Assovini
Vino a Indicazione Geografica Tipica - Approvato con D.M. 10.10.1995, G.U. 269 del 17.11.1995
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Camarro I.G.T.
1. Tipologie e Uve del Vino IGT Camarro
- Camarro Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- = 100% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino, odore intenso, fruttato e sapore da secco a dolce, tipico, sapido.
- Camarro Bianco Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- = 100% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Frizzante dalla spuma fine ed evanescente, colore giallo paglierino, odore intenso, fruttato e sapore da secco a dolce, tipico, sapido.
- Camarro Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- = 100% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino, odore complesso, fruttato e sapore da secco a dolce, armonico, tipico.
- Camarro Rosso Frizzante (Vino Rosso Frizzante)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- = 100% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Frizzante dalla spuma fine ed evanescente, colore rosso rubino, odore complesso, fruttato e sapore da secco a dolce, armonico, tipico.
- Camarro Rosso Novello (Vino Rosso Novello)
- Versioni: Secco
- = 100% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Novello dal colore rosso rubino più o meno intenso, odore gradevole, fruttato e sapore secco, armonico.
- Camarro Rosato (Vino Rosato)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- = 100% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosato dal colore rosa cerasuolo, odore intenso, persistente e sapore da secco a dolce, tipico, caratteristico.
- Camarro Rosato Frizzante (Vino Rosato Frizzante)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- = 100% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosato Frizzante dalla spuma fine ed evanescente, colore rosa cerasuolo, odore intenso, persistente e sapore da secco a dolce, tipico, caratteristico.
- Camarro Ansonica (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Ansonica (o Inzolia)
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo verdolino dai profumi intensi ed avvolgenti. Fruttato con lievi sentori erbacei, esprime discreta freschezza con buon equilibrio.
- Camarro Sangiovese (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Sangiovese
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso, tannico, di corpo, armonico, con gradevole restrogusto amarognolo e fruttato.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino IGT Camarro
L'area geografica vocata alla produzione del Vino IGT Camarrosi estende su un territorio pianeggiante e di bassa collina situato a sud-est della Sicilia, caratterizzato da un ambiente adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino IGT Camarro è localizzata in:
- provincia di Trapani e comprende il territorio del comune di Partanna
3. Vinificazione e Affinamento del Vino IGT Camarro
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino IGT Camarro prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino IGT Camarro non dovrà essere superiore al 80% per tutti i tipi di vino.
- I Vini IGT Camarro, anche nella tipologia frizzante, con la specificazione di due vitigni, devono essere ottenuti da uve provenienti da vigneti composti, nell’ambito aziendale, dai corrispondenti vitigni, alle seguenti condizioni:
- il vino derivi esclusivamente da uve prodotte dai due vitigni ai quali si vuole fare riferimento;
- il quantitativo di uva prodotta da ciascuno dei due vitigni deve essere comunque superiore al 15% del totale;
4. Produttori di Vino IGT Camarro
Con l’utilizzo della IGT Camarro i Produttori Vinicoli Siciliani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino IGT Camarro
Bistecche di manzo alla griglia, capretto al forno, formaggi piccanti molto stagionati.
6. Storia e Letteratura del Vino IGT Camarro
Nel corso dei secoli la vite e il vino sono stati sempre una presenza costante in questo territorio, insieme alla coltivazione dell'ulivo ed alla produzione di olio, sin dai tempi della colonzzazione dei greci.
L'intensa attività agricola a vocazione vitivinicola persiste anche durante il periodo di Roma imperiale.
Ne “Il libro Ruggero” di Al Idrisi si narra della coltivazione della vite all’epoca dei Normanni, ma che la stessa ha acquistato notevole sviluppo nel 1773 con Woodhouse e la nascita del vino Marsala.
E' stata riconosciuta IGT con decreto ministeriale 10 ottobre 1995. Nel 2007, a Partanna, è stato inaugurato, nel Castello Grifeo, il Museo Archeologico/storico e del vino, ripescando tra il grande patrimonio dei resti dell'età del bronzo e neolitico, un ricco patrimonio di opere e documenti del periodo Grifeo (XI secolo) e dell'altrettanto vasta tradizione contadina e vitivinicola.
Vino a Indicazione Geografica Tipica - Approvato con DM 13.10.2011, G.U. 251 del 27.10.2011
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Avola I.G.T.
1. Tipologie e Uve del Vino IGT Avola
- Avola Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- = 100% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore fine, elegante e sapore secco, equilibrato, caratteristico.
