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ZAGAROLO DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 29.05.1973, G.U. 215 del 21.08.1973

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014.


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Zagarolo D.O.C. 

La denominazione di origine controllata «Zagarolo», è riservata ai vini ottenuti dai vigneti della relativa zona di produzione e rispondenti ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianco
  2. Bianco Superiore

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Zagarolo

 

  • Zagarolo Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 30% Vitigno Trebbiano Toscano, Toscano Verde e Toscano Giallo;
  • =< 70% Vitigni Malvasia Bianca di Candia e Malvasia Puntinata
  • =< 10% Vitigni Bellone e Bombino Bianco.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco fresco ed equilibrato con colore dal giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato e gradevole, sapore secco, morbido, caratteristico e armonico.

  • Zagarolo Bianco Superiore (Vino Bianco Superiore)
  • Versioni: Secco
  • => 30% Vitigno Trebbiano Toscano, Toscano Verde e Toscano Giallo;
  • =< 70% Vitigni Malvasia Bianca di Candia e Malvasia Puntinata
  • =< 10% Vitigni Bellone e Bombino Bianco.
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico 
  • Vino Bianco Superiore fresco ed equilibrato con colore dal giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato e gradevole, sapore secco, morbido, caratteristico e armonico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Zagarolo

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Zagarolo si estende nella parte più settentrionale dell’Alta valle del fiume Sacco, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Zagarolo è localizzata in:

  • provincia di Roma e comprende il territorio del comune di Gallicano e, in parte, il territorio del comune di Zagarolo.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Zagarolo

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Zagarolo prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Zagarolo non dovrà essere superiore al 72%.

4. Produttori di Vino DOC Zagarolo

Con l’utilizzo della DOC Zagarolo i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Zagarolo

Primi piatti di pasta con sughi a base di pesce, carciofi alla romana e alla giudia, frittate contadine.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Zagarolo

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dello “Zagarolo”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche dello “Zagarolo”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Zagarolo”.

In particolare la presenza della viticoltura nella zona dello “Zagarolo” è attestata fin dall’epoca romana, in molti reperti dei georgici latini. Nel medioevo i contratti agrari ed i documenti di varia natura, conservati presso gli archivi monastici, confermano la diffusione di tale coltura.

Con la caduta dell'impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante; come testimoniano i numerosi atti notarili, inerenti i terreni vitati, custoditi negli archivi monastici.

Gli Statuti della Città di Zagarolo, emanati il 31 luglio 1552, regolavano l’ordinamento della Comunità di Zagarolo su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale. Diversi Capitoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura.

Anche nei secoli successivi la viticoltura ha rappresentato la coltura principe dell’area: il Piazza, nell’opera La Gerarchia cardinalizia (1703), riporta “Vigne deliziose di S. Cesareo”, ed in Agricoltura e quistioni economiche: che la riguardano, (1860) Vol. 2, Frédéric Passy, nel descrivere alcune delle buone pratiche agricole, annota “Il villaggio di Zagarolo, ove il sistema della piccola coltura fu già stabilito dai proprietarii medesimi, ne può dare un'idea.

Sperando di trarre un miglior frutto da quelle fertili terre, migliorando ad un tempo la sorte dei loro vassalli, i principi Rospigliosi diedero in enfiteusi ai contadini quasi tutte le loro terre. Questi piantarono vigne, secondo il sistema romano, che consiste nello stringerle talmente da non potere coltivare cosa alcuna in mezzo alle loro file. Quindi ogni volta che la vendemmia non riusciva abbondante, tutto era perduto. Nondimeno, ed a causa dell'abbondanza del vino che mai non mancava a Zagarolo, attese le difficoltà dei trasporti, la popolazione si raddoppiò dal principio del secolo in poi”.

