Assovini
Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato DOC con D.P.R. 29.05.1973, G.U. 216 del 22.08.1973 - Approvato DOCG con D.M. 01.08.2008, G.U. 192 del 18.08.2008
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte con D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Cesanese del Piglio (o Piglio) D.O.C.G.
La denominazione di origine controllata e garantita “Cesanese del Piglio” o “Piglio” è riservata ai vini rossi che rispondono alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le tipologie:
- Cesanese del Piglio o Piglio
- Cesanese del Piglio o Piglio Superiore
1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Cesanese del Piglio
- Cesanese del Piglio (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 90% Vitigno Cesanese di Affile e/o Cesanese comune
- =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino con riflessi violacei; odore caratteristico del vitigno di base e dal sapore morbido, leggermente amarognolo e secco.
- Cesanese del Piglio Superiore (Vino Rosso Superiore)
- Versioni: Secco
- => 90% Vitigno Cesanese di Affile e/o Cesanese comune
- =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
- => 13% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino, tendente al granato con l’invecchiamento; odore intenso, ampio, con note floreali e fruttate, dal sapore secco, armonico, di buona struttura, con retrogusto gradevolmente amarognolo.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Cesanese del Piglio
L’orografia collinare dell’areale di produzione, nel bacino dell’alta valle del Sacco, e l’esposizione ad ovest, sud-ovest, concorrono a determinare un ambiente arioso, luminoso e con un suolo naturalmente sgrondante dalle acque reflue, particolarmente vocato per la coltivazione dei vigneti del Cesanese del Piglio. Da tale area sono peraltro esclusi i terreni ubicati a quote troppo basse non adatti ad una viticoltura di qualità.
La Zona di Produzione del Vino DOCG Cesanese del Piglio è localizzata in:
- provincia di Frosinone e comprende il territorio dei comuni di Piglio, Serrone e, in parte, il territorio dei comuni di Acuto, Anagni e Paliano.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Cesanese del Piglio
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOCG Cesanese del Piglio prevedono, tra l'altro, che:
- Per entrambre le tipologie di Vino Cesanese del Piglio, la resa massima dell’uva in vino non deve essere superiore al 65%. Qualora la resa uva/vino superi i limiti di cui sopra, ma non oltre il 70%, l’eccedenza non ha diritto alla denominazione d’origine. Oltre detto limite decade il diritto alla denominazione d’origine controllata e garantita per tutta la partita.
- I Vini “Cesanese del Piglio” o “Piglio” possono essere sottoposti ad un periodo di invecchiamento in recipienti di legno e di affinamento in bottiglia.
4. Produttori di Vino DOCG Cesanese del Piglio
Con l’utilizzo della DOCG Cesanese del Piglio i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Cesanese del Piglio
Salumi stagionati, bucatini all'amatriciana, primi piatti con sughi di carne, agnello alla cacciatora, pajata (rigatoni conditi con un ragù tipico laziale con interiora di vitello), fegatelli di maiale alla griglia, trippe in umido, pollame e coniglio arrosto.
6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Cesanese del Piglio
La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra del “Piglio”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del “Cesanese del Piglio”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Cesanese del Piglio”. In particolare la presenza della viticoltura nella zona del “Piglio” è attestata fin dall’epoca romana, in molti reperti dei georgici latini.
Nel medioevo i contratti agrari ed i documenti di varia natura, conservati presso gli archivi monastici, confermano la diffusione di tale coltura. Con la caduta dell'impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante; come testimoniano i numerosi atti notarili, inerenti i terreni vitati, custoditi nell'archivio capitolare di Anagni.
Gli Statuti della Terra di Piglio, emanati il 30 maggio 1479, regolavano l’ordinamento della Comunità di Piglio su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale. Diversi Capitoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura. Altro documento in cui viene citato il vino “Cesanese” è costituito dal Libro Mastro del 1838 conservato presso l’Archivio dell’Abbazia di Subiaco, la quale deteneva il possesso della maggior parte dei terreni della zona del Piglio. Si tratta di un registro contabile in cui si annotavano Entrate e Uscite del Monastero. Nel mese di ottobre si riporta Vendemmia di Subiaco → Cesanese; Vendemmia di Piglio→ Cesanese.