- Avola Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- = 100% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso, odore gradevole, fruttato e sapore secco, armonico.
- Avola Rosso Novello (Vino Rosso Novello)
- Versioni: Secco
- = 100% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Novello dal colore rosso rubino più o meno intenso, odore gradevole, fruttato e sapore secco, armonico.
- Avola Rosato (Vino Rosato)
- Versioni: Secco
- = 100% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sicilia.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosato dal colore rosa più o meno intenso, odore fine, elegante e sapore asciutto, armonico, equilibrato.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino IGT Avola
L'area geografica vocata alla produzione del Vino IGT Avola si estende su un territorio pianeggiante e di bassa collina situato a sud-est della Sicilia, caratterizzato da un ambiente adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino IGT Avola è localizzata in:
- provincia di Siracusa e comprende il territorio dei comuni di Avola e Siracusa
3. Vinificazione e Affinamento del Vino IGT Avola
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino IGT Avola prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino IGT Avola non dovrà essere superiore al 80% per tutti i tipi di vino.
4. Produttori di Vino IGT Avola
Con l’utilizzo della IGT Avola i Produttori Vinicoli Siciliani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino IGT Avola
Bistecche di manzo alla griglia, capretto al forno, formaggi piccanti molto stagionati.
6. Storia e Letteratura del Vino IGT Avola
I comuni di Avola e Siracusa appartengono ad una plaga di antichissima tradizione vitivinicola. Il Moscato di Siracusa viene infatti identificato (S. Landolina Nava 1802) con il Pollio siracusano, il più antico vino d’Italia, così chiamato dal nome del re tracio che governò Siracusa nel VII sec. A.C. Gabriele Castelli, principe di Torremuzza, nella sua Sicilia numismatica del 1781, mostra il disegno della moneta di Abolla, città bizantina dalla quale con molta probabilità discende l’odierno abitato di Avola; la moneta, su di una faccia, a testimonianza della vocazione vitivinicola della zona, mostra, a pieno campo, un grappolo d’uva colmo di acini. (F. Grignani Pantano, 1996).
La estensione ed importanza dei vigneti presenti nella zona a partire dalla fine del secolo XV, è testimoniata dai numerosi atti di vendita e di dotazione presenti nei registri notarili. Nel 1747, un manoscritto redatto dalla Deputazione della città di Avola informa sul valore delle vigne in tale anno. In particolare evidenzia come il loro prezzo, nelle contrade Fiumara, Zagaria, Gaggi e nei bassifondi limitrofi, sia valutato il doppio rispetto alle vigne piantate in altre contrade del territorio (F. Grignani Pantano, 1996).
L’interesse degli abitanti, nel secolo XVIII, a coltivare vigneti, è dimostrato da un bando emanato a Napoli il 24 aprile 1733, dal marchese d’Avola Diego Pignatelli Aragona Cortes il quale, preoccupato da tale tendenza, a discapito della coltivazione della canna da zucchero (Archivio di Stato di Napoli – Archivio Pignatelli), vieta a tutti coloro che nel suo Stato possedevano terre soggette all’acqua, “di farci plantatione di vigne” (F. Grignani Pantano, 1996). I vini di Avola, nel ‘700, sono comunque rinomati se i viaggiatori stranieri che in questo secolo visitano la Sicilia, si soffermano nella città per osservare le piantagioni di canna da zucchero e per degustarne i vini (F. Grignani Pantano, 1996). Non scordiamoci , infine, che questa zona del siracusano è da molti ritenuta zona di origine del vitigno Nero d’Avola, il vitigno siciliano più rinomato.
Risale intorno agli anni 1774-77 un primo riferimento al Nero d’Avola, da parte del fiorentino Domenico Sistini, bibliotecario presso il Principe Biscari, a Catania; descrivendo i vigneti del siracusano annota che tale vitigno produce una “ottima qualità di vino”. L’abate Paolo Balsamo (1809) così si esprime: “Il vino è per Avola un’importantissima derrata. Le più stimate uve nere sono osso nero, nero campanello, nero d’Avola, montonico, vernaccione nero” (C. Di Rosa , 1996).
Lo storico Rosario Gregorio afferma, nel 1846, che fra i vini più pregiati erano quelli di Castellammare, Marsala, Alcamo, Castelvetrano, Milazzo, Avola, Vittoria, e ci dà notizia anche di esportazione di uva pure in Francia, Olanda e Inghilterra.
