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LAMBRUSCO DI SORBARA DOC

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 01.05.1970, G.U. 206 del 17.08.1970
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 30.03.2015

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Lambrusco di Sorbara D.O.C.

La denominazione di origine controllata «Lambrusco di Sorbara» è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Rosso Spumante
  2. Rosato Spumante
  3. Rosso Frizzante
  4. Rosato Frizzante

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Lambrusco di Sorbara

 

  • Lambrusco di Sorbara Rosso Frizzante (Vino Rosso Frizzante)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
  • => 60% Vitigno Lambrusco di Sorbara
  • =< 40% Vitigno Lambrusco Salamino
  • =< 15% Vitigni di altri Lambruschi
  • => 10,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Frizzante Rosso dalla spuma vivace, evanescente e colore rosso rubino o granato di varia intensita'; odore gradevole, profumo che ricorda quello della violetta, dal sapore secco o asciutto, abboccato o semisecco, amabile, dolce, di corpo fresco, sapido ed armonico.

  • Lambrusco di Sorbara Rosso Spumante (Vino Rosso Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut /Extra-dry /Dry /Demi-sec /Doux
  • => 60% Vitigno Lambrusco di Sorbara
  • =< 40% Vitigno Lambrusco Salamino
  • =< 15% Vitigni di altri Lambruschi
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Spumante Rosso dalla spuma fine e persistente e colore rosso rubino o granato di varia intensità; odore gradevole, fine, gentile, floreale, ampio e composito, dal sapore secco o asciutto, abboccato o semisecco, amabile, dolce, di corpo fresco, sapido ed armonico.

  • Lambrusco di Sorbara Rosato Frizzante (Vino Rosato Frizzante)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
  • => 60% Vitigno Lambrusco di Sorbara
  • =< 40% Vitigno Lambrusco Salamino
  • =< 15% Vitigni di altri Lambruschi
  • => 10,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Frizzante Rosato dalla spuma vivace, evanescente e colore rosato piu' o meno intenso, odore gradevole, fruttato, caratteristico e sapore secco o asciutto, abboccato o semisecco, amabile, dolce, fresco, sapido ed armonico.

  • Lambrusco di Sorbara Rosato Spumante (Vino Rosato Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut /Extra-dry /Dry /Demi-sec /Doux
  • => 60% Vitigno Lambrusco di Sorbara
  • =< 40% Vitigno Lambrusco Salamino
  • =< 15% Vitigni di altri Lambruschi
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Spumante Rosato dalla spuma fine, persistente e colore rosato più o meno intenso, odore gradevole, fine, gentile, floreale, ampio, composito e sapore secco o asciutto, abboccato o semisecco, amabile, dolce, fresco, sapido ed armonico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Lambrusco di Sorbara

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Lambrusco di Sorbara si estende nella zona appenninica centrale dell'Emilia Romagna, in un territorio collinare e pianeggiante adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Lambrusco di Sorbara è localizzata in: 

  • provincia di Modena e comprende il territorio dei comuni di Bastiglia, Bomporto, Nonantola, Ravarino, San Prospero e, in parte, il territorio dei comuni di Campogalliano, Camposanto, Carpi, Castelfranco Emilia, Modena, Soliera e San Cesario sul Panaro.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Lambrusco di Sorbara

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Lambrusco di Sorbara prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Lambrusco di Sorbara non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 10%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC ma può essere riclassificata come Vino IGT tra le tipologie prodotte nel territorio. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Il Vino DOC Lambrusco di Sorbara con menzione Frizzante deve essere ottenuto con il metodo Charmat, ovvero con la rifermentazione in autoclave.
  • Il Vino DOC Lambrusco di Sorbara con menzione Spumante deve essere ottenuto con il Metodo Classico, ovvero con la rifermentazione in bottiglia.
  • I Vini DOC Lambrusco di Sorbara Rosati Frizzanti e Spumanti devono riportare in etichetta l'indicazione "Rosato" o, in alternativa "Rosè".

4. Produttori di Vino DOC Lambrusco di Sorbara

Con l’utilizzo della DOC Lambrusco di Sorbara i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Lambrusco di Sorbara

Piatti della cucina modenese, paste asciutte di tutti i tipi, zampone, cotechini, bolliti misti.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Lambrusco di Sorbara

Della “vitis Labrusca” ne parla Catone nel De Agricoltura e Varrone nel De Rustica. E ancora Plinio, che nella Naturale Historia, documenta le caratteristiche della “vitis vinifera” “le cui foglie come quelle della vite Labrusca, diventano di colore sanguigno prima di cadere”.