Non mancano notizie circa la capacità dei viticoltori come riportato nella Topografia statistica dello stato pontificio ossia breve descrizione delle ... (1857), dove Adone Palmieri, scrive “Il territorio di Zagarolo in piano, ricchissimo in ispecie d'ubertosi vigneti, è disparso di paragrandini, de' quali il primo inventore fu Lapostelle, ed anche gremito di case ad uso di cantine, ove si rimette eccellente e copioso vino , di che poscia que' popolani fanno lucroso traffico colla Capitale, imperciocchè nelle buone stagioni se ne rimettono sino a 7, od 8 mila botti”.

Nei Ricordi storici e pittorici d'Italia. (1865) Ferdinand Adolf Gregorovius scrive “Da San Cesario si scopre fra stupendi vigneti l'abitato di Zagarolo” In Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' dintorni di Roma (1837), il Nibby, descrive il Fondo di S. Pastore in Gallicano annotando “La grotta nel suo genere è magnifica, essendo tutta scavata nel tufa, e a forma di un parallelepipedo, tagliato in mezzo da un andito; intorno ad essa a destra e sinistra sono cento nicchie, pure iscavate nel tufa atte a contenere 100 botti di vino”, e nel Saggio statistico storico del pontificio stato (1829) Vol. 1, Gabrielle Calindri riporta per Gallicano “viene di maggior prodotti fieno, grano, vino”.

Il Marocco, in Monumenti dello Stato pontificio e relazione topografica di ogni paese (1835), scrive per Zagarolo “Nulla manca all' umano sostentamento, ed in particolare i vini sono il maggior reddito, mentre godono molta riputazione, potendosi assomigliare ai Veliterni per gagliardia, e per il rosso colore, non alterato come altrove con bacche di sambuco, ed altre cose poco confacenti. Le vigne restano corredate di eccellenti grotte ove i medesimi vini si conservano”.

La storia recente, a causa della chiusura della Cantina Sociale, è caratterizzata da una situazione di stasi della denominazione che, nonostante l’impegno delle aziende, non riesce ancora ha riconquistare appieno la notorietà passata.

Il Vino DOC Zagarolo ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 29 maggio 1973.

VIGNANELLO DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 14.11.1992 G.U. 278 del 25.11.1992

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014.


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Vignanello D.O.C.

La denominazione di origine controllata «Vignanello», è riservata ai vini ottenuti dai vigneti della relativa zona di produzione e rispondenti ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianco
  2. Bianco Superiore
  3. Bianco Vendemmia tardiva
  4. Greco (o Greco di Vignanello)
  5. Greco Spumante (o Greco di Vignanello Spumante)
  6. Greco Vendemmia tardiva (o Greco Vendemmia tardiva di Vignanello)
  7. Rosso, anche nella versione Novello
  8. Rosso Riserva

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Vignanello

 

  • Vignanello Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
  • => 70% Vitigni Trebbiano Toscano e Trebbiano Giallo, da soli o congiuntamente;
  • =< 30% Vitigni Malvasia Bianca di Candia e Malvasia del Chianti, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco del colore giallo paglierino più o meno intenso con leggeri riflessi verdognoli, odore delicato, più o meno fruttato e sapore dal secco al dolce con leggero retrogusto amarognolo, abboccato, fine e delicato.

  • Vignanello Bianco Superiore (Vino Bianco Superiore)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
  • => 70% Vitigni Trebbiano Toscano e Trebbiano Giallo, da soli o congiuntamente;
  • =< 30% Vitigni Malvasia Bianca di Candia e Malvasia del Chianti, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Superiore dal colore giallo paglierino più o meno intenso con leggeri riflessi verdognoli, odore delicato, più o meno fruttato e sapore dal secco al dolce con leggero retrogusto amarognolo, abboccato, fine e delicato.

  • Vignanello Bianco Vendemmia Tardiva (Vino Bianco Vendemmia Tardiva)
  • Versioni: Dolce
  • => 70% Vitigni Trebbiano Toscano e Trebbiano Giallo, da soli o congiuntamente;
  • =< 30% Vitigni Malvasia Bianca di Candia e Malvasia del Chianti, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 15% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Vendemmia Tardiva dal colore variabile dal giallo paglierino al dorato, odore gradevole e profumato e 
    sapore dolce ed armonico.

