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BARLETTA DOC

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 01.06.1977, G.U. 278 del 12.10.1977
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014  

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Barletta D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Barletta” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianco
  2. Bianco Frizzante
  3. Rosso
  4. Rosato
  5. Rosato Frizzante
  6. Novello
  7. Malvasia Bianca
  8. Malvasia Bianca Frizzante
  9. Nero di Troia

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Barletta

 

  • Barletta Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 60% Vitigno Malvasia Bianca
  • =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Puglia.
  • => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato, fruttato, caratteristico e sapore asciutto, armonico.

  • Barletta Bianco Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
  • Versioni: Secco
  • => 60% Vitigno Malvasia Bianca
  • =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Puglia.
  • => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Frizzante dalla spuma fine ed evanescente, colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato, fruttato, caratteristico e sapore asciutto, armonico.

  • Barletta Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 70% Vitigno Uva di Troia
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Puglia. Tra questi, l'eventuale presenza del vitigno Malbech non può essere superiore al 10%.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino tendente al granato con eventuali riflessi aranciati con l’invecchiamento, odore vinoso, caratteristico e sapore asciutto, armonico, di corpo.

  • Barletta Rosso Vigna (Vino Rosso Vigna)
  • Versioni: Secco
  • => 70% Vitigno Uva di Troia
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Puglia. Tra questi, l'eventuale presenza del vitigno Malbech non può essere superiore al 10%.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Vigna dal colore rosso rubino tendente al granato con eventuali riflessi aranciati con l’invecchiamento, odore vinoso, caratteristico e sapore asciutto, armonico, di corpo.

  • Barletta Novello (Vino Rosso Novello)
  • Versioni: Secco
  • => 70% Vitigno Uva di Troia
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Puglia. Tra questi, l'eventuale presenza del vitigno Malbech non può essere superiore al 10%.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Novello dal colore rosso rubino più o meno intenso, odore intenso, gradevole, caratteristico e sapore armonico, caratteristico, rotondo.

  • Barletta Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 70% Vitigno Uva di Troia
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Puglia. Tra questi, l'eventuale presenza del vitigno Malbech non può essere superiore al 10%.
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino tendente al granato con eventuali riflessi aranciati con l’invecchiamento, odore vinoso, caratteristico e sapore asciutto, armonico, di corpo.

  • Barletta Rosato (Vino Rosato)
  • Versioni: Secco
  • => 70% Vitigno Uva di Troia
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Puglia.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dal colore rosato più o meno intenso, odore delicatamente vinoso, caratteristico, talvolta fruttato e sapore asciutto, armonico, gradevole.

  • Barletta Rosato Frizzante (Vino Frizzante Rosato)
  • Versioni: Secco
  • => 70% Vitigno Uva di Troia
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Puglia.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato Frizzante dalla spuma fine ed evanescente, colore rosato più o meno intenso, odore delicatamente vinoso, caratteristico, talvolta fruttato e sapore asciutto, armonico, gradevole.

  • Barletta Malvasia Bianca (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 90% Vitigno Malvasia Bianca
  • =< 10% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Puglia.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato, con profumo caratteristico, fruttato e sapore asciutto, armonico.

  • Barletta Malvasia Bianca Frizzante (Vino Frizzante Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 90% Vitigno Malvasia Bianca
  • =< 10% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Puglia.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Frizzante dalla spuma fine ed evanescente, colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato, con profumo caratteristico, fruttato e sapore asciutto, armonico.

  • Barletta Uva di Troia (o Nero di Troia) (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 90% Vitigno Uva di Troia
  • =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Puglia.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino tendente al granato con eventuali  riflessi aranciati con l’invecchiamento, odore vinoso caratteristico e sapore asciutto, armonico di corpo.

  • Barletta Uva di Troia (o Nero di Troia) Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 90% Vitigno Uva di Troia
  • =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Puglia.
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino tendente al granato con eventuali  riflessi aranciati con l’invecchiamento, odore vinoso caratteristico e sapore asciutto, armonico di corpo.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Barletta

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Barletta si estende sulle pianure situate lungo la costa adriatica a confine tra la Murgia e il Tavoliere delle Puglie, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Barletta è localizzata in:

  • provincia di Barletta-Andria-Trani e comprende il territorio del comune di Barletta e, in parte, il territorio dei comuni di Andria, Trani, S. Ferdinando di Puglia e Trinitapoli.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Barletta

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. 