Nel 1300 il bolognese Pier dè Crescenzi, nel suo trattato di agricoltura osserva sulle Labrusche, che “nere sono, tingono i vini e chiariscono, ma intere e con raspi stropicciati si pongono nei vasi e non viziano il sapore del vino”. E’ il primo documento che indica che in quei tempi era nato l’uso di fare il vino dall’uva di quelle viti, che forse non erano più tanto “selvatiche”. Occorre ricordare infatti che le antiche Labrusche erano le viti selvatiche (vitis vinifera silvestris) o le viti della sottospecie vitis vinifera sativa, che nascevano spontaneamente da seme, nei luoghi non coltivati. Per questo motivo il Lambrusco è considerato uno dei vitigni più autoctoni del mondo in quanto deriva dall’evoluzione genetica della vitis vinifera silvestris occidentalis la cui domesticazione ha avuto luogo nel territorio modenese.

Il vino Lambrusco è sempre stato tenuto in grande onore dai Duchi, tanto è vero che, due secoli e mezzo prima, in un suo “olografo” del giugno del 1430, Nicolò III d’Este aveva ordinato che “di tutto il vino che veniva condotto da Modena a Parigi, la metà del dazio non venisse pagata”, in modo da favorirne il commercio.

Gli autori più significativi dell’800 confermano come nel corso dei secoli Modena rappresenta un territorio vocato alla produzione di vini mossi che hanno acquisito particolare notorietà e tradizione di produzione e consumo e i cui caratteri sono dovuti esclusivamente o essenzialmente all’ambiente, compresi tutti i fattori naturali e umani che lo definiscono.

L’origine storica della denominazione “Lambrusco di Sorbara” è sicuramente nota fin dal 1800 come dimostrano i numerosi documenti storici tra i quali troviamo il Saggio Chimico-Igeologico-Terapeutico sul vino “Lambrusco di Sorbara” estratto dal fascicolo dell’Associazione Agraria Italiana della regia Accademia di Torino pubblicato sulla Gazzetta di Modena di mercoledì 11 giugno 1862, il catalogo descrittivo delle principali varietà di uve coltivate nelle provincie di Modena e di Reggio Emilia pubblicato nel 1867, il saggio analitico “I lambruschi di Sorbara e salamino” di Enrico Ramazzini del 1885.

Il Vino DOC Lambrusco di Sorbara ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 1 maggio 1970.

GUTTURNIO DOC

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 21.07.2010, G.U. 181 del 05.08.2010
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Gutturnio D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Gutturnio” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Frizzante
  2. Superiore
  3. Classico Superiore
  4. Riserva
  5. Classico Riserva

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Gutturnio

 

  • Gutturnio Frizzante (Vino Rosso Frizzante)
  • Versioni: Secco
    • >< 55-70% Vitigno Barbera
    • >< 30-45% Vitigno Croatina
    • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
    • Vino Rosso Frizzante dalla spuma evanescente, colore rosso rubino brillante di varia intensità, odore vinoso, caratteristico e sapore fresco, giovane.
    • Abbinamenti: Salumi, Minestre in brodo, Lasagne al forno, Bollito, Arrosti vari, Formaggi semiduri.

  • Gutturnio Superiore (Vino Rosso Superiore)
  • Versioni: Secco
    • >< 55-70% Vitigno Barbera
    • >< 30-45% Vitigno Croatina
    • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
    • Vino Rosso Superiore dal colore rosso rubino intenso, odore caratteristico e sapore secco, tranquillo, fine, di corpo.
    • Abbinamenti: Salumi, Paste asciutte al ragù, Piatti a base di carne rossa, Selvaggina.

  • Gutturnio Classico Superiore (Vino Rosso Classico Superiore)
  • Versioni: Secco
  • >< 55-70% Vitigno Barbera
  • >< 30-45% Vitigno Croatina
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Classico Superiore dal colore rosso rubino intenso, odore caratteristico e sapore secco, tranquillo, fine, di corpo.
  • Abbinamenti: Salumi, Paste asciutte al ragù, Piatti a base di carne rossa, Selvaggina.

  • Gutturnio Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • >< 55-70% Vitigno Barbera
  • >< 30-45% Vitigno Croatina
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino intenso su fondo granata, odore gradevole e sapore secco, tranquillo, armonico, di corpo.
  • Abbinamenti: Salumi, Paste asciutte al ragù, Piatti a base di carne rossa, Selvaggina.

  • Gutturnio Classico Riserva (Vino Rosso Classico Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • >< 55-70% Vitigno Barbera
  • >< 30-45% Vitigno Croatina
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Classico  Invecchiato dal colore rosso rubino intenso su fondo granata, odore gradevole e sapore secco, tranquillo, armonico, di corpo.
  • Abbinamenti: Salumi, Paste asciutte al ragù, Piatti a base di carne rossa, Selvaggina.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Gutturnio

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Gutturnio si estende nel territorio dei Colli Piacentini situati sul versante settentrionale dell'Appennino Ligure, nel tratto che va dal confine tra Lombardia ed Emilia (Provincia di Pavia) fino a quello che separa le province di Piacenza e Parma. L'area abbraccia le quattro principali vallate piacentine, ossia: Val Tidone, Val Trebbia, Val Nure e Val d'Arda, i cui territori adeguatamente ventilati e luminosi sono ideali all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne, soprattutto quelle da cui si producono i vini frizzanti, che per il territorio costituiscono la tipologia di vino di maggiore produzione.