  • Vignanello Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Sangiovese
  • =< 40% Vitigno Ciliegiolo
  • =< 20% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino da giovane, tendente al granato se invecchiato, odore profumato caratteristico ed intenso e sapore asciutto, a volte vivace, caldo e armonico.

  • Vignanello Rosso Novello (Vino Rosso Novello)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Sangiovese
  • =< 40% Vitigno Ciliegiolo
  • =< 20% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Novello dal colore rosso rubino da giovane, tendente al granato se invecchiato, odore profumato caratteristico ed intenso e sapore asciutto, a volte vivace, caldo e armonico.

  • Vignanello Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Sangiovese
  • =< 40% Vitigno Ciliegiolo
  • =< 20% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino tendente al granato, odore profumato caratteristico ed intenso e sapore asciutto, caldo e armonico.

  • Vignanello Greco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco /Abboccato
  • => 85% Vitigno Greco Bianco
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore vinoso gradevole e caratteristico e sapore asciutto, abboccato, di corpo e armonico con leggero retrogusto amarognolo.

  • Vignanello Greco Vendemmia tardiva (Vino Bianco Vendemmia Tardiva)
  • Versioni: Dolce
  • => 85% Vitigno Greco Bianco
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 15% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Vendemmia Tardiva dal colore variabile dal giallo al dorato, odore gradevole e profumato, e sapore dolce, armonico e caratteristico.

  • Vignanello Greco Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut
  • => 85% Vitigno Greco Bianco
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore paglierino più o meno intenso, odore delicato più o meno fruttato e sapore armonico, caratteristico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Vignanello

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Vignanello si estende tra il versante est dei monti Cimini ed il fiume Tevere, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Vignanello è localizzata in:

  • provincia di Viterbo e comprende il territorio dei comuni di Vignanello, Vasanello, Bassano in Teverina, Corchiano e, in parte, il territorio di Soriano nel Cimino, Fabrica di Roma e Gallese.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Vignanello

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Vignanello prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Vignanello nelle tipologie Rosso e Greco non dovrà essere superiore al 70%; al 75% per le tipologie di Vino Bianco e al 65% per le tipologie di Vino Bianco Vendemmia Tardiva e Greco Vendemmia Tardiva. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Il vino DOC Vignanello Rosso Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi.

4. Produttori di Vino DOC Vignanello

Con l’utilizzo della DOC Vignanello i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Vignanello

Antipasti di pesce, frutti di mare, crostacei bolliti e pesce in genere, carni bianche al forno, formaggi giovani.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Vignanello

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dell’antica Etruria, passando per i Romani, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del “Vignanello”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Vignanello”.

In particolare la presenza della viticoltura nella zona del “Vignanello” è attestata fin dall’epoca degli Etruschi, in molti reperti dei georgici latini.

Con la caduta dell'impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante; come testimoniano i documenti di varia natura conservati presso gli archivi monastici.

Gli Statuti della Città di Gallese, emanati nel 1576, e quelli di Soriano nel Cimino del 1447, regolavano l’ordinamento delle Comunità su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale. Diversi Capitoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura.

La coltivazione della vite continuò ed ebbe maggiore espansione sotto gli Stati Pontifici: nell’opera Summarium ed universas causas (1796), P. D. Origo, riporta che “nel 1547 Ortensia Farnese, che ottenne in feudo il castrum iullanellum (l’odierno Vignanello) alla morte della madre Beatrice, diede ordine ai Magistrati di mandare tutte le bestie a Bagnara (Bagnaia) a portare una somma di vino per ciascuna al Card. Ridolfi di greco et aleatici ispecie dolcissime”.

Nel Saggio statistico storico del pontificio stato (1829) Vol. 1, Gabriele Calindri riporta per Fabbrica “campagne.. dalle quali si trae di prodotti massimi grano, vino,”, per Gallese “campagne.. somministrano di massimi prodotti grano, fieno, vino” Il Moroni, nel Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica (1860), riporta per Vignanello “..il territorio precipuamente produce vino squisito, che gareggia coll’orvietano, ed è la più grande risorsa sua, massima in quest’ultimi anni, per essere stato quasi esente dalla deplorevole infezione delle viti, ne commercia con Roma e altrove.”, per Corchiano “..esistono molte fresche grotte, incavate nel tufo, che servono da cantine..” e per Gallese scrive “..produce di tutto e in abbondanza, grano, granturco, vino..”

