonico, persistente.
- Brunello di Montalcino Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- = 100% Vitigno Sangiovese
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino intenso tendente al granato, odore caratteristico ed intenso e sapore asciutto, caldo, un po’ tannico, robusto, armonico, persistente.
- Brunello di Montalcino Vigna (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- = 100% Vitigno Sangiovese
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso tendente al granato, odore caratteristico ed intenso e sapore asciutto, caldo, un po’ tannico, robusto, armonico, persistente.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Brunello di Montalcino
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOCG Brunello di Montalcino si estende sulle colline senesi, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOCG Brunello di Montalcino è localizzata in:
- provincia di Siena e comprende il territorio del comune di Montalcino.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Brunello di Montalcino
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOCG Brunello di Montalcino prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOCG Brunello di Montalcino non dovrà essere superiore al 68%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 7%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOCG. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOCG per tutto il prodotto.
- Il vino DOCG Brunello di Montalcino deve essere sottoposto ad un periodo di affinamento di almeno due anni in contenitori di rovere di qualsiasi dimensione.
- Il vino DOCG Brunello di Montalcino non può essere immesso al consumo prima del 1° gennaio dell’anno successivo al termine di cinque anni calcolati considerando l’annata della vendemmia.
- Il vino DOCG Brunello di Montalcino può portare come qualificazione la menzione “Riserva” se immesso al consumo successivamente al 1° gennaio dell’anno successivo al termine di sei anni, calcolati considerando l’annata della vendemmia, fermi restando i minimi di due anni di affinamento in contenitori di rovere e di sei mesi in bottiglia.
- Il vino DOCG Brunello di Montalcino, prima dell’immissione al consumo, deve essere sottoposto ad un periodo di affinamento in bottiglia di almeno quattro mesi e di almeno sei mesi per il tipo Riserva.
- Nella designazione dei Vini DOCG Brunello di Montalcino può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOCG Brunello di Montalcino è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
4. Produttori di Vino DOCG Brunello di Montalcino
Con l’utilizzo della DOCG Brunello di Montalcino i Produttori Vinicoli Toscani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Brunello di Montalcino
L'eleganza e il corpo armonico del vino permettono abbinamenti con piatti molto strutturati e compositi quali le carni rosse, la selvaggina da penna e da pelo, eventualmente accompagnate da funghi e tartufi.
6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Brunello di Montalcino
La vocazione del territorio di Montalcino a produrre vini di grande qualità è nota da molti secoli. Già nel Medio Evo gli statuti comunali regolamentavano la data d’inizio vendemmia, mentre durante l’assedio del 1553, il vino non mancò mai e Blaise de Montluc, alla difesa delle mura montalcinesi, per dissimulare le sofferenze ”si arrubinava il volto con il robusto vino”.
Secondo il bolognese Leandro Alberti (1550-1631), Montalcino è: ”molto nominato per li buoni vini che si cavano da quelli ameni colli.”. L’auditore granducale Bartolomeo Gherardini nella sua visita a Montalcino del 1676-1677 segnala la produzione di 6050 some di vino descritto come “vino gagliardo, non però in gran quantità”. Charles Thompson nel 1744 dice che “Montalcino non è molto famosa eccetto che per la bontà dei suoi vini”.
Il padre precursore della produzione del vino Brunello di Montalcino fu certamente Clemente Santi. Nel 1869 un suo Vino Scelto (Brunello) della vendemmia 1865 fu premiato con medaglia d’argento dal Comizio del circondario.
Nel 1893 il Ministero dell’Agricoltura premia un vino di Raffaello Padelletti e all’inizio del ‘900 il Brunello di Riccardo Paccagnini vince molti prestigiosissimi riconoscimenti sia nazionali (Esposizione Franco Italiana di Roma nel 1910), sia internazionali (grand prix per il Brunello 1894 e medaille d’or per uno del 1899).
Il professor Martini della Scuola di Viticoltura e Enologia di Conegliano Veneto, nel 1885, in una conferenza su “La ricchezza avvenire della provincia senese”, mette in evidenza che il Senese “è ormai conosciuto su tutti i mercati vinicoli nazionali ed anche nei principali esteri, per vari tipi di vino tra cui il Brunello di Montalcino”.
Le vicissitudini dell’inizio del XX° secolo portarono ad un decadimento della produzione vitienologica e pochissimi produttori tennero viva la produzione montalcinese fra le due guerre. Il Brunello di Montalcino fu presentato da alcune aziende alla Mostra dei Vini Tipici Senesi tenutesi a Siena nel 1932, 1933 e 1935.