La Zona di Produzione del Vino DOC Gutturnio è localizzata in: 

  • provincia di Piacenza, e per le denominazioni:
    • Gutturnio, comprende il territorio del comune di Ziano Piacentino e, in parte, il territorio dei comuni di Pianello Val Tidone, Borgonovo Val Tidone, Castel San Giovanni, Nibbiano, Agazzano, Piozzano, Gazzola, Vigolzone, Rivergaro, Ponte dell’Olio, Castell’Arquato, Carpaneto Piacentino, S.Giorgio Piacentino, Gropparello, Alseno, Lugagnano Val d’Arda e Vernasca;
    • Gutturnio Classico Superiore e Classico Riserva, comprende il territorio del comune di Ziano Piacentino e, in parte, il territorio dei comuni di Borgonovo Val Tidone, Castel San Giovanni, Nibbiano, Vigolzone, Castell’Arquato, Carpaneto Piacentino, Lugagnano Val d’Arda e Gropparello.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Gutturnio

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Gutturnio prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Gutturnio non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 10%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Nella designazione dei Vini DOC Gutturnio può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Gutturnio è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
  • La menzione Classico è consentita per i Vini DOC Gutturnio Superiore e Gutturnio Riserva.
  • La menzione Superiore è consentita per il Vino DOC Gutturnio avente un titolo alcolometrico volumico minimo naturale del 12,50% vol.
  • La menzione Riserva è consentita per il Vino DOC Gutturnio che sia stato sottoposto ad invecchiamento e affinamento per almeno 24 mesi di cui 6 in legno.

4. Produttori di Vino DOC Gutturnio

Con l’utilizzo della DOC Gutturnio i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Gutturnio

Piatti a base di carni rosse, salumi.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Gutturnio

Piacenza da sempre produce vini ed il vino è coltura e tradizione; Piacenza è Terra di vini da epoche remote: hanno impiantato viti i paleoliguri, gli etruschi, i romani; hanno fatto il vino dalle nostre parti i legionari latini, i galli, i celti.

Cultura Greca Etrusca

Ma l’origine e la tradizione proviene ed è fondata sulle conoscenze greche: i viticoltori piacentini hanno sempre allevato la vite in forma bassa con le "carasse" (vinae characatae di Columella) sostenendo che "è il palo che fa l’uva".

L’antica nobiltà dei vini piacentini è suffragata da tanti reperti e testimonianze uniche e inconfutabili. E con l’età del ferro, al primo millennio a.C., che gli abitanti delle terre mare palafitticole vicino al Po emigrarono verso le colline piacentine, fondando l’importante centro culturale e termale di Veleja e impiantando le prime viti.

Tra il IV e il II sec. a.C. popolazioni galliche scesero in pianura padana (Gallia Cisalpina) e vi portarono le loro conoscenze vitivinicole, compreso un nuovo modo di conservare il vino e trasportarlo: la botte di legno assai più forte e robusta della terracotta.

Famoso nel mondo è il Fegato Etrusco: ritrovato nel 1877 a Settima di Gossolengo, datato II sec. a.C., è un reperto bronzeo che riproduce l’organo anatomico di un bovino e presenta diverse iscrizioni fra cui quella del dio Fufluns, cioè un’ aruspice di abbondanza e di protezione, sia enoica che salutare.

Gli etruschi erano colti, di carattere mite, il vino nei banchetti, rappresentava un elemento di amicizia e di convivialità, di uso parco non smodato: l’etrusco Saserna, il più noto agricoltore in terra piacentina, nel II sec. a.C. racconta che alla sua tavola si beveva il "Kilkevetra", il vino di bosco dell’Appennino piacentino.

Cultura Latina

Risalendo del buio di ere così remote, troviamo più vaste e più ricche documentazioni: i numerosi cocci di vasi vinari affiorati in Val Trebbia e in Val Nure, la preziosa patera trovata nel tardo ottocento sulle colline di Bicchignano; il bel vaso metallico decorato a sbalzo con tralci di vite e grappoli d’uva, dissepolto a Veleja nel 1760.

I vini piacentini dovevano essere già più che famosi ai tempi dei romani. Basta sfogliare i classici latini per scoprire, per esempio, che dei nostri vini parlava perfino Cicerone quando nel Senato di Roma apostrofava il suo avversario e collega piacentino Pisone (padre di Calpurnia, moglie di Giulio Cesare) accusandolo di bere calici troppo grandi di vino di Piacenza.