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Barletta prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Barletta non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Il vino DOC Barletta Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi, di cui almeno 12 in botti di legno.
  • Nella designazione dei Vini DOC Barletta Rosso può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Barletta è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad esclusione delle tipologie di Vino Frizzante.

4. Produttori di Vino DOC Barletta

Con l’utilizzo della DOC Barletta i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Barletta

Carni suine e rosse, cacciagione e formaggi pecorini stagionati, salumi contadini, agnello al forno e in umido


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Barletta

La leggenda vuole che Diomede, esule da Troia dopo la distruzione da parte dei Greci, trapiantò lungo le rive del fiume Ofanto quei tralci di vite che, proprio perché originari dell’antica Troia, da essa presero nome. La leggenda si intreccia in tal modo con la storia, che testimonia l’antichissima presenza dell’uva di Troia sul territorio. In effetti è storicamente accertata la passione di Federico II di Svevia per questo vitigno, coltivato lungo la litoranea adriatica dell’attuale provincia Barletta – Andria – Trani, tant’è che esso è altresì noto come “Nero di Troia”, “Vitigno di Barletta” o “Uva di Barletta”.

Le prime notizie dettagliate secondo criteri scientifici risalgono al 1882, quando la "Rivista di viticoltura ed enologia" pubblicò la prima descrizione scientifica dell'Uva di Troia. La forma d'allevamento era quella antica, già praticata dai popoli dell'Asia Minore e della Grecia, che i Romani chiamavano "humilis sine adminculo" o più conosciuto come "alberello pugliese": il sesto di un metro per un metro, la potatura a due speroni con due gemme e il pampinaio e una produzione media di 50 - 70 ql/ha, con picchi di quasi 100 q.li/ha.

L'Uva di Troia era la materia prima per la produzione di un vino conosciuto in tutta Europa come "il vino di Barletta", per le notevoli quantità di prodotto che dall'entroterra barlettano lì si concentravano per essere spedite via ferrovia o via mare e pertanto ne assunse tale denominazione. Si può quindi affermare con sicumera certezza che Barletta rappresenta senza’altro una tra le più antiche zone d’Italia a vocazione viticola.

Ad ulteriore conferma di tale prestigioso pedigree storico, Barletta è altresì stata la sede importante di rinomate aziende di produzione di botti e bottoni da 100 hl in legno, tra cui Picardi, Lionetti e Violante. Ai fini del buon risultato dei vini, ha operato in Barletta la Regia Cantina Sperimentale, retta da illustri e valenti chimici, ultimo dei quali a reggerla il prof. Mattia ed il dott. Monterisi, in costante rapporto di partnership con la Regia Stazione Agraria di Roma. Ancora: a Barletta fu istituito il Vivaio Sperimentale per la Viticultura, anch’esso retto da illustri agronomi, tra cui il prof. Prosperi.

Per ciò che concerne il Barletta bianco, esso è ottenuto da Malvasia Bianca B.. In sede storica, le Malvasie rappresentano una vasta ed eterogenea famiglia di vitigni, per la maggior parte a bacca bianca, coltivati in quasi tutte le regioni d'Italia, compresa la Puglia. Le Malvasie iscritte al Registro Nazionale delle Varietà sono 17, tra cui la Malvasia, Malvasia Bianca B., Malvasia Bianca di Candia, Malvasia Bianca lunga e la Malvasia di Candia aromatica. Il nome Malvasia deriva, molto probabilmente, dal porto greco di Monemvasia, dal quale partivano ricercati vini dolci che venivano esportati in tutto il Mediterraneo.

Si deve ai veneziani l'uso di tale appellativo per indicare, in un primo momento, tali vini dolci provenienti dalle zone orientali del Mediterraneo e, successivamente, anche le botteghe in Venezia nelle quali si consumava questa bevanda. Le Malvasie non erano solo importate dal bacino greco: nel 1500-1600 erano coltivate in molte regioni italiane, tra cui la Puglia.