Dopo la seconda guerra mondiale si iniziò nuovamente a pensare alla produzione vitivinicola e alcuni ebbero la lungimiranza di proiettarsi nel futuro, accordandosi sulle regole di produzione del Brunello di Montalcino.
Il Vino DOCG Brunello di Montalcino ha ottenuto il riconoscimento della DOC in data 28 marzo 1966 e nella DOCG in data 1° luglio 1980.
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 13.09.2005, G.U. 224 del 26.09.2005
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Vittoria D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Vittoria” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Rosso
- Calabrese (o Nero d'Avola)
- Frappato
- Ansonica (o Inzolia)
- Novello
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Vittoria
- Vittoria Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- >< 50-70% Vitigno Nero d'Avola
- >< 30-50% Vitigno Frappato
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore variabile da rosso rubino a rosso ciliegia, odore dal floreale al fruttato, talvolta con sentore di frutta secca, e sapore secco, caldo, di corpo, morbido.
- Abbinamenti: Salumi, Paste asciutte al ragù, Piatti a base di carne rossa, Selvaggina.
- Vittoria Nero d'Avola (o Calabrese) (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Nero d'Avola (o Calabrese)
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino, talvolta con riflessi violacei, odore dal floreale al fruttato, caratteristico e sapore secco, caldo, robusto, morbido.
- Abbinamenti: Salumi, Paste asciutte al ragù, Piatti a base di carne rossa, Selvaggina.
- Vittoria Frappato (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Frappato
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino piu' o meno intenso, odore intenso, dal fruttato al floreale e sapore asciutto, giustamente tannico, caratteristico.
- Abbinamenti: Salumi, Paste asciutte al ragù, Piatti a base di carne rossa, Selvaggina.
- Vittoria Inzolia (o Ansonica) (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Inzolia
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino piu' o meno intenso, odore fruttato, delicato e sapore secco, caratteristico.
- Abbinamenti: Antipasti di verdure, Piatti a base di pesce, Paste asciutte, Formaggi a pasta molle.
- Vittoria Novello (Vino Rosso Novello)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigni Nero d'Avola e Frappato, da soli o congiuntamente;
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Novello dal colore rosso rubino piu' o meno intenso, talvolta con riflessi violacei, odore dal floreale al fruttato e sapore morbido, vinoso, fragrante.
- Abbinamenti: Salumi, Paste asciutte al ragù, Pollo arrosto, Formaggi a pasta semidura.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Vittoria
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Vittoria si estende sulle colline della Sicilia sud-orientale, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Vittoria è localizzata in:
- provincia di Ragusa e comprende il territorio dei comuni di Vittoria, Comiso, Acate, Chiaramonte Gulfi, Santa Croce Camerina e, in parte, il territorio del comune di Ragusa.
- provincia di Catania e comprende il territorio dei comuni di Caltagirone, Licodia Eubea e Mazzarrone.
- provincia di Caltanissetta e comprende il territorio dei comuni di Niscemi, Gela, Riesi, Butera e Mazzarino.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Vittoria
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Vittoria prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Vittoria non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Vittoria è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
4. Produttori di Vino DOC Vittoria
Con l’utilizzo della DOC Vittoria i Produttori Vinicoli Siciliani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Vittoria
Bistecche di manzo alla griglia, capretto al forno, formaggi piccanti molto stagionati.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Vittoria
La vitivinicoltura si diffuse nella Sicilia orientale sin dall’epoca della colonizzazione greca, (VII-VI sec. a.C.), in particolare, nella Sicilia sud-orientale, con la fondazione di Siracusa (733-734 A.C.) la più importante città greca dell’isola e, successivamente, con la fondazione da parte dei siracusani della colonia di Kamarina (598 A.C.), costruita alla foce del fiume Ippari, nell’attuale territorio della provincia di Ragusa e, dunque, nel comprensorio di produzione della doc “Vittoria”. Alcune monete ritrovate nel territorio camarinese riportano, infatti, nell’esergo, la raffigurazione di anfore vinarie, tipiche per la bocca stretta e la pancia allungata, che venivano usate sopratutto per il trasporto e la commercializzazione del vino, così come numerose anfore sono state ritrovate nei fondali del mare antistante Kamarina.