Successivamente, dal Quaderno, estratto dagli Annali della Facoltà di Agraria della R. Università di Napoli del 1942 è possibile ricostruire le vicende legate alla fama del vino in esame, laddove si sottolinea come “ … i Cesanesi risultano avere l’assoluto predominio nella viticoltura della zona: il vino risulta, inoltre, molto apprezzato da tutti i consumatori, specialmente da quelli della Capitale i quali, si dice, dei Castelli conoscono ormai i soli vini bianchi e di Cesanese non apprezzano che quello di Piglio”. In altra pubblicazione enologica del 1942 ( Bottini, O., Venezia, M., op. cit., 1942, p. 35), oltre a mettere in evidenza taluni problemi colturali, l’autore si prefiggeva di migliorare il prodotto, farlo conoscere e organizzare i coltivatori: "Sarebbe necessario sottrarre al caso il processo fermentativo", si legge, "e cominciare a sorvegliarlo e disciplinarlo; selezionare i tipi di Cesanese che incontrano maggiormente il favore del pubblico, fissarne le caratteristiche e tenerle il più possibile costanti nel tempo.
Successivamente la notorietà del prodotto è registrata in riviste di diffusione regionale degli anni '50 e '60. Nel 1958, in occasione della I^ Mostra Campionaria di vini, il prof. Bruni del Ministero dell'Agricoltura e Foreste, nell'ambito di una conferenza afferma che "per i vini neri, che dovrebbero essere incrementati, il vitigno fondamentale dovrebbe essere il "Cesanese". Nel 1959, in occasione della II^ Mostra Campionaria di vini, si parla del "famoso rosso Cesanese".
Nel 1961 si dice che "il Cesanese, quello del Piglio, può considerarsi degno competitore dei vini superiori delle altre regioni come il Barolo, il Brolio, il Valpolicella, il Chianti, il Nebiolo". Nel 1973 il Cesanese del Piglio ottiene il riconoscimento DOC e l'evento è ricordato in un articolo in cui si esalta l'attaccamento e la dedizione dei coltivatori al loro "Cesanese" cresciuto e allevato come se fosse un figlio, anche nei tempi difficili quando la viticoltura rendeva poco e la maggior parte dei contadini abbandonava i campi per cercare altrove una fonte di sostentamento. Si esalta, inoltre, l'atavico attaccamento alla terra, alle tradizioni, alla passione di far uscire dai vigneti un vino sempre migliore.
La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende (che all’inizio si appoggiano alla Cantina sociale per la vinificazione) e dalla professionalità degli operatori che hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del “Cesanese del Piglio”, che le ha valso il passaggio alla categoria DOCG nel 2088.
Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvato con D.M. 20.09.2011, G.U. 240 del 14.10.2011
Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Cannellino di Frascati D.O.C.G.
La denominazione di origine controllata e garantita «Cannellino di Frascati» è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per la seguente tipologia:
- Cannellino di Frascati
1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Cannellino di Frascati
- Cannellino di Frascati (Vino Bianco)
- Versioni: Dolce
- => 70% Vitigno Malvasia Bianca di Candia e/o Malvasia del Lazio
- =< 30% Vitigni Bellone, Bombino Bianco, Greco Bianco, Trebbiano Toscano, Trebbiano Giallo, da soli o congiuntamente, nonché altri Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio, nella misura pari a massimo 15% della porzione di quota pari al 30%.
- =>12,50% Vol. Titolo alcolometrico.
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino intenso, odore caratteristico, fine, delicato e sapore fruttato, caratteristico.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Cannellino di Frascati
L’orografia collinare dell’areale di produzione costituita dalle pendici settentrionali del vulcano Laziale, e l’esposizione a ovest e nord-ovest, concorrono a determinare un ambiente arioso, luminoso e con un suolo naturalmente sgrondante dalle acque reflue, particolarmente vocato per la coltivazione dei vigneti del “Cannellino di Frascati”. Da tale area sono peraltro esclusi i terreni ubicati a quote troppo basse non adatti ad una viticoltura di qualità.