Oggi la coltivazione delle varie tipologie di Malvasia è raccomandata ed autorizzata complessivamente in 80 province italiane. In particolare, la Malvasia bianca è principalmente diffusa in Puglia, dove viene utilizzata per la produzione di vini ad IGT, siano essi bianchi o neri.

Il Vino DOC Barletta ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 1 giugno 1977.

ALEZIO DOC

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 09.02.1983, G.U. 264 del 29.09.1983
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014  

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Alezio D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Alezio” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Rosso
  2. Rosato

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Alezio

 

  • Alezio Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 80% Vitigno Negro Amaro
  • =< 20% Vitigni Malvasia Nera di Lecce, Sangiovese e Montepulciano, da soli o congiuntamente.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino, con leggeri riflessi arancioni se invecchiato, odore vinoso se giovane, etereo e ricco di bouquet se invecchiato, dal sapore asciutto, caldo, con gradevole retrogusto amarognolo, giustamente tannico e sapido.

  • Alezio Rosato (Vino Rosato)
  • Versioni: Secco
  • => 80% Vitigno Negro Amaro
  • =< 20% Vitigni Malvasia Nera di Lecce, Sangiovese e Montepulciano, da soli o congiuntamente.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dal colore rosa corallo intenso, odore vinoso, persistente, dal sapore asciutto, armonico, vellutato con leggero retrogusto amarognolo.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Alezio

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Alezio si estende sulle colline leccesi della Penisola Salentina, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Alezio è localizzata in:

  • provincia di Lecce e comprende il territorio dei comuni di Alezio, Sannicola e, in parte, il territorio dei comuni di Gallipoli e Tuglie.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Alezio

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. 

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Alezio prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Alezio non dovrà essere superiore al 70% per la tipologia di Vino Rosso e al 35% per la tipologia di Vino Rosato. 
  • L'elaborazione del Vino DOC Alezio Rosato prevede la sgrondatura delle uve pigiate dopo un breve periodo di macerazione.
  • Il vino DOC Alezio con la menzione Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi.

4. Produttori di Vino DOC Alezio

Con l’utilizzo della DOC Alezio i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Alezio

Braciole alla barese, pollo arrosto, agnello al forno.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Alezio

La coltivazione della vite in zona di produzione che comprende tutto il territorio amministrativo dei comuni di Alezio e Sannicola ed in parte quello dei comuni di Gallipoli e Tuglie, tutti in provincia di Lecce ha origini antichissime. L’area si era affermata toponomasticamente già da centinaia di anni, nel periodo successivo al tracollo della potenza bizantina e all’avvento dei Normanni, come circoscrizione del Regno di Sicilia. La promulgazione delle province nel 1231 ad opera dell’imperatore svevo raccolte nel “Liber Augustalis” sono durate sino alla costituzione del Regno D’Italia nel 1860.

Dalle testimonianze umane che risalgono al paleolitico, agli Iapigi o Messapi l’impianto urbano è caratterizzato da mura a protezione di centri abitati. La dominazione greca sviluppò attività politica e culturale e l’espansione longobarda sono state sicuramente i catalizzatori della attività agricola.

La seconda metà del XIII secolo è caratterizzata dalla dominazione Angioina con l’entrata a far parte del Regno di Napoli. Nei diversi passaggi successivi di dominazione le terre, sempre coltivate sia per il sostentamento che per la possibilità di pagamento delle tasse imposte, vedono il loro sfruttamento in maniera diversa con la possibilità di animare il commercio e l’economia generale della provincia.

Il settecento vede concretizzarsi in maniera continuativa le esportazioni di Olio e Vino in partenza da Gallipoli. Tra il 1600 e 1700 dai porti di Otranto Gallipoli e Brindisi partivano per i mercati di Londra Berlino S. Pietroburgo e Barcellona “2 milioni di salme di vino e 1 milione e mezzo di cantare di olio”.

L’intero territorio provinciale è disseminato di testimonianze e reperti di quell’epoca che documentano la presenza della vite e l’eccellente qualità dei vini ottenuti.