E’ sicuramente di questo periodo storico, nel massimo splendore dell’Impero Romano, la ricca forgiatura del primo grande bicchiere "gutturnium". Invece Licino Sestulo, che preferiva le lodi aperte alle frecciate polemiche, predicava nel Foro che "vinum merum placentium laetificat", cioè che il vino schietto di Piacenza aiuta a rasserenare lo spirito.

Il Gutturnium

Il reperto enoico più importante in terra piacentina, però è senz’altro il famoso vaso o boccale o coppa denominata "gutturnium" riaffiorato, o meglio casualmente pescato, fra le sabbie limacciose del Po a Croce S. Spirito nel 1878, da un fortunato quanto ignaro pescatore.

Il boccale d’argento originale riccamente lavorato, con manico, è tuttora conservato nel museo capitolino di Roma.

Il gutturnium può essere definito il primo "taste vin" del mondo. Il gutturnium veniva riempito di vino e a turno i commensali, a fine cena, bevevano il sorso dell’amicizia; quello che in epoca storica successiva qualcuno definirà "bicchiere della staffa", cioè l’ultima bevuta prima di partire a cavallo, con i piedi già infilati nella staffa della sella.

Sulla viticoltura di collina e montagna piacentina, il santo irlandese Colombano, ebbe una grande influenza. A Bobbio, in alta Val Trebbia, fondò prima del VII secolo l’ordine monastico che per sette secoli governò e istruì le popolazioni montane alla coltivazione dei campi, ma soprattutto della vite.

Indici di nobiltà dei vini piacentini ne troviamo un po' ovunque nella storia. Particolarmente ricca di documenti, disegni e riferimenti antichi, datati dall’anno 789 al 1310, è la raccolta e gli scritti che ricordano le misure e vari tipi di contenitori del vino piacentino. Sappiamo che, verso la fine del Duecento, "un vino alettissimo che si faceva sui colli di Piacenza" veniva esportato in Francia. Quasi duecento anni dopo, la corte viscontea gradiva "di molto" gli omaggi di vino piacentino che le venivano inviati dai nobili feudatari.

Vino dei Papi

Così come amavano i nostri vini per "lo gusto, et la prelibatezza" gli Sforza, il Piccinino ed il Colleoni. Beveva vini piacentini anche papa Paolo III Farnese "et anco ne mandava a pigliare - come scrive in una sua memoria il dispensiere pontificio Sante Lancerio - anco se fosse a Ferrara et a Bologna".

Tra un capolavoro e l’altro, si ristorava con i vini dei Colli Piacentini addirittura anche il grande Michelangelo, che li riceveva in botticelle (che poi il grande artista faceva travasare in fiaschi) dal piacentino Giovanni Durante, un faccendiere al quale Buonarroti aveva affidato la riscossione delle gabelle (circa 600 scudi d’oro all’anno) per i traghetti e l’uso del porto sul Po a Piacenza.

Il diritto a gabellare, Michelangelo lo aveva avuto da Papa Paolo III Farnese, finalmente nel 1535 come pagamento degli affreschi della Cappella Sistina.

Nella "De Naturali Vinarum Historia" di Andrea Bacci, edita esalta la qualità dei nostri vini, definendoli "vina valida, synceriora ac multae laudis".

Vino dei Re

Il celebre generale piacentino conte Felice Gazzola li fece assaggiare a Carlo III di Spagna che gustandoli con soddisfazione esclamò: "Sono vini eccellenti! Mai ne bevvi di migliori in vita mia".

Invece Filippo V quasi li esigeva dal suo primo ministro, il piacentino cardinale Giulio Alberoni, il quale li faceva giungere in Spagna in speciali fiasche, attraverso le valige diplomatiche in cui erano stipati anche il formaggio grana ed i prelibati salumi piacentini.

Antichi documenti e cronache del tempo dimostrano che nella seconda metà del ‘600 i vini piacentini erano esportati in Francia.

Vino Novello

La tradizione enoica della terra piacentina viene esaltata da una "Grida" del governatore e magistrato del Comune di Piacenza del 20 settembre 1770, che dettava le norme e i tempi di commercializzazione dell’uva, di mescita e di prezzo del vino giovane della vendemmia, che nel documento era denominato "Novello": senz’altro la legge mondiale più antica che regolava la commercializzazione del primo vino nuovo dell’annata vendemmiale.

I vini di Piacenza non mancarono neanche all’imperiale mensa di Napoleone che li faceva giungere alla sua corte parigina da Piacenza insieme con una gran quantità di formaggi, coppe e salumi delle nostre terre.

Ma anche Carlo III di Borbone, ultimo duca del suo casato negli antichi stati permensi, si forniva di vino a Piacenza, facendosi fama di grande imprenditore presso gli illustri ospiti a cui li offriva.

Un vino rosso piacentino figurava già nel 1869 in un ristretto gruppo della migliore produzione enoica italiana e rientrava fra quelli esposti in Svizzera e Francia nel 1872.