Il Belli, poeta Romanesco dell’Ottocento, in un sonetto del 1844 scrive “s’ha ppuro de fà scrive a Vvignannello p’er solito bbaril de vin’asciutto, e pper un antro o ddua ppiù tonnarello (più dolce)”. In Osteria – Guida spirituale delle osterie italiane da Verona a Capri (1909), il Barth, bibace poeta, definisce il vino di Vignanello come “divino Vignanello deliziosissimo” e “genio amabile” da ricercare “Là, nell’Etruria taciturna, cara agli Dei”.

In un manifesto pubblicitario della Cantina sociale e distilleria cooperativa di Vignanello (creata nel 1903) risalente al 1913, tra i prodotti reclamizzati, figura tra gli altri il Greco di Vignanello che viene definito “vino di lusso per signora” ad evidenziarne le caratteristiche di piacevolezza proprie dei vini passiti o liquorosi.

La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la creazione della Cantina sociale, la nascita di nuove aziende e dalla professionalità degli operatori che hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del vino “Vignanello”.

Il Vino DOC Vignanello ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 14 novembre 1992.

VELLETRI DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 31.03.1972, G.U. 190 del 22.07.1972

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014.


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Velletri D.O.C.

La denominazione di origine controllata «Velletri» è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianco
  2. Rosso
  3. Superiore
  4. Riserva
  5. Spumante

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Velletri

 

  • Velletri Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco /Amabile
  • => 30% Vitigni Trebbiano Toscano, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde;
  • =< 70% Vitigni Malvacia Bianca di Candia e Malvasia Puntinata, da soli o congiuntamente;
  • =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco fresco ed equilibrato, con colore giallo paglierino più o meno intenso, odore gradevole, delicato, fruttato, sapore secco, amabile, dolce, di giusto corpo, armonico e vellutato.

  • Velletri Bianco Superiore (Vino Bianco Superiore)
  • Versioni: Secco /Amabile
  • => 30% Vitigni Trebbiano Toscano, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde;
  • =< 70% Vitigni Malvacia Bianca di Candia e Malvasia Puntinata, da soli o congiuntamente;
  • =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Superiore fresco ed equilibrato, con colore giallo paglierino più o meno intenso, odore gradevole, delicato, fruttato, sapore secco, amabile, dolce, di giusto corpo, armonico e vellutato.

  • Velletri Bianco Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut
  • => 30% Vitigni Trebbiano Toscano, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde;
  • =< 70% Vitigni Malvacia Bianca di Candia e Malvasia Puntinata, da soli o congiuntamente;
  • =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Spumante Bianco fresco ed equilibrato, con colore giallo paglierino intenso con perlage intenso, fitto, continuo, odore pulito elegante con note di lievito, di birra, frutta matura, sapore secco di buon corpo e persistenza.

  • Velletri Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • >< 10-45% Vitigno Sangiovese
  • >< 30-50% Vitigno Montepulciano
  • => 10% Vitigno Cesanese di Affile
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso di buona struttura e presenza di buone dotazioni polifenoliche e tanniche polimerizzate, che conferiscono al vino carattere di pienezza di corpo e assenza di ruvidezza. Il vino presenta un colore rosso rubino più o meno intenso, odore con sentori fruttati e floreali, sapore secco, vellutato, armonico, giustamente tannico.