Nella metà dell’ottocento sorsero moderni impianti per la pigiatura delle uve e la vinificazione in prossimità della ferrovia per agevolare gli scambi commerciali. Come riferito dal Falcone (2010), importanti fonti documentali si ritrovano nell’archivio storico della Direzione Generale dell’Agricoltura riguardanti gli inizi del secolo, in particolare su documentazione relativa alle cantine Sociali di Alezio, Gallipoli e Manduria, per una relazione tecnica della Regia Prefettura di Terra D’Otranto, sulla condizione della viticoltura indirizzata all’On. Ministro.

In questo periodo e per le particolari condizioni si richiedeva un incremento della coltivazione della vite e ciò si imponeva a causa della forte richiesta di vini da taglio da parte delle regioni settentrionali costrette a rimediare alla crisi produttiva anche francese causata dalla fillossera. Aglianico, Aleatico, Fiano, Verdeca, Greco, Primitivo, Negroamaro sono i vitigni più rinomati della zona ma bisogna ricordare anche una notevole quantità di altri vitigni a bacca bianca e nera, coltivati da sempre in tutta l’area molto spesso conosciuti solo con nomi locali, che hanno sostenuto per tanto tempo un ruolo importante nella viticoltura locale.

Le prime notizie dettagliate e ordinate secondo un criterio scientifico sulla produzione dei vini prodotti a Alezio da queste varietà coltivate risalgono alla “Statistica del Regno di Napoli” disposta da Gioacchino Murat nel 1811.

Possiamo affermare, quindi, che Alezio è tra le antiche zone d’Italia a vocazione viticola; ed insieme alle altre aree della Puglia nel 1930 diventava la seconda regione produttrice di vino in Italia.

Il Vino DOC Alezio ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 9 febbraio 1983.

ALEATICO DI PUGLIA DOC

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 29.05.1973, G.U. 214 del 20.08.1973
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014 

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Aleatico di Puglia D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Aleatico di Puglia” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Dolce Naturale
  2. Dolce Naturale Riserva
  3. Liquoroso Dolce Naturale
  4. Liquoroso Dolce Naturale Riserva

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Aleatico di Puglia

 

  • Aleatico di Puglia Dolce Naturale (Vino Rosso)
  • Versioni: Amabile
  • => 85% Vitigno Aleatico
  • =< 15% Vitigni Negro Amaro, Malvasia Nera e Primitivo, da soli o congiuntamente.
  • => 15% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso granata più o meno intenso, con riflessi violacei tendenti all’arancione con l’invecchiamento, odore delicato, caratteristico, più intenso ed etereo con l’età, e sapore moderatamente dolce, pieno, vellutato.

  • Aleatico di Puglia Dolce Naturale Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Amabile
  • => 85% Vitigno Aleatico
  • =< 15% Vitigni Negro Amaro, Malvasia Nera e Primitivo, da soli o congiuntamente.
  • => 15% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso granata più o meno intenso, con riflessi violacei tendenti all’arancione con l’invecchiamento, odore delicato, caratteristico, più intenso ed etereo con l’età, e sapore moderatamente dolce, pieno, vellutato.

  • Aleatico di Puglia Liquoroso Dolce Naturale (Vino Rosso Liquoroso)
  • Versioni: Dolce
  • => 85% Vitigno Aleatico
  • =< 15% Vitigni Negro Amaro, Malvasia Nera e Primitivo, da soli o congiuntamente.
  • => 18,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Liquoroso dal colore rosso granata più o meno intenso con riflessi violacei, tendente all’arancione con l’invecchiamento, profumo delicato, caratteristico, etereo ed intenso con l’invecchiamento e sapore dolce, pieno, caldo, armonico, gradevole.