Per venire a tempi più recenti si può citare una ricchissima aneddotica che vede protagonisti i grandi della musica come Giuseppe Verdi che soleva far dono agli amici milanesi di ottimi vini piacentini. O come Giacomo Puccini, amico fraterno del poeta arquatese Luigi Illica, librettista di tanti sui capolavori. Poeta e musicista, nei loro incontri di lavoro, si concedevano rare pause durante le quali - discutendo di armonie e personaggi, di Tosca, Manon o Mimì di accordi e di strofe - sorseggiando i vini piacentini che Illica non si faceva mancare neanche nelle sue numerose trasferte.

Vino di pregio Nel 1987 l’Office Internationale de la Vigne et du Vin ha insignito Piacenza dell’ambito titolo di “Città Internazionale della Vite e del Vino”, un prestigioso blasone che riconosce l’alta qualità e la nobiltà dei nostri vini.

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 29.09.2001, G.U. 244 del 19.10.2001
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Colli Romagna Centrale D.O.C. 

La denominazione di origine controllata “Colli Romagna Centrale” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianco
  2. Rosso (anche nella tipologia "riserva")
  3. Chardonnay (anche nella tipologia "riserva")
  4. Cabernet Sauvignon (anche nella tipologia "riserva")
  5. Sangiovese (anche nella tipologia "riserva")
  6. Trebbiano

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Colli Romagna Centrale

 

  • Colli Romagna Centrale Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • >< 50-60% Vitigno Chardonnay
  • >< 40-50% Vitigni Bombino Bianco, Sauvignon, Trebbiano Romagnolo e Pinot Bianco
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore intenso, delicato, fruttato e sapore asciutto, sapido, armonico.

  • Colli Romagna Centrale Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • >< 50-60% Vitigno Cabernet Sauvignon
  • >< 40-50% Vitigni Sangiovese, Barbera, Merlot e Montepulciano
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso, odore gradevolmente erbaceo, sapore asciutto, di corpo, talvolta leggermente tannico.

  • Colli Romagna Centrale Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • >< 50-60% Vitigno Cabernet Sauvignon
  • >< 40-50% Vitigni Sangiovese, Barbera, Merlot e Montepulciano
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso, odore gradevolmente erbaceo, sapore asciutto, di corpo, talvolta leggermente tannico.

  • Colli Romagna Centrale Sangiovese (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • = 100% Vitigno Sangiovese
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso, odore caratteristico, etereo, che ricorda la viola mammola e sapore asciutto, armonico, caratteristico.

  • Colli Romagna Centrale Sangiovese Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • = 100% Vitigno Sangiovese
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso, odore caratteristico, etereo, che ricorda la viola mammola e sapore asciutto, armonico, caratteristico.

  • Colli Romagna Centrale Trebbiano (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Trebbiano Romagnolo
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore vinoso, caratteristico, gradevole e sapore asciutto, fresco, armonico.

  • Colli Romagna Centrale Chardonnay (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • = 100% Vitigno Chardonnay
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino, talvolta con riflessi verdognoli, odore delicato, caratteristico, intenso e sapore asciutto, fresco, armonico.

  • Colli Romagna Centrale Chardonnay Riserva (Vino Bianco Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • = 100% Vitigno Chardonnay
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino, talvolta con riflessi verdognoli, odore delicato, caratteristico, intenso e sapore asciutto, fresco, armonico.

  • Colli Romagna Centrale Cabernet Sauvignon (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Cabernet Sauvignon
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino, talvolta con sfumature violacee, odore gradevolmente erbaceo e sapore asciutto, pieno, armonico.

  • Colli Romagna Centrale Cabernet Sauvignon Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Cabernet Sauvignon
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino, talvolta con sfumature violacee, odore gradevolmente erbaceo e sapore asciutto, pieno, armonico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Colli Romagna Centrale

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Colli Romagna Centrale si estende tra le colline forlivesi ed è ripartito in strisce di territorio parallele ai fiumi Montone, Rabbi, Ronco e Savio che dal crinale appenninico scendono al mare. Le colline viticole sorgono in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Colli Romagna Centrale è localizzata in: 

  • provincia di Forlì-Cesena e comprende il territorio dei comuni di Borghi, Castrocaro-Terra del Sole, Civitella, Dovadola, Galeata, Meldola, Mercato Saraceno, Modigliana, Montiano, Predappio, Roncofreddo, Rocca San Casciano, S. Sofia, Sarsina, Sogliano, Tredozio, Bertinoro, Cesena, Forlì, Forlimpopoli, Longiano e Savignano sul Rubicone.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Colli Romagna Centrale

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Colli Romagna Centrale prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Colli Romagna Centrale non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Colli Romagna Centrale è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
  • I Vini DOC Colli Romagna Centrale Rosso, Sangiovese, Cabernet Sauvignon con la menzione Riserva devono essere sottoposti ad invecchiamento per almeno 24 mesi, anche in contenitori di legno. 
  • Il Vino DOC Colli Romagna Centrale Chardonnay con la menzione Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 15 mesi, anche in contenitori di legno.