Dopo la conquista garibaldina dell’Isola, Avola, per la qualità e la quantità dei vigneti impiantati è menzionata fra le contrade più rinomate da Girolamo Caruso, nel 1869, in uno dei più bei libri sulla viticoltura e enologia siciliana (C. Di Rosa, 1996).
Alla fine dell’800 col nome di Pachino s’intendeva la produzione di Noto, Avola e Pachino a base esclusiva di “Nero d’Avola”. Nello stesso periodo si annoverano anche i vini rossi di Siracusa derivati dalle uve del Nero d’Avola, più alcolici e colorati di quelli della zona di Pachino. Questi vini erano molto richiesti dal Mezzogiorno della Francia che li dirottava verso la Gironda e la Borgogna.
Il botanico avolese Giuseppe Bianca nella sua “Monografia agraria del territorio di Avola”, illustrava i modi di coltivare la vite e di fabbricare il vino che erano simili, affermava lo studioso, a quelli praticati in Siracusa. A fine 800 si ha testimonianza anche di rinomati vini bianchi tra cui l’Albanello di cui esistevano due tipi, uno secco e uno dolce. Gli Albanelli più famosi si producevano a Siracusa e Floridia ma anche ad Avola e Noto (Pastena 1999).
Nel 1829 Avola contava 277 ettari di superficie vitata; nel 1848 Siracusa poteva vantare 1.400 ettari di vigneto ed Avola 527.
Nella seconda metà dell’ottocento l’invasione della fillossera distrugge gran parte dei vigneti dell’isola e nel siracusano (1884-1886) la vite viene soppiantata da altre colture, in particolare ad Avola si estende la coltivazione del mandorlo.
Negli anni della ricostituzione dei vigneti, dopo l’invasione fillosserica, il Nero d’Avola, come altri vitigni, viene utilizzato per innestare barbatelle di “Riparia” e offerto agli agricoltori (C. Di Rosa, 1996). Ad Avola, come nel circondario, qualche agricoltore esperto incominciò a fornirsi di viti americane innestate, e la vite cominciò nuovamente a verdeggiare. Intorno al 1920, è negli agri di Pachino, Comiso, Vittoria, Acate, Avola, Noto, etc., cioè nelle provincie di Siracusa e di Ragusa, che il “Nero d’Avola” risulta grandemente diffuso, tanto da diventare addirittura il vitigno ad uva nera, se non esclusivo, almeno prevalente (Carpentieri F., 1920) (C.Di Rosa , 1996).
Nella seconda metà del novecento la superficie del vigneto si riduce ancora una volta per far posto alla coltivazione agrumicola. Fine anni ottanta - primi anni novanta, sulla scia del “rinascimento” dell’enologia siciliana, la viticoltura di questa zona comincia ad essere rivitalizzata e valorizzata e nascono alcune aziende che ne riportano in auge i vini.
Dal 10 al 12 agosto 2016 nella splendida cornice della Tenuta Ippocrate di Montefredane (AV) si svolgerà il Wine Fredane, evento enogastronomico d’eccezione giunto alla quinta edizione.
Vino a Indicazione Geografica Tipica - Approvato con D.M. 12.10.1995, G.U. 259 del 6.11.1995
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Valli di Porto Pino I.G.T.
1. Tipologie e Uve del Vino IGT Valli di Porto Pino
- Valli di Porto Pino Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- = 100% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sardegna.
- => 10% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco dal colore variabile dal bianco carta al giallo ambrato, odore caratteristico e sapore dal secco al dolce.
- Valli di Porto Pino Bianco Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- = 100% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sardegna.
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco Frizzante dalla spuma fine ed evanescente, colore variabile dal bianco carta al giallo, odore caratteristico e sapore dal secco al dolce, frizzante.
- Valli di Porto Pino Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- = 100% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sardegna.
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Rosso dal colore variabile da rosso rubino tenue a rosso granato, odore caratteristico e sapore dal secco al dolce.
- Valli di Porto Pino Rosso Novello (Vino Rosso Novello)
- Versioni: Secco /Abboccato
- = 100% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sardegna.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Rosso Novello dal colore variabile da rosso con riflessi violacei a rosso rubino, odore caratteristico e sapore dal secco all’abboccato.
- Valli di Porto Pino Rosso Frizzante (Vino Rosso Frizzante)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- = 100% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sardegna.