  • Aleatico di Puglia Liquoroso Dolce Naturale Riserva (Vino Rosso Liquoroso Invecchiato)
  • Versioni: Dolce
  • => 85% Vitigno Aleatico
  • =< 15% Vitigni Negro Amaro, Malvasia Nera e Primitivo, da soli o congiuntamente.
  • => 18,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Liquoroso Invecchiato dal colore rosso granata più o meno intenso con riflessi violacei, tendente all’arancione con l’invecchiamento, profumo delicato, caratteristico, etereo ed intenso con l’invecchiamento e sapore dolce, pieno, caldo, armonico, gradevole.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Aleatico di Puglia

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Aleatico di Puglia si estende su un ampio territorio collinare pugliese, in zone vinicole adeguatamente ventilate, luminose e favorevoli all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Aleatico di Puglia è localizzata nella:

  • regione Puglia e comprende il territorio delle province di Bari, Foggia, Brindisi, Lecce e Taranto.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Aleatico di Puglia

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. 

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Aleatico di Puglia prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Aleatico di Puglia non dovrà essere superiore al 65%.
  • La preparazione del Vino DOC Aleatico di Puglia è consentita anche nella tipologia "Liquoroso” secondo le vigenti disposizioni di legge.
  • Per le uve destinate alla produzione del Vino DOC Aleatico di Puglia è consentito un leggero appassimento sulla pianta o su stuoie.
  • Il vino DOC Aleatico di Puglia con la menzione Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 36 mesi.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Aleatico di Puglia è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.

4. Produttori di Vino DOC Aleatico di Puglia

Con l’utilizzo della DOC Aleatico di Puglia i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Aleatico di Puglia

Crostate alla marmellata di frutti rossi, "mendule turrate" (mandorle tostate con zucchero) e pasticceria secca a base di pasta di mandorle.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Aleatico di Puglia

La storia della vite in Puglia ha radici antichissime e si ritiene che questa pianta sia stata sempre presente nel territorio della regione. La vite era probabilmente presente in Puglia prima dei tempi della colonizzazione greca - nel VIII secolo a.C. - tuttavia alcune delle varietà oggi considerate autoctone di questa regione sono state introdotte proprio dai greci, come il Negroamaro e l'Uva di Troia.

Dalla Grecia fu introdotto anche il sistema di coltivazione della vite ad “alberello”, il metodo più diffuso in Puglia. Con l'arrivo del dominio degli antichi romani - in seguito alla vittoria contro Pirro nel 275 a.C. - la produzione e il commercio di vino furono particolarmente vivaci e i vini della Puglia cominciarono ad essere presenti - e apprezzati - nella tavole di Roma.

Nella sua monumentale opera Naturalis Historia, Plinio il Vecchio, nell'elencare le varietà di uve greche, ricorda che in Puglia erano presenti le Malvasie Nere di Brindisi e Lecce, il Negroamaro e l'Uva di Troia. Plinio il Vecchio, Orazio e Tibullo hanno lasciato ampie testimonianze nei loro scritti sulle tecniche di coltivazione della vite e della produzione di vino in Puglia ai tempi degli antichi Romani, decantando - in particolare - il colore, il profumo e il sapore dei vini pugliesi.

Plinio il Vecchio definì Manduria - la terra della Puglia più rappresentativa per il Primitivo - come viticulosae, cioè “piena di vigne”. Manduria non fu l'unica zona a guadagnarsi l'appellativo di viticulosae: anche Mesagne, Aletium (Alezio) e Sava furono definite in questo modo da altri autori. Altri autori illustri di quei tempi - come Marziale, Ateneo e Marrone - elogiarono nei loro scritti le qualità dei vini pugliesi.

Con la costruzione del porto di Brindisi - nel 244 a.C. - il commercio del vino pugliese conosce un periodo piuttosto fiorente e a Taranto, con lo scopo di facilitare la spedizione e l'imbarco, si conservano enormi quantità di vino in apposite cantine scavate nella roccia lungo la costa.

Già a quei tempi, quindi, la Puglia diviene un importante “deposito” di vino, una terra che farà del vino, e dell'olio, due prodotti fortemente legati alla propria tradizione e cultura.

Il vino di qualità lascerà un segno indelebile nella cultura della Puglia: da merum, che in latino significa “vino puro” o “vino genuino”, deriva infatti il termine mjere, che in dialetto pugliese significa “vino”.