4. Produttori di Vino DOC Colli Romagna Centrale

Con l’utilizzo della DOC Colli Romagna Centrale i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamento gastronomici con il Vino DOC Colli Romagna Centrale

Pancetta di Pianello, minestre in brodo, salumi, pastasciutte con sughi di carne, risotto con salsiccia, carni alla griglia.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Colli Romagna Centrale

La DOC Colli Romagna Centrale ha riassunto in sé pratiche tradizionali e le più recenti innovazioni in termini di base ampelografica.

In provincia di Forlì-Cesena il rinnovo post-fillosserico dei vigneti aveva fatto concentrare l’attenzione su alcuni vitigni della tradizione come Sangiovese, Trebbiano romagnolo e Bombino bianco, cui si affiancarono vitigni “marginali” per il territorio come Barbera e Montepulciano, che in alcune situazioni potevano essere di aiuto per creare vini rossi più serbevoli e più strutturati del Sangiovese.

In effetti, gli agricoltori locali si erano resi conto che Barbera poteva contribuire ad un taglio apportando colore e acidità, mentre Montepulciano, spesso considerato un Sangiovese più tardivo, apportava colore e struttura se coltivato nei terreni giusti sia per esposizione che per caratteristiche pedologiche.

Il più recente rinnovo dei vigneti (ultimi 30 anni) ha introdotto in modo abbastanza deciso alcuni dei cosiddetti “vitigni internazionali”: Merlot (sporadicamente già presente da più tempo), Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Pinot bianco, Sauvignon.

La Romagna si è sempre storicamente distinta da altre aree di coltivazione del Sangiovese per la vinificazione in purezza di questo vitigno e la DOC Colli Romagna Centrale non ha trascurato questo aspetto, ma ha voluto dare ragione anche dell’evoluzione della tradizione vitivinicola più recente, che ha permesso di creare prodotti molto interessanti a partire da una interazione vitigno-ambiente decisamente positiva. 

Il Vino DOC Colli Romagna Centrale ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 29 settembre 2001.

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 09.07.1967, G.U. 203 del 14.08.1967
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014

--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione         Sottozona

 


Vino Colli Piacentini D.O.C. Sottozona Vin Santo di Vigoleno

La denominazione di origine controllata dei vini "Colli Piacentini" e alla sua relativa Sottozona, e' riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione per le seguentei tipologie:

  1. Monterosso Val d'Arda (anche nella tipologia Frizzante e Spumante)
  2. Trebbianino Val Trebbia (anche nella tipologia Frizzante e Spumante)
  3. Valnure (anche nella tipologia Frizzante e Spumante)
  4. Barbera (anche nella tipologia Frizzante)
  5. Bonarda (anche nella tipologia Frizzante)
  6. Malvasia (anche nella tipologia Frizzante, Spumante e Passito)
  7. Pinot grigio (anche nella tipologia Frizzante e Spumante)
  8. Pinot nero (anche nella tipologia Frizzante e Spumante)
  9. Sauvignon (anche nella tipologia Frizzante)
  10. Cabernet Sauvignon
  11. Chardonnay (anche nella tipologia Frizzante e Spumante)
  12. Novello
  13. Vin Santo
  14. Sottozona Colli Piacentini DOC »

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Colli Piacentini Vin Santo - Sottozona Vin Santo di Vigoleno

 

  • Colli Piacentini - Sottozona Vin Santo di Vigoleno (Vino Bianco Vin Santo)
  • Versioni: Dolce
  • => 60% Vitigni Santa Maria e Melara;
  • =< 40% Bervedino, Ortrugo e Trebbiano Romagnolo, da soli o congiuntamente
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Vin Santo dal Colore giallo dorato o ambrato piu' o meno intenso, Odore intenso, gradevole, fine, delicato, caratteristico e Sapore piacevolmente dolce di uve appassite, armonico, pieno, corposo, vellutato.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Colli Piacentini - Sottozona Vin Santo di Vigoleno

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Colli Piacentini si estende sul versante settentrionale dell'Appennino Ligure, nel tratto che va dal confine tra Lombardia ed Emilia (Provincia di Pavia) fino a quello che separa le province di Piacenza e Parma. L'area abbraccia le quattro principali vallate piacentine, ossia: Val Tidone, Val Trebbia, Val Nure e Val d'Arda, i cui territori adeguatamente ventilati e luminosi sono ideali all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne, soprattutto quelle da cui si producono i vini frizzanti, che per il territorio costituiscono la tipologia di vino di maggiore produzione.