La Zona di Produzione del Vino DOCG Cannellino di Frascati è localizzata in:
- provincia di Roma e comprende il territorio dei comuni di Frascati, Grottaferrata, Monte Porzio Catone e, in parte, il territorio dei comuni di Roma e Montecompatri.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Cannellino di Frascati
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOCG Cannellino di Frascati prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima delle uve in vino finito non deve essere superiore al 65% per il vino "Cannellino di Frascati". Qualora la resa uva/vino superi detto limite, ma non oltre il 70%, l'eccedenza non ha diritto ad alcuna denominazione di origine controllata e garantita; oltre il 70% decade il diritto alla denominazione di origine controllata e garantita per tutto il prodotto.
- Le pratiche relative all’elaborazione dei vini sono quelle tradizionalmente consolidate in zona per la vinificazione di vini bianchi complessi ed equilibrati ottenuti da uve raccolte tardivamente ed eventualmente sottoposte ad appassimento.
4. Produttori di Vino DOCG Cannellino di Frascati
Con l’utilizzo della DOCG Cannellino di Frascati i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
CANTINE
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Cannellino di Frascati
Dolci morbidi e secchi e formaggi stagionati.
RICETTE
PIETANZA VINO CERTIFICATO DI QUALITA' PRODUTTORE Ubriachelle » Cannellino » CQ 0117-07 » Casale Vallechiesa »
6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Cannellino di Frascati
La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra del “Tusculum”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del “Cannellino di Frascati”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Cannellino di Frascati”.
In particolare la presenza della viticoltura nella zona del “Frascati” è attestata fin dall’epoca romana, in molti reperti dei georgici latini. Nel medioevo i contratti agrari ed i documenti di varia natura, conservati presso gli archivi monastici, confermano la diffusione di tale coltura. Con la caduta dell'impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante; come testimoniano i numerosi atti notarili, inerenti i terreni vitati, custoditi negli archivi monastici.
Gli Statuti della Città di Frascati, emanati nel 1515, regolavano l’ordinamento della Comunità di Frascati su cui era basata la vita sociale, economica, religiosa, agricola e pastorale. Diversi Articoli degli Statuti trattano della vite e del vino a testimonianza dell’importanza che anche allora rivestiva la vitivinicoltura. Un anonimo cronista al seguito del cardinale Scipione Borghese, raffinato buongustaio, così parla del Frascati, già noto nella prima metà del '600: “della bontà del sito non mi è necessario dirlo, perché la virtù et la varietà et la opportunità del terreno si mostra pur anco hoggidì, quando le sue vigne producono frutti et liquori di tale squisitezza, che io non intendo in quale parte si trovino migliori”. Successivamente, in merito alla poca durata dei vini di Toscana, il Tergioni Tozzetti, in Riflessioni sopra la poca durata dei moderni Vini di Toscana (1791) porta come esempio tra gli altri il Frascati, come vino da imitare in quelle terre “.. che il Tiburtino, cioè di Frascati, era nel suo fiore in capo a 10 anni, e quanto più invecchiava, tanto più migliorava” e citando Bacci riporta che all’epoca (1595) i vini di “Grotta Ferrata” bastavano fino a quattro anni.
Il Marocco, in Monumenti dello Stato pontificio e relazione topografica di ogni paese (1835), riporta per Monte Porzio Catone “Gli abitanti sono pieni di convenienza , si applicano ai lavori della campagna, e la maggiore utilità l'hanno sul commercio del vino”, per Grottaferrata “i vini sono eccellenti” e per Frascati “Il territorio e feracissimo.. produce eccellenti vini”. Il Coppi, nel Discorso agrario del 1865, letto nell’Accademia tiberina il dì 15 gennaio 1866, riporta che Fabio Cavalletti nel suo podere di Grottaferrata (tuttora esistente) adottò un nuovo sistema di coltivare la vite e che il vino è di qualità eccellente.
Il Dalmasso, autore di uno dei primi trattati sui vini d'Italia, nella sua “Storia della vite e del vino in Italia” (1931-37), ricorda come il medico di Sisto V, Andrea Bacci, avesse definito Frascati “luogo di delizie, generoso di uve e di vari frutti", mettendo in evidenza che “quegli industri coltivatori avevano propagato nelle loro vigne le viti più elette d'Italia” dalle quali si ottenevano vini che venivano forniti “ai convitti principeschi, nonché alle mense borghesi di Roma”.