Dopo la caduta dell'impero romano, la viticoltura e la produzione di vino in Puglia subiscono un periodo di crisi e sarà solo per opera dei monasteri e dei monaci che le due attività saranno conservate e continueranno a caratterizzare la Puglia.

Nel Medioevo, in Puglia si registrano ancora enormi produzioni di vino: non a caso Dante Alighieri, nei suoi versi, descrive la Puglia come «terra sitibonda ove il sole si fa vino».

L'importanza dello sviluppo della viticoltura e della produzione del vino fu ben compresa anche da Federico II che - nonostante fosse astemio - fece piantare migliaia di viti nella zona di Castel del Monte, importando le piante dalla vicina Campania.

Il vino assume un ruolo strategico per l'economia della Puglia tanto che, nel 1362, Giovanna I d'Angiò firma una legge che vietava nel territorio l'introduzione di vino prodotto al di fuori della regione.

Sarà solamente durante il Rinascimento che i vini della Puglia cominceranno a conoscere i consensi delle altre zone d'Italia e di alcune zone della Francia, i vini pugliesi fanno il loro ingresso nelle tavole delle corti nobili.

Andrea Bacci, uno degli autori di vino più conosciuti di quel periodo, ricorda nella sua opera De naturali vinorum historia che nelle zone di Lecce, Brindisi e Bari si producono vini di “ottima qualità”, mentre dei rossi di Foggia e del Gargano dirà che sono vini di “media forza ma sinceri nella sostanza sicché durano fino al terzo anno e anche di più”.

Nei periodi successivi - nel 1700 e nel 1800 - la Puglia si farà sempre notare per le enormi quantità di vino prodotte, mai per la qualità, tanto che le eccedenze cominciano ad essere un serio problema, pur tuttavia costituendo un cospicuo profitto.

Riassumendo, la millenaria storia vitivinicola della regione, dalla Magna Grecia, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del vino “Aleatico di Puglia”, ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere gli attuali rinomati vini.

Il Vino DOC Aleatico di Puglia ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 29 maggio 1973.

Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvata come tipologia della DOC “Primitivo di Manduria” con  D.P.R. 30.10.1974, G.U. 60 del 04.03.1975 - Approvato DOCG con D.M. 23.02.2011, G.U. 57 del 10.03.2011

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014 


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Primitivo di Mandura Dolce Naturale D.O.C.G.

La Denominazione di Origine Controllata e Garantita "Primitivo di Manduria Dolce Naturale" e' riservata al vino rispondente alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione

  • Primitivo di Manduria Dolce Naturale

1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Primitivo di Manduria Dolce Naturale

 

  • Primitivo di Manduria Dolce Naturale (Vino Rosso)
  • Versioni: Dolce
  • = 100% Vitigno Primitivo
  • => 16% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso intenso, con sfumature tendenti al granato, odore ampio, complesso, talvolta con sentore di prugna, dal sapore dolce, vellutato, caratteristico.

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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Primitivo di Manduria Dolce Naturale

Il territorio in cui ricade l’areale di produzione della D.O.C.G. Primitivo di Manduria Dolce Naturale è essenzialmente caratterizzato da due tipologie di paesaggio: l’Arco Jonico e la penisola Salentina.

L’Arco Jonico interessa maggiormente la zona costiera e si estende a partire dalla costa ionica fino ad arrivare alla base delle Murge, ad ovest fino alla Fossa Bradanica e ad est fino al contatto con il Salento Nord Occidentale.

Il Salento (o Penisola Salentina) riguarda la parte sud-orientale dell’intero territorio tarantino. Si presenta come un territorio alquanto complesso in cui si alternano superfici subpianeggianti (nelle aree localizzate tra Lecce e Brindisi) a rilievi calcarei (serre salentine).

La Zona di Produzione del Vino DOCG Primitivo di Manduria Dolce Naturale è localizzata in:

  • provincia di Taranto e comprende il territorio dei comuni di Manduria, Carosino, Monteparano, Leporano, Pulsano, Faggiano, Roccaforzata, San Giorgio Jonico, San Marzano di San Giuseppe, Fragagnano, Lizzano, Sava, Torricella, Maruggio, Avetrana e quello della frazione di Talsano e delle isole amministrative del comune di Taranto, intercluse nei territori dei comuni di Fragagnano e Lizzano.
  • provincia di Brindisi e comprende il territorio dei comuni di Erchie, Oria e Torre S. Susanna.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Primitivo di Manduria Dolce Naturale

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità. 