  • Velletri Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • >< 10-45% Vitigno Sangiovese
  • >< 30-50% Vitigno Montepulciano
  • => 10% Vitigno Cesanese di Affile
  • =< 30% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato di buona struttura e presenza di buone dotazioni polifenoliche e tanniche polimerizzate, che conferiscono al vino carattere di pienezza di corpo e assenza di ruvidezza. Il vino presenta un colore rosso rubino più o meno intenso, odore con sentori fruttati e floreali, sapore secco, vellutato, armonico, giustamente tannico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Velletri

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Velletri si estende sul versante sud occidentale dei Colli albani, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Velletri è localizzata in:

  • provincia di Roma e comprende il territorio dei comuni di Velletri e Lariano.
  • provincia di Latina e comprende il territorio del comune di Cisterna di Latina.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Velletri

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Velletri prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Velletri Bianco non dovrà essere superiore al 70% e al 65% per le tipologie Rosso; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Il Vino DOC Velletri Spumante deve essere ottenuto mediante rifermentazione in bottiglia con permanenza sui lieviti per almeno 6 mesi, che costituisce parte dell'intero processo di spumantizzazione che deve durare almeno 12 mesi.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Velletri è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad esclusione della tipologia Spumante.
  • Il vino DOC Velletri Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi.

4. Produttori di Vino DOC Velletri

Con l’utilizzo della DOC Velletri i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Velletri

Antipasti di pesce, agnellino al forno, spiedini di crostacei, formaggi freschi, carciofi alla romana e alla giudia.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Velletri

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dell’antica “Velester”, dai Volsci all’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del “Velletri”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Velletri”.

In particolare la presenza della viticoltura nella zona del “Velletri” è attestata fin dall’epoca romana, in molti reperti dei georgici latini. Nel medioevo i contratti agrari ed i documenti di varia natura, conservati presso gli archivi monastici, confermano la diffusione di tale coltura.

Con la caduta dell'impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante; come testimoniano i numerosi atti notarili, inerenti i terreni vitati, custoditi negli archivi monastici.

Gli Satuta civitatis velitrarum, confermati da una Breve di Papa Sisto IV del 17 maggio 1477 e riformati nel 1544, regolamentavano l’ordinamento della Comunità Veliterna su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale. Diversi Capitoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura. L

a viticoltura è sempre stata la principale risorsa di Velletri tanto che Il Theuli, nel Theatro historico di Velletri (1644), parlando dell’abbondanza della Città scrive “Del Vino, quanta sia l'abbondanza, non so sé potrò spiegarlo ; perche trà quello, ch'entra in Roma, e quello che si porta in più luoghi vicini, anzi nel Cicoli, e nella. Sabina, e quello che s'imbarca in Nettuno, giunge a 200. mila Barili, oltre quello, che si consuma nella Città. Due sorte de Vini si fanno in Velletri, Crudi, e Cotti. Li Vini crudi, per altro altro nome detti ritenuti, perche si ricuoprono con le proprie vinaccie, o rossi, e bianchi, sono buoni, saporiti,dolci, piccanti, garbi, razzenti, di color vivo, odorosi. Li Vini cotti sono dolci, gagliardi, coloriti, e potenti, che ben spesso passano per vini stranieri; & in Roma servono per dar vigore, e gagliardia a' vini deboli, e leggieri.”

In Alcuni cenni statistico-economici della città di Velletri (L. Corsetti, G. Filippi, 1851) si afferma che “I dazi sul vino rappresentano il 41% delle tasse totali incassate (media 1838-1847)”, “Il Vignato è esteso.. La coltura è ricercatissima, potrebbe servire per podere modello nel suo genere di coltura. È un giardino più che Vigna.”, ed ancora “In Velletri la classe dei possessori di Vigna è numerosissima; la vigna da abbondantissimi prodotti, su di questi vive la maggior parte dei cittadini.”

Nella Storia della città di Velletri (1851), il Bauco scrive “L’industria della massa del popolo veliterno è la coltivazione delle vigne e de’ campi. Da questo esteso e fertile territorio non ricavansi meno di quattordici mila botti di vino all’anno della misura di barili 16”, e riporta che il cardinale Pacca nel 1830 eliminò i dazi straordinari, specialmente quelli dello spaccio del vino “primo ramo di commercio di questa città”.