Interessante e pittoresca è la cronaca di una gita effettuata Grottaferrata in occasione della fiera nell’anno 1869 e riportata nel Buonarroti scritti sopra le arti e le lettere da Enrico Narducci: oltre ad una accorta e gustosa descrizione degli abitanti e delle loro abitudini riporta in merito al vino “..bottiglie freschissime di vino color oro, di quello che scende benefico all’ugola, apportatore di vita” e testimonia inoltre dell’esistenza di una società enologica che commerciava in vini “..sappiamo che in Frascati è costituita una società enologica, composta dai Signori Ambrogini e Santovetti e presieduta dall’onorevole dottor Gualandi. I vini che questa da al commercio sebbene finora in piccola scala, dicono chiaro bensì, che mai potrebbesi riprometter con essi”.
Tutti gli autori, dai georgici dei tempi antichi ai più recenti cultori della vitivinicoltura, pongono l’accento sulla bontà dei vini laziali, sulla loro robustezza e sulla loro elevata gradazione alcolica: non mancano riferimenti alla loro soavità e dolcezza. Tra i tanti si citano il Malagotti che nelle Lettere scientifiche ed erudite (1806), ricorda “i vin gentili di Frascati”, allo stesso modo il Castellano in Lo Stato Pontificio ne’ i suoi rapporti geografici, storici, politici secondo le ultime divisioni amministrative, giudiziarie ed ecclesiastiche (1837) riporta “si nomano i vini di Frascati per la loro delicatezza” ed il Raggi nell’opera Sui Colli Albani e Tuscolani (1844) nel parlare di vino cita “il grazioso e delicato di Frascati”.
La produzione di vini amabili o dolci derivava dagli usi e dalle consuetudini che dettavano i tempi ed i modi della vendemmia e delle operazioni di vinificazione. A Frascati l’inizio della vendemmia avveniva tradizionalmente per San Crispino (25 ottobre) e si prolungava in molti casi fino alla fine di novembre. Le operazioni di raccolta erano molto articolate e comprendevano il primo taglio (la capata, cioè la raccolta dei grappoli dello sperone e delle spalle dei grappoli del capo a frutto), a cui seguiva un secondo taglio e spesso anche un terzo. Il Ratti in Storia di Genzano con note e 9 documenti (1797) riporta che “..si aspetta il tempo della vendemmia, che d’ordinario incomincia circa i 10 di ottobre, e continua sino alla metà di novembre” ed ancora “..primieramente si usa la precauzione di non raccogliere le uve tutte ad un tratto, ma si scelgono con gran diligenza le più mature per dare il tempo alle più tardive di acquistare un ugual perfezione”. Ciò era, ed è, reso possibile dagli autunni estremamente miti e per lo più soleggiati che si riscontrano nell’areale di produzione; i quali permettono di procrastinare la raccolta senza pregiudicare la sanità delle uve.
La tendenza a ritardare la vendemmia è testimoniato anche dagli Atti della Giunta per la Inchiesta Agraria e sulle condizioni della classe agricola (1833) in cui si pone l’accento sulla consuetudine in voga nei Castelli romani “..di lasciare quasi appassire l’uva sulla pianta per ottenere quel vino dolce e d’intenso colore tanto ricercato dagli osti romani”. Inoltre era praticato anche l’appassimento in vigneto mediante il taglio del capo a frutto allo scopo di accelerarne il processo. L’uva raccolta per ultima era chiaramente surmatura e molto spesso, laddove il clima era favorevole, botritizzata e quindi interessata da muffa nobile: la terza vendemmia si faceva apposta, per ottenere vini più ricchi di zucchero e di corpo.
Il 23 Maggio 1949 nasce il Consorzio, su iniziativa di 18 produttori, con la Denominazione di "Consorzio del Frascati". L’intento era quello di tutelare, valorizzare e propagandare il vino “Frascati” autentico, ottenuto dalle uve delle vigne tuscolane. Infatti già all’epoca il nome Frascati era conosciuto in tutto il mondo e garantiva quindi ottime possibilità di vendita; per cui non era più accettabile si vendesse falso vino di Frascati. La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, con l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di nuove aziende che, unite alla professionalità degli operatori, hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del “Frascati Superiore”, fino al recente passaggio alla categoria DOCG, avvenuto nel 2011.