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOCG Primitivo di Manduria Dolce Naturale prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino non dovrà essere superiore al 60%, pari ad una resa massima di 42 hl/ettaro. per entrambe le tipologie di Dolcetto di Diano d'Alba. Qualora tali parametri vengano superati decade il diritto alla DOCG per tutto il prodotto.

4. Produttori di Vino DOCG Primitivo di Manduria Dolce Naturale

Con l’utilizzo della DOCG Primitivo di Manduria Dolce Naturale i Produttori Vinicoli Pugliesi sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Primitivo di Manduria Dolce Naturale

Pasticceria secca, mandorle tostate, fichi, castagne.


6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Primitivo di Manduria Dolce Naturale

Nel primo trentennio del 1900 il prof. Giuseppe Musci (1879-1946), Direttore del Consorzio Antifilosserico della provincia di Bari, contribuì allo sviluppo della nuova viticoltura in Puglia con un’incessante attività testimoniata da numerosi articoli, opuscoli e testi tra cui uno dedicato al “Primativo di Gioia” datato 1919. Nel testo il Musci fa risalire l’origine, fino ad oggi mai smentita, della prima selezione del Primitivo al 179 per opera del sacerdote don Francesco Filippo Indellicati (1787-1831), Primicerio del capitolo della chiesa madre di Gioia del Colle (Ba) nonché esperto botanico ed agronomo. Indellicati, avendo notato ed apprezzato il vitigno all’interno di un vecchio vigneto polivarietale situato in agro di Gioia del Colle, lo ribattezzò come Primativo o Primaticcio in virtù della precocità di maturazione e ritenendolo adatto alle terre rosse tipicamente pugliesi, realizzò per talea un vigneto razionale monovarietale in contrada Terzi. Il Vitagliano (1985), sposando la tesi dell’origine gioiese, afferma che già nel 1868, nelle contrade Marchesana, Terzi, Castiglione e Parco Busciglio dell’agro di Gioia fossero coltivati a Primitivo circa 6.000 ettari.

A sostegno di quanto detto non mancano illustri citazioni bibliografiche di fine ‘800, ossia in un epoca caratterizzata dalla nascita in tutta Europa della disciplina ampelografia e dai primi tentativi di associare ogni vitigno ad una determinata area di coltivazione. Ancor prima G. Perelli (1874) e D. Froio (1875) ne avevano brevemente descritto le caratteristiche ampelografiche, produttive ed enologiche, risultando, ad oggi, tra i primi testimoni dell’antica presenza del vitigno in Puglia. Il dottor Antonio Carpenè, nella sua nota “Intorno ad alcuni vini del barese” cita un vino “Primitivo di Turi” dell’annata 1867, e ciò, nel confermare l’autenticità pugliese del vitigno, pone comunque un interrogativo sull’origine prettamente gioiese della sua coltivazione. Nel 1887 il De Rovasenda annotò che “il Primitivo, coltivato in Terra di Bari (Altamura, Bitonto, Turi) matura la sua uva molto precocemente e può dare un buon vino….; dà in qualche località un vino liquoroso”. Tale antica citazione rappresenta probabilmente il primo riferimento di una tipologia di vino prodotto con uve parzialmente passite analoga all’attuale Dolce naturale della D.O.C Primitivo di Manduria.

Nella piana di Manduria il Primitivo approdò molto probabilmente alla fine del XIX secolo, grazie ad alcune barbatelle portate dalla contessa Sabini di Altamura, andata in sposa a Tommaso Schiavoni Tafuri, il quale ne avviò la coltivazione nelle terre di sua proprietà, selle dune di Campomarino, una località rivierasca frazione di Maruggio.