Relativamente alla zona di produzione, il dettaglio dei territori delle rispettive denominazioni è il seguente: 

La zona di produzione del Vino DOC Colli Piacentini è localizzata in:

  • provincia di Piacenza e comprende il territorio dei comuni di Agazzano, Alseno, Bettola, Bobbio, Borgonovo Val Tidone,Caminata (escluso le isole amministrative in provincia di Pavia), Carpaneto Piacentino, Castell'Arquato, Castel San Giovanni, Coli, Gazzola, Gropparello, Lugagnano val d'Arda, Nibbiano, Pecorara, Pianello Val Tidone, Piozzano, Ponte dell'Olio, Rivergaro, San Giorgio Piacentino, Travo, Vernasca, Vigolzone, Ziano Piacentino.

La zona di produzione del Vino DOC Colli Piacentini - Sottozona Vin Santo di Vigoleno è localizzata in:

  • provincia di Piacenza e comprende la porzione collinare compresa fra la Valle dell'Ongina e la Valle dello Stirone. Tale zona include una parte del territorio del Comune di Vernasca.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Colli Piacentini - Sottozona Vin Santo di Vigoleno

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Colli Piacentini Vin Santo Sottozona di Vigoleno prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Colli Piacentini Sottozona Vin Santo di Vigoleno non dovrà essere superiore al 30%.
  • Nella designazione dei Vini DOC Colli Piacentini può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Colli Piacentini è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
  • Per il vino Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno e' vietato l'uso di solfiti e delle filtrazioni durante le varie fasi di vinificazione.
  • Le uve destinate alla produzione dei vini DOC Colli Piacentini Vin Santo, Vin Santo di Vigoleno e Malvasia Passito, devono essere sottoposte ad appassimento su pianta e su graticci, (solo su graticci per il Vin Santo di Vigoleno).
  • Il Vino DOC Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno di 60 mesi di cui almeno 48 mesi in botti di legno di capacità non superiori a 500 litri.

4. Produttori di Vino DOC Colli Piacentini - Sottozona Vin Santo di Vigoleno

Con l’utilizzo della DOC Colli Piacentini i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Colli Piacentini - Sottozona Vin Santo di Vigoleno

Va gustato a fine pasto con i dessert tipici della regione oppure per accompagnare formaggi stagionati.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Colli Piacentini - Sottozona Vin Santo di Vigoleno

Piacenza da sempre produce vini ed il vino è coltura e tradizione; Piacenza è Terra di vini da epoche remote: hanno impiantato viti i paleoliguri, gli etruschi, i romani; hanno fatto il vino dalle nostre parti i legionari latini, i galli, i celti.

Cultura Greca Etrusca

Ma l’origine e la tradizione proviene ed è fondata sulle conoscenze greche: i viticoltori piacentini hanno sempre allevato la vite in forma bassa con le "carasse" (vinae characatae di Columella) sostenendo che "è il palo che fa l’uva".

L’antica nobiltà dei vini piacentini è suffragata da tanti reperti e testimonianze uniche e inconfutabili. E con l’età del ferro, al primo millennio a.C., che gli abitanti delle terre mare palafitticole vicino al Po emigrarono verso le colline piacentine, fondando l’importante centro culturale e termale di Veleja e impiantando le prime viti.

Tra il IV e il II sec. a.C. popolazioni galliche scesero in pianura padana (Gallia Cisalpina) e vi portarono le loro conoscenze vitivinicole, compreso un nuovo modo di conservare il vino e trasportarlo: la botte di legno assai più forte e robusta della terracotta.

Famoso nel mondo è il Fegato Etrusco: ritrovato nel 1877 a Settima di Gossolengo, datato II sec. a.C., è un reperto bronzeo che riproduce l’organo anatomico di un bovino e presenta diverse iscrizioni fra cui quella del dio Fufluns, cioè un’ aruspice di abbondanza e di protezione, sia enoica che salutare.

Gli etruschi erano colti, di carattere mite, il vino nei banchetti, rappresentava un elemento di amicizia e di convivialità, di uso parco non smodato: l’etrusco Saserna, il più noto agricoltore in terra piacentina, nel II sec. a.C. racconta che alla sua tavola si beveva il "Kilkevetra", il vino di bosco dell’Appennino piacentino.

Cultura Latina

Risalendo del buio di ere così remote, troviamo più vaste e più ricche documentazioni: i numerosi cocci di vasi vinari affiorati in Val Trebbia e in Val Nure, la preziosa patera trovata nel tardo ottocento sulle colline di Bicchignano; il bel vaso metallico decorato a sbalzo con tralci di vite e grappoli d’uva, dissepolto a Veleja nel 1760.

I vini piacentini dovevano essere già più che famosi ai tempi dei romani. Basta sfogliare i classici latini per scoprire, per esempio, che dei nostri vini parlava perfino Cicerone quando nel Senato di Roma apostrofava il suo avversario e collega piacentino Pisone (padre di Calpurnia, moglie di Giulio Cesare) accusandolo di bere calici troppo grandi di vino di Piacenza.