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 17.07.2009, G.U. 173 del 28.07.2009
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche riportate in G.U. n. 148 del 26.06.2023
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Prosecco D.O.C.
La denominazione d’origine controllata «Prosecco» è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:
- Prosecco
- Prosecco Spumante
- Prosecco Spumante Rosè
- Prosecco Frizzante
1. Tipologie e Uve del vino DOC Prosecco
- Prosecco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile
- => 85% Vitigno Glera
- =< 15% Vitigni Verdiso, Bianchetta trevigiana, Perera, Glera lunga, Chardonnay, Pinot bianco, Pinot grigio e Pinot nero (vinificato in bianco).
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal Colore giallo paglierino; Odore fine, caratteristico, tipico delle uve di provenienza; Sapore da secco ad amabile, fresco, caratteristico.
- Prosecco Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
- Versioni: Secco /Abboccato /Amabile
- => 85% Vitigno Glera
- =< 15% Vitigni Verdiso, Bianchetta trevigiana, Perera, Glera lunga, Chardonnay,Pinot bianco, Pinot grigio e Pinot nero (vinificato in bianco).
- => 10,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Frizzante dalla Spuma fine ed evanescente; Colore giallo paglierino più o meno intenso, brillante; Odore fine, caratteristico, tipico delle uve di provenienza; Sapore da secco ad amabile, fresco, caratteristico.
- Prosecco Spumante (Vino Bianco Spumante)
- Versioni: Spumante Brut-nature/ Extra-brut /Brut /Extra-dry /Dry /Demi-sec
- => 85% Vitigno Glera
- =< 15% Vitigni Verdiso, Bianchetta trevigiana, Perera, Glera lunga, Chardonnay,Pinot bianco, Pinot grigio e Pinot nero (vinificato in bianco).
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Spumante dalla Spuma fine e persistente; Colore giallo paglierino più o meno intenso, brillante; Odore fine, caratteristico, tipico delle uve di provenienza; Sapore da brut-nature a demi-sec, fresco, caratteristico.
- Prosecco Spumante Rosè (Vino Rosato Spumante)
- Versioni: Spumante Brut /Extra-dry
- => 85% Vitigno Glera
- =< 15% Vitigni Pinot nero (vinificato in rosso).
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosato Spumante dalla Spuma fine e persistente; Colore rosa tenue più o meno intenso, brillante; Odore brut a extra-dry, fresco, caratteristico.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del vino DOC Prosecco
L'area geografica vocata alla produzione del Vino Prosecco si estende nella parte nord orientale dell’Italia, tra le regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne, ed in particolare del Glera, quale vitigno di riferimento del vino Prosecco.
La Zona di Produzione del Vino DOC Prosecco riguarda la:
- regione Veneto e comprende il territorio delle province di Belluno, Padova, Treviso, Venezia e Vicenza;
- regione Friuli Venezia Giulia e comprende il territorio delle province di Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine.
3. Vinificazione e Affinamento del vino DOC Prosecco
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del vino DOC Prosecco prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Prosecco non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 10%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC Prosecco ma potrà essere riclassificata nelle denominazioni IGT della zona di produzione a condizione che non si faccia riferimento alla varietà di vitigno Glera. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Prosecco è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve.
- Nella designazione dei Vini DOC Prosecco è consentito riportare in etichetta il riferimento alle province di Treviso o di Trieste, qualora la partita di vino sia costituita esclusivamente da uve raccolte da vigneti ubicati in taluna provincia e la elaborazione e confezionamento del prodotto abbiano luogo sempre nella stessa provincia
4. Produttori di vino DOC Prosecco
Con l’utilizzo della DOC Prosecco i Produttori Vinicoli Veneti sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il vino DOC Prosecco
Aperitivi, antipasti preparati con stuzzichini saporiti, primi piatti a base di pesce e crostacei, carni bianche.
6. Storia e Letteratura del vino DOC Prosecco
Il successo del Prosecco è dovuto essenzialmente alla capacità degli operatori di sviluppare, a partire dai primi anni del 1900, idonee tecniche di rifermentazione naturale, prima in bottiglia, poi in autoclave, come è citato in testi del 1937 “Prosecco (…) messo in botte si vende all’inizio della primavera destinandolo alla bottiglia ove riesce spumante”.