La prima etichetta di cui si ha testimonianza del primitivo proveniente dal vigneto dello Schiavoni Tafuri risale al 1891 e porta la denominazione “Campo Marino”. Si narra che di tale vino, presto rivelatosi di grande struttura, il nobiluomo di Manduria fosse così geloso, da ammettere alla degustazione solo pochi eletti suoi amici. Tutto ciò non esclude ovviamente che il vitigno fosse presente già da tempo in Puglia, sulla murgia barese o lungo l’areale jonico-tarantino (Baldassarre, 2003).

Singolare appare la fama in epoca romana dell’area tarantina o Aulonia, elogiata per fertilità e abbondanza nell’Ode VI dei Carmina di Orazio: “Più di ogni altro angolo della terra / mi sorride quello dove il miele non è da meno di quello dello Imetto / e l’olivo gareggia con quello del Venafro / dove Giove alterna lunghe primavere e tiepidi inverni / e l’Aulone amico del fertile Bacco non ha minimamente da invidiare alle uve di Falerno”.

I mera tarantina, i prestigiosi vini prodotti nel territorio dell’antica Aulonia, furono paragonati da Orazio al famosissimo Falerno, di cui riproducevano le doti di longevità, austerità e forza. Il leggendario confronto tra i due vini, nel sostenere la tesi di un contributo del Primitivo alla loro composizione, è supportato dal riconoscimento dell’antica presenza del vitigno nel casertano, nella stessa zona dove in epoca romana si produceva il celeberrimo Falerno, con la DOC “Falerno del Massico Primitivo”. A tal riferimento Vitagliano annota “Il fatto che in questa stessa area della provincia di Caserta, localmente, il vitigno è chiamato primitivo di Lecce fa pensare che esso sia in qualche modo arrivato dalla Puglia, e in particolare dal Salento”.

Nel 1629, il patrizio monopolitano Prospero Rendella nel suo “Tractatus de vinea, vindemia et vino” decanta le qualità del vino Tarentinum. E un vino così prestigioso doveva necessariamente nascere da un vigneto dotato di qualità superiori e fortemente adattato all’ambiente. E allora si potrebbe anche pensare che il Primitivo portato a Manduria dalla contessa Sabini di Altamura abbia segnato un fortuito ritorno di un vitigno diffuso nella stessa area in epoca ben più remota.

La recente opera “Dal merum al Primitivo di Manduria”, nel valoroso tentativo di ricostruire l’intreccio millenario tra la storia del popolo pugliese e il vino, aggiunge interessanti tasselli alla tesi di una antica presenza del comprensorio di Manduria del vitigno Primitivo o quantomeno di un suo simile (Filo et al., 2004). Nel libro si descrive la fama della cosiddetta “fiera pessima” di Manduria, nota, in epoca angioina, per la bontà e l’abbondanza del vino che giungeva dai comuni limitrofi e si parla dell’abate Pacichelli, che durante i suoi viaggi in Terra d’Otranto negli ultimi decenni del ‘600, si soffermò ad osservare la grande produzione enologica di Casalnuovo, l’odierna Manduria. La sua vita fenologica è più breve di altre varietà: a dispetto della precocità di maturazione è, infatti di germogliamento tardivo e perciò poco soggetto ai danni delle brinate, la fioritura è delicata e resistente discretamente agli attacchi di malattie crittogamiche.

Caratteristica unica nel panorama viticolo, le cosiddette femminelle, in zona dette racemi, raggiungono una perfetta maturazione in epoca successiva alla prima vendemmia. Infatti, dopo un mese circa dalla prima vendemmia, veniva effettuata la raccolta dei racemi, che sicuramente rappresentavano caratteristiche differenti dai grappoli principali, ciononostante il mosto che ne derivava veniva vinificato in purezza e il vino ottenuto si presentava più asciutto e tannico nonché più colorato di quello proveniente dalla prima vendemmia.

Nei corso dei secoli la viticoltura ha mantenuto il ruolo di coltura principe del territorio, fino all’attualità. La DOCG “Primitivo di Manduria Dolce Naturale” è stata riconosciuta con il DM 23/02/2011 – G.U. n. 57 del 10-3-2011.

Oltre 300 buyers, tra Importatori, Grossisti e Distributori in 70 paesi del mondo, sono le collaborazioni attive di Assovini.it

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