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Rosso Frizzante dalla spuma fine ed evanescente, colore variabile dal rosso rubino tenue al rosso rubino, odore caratteristico e sapore dal secco al dolce, frizzante.
- Valli di Porto Pino Rosato (Vino Rosato)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- = 100% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sardegna.
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Rosato dal colore variabile dal rosa pallido al rosa carico, odore caratteristico e sapore dal secco al dolce.
- Valli di Porto Pino Rosato Frizzante (Vino Rosato Frizzante)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
- = 100% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Sardegna.
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Rosato Frizzante dalla spuma fine ed evanescente, colore variabile dal rosa pallido al rosa carico, odore caratteristico e sapore dal secco al dolce, frizzante.
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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino IGT Valli di Porto Pino
L'area geografica vocata alla produzione del Vino IGT Valli di Porto Pino si estende sulle colline della zona storica del Sulcis, nella porzione sud-occidentale della Sardegna, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino IGT Valli di Porto Pino è localizzata in:
- provincia di Carbonia-Iglesias e comprende il territorio dei comuni di Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Santadi, S. Anna Arresi, Tratalias e Villaperuccio.
- provincia di Cagliari e comprende il territorio del comune di Teulada.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino IGT Valli di Porto Pino
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino IGT Valli di Porto Pino prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino IGT Valli di Porto Pino non dovrà essere superiore al 80% e al 75% per la tipologia di Vino Rosato.
4. Produttori di Vino IGT Valli di Porto Pino
Con l’utilizzo della IGT Valli di Porto Pino i Produttori Vinicoli Sardi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino IGT Valli di Porto Pino
Pecorino sardo, zuppa di pesce, primi piatti regionali e pesci grigliati.
6. Storia e Letteratura del Vino IGT Valli di Porto Pino
La tradizione vitivinicola del territorio della IGT "Valli di Porto Pino" risale almeno al periodo fenicio-punico, nell’ottavo secolo A.C.. I Fenici, dal mare raggiungevano la Sardegna per scambiare i loro prodotti con quelli delle popolazioni nuragiche offrendo vasi, tessuti, gioielli, profumi, in cambio soprattutto di metalli come rame, argento e piombo.
Nell’isola di Sant’Antioco fondarono nell’anno 750 a.C., una colonie denominata “Sulki”, che ben presto divenne una città.
I Fenici, si espansero anche nella fortezza di Monte Sirai, vicino Carbonia, e Porto Pino, attuale frazione del comune di Sant’Anna Arresi, dove fondarono una città portuale. Per i fenici, un popolo dedito al commercio e allo sfruttamento delle risorse locali, il tratto costiero di Porto Pino costituiva una grande risorsa economica produttiva per l’attività commerciale ma anche agricola in quanto conoscevano il valore produttivo dei cereali, olivo e della vite.
La colonia di Porto Pino, così come per tutti gli altri insediamenti fenici della Sardegna, definiti dagli studiosi aree chiuse erano veri e propri empori commerciali, ciò fa supporre che tra i fenici e i nuragici doveva esistere una stretta collaborazione, fra i prodotti più rappresentativi che i fenici dovevano offrire in baratto ai protosardi nuragici doveva esserci certamente il vino.
I reperti di vinaccioli e di vasi potori ritrovati nei nuraghi, infatti, portano a pensare che sia l’uva che le bevande da essa derivate fossero conosciute dagli abitanti delle zone interne e facessero parte dei baratti con gli abitanti delle colonie fenicie. Da ciò se ne deduce che intorno alle loro colonie esisteva un adeguata viticoltura.
La coltivazione della vite proseguì anche con i Cartaginesi per arrivare poi ai Romani che tra l’altro erano grandi estimatori del vino proveniente dalla Sardegna.
Dopo la caduta dell’impero romano, in epoca Bizantina e per tutto l’alto medioevo, la coltura della vite subì una profonda decadenza e sopravisse grazie soprattutto all’opera degli ordini monastici chiamati dai sovrani dei regni giudicali per colonizzare le campagne.
Durante il periodo spagnolo, invece, ebbe luogo un importante arricchimento della coltivazione della vite, con l’inserimento di nuovi vitigni e l’introduzione di nuove conoscenze, tra i vitigni importanti introdotti in questa zona si ricorda il Carignano ad opera del popolo aragonese nel XIV-XV secolo (Fonte: Guida ai Vitigni d’Italia - Fabio Giavedoni, Maurizio Gily – 2005).