Sempre in questo territorio è stato ritrovato un reperto eccezionale costituito da una lamina di piombo arrotolata, che è un vero e proprio atto notarile di vendita di un terreno coltivato a vite, compreso tra i fiumi Ippari ed Irminio, il cui compratore era un donna proprietaria di una rivendita di vini, quindi in quella data (III sec. A.C. ) esisteva già la produzione di vino ed era inoltre oggetto di commercio.
Con l’occupazione romana il vino di questa zona della Sicilia veniva esportato a Roma e nell’Italia centro-meridionale; durante degli scavi a Pompei sono state ritrovate delle anfore vinarie che riportano delle iscrizioni sui luoghi di provenienza del vino: Taormina e Mesopotamio. In epoca romana questa zona ricca e fertile posta tra i due fiumi Ippari e Dirillo, era infatti chiamata “Plaga Mesopotamium” e coincideva con l’attuale zona di produzione dei vini Vittoria.
Camarina rappresentava lo sbocco naturale dei prodotti agricoli , tra cui il vino, prodotti in questa zona, con un percorso che da Catania passava attraverso Lentini, Caltagirone, Acate, Vittoria e Comiso, la cui attività vitivinicola è testimoniata da ritrovamenti di palmenti, fondaci per le soste, fornaci per la costruzione di anfore da vino.
Nel 1606, la nobildonna Vittoria Colonna Henriquez, contessa di Modica, decise di fondare la città di Vittoria, e per incentivarne l’urbanizzazione regalo ai primi 75 coloni un ettaro di terreno a condizione che ne coltivassero un altro a vigneto. Per tutto il seicento si ebbe un enorme espansione dei vigneti in questa zona grazie ad una politica di incentivazione delle colture intensive pregiate, come appunto la vite, che valorizzavano la naturale fertilità del suolo. Il vino veniva esportato prima soltanto nelle varie altre città della contea di Modica, successivamente , attraverso il porto di Scoglitti e le navi trapanesi e mazaresi, veniva esportato anche a Malta.
Nel 1777 l’esenzione dal dazio sul mosto fece aumentare ancora di più la superficie a vigneto soprattutto ad opera di piccoli e medi possidenti, enfiteuti e mezzadri. L’abate Paolo Balsamo nel suoi appunti di viaggio attraverso la Contea di Modica (1808) asserisce che la campagna di Vittoria è ricca di vigneti e si produce vino che considera il migliore tra quelli da pasto di tutta la Sicilia. Il fiorentino Domenico Sestini trasferitosi a Catania come bibliotecario al servizio del principe di Biscari, dà una importante testimonianza della vitivinicoltura di questa zona della Sicilia; nella lezione che tenne nel 1812 all’Accademia dei Georgofili sui vini del territorio di Vittoria, elogia la qualità di questi vini e ne descrive i vitigni, il sistema di impianto e di coltivazione, la fertilità dei terreni, le modalità di vendemmia e vinificazione.
Nella seconda metà dell’ottocento si ebbe un ulteriore sviluppo economico di questa zona e la città di Vittoria divenne una delle città più floride e produttive della Sicilia. In questo periodo ci fu un massiccio processo di riconversione colturale; migliaia di ettari , prima coltivati a grano furono riconvertiti in colture più redditizie, tra cui il vigneto. Tale trasformazione fu spinta dalla crescita della domanda di vino e dal relativo aumento dei prezzi, dal progresso tecnologico delle operazioni colturali che rese più facile e redditizia la coltivazione dei vigneti. Il porto di Scoglitti fu potenziato per fare fronte alle richieste di esportazione dei vini; nel 1860 l’esportazione dei vini di Vittoria toccò i 300 mila ettolitri.
Ma a partire dalla fine del secolo l’epidemia della Fillossera portò alla distruzione di gran parte dei vigneti della Sicilia e, Vittoria, con la sua spinta specializzazione viticola, pagò a caro prezzo la scelta monoculturale; migliaia di piccoli proprietari caddero in rovina.
Agli inizi del XX secolo si diffuse la tecnica dell’innesto su vite americana resistente alla fillossera , ma i piccoli proprietari e mezzadri erano totalmente privi di capitale per procedere ai reimpianti, per cui fu ad opera di grosse famiglie proprietarie terriere che si procedette alla riconversione dei vigneti. La crisi economica conseguente alla fillossera e la guerra commerciale con la Francia segnarono il declino della produzione dei vini ad alta gradazione e ad intenso colore, che venivano esportati in Francia come vini da taglio, ed aumentò la produzione dei vini da pasto a più moderato tenore alcolico, profumati e freschi, antesignani degli attuali vini a DOC “Vittoria”.