La continuità nel tempo della viticoltura velletrana emerge dalla Collezione di carte pubbliche: proclami editti, ragionamenti ed .. Volume 3 della Repubblica Romana (1798-1799) in cui si riporta la confisca al clero della Vigna posta in Contrada la Colonnella, della Vigna e suo Canneto in Contrada Rioli, della Vigna , e suo Canneto in Contrada Via di Napoli, delle Vigne in vocabolo Carbonara, Piazza di Mario, Paganico, Papazzano, che ancora oggi sono coltivate a vigneto.

Il Borgia, nell’opera citata riporta, luoghi di coltivazione della vigna ancora oggi interessati dalla coltura “antica possessione...tutta ridotta a bellissime vigne.. D’un'altra chiamata Pretorolius rimane il nome alquanto corrotto in quella parte di Vigne, che in Colle ora dicesi Petrone” e “tra le Corti e Papazzano.. il Capitolo della Catedrale ivi possiede molte vigne”.

Nella Rivista dei più importanti prodotti naturali e manifatturieri dello Stato Pontificio (1857) Gaetano Nigrisoli descrivendo i prodotti naturali della Legazione di Velletri scrive “Esiste la viticultura nel maggior grado di floridezza, non risparmiandosi dagli esperti agricoltori le più attive sollecitudini, che vengono ricambiate da un ubertoso raccolto di vini squisiti, che grandemente accrescono quelli degli ameni vigneti, onde lo smercio animato dei vini colla Dominante costituisce uno dei primari elementi delle territoriali risorse, che dividonsi per la maggior parte fra piccoli possidenti.

Negli Atti della Giunta per la Inchiesta Agraria e sulle condizioni della classe agricola (1883) è riportato “La coltivazione dominante nel territorio di Velletri e quello dei vignati, che danno il massimo prodotto”

La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita della Cantina sociale e di nuove aziende che, unite alla professionalità degli operatori, hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del “Velletri”.

Il Vino DOC Velletri ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 31 marzo 1972.

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 25.05.2007, G.U. 128 del 05.06.2007

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 14.10.2014


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Terracina (o Moscato di Terracina) D.O.C. 

La denominazione di origine controllata "Terracina" o "Moscato di Terracina" è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le tipologie:

  1. Secco
  2. Amabile
  3. Passito
  4. Spumante

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Terracina

 

  • Terracina (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Moscato di Terracina
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco fresco ed equilibrato con colore dal paglierino al lievemente dorato, odore con note floreali, fragrante e caratteristico, sapore asciutto, aromatico tipico del vitigno.

  • Terracina Amabile (Vino Bianco)
  • Versioni: Amabile
  • => 85% Vitigno Moscato di Terracina
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco fresco ed equilibrato con colore dal paglierino al lievemente dorato, odore con note floreali, intenso e caratteristico, sapore piacevolmente amabile, gradevole e caratteristico.

  • Terracina Passito (Vino Bianco Passito)
  • Versioni: Dolce
  • => 85% Vitigno Moscato di Terracina
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 15,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Passito strutturato e pastoso con colore giallo dorato con riflessi ambrati, odore intenso e caratteristico, sapore dolce, gradevole, vellutato.

  • Terracina Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut /Extra dry /Dry /Demi-sec
  • = 100% Vitigno Moscato di Terracina
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Spumante fresco ed equilibrato con colore giallo paglierino tenue, odore con note floreali, fragrante e caratteristico, sapore secco o piacevolmente dolce, aromatico, armonico e fresco, spuma fine e persistente.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Terracina

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Terracina si estende sulle pianure costiere e sulle colline situate sulle pendici occidentali dei Monti Ausoni, laddove, principalmente nelle vallate, sono coltivati i vigneti del Terracina, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Terracina è localizzata in:

  • provincia di Latina e comprende il territorio dei comuni di Monte San Biagio, Terracina e Sonnino.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Terracina

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Terracina prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Terracina non dovrà essere superiore al 70% e al 40 per la tipologia di Vino Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Le uve destinate alla produzione del Vino DOC Terracina Passito devono essere sottoposte ad appassimento naturale sulla pianta o in appositi locali.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Terracina è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad esclusione della tipologia Spumante.