E’ sicuramente di questo periodo storico, nel massimo splendore dell’Impero Romano, la ricca forgiatura del primo grande bicchiere "gutturnium". Invece Licino Sestulo, che preferiva le lodi aperte alle frecciate polemiche, predicava nel Foro che "vinum merum placentium laetificat", cioè che il vino schietto di Piacenza aiuta a rasserenare lo spirito.

Vino dei Papi

Così come amavano i nostri vini per "lo gusto, et la prelibatezza" gli Sforza, il Piccinino ed il Colleoni. Beveva vini piacentini anche papa Paolo III Farnese "et anco ne mandava a pigliare - come scrive in una sua memoria il dispensiere pontificio Sante Lancerio - anco se fosse a Ferrara et a Bologna".

Tra un capolavoro e l’altro, si ristorava con i vini dei Colli Piacentini addirittura anche il grande Michelangelo, che li riceveva in botticelle (che poi il grande artista faceva travasare in fiaschi) dal piacentino Giovanni Durante, un faccendiere al quale Buonarroti aveva affidato la riscossione delle gabelle (circa 600 scudi d’oro all’anno) per i traghetti e l’uso del porto sul Po a Piacenza.

Il diritto a gabellare, Michelangelo lo aveva avuto da Papa Paolo III Farnese, finalmente nel 1535 come pagamento degli affreschi della Cappella Sistina.

Nella "De Naturali Vinarum Historia" di Andrea Bacci, edita esalta la qualità dei nostri vini, definendoli "vina valida, synceriora ac multae laudis".

Vino dei Re

Il celebre generale piacentino conte Felice Gazzola li fece assaggiare a Carlo III di Spagna che gustandoli con soddisfazione esclamò: "Sono vini eccellenti! Mai ne bevvi di migliori in vita mia".

Invece Filippo V quasi li esigeva dal suo primo ministro, il piacentino cardinale Giulio Alberoni, il quale li faceva giungere in Spagna in speciali fiasche, attraverso le valige diplomatiche in cui erano stipati anche il formaggio grana ed i prelibati salumi piacentini.

Antichi documenti e cronache del tempo dimostrano che nella seconda metà del ‘600 i vini piacentini erano esportati in Francia.

Vino Novello

La tradizione enoica della terra piacentina viene esaltata da una "Grida" del governatore e magistrato del Comune di Piacenza del 20 settembre 1770, che dettava le norme e i tempi di commercializzazione dell’uva, di mescita e di prezzo del vino giovane della vendemmia, che nel documento era denominato "Novello": senz’altro la legge mondiale più antica che regolava la commercializzazione del primo vino nuovo dell’annata vendemmiale.

I vini di Piacenza non mancarono neanche all’imperiale mensa di Napoleone che li faceva giungere alla sua corte parigina da Piacenza insieme con una gran quantità di formaggi, coppe e salumi delle nostre terre.

Ma anche Carlo III di Borbone, ultimo duca del suo casato negli antichi stati permensi, si forniva di vino a Piacenza, facendosi fama di grande imprenditore presso gli illustri ospiti a cui li offriva.

Un vino rosso piacentino figurava già nel 1869 in un ristretto gruppo della migliore produzione enoica italiana e rientrava fra quelli esposti in Svizzera e Francia nel 1872.

Per venire a tempi più recenti si può citare una ricchissima aneddotica che vede protagonisti i grandi della musica come Giuseppe Verdi che soleva far dono agli amici milanesi di ottimi vini piacentini. O come Giacomo Puccini, amico fraterno del poeta arquatese Luigi Illica, librettista di tanti sui capolavori. Poeta e musicista, nei loro incontri di lavoro, si concedevano rare pause durante le quali - discutendo di armonie e personaggi, di Tosca, Manon o Mimì di accordi e di strofe - sorseggiando i vini piacentini che Illica non si faceva mancare neanche nelle sue numerose trasferte.

Vino di pregio Nel 1987 l’Office Internationale de la Vigne et du Vin ha insignito Piacenza dell’ambito titolo di “Città Internazionale della Vite e del Vino”, un prestigioso blasone che riconosce l’alta qualità e la nobiltà dei nostri vini.

Il Vino DOC Colli Piacentini ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 9 luglio 1967.

Oltre 300 buyers, tra Importatori, Grossisti e Distributori in 70 paesi del mondo, sono le collaborazioni attive di Assovini.it

Assovini

Assovini.it è il sito del Vino e delle Cantine ideato nel 1986 e realizzato da un team di Sommelier con la collaborazione di Enologi e Produttori per diffondere i migliori Vini italiani nel mondo.

  • Referente: Salvo Spedale - Sommelier AIS
  • Telefono: +39 389-2856685
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