Nel corso dei secoli dunque la viticoltura ha mantenuto un ruolo di coltura molto importante per il territorio, fino ad arrivare ad oggi.
La storia recente è caratterizzata da una evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende, la professionalità degli operatori che hanno contribuito ad accrescer il livello qualitativo e la rinomanza della denominazione come testimoniano i riconoscimenti in campo nazionale ed internazionale dei vini prodotti dalle aziende della zona geografica di riferimento.
Il Vino DOC Vittoria ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 13 settembre 2005.
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 26.06.1973, G.U. 315 del 06.12.1973
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Siracusa D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Siracusa” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Moscato
- Moscato Spumante
- Passito
- Nero d’Avola
- Syrah
- Rosso
- Bianco
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Siracusa
- Siracusa Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 40% Vitigno Moscato Bianco
- =< 60% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore variabile dal giallo paglierino al giallo dorato tenue, odore fine ed elegante e sapore delicato, caratteristico.
- Siracusa Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 65% Vitigno Nero d'Avola
- =< 35% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso, odore franco, intenso e sapore sapido, giustamente tannico con retrogusto gradevolmente asciutto, fresco.
- Siracusa Moscato (Vino Bianco Moscato)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- => 85% Vitigno Moscato Bianco
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore variabile dal giallo dorato più o meno intenso all’ambrato, odore caratteristico, fragrante di Moscato e sapore caratteristico dal secco al dolce.
- Siracusa Moscato Spumante (Vino Bianco Moscato Spumante)
- Versioni: Spumante Brut /Extra-dry /Dry /Demi-sec /Doux
- => 85% Vitigno Moscato Bianco
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore variabile dal giallo paglierino al giallo dorato tenue, odore delicato, caratteristico e sapore caratteristico, da secco a dolce.
- Siracusa Passito (Vino Bianco Moscato Passito)
- Versioni: Dolce
- => 85% Vitigno Moscato Bianco
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Passito dal colore variabile dal giallo dorato più o meno intenso all’ambrato, odore delicato, caratteristico e sapore dolce, aromatico, gradevole.
- Siracusa Nero d'Avola (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Nero d'Avola
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso, talvolta con riflessi violetti o granato, odore caratteristico, intenso e sapore secco, piacevolmente tannico.
- Siracusa Syrah (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Syrah
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino molto intenso, talvolta con riflessi aranciati, odore intenso, persistente con sentore di frutti rossi e sapore morbido, di corpo, leggermente tannico con retrogusto persistente e fruttato.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Siracusa
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Siracusa si estende sulle pianure e sulle basse colline siracusane, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Siracusa è localizzata in:
- provincia di Siracusa e comprende il territorio del comune di Siracusa.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Siracusa
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Siracusa prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Siracusa non dovrà essere superiore al 75% per le tipologie di vino Bianco, Rosso e Moscato Spumante; al 70% per le tipologie di vino Moscato e Nero d'Avola; al 68% per la tipologia di Vino Syrah e al 50% per la tipologia di Vino Passito. Nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Siracusa Passito devono essere sottoposte ad appassimento naturale sulla pianta o in locali condizionati.
- Nella designazione dei Vini DOC Siracusa può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Siracusa è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
4. Produttori di Vino DOC Siracusa
Con l’utilizzo della DOC Siracusa i Produttori Vinicoli Siciliani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Siracusa
Piccola pasticceria, crostate di frutta bianca.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Siracusa
La zona di produzione della DOC “Siracusa” appartiene ad una plaga di antichissima tradizione vitivinicola; la presenza della vitivinicoltura è testimoniata sin dai tempi della colonizzazione greca della Sicilia orientale. Il Moscato di Siracusa viene infatti identificato (S. Landolina Nava 1802) con il Pollio siracusano, il più antico vino d’Italia, così chiamato dal nome del re tracio che governò Siracusa nel VII sec. A.C. Nel 1768, G. A. Arnolfini annovera il Moscato di Siracusa tra i vini degni di nota.
Nell’Ottocento la produzione pregiata di Moscato di Siracusa si aveva nei terreni calcareo-argillosi, bianchi, tra Siracusa e Floridia (B. Pastena 1999). Il Briosi (1879) dice del Moscato di Siracusa che nell’Ottocento esso era considerato “rinomato nel commercio di tutto il mondo”.