4. Produttori di Vino DOC Terracina

Con l’utilizzo della DOC Terracina i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Terracina

Il Vino DOC Terracina Secco è ottimo come aperitivo; la versione amabile si abbina i dolci a pasta lievitata, panettone, pandoro, colomba o brioche; la tipologia di Vino Passito è indicata con la biscotteria secca quali i tipici "tozzetti", la pasticceria alla mandorla e dolci a base di frutta secca e candita come il classico "pangiallo" romano.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Terracina

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra dell’antica “Anxur”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del "Terracina” o “Moscato di Terracina". Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Moscato di Terracina”.

In particolare la presenza della viticoltura nella zona del "Terracina” o “Moscato di Terracina" è attestata fin dall’epoca romana, in molti reperti dei georgici latini. Gli Statuti di Terracina, emanati nel 1504, regolavano l’ordinamento della Comunità su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale. Diversi Capitoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura.

A causa dei disboscamenti selvaggi che provocarono la formazione di zone acquitrinose e paludose e l’insorgere della malaria, le aree coltivabili rimasero nella fascia pedemontana o lungo la duna fossile, verso il litorale tirrenico (le aree più rilevate del territorio): ciò comportò anche la decadenza della viticoltura che per secoli si ridusse su superfici limitate.

Comunque, a partire dal Rinascimento con le prime opere di bonifica, l’agricoltura e la viticoltura dell’area iniziano un lento recupero. Infatti il Lombardo nella pubblicazione Camera Urbis Dohana Ripe e Ripecte – Liber introis 1428 (1878) riporta “A Roma soltanto dall’aprile al giugno 1428 arrivarono via mare oltre 123.000 litri di vino greco e oltre 121.000 litri di vino di Terracina; nel 1551 l’Alberti, nell’opera Decrittione di tutta Italia, descrivendo il territorio di Terracina riporta “..ha questa città fertile e dilettevuole territorio ornato di vigne, di naranci..”, e il Theuli, nel Theatro historico di Velletri (1644), parlando degli antichi popoli riporta “habitata dai Volsci, e se ne vedono li vestigi d’antiche rouine sotto le vigne di Sonnino”. Anche lo Scotto in Itinerario d'Italia (1747) che riporta “E' il paese di Terracina , benchè di mal'aria, abbondante di biade, vino, ed olio..”.

Nell’Ottocento continuano le testimonianze della ripresa viticola come riporta il De' Giovanni nella Difesa del popolo romano sull'abbandono della campagna (1848) che afferma “La vite è pressochè indigena in tutte le provincie , e vi si fanno distinguere i vini di Orvieto… ed i nuovi di S. Felice , di Terracina, prodotti da nuòve specie di viti, e da nuovo genere di coltura” L’Alfano Nell’Istorica descrizione del Regno di Napoli (1823) riporta per Monticelli (l’attuale Monte san Biagio) produce “..frutti,vini..”, come il Rampoldi nella Corografia dell’Italia vol. 2 (1833) che scrive per Monticelli “Sta sopra un ameno colle rivolto a scirocco, circondato da ubertosi vigneti e boschetti di olivi”.

Il Marocco nel 1834 nell’opera Monumenti dello Stato pontificio: e relazione topografica di ogni paese scrive “il territorio di Sonnino produce olio, vino..” Negli Atti della Giunta per la Inchiesta Agraria e sulle condizioni della classe agricola (1883) è riportato “esportazioni del circondario di Velletri vino, fornito da Terracina, ..”

Il recupero della viticoltura dell’area culminò intorno al 1917, quando nella zona si coltivavano 1.500 ettari di Moscato di Terracina con una produzione di oltre 120.000 quintali destinati principalmente al consumo fresco.

La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, dalla nascita di nuove aziende e dalla professionalità degli operatori che hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del "Terracina” o “Moscato di Terracina".

Il Vino DOC Terracina ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 25 maggio 2007.

Oltre 300 buyers, tra Importatori, Grossisti e Distributori in 70 paesi del mondo, sono le collaborazioni attive di Assovini.it

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