Nel 1900 due Moscati di Siracusa vengono premiati all’esposizione universale di Parigi. Nel 1848 il comune di Siracusa poteva vantare ben 1.400 ettari vitati, secondo solo a Noto con 5.852 ettari, a testimonianza della importanza che rivestiva la vitivinicoltura in questa zona (Pastena 1999).
A fine 800 si ha testimonianza anche di altri rinomati vini bianchi tra cui l’Albanello di cui esistevano due tipi, uno secco e uno dolce. Gli Albanelli più famosi si producevano a Siracusa e Floridia ma anche ad Avola e Noto (Pastena 1999). Ma questa zona era rinomata anche per i vini rossi; risale intorno agli anni 1774-77 un primo riferimento al Nero d’Avola, da parte del fiorentino Domenico Sistini, bibliotecario presso il Principe Biscari, a Catania; descrivendo i vigneti del siracusano annota che tale vitigno produce una “ottima qualità di vino”. Questi vini rossi di Siracusa, derivati dalle uve del Nero d’Avola, erano ancora più colorati ed alcolici di quelli di Pachino ed erano molto richiesti intorno al 1800 dal Mezzogiorno della Francia che li dirottava verso la Gironda e la Borgogna.
Nella seconda metà dell’ottocento l’invasione della fillossera distrugge gran parte dei vigneti dell’isola e nel siracusano (1884-1886) la vite viene soppiantata da altre colture. Agli inizi del XX secolo si diffuse la tecnica dell’innesto su vite americana resistente alla fillossera e la vite cominciò nuovamente a verdeggiare. La crisi economica conseguente alla fillossera e la guerra commerciale con la Francia segnarono la fine della produzione dei vini ad alta gradazione ed ad intenso colore, che venivano esportati in Francia come vini da taglio, ed aumentò la produzione dei vini da pasto a più moderato tenore alcolico, profumati e freschi, antesignani degli attuali vini a denominazione di origine Siracusa.
Nel corso dei secoli dunque la viticoltura ha mantenuto un ruolo di coltura molto importante per il territorio, fino ad arrivare ad oggi.
La storia recente è caratterizzata da una evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende, la professionalità degli operatori che hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza della denominazione come testimoniano i riconoscimenti in campo nazionale ed internazionale dei vini prodotti dalle aziende della zona geografica di riferimento. E’ stato riconosciuto come DOC “Moscato di Siracusa” nel 1973. In questo primo disciplinare veniva riconosciuta la sola tipologia Moscato di Siracusa. Successivamente, con decreto ministeriale 14 ottobre 2011 è stato modificato il disciplinare di produzione della DOC e, contestualmente, in virtù delle “novità” introdotte, ne è stata cambiata la denominazione, da “Moscato di Siracusa” a quella più omnicomprensiva di “Siracusa”.
Si avvertiva ormai da tempo la necessità di un nuovo disciplinare, più dettagliato nel fissare determinati parametri e più rispondente alla evoluzione dei gusti dei consumatori e alla evoluzione vitivinicola della zona, pur nel rispetto della “tradizione” e dell’identità del prodotto. Sono state definite le tipologie “Siracusa” Moscato, “Siracusa” Moscato Spumante, “Siracusa” Passito, “Siracusa” Nero d’Avola, “Siracusa” Syrah, “Siracusa” Rosso, e “Siracusa” Bianco. E’ stata differenziata la tipologia “Siracusa” Moscato e “Siracusa” Passito per la quale è necessario l’appassimento delle uve sulla pianta o dopo la raccolta, considerato che l’appassimento delle uve è da sempre stata una tecnica tradizionale della zona.
Anticamente, infatti, le uve di Moscato venivano fatte appassire per incrementare la percentuale di zucchero nell’acino a seguito della disidratazione, contemporaneamente ottenendo una maggiore quantità di alcol, ma anche di estratti, migliorando in rotondità e complessità aromatica, ed aumentando l’intensità del colore.
Le nuove tipologie “Siracusa” rosso, “Siracusa” Nero d’Avola, e “Siracusa” Syrah sono state introdotte nel nuovo disciplinare considerata la forte presenza del Nero d’Avola nella zona di produzione della DOC (nel comune di Siracusa è la seconda cultivar più diffusa dopo il Moscato Bianco) ed anche il fatto che tale zona della Sicilia è quella, se non di origine, quanto meno di più antica coltivazione del vitigno siciliano più famoso, mentre il Syrah è la cultivar più diffusa dopo il Moscato bianco e il Nero d’Avola.
Il Vino DOC Siracusa ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 26 giugno 1973.