I primi documenti in cui si cita un vino Prosecco risalgono alla fine del ‘600 e descrivono un vino bianco, delicato, che ha origine sul carso triestino e in particolare nel territorio di Prosecco, evidenziato tutt’ora con la possibilità di adottare la menzione ”Trieste”.
In seguito nel ‘700 e ‘800, la produzione di questo vino si è spostata e sviluppata prevalentemente nell’area collinare veneto friulana, come citato dal “Roccolo” nel 1754 “Di Monteberico questo perfetto Prosecco …” e confermato, poi, nel 1869 nella “Collezione Ampelografia provinciale Trevigiana”, in cui si cita: “fra le migliori uve bianche per le qualità aromatiche adatte alla produzione di vino dal fine profilo sensoriale”.
In questi territori pedemontani ed in particolare nelle colline trevigiane, il Prosecco trova il suo terroir d’elezione, dove la conformazione e i terreni declivi della fascia collinare, i suoli e il clima, permettono di valorizzare le peculiarità del vitigno.
Grazie alla fama della DOC “Prosecco di Conegliano Valdobbiadene”, riconosciuta dal Ministero nazionale nel 1969, la coltivazione delle uve idonee a produrre spumanti e frizzanti ha cominciato a interessare anche i territori pianeggianti, diffondendosi prima nella provincia di Treviso, evidenziata con la possibilità di adottare la menzione “Treviso”, e successivamente in altre province del Veneto e del Friuli Venezia Giulia.
Negli anni ’70 la crescente domanda e la rinomanza della qualità del Prosecco ha reso necessario tutelare il nome del prodotto, a difesa sia dei produttori che dei consumatori; il Prosecco è stato pertanto inserito nell’elenco dei “Vini da tavola a Indicazione Geografica”, in attuazione del D.M. 31/12/1977. L’ulteriore miglioramento della qualità negli ultimi decenni e la necessità di una maggiore tutela del nome a livello internazionale, hanno portato nel 2009 ad ottenere il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata “Prosecco” (D.M. 17/07/2009).
- Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 04.06.1971, G.U. 244 del 27.09.1971
- Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal Provvedimento Ministeriale prot. n. 53611 del 19/07/2018
--- Confine regionale --- Confine provinciale ♦ Zona di produzione
Vino Lison Pramaggiore D.O.C.
La denominazione di origine controllata “Lison-Pramaggiore” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:
- Bianco
- Rosso
- Rosso riserva
- Chardonnay
- Sauvignon
- Verduzzo
- Verduzzo passito
- Merlot
- Merlot riserva
- Malbech
- Cabernet
- Carmenère
- Refosco dal peduncolo rosso
- Refosco dal peduncolo rosso riserva
- Refosco dal peduncolo rosso passito
- Spumante
La denominazione è altresì riservata alle seguenti tipologie prodotte in provincia di Pordenone:
- Cabernet franc
- Cabernet Sauvignon
- Pinot grigio
1. Tipologie e Uve del Vino DOC Lison Pramaggiore
- Lison Pramaggiore Bianco (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Tai (Tocai Friulano)
- =< 50% Vitigni Pinot Grigio, Verduzzo (da Verduzzo Friulano e/o Verduzzo Trevigiano), Sauvignon, Chardonnay, da soli o congiuntamente.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino, con riflessi verdognoli e talvolta dorati, odore intenso e gradevole, e sapore asciutto, talvolta morbido.
- Lison Pramaggiore Rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Merlot
- =< 50% Vitigni Malbech, Caberbet (da Cabernet Franc e/o Cabernet Sauvignon e/o Carmenère) Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Carmenere, Refosco dal peduncolo rosso, da soli o congiuntamente
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino anche intenso se giovane, tendente al granato se invecchiato, odore vinoso, intenso e gradevole e sapore asciutto, armonico.
- Lison Pramaggiore Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 50% Vitigno Merlot
- =< 50% Vitigni Malbech, Caberbet (da Cabernet Franc e/o Cabernet Sauvignon e/o Carmenère) Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Carmenere, Refosco dal peduncolo rosso, da soli o congiuntamente
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino anche intenso se giovane, tendente al granato se invecchiato, odore vinoso, intenso e gradevole e sapore asciutto, armonico.
- Lison Pramaggiore Spumante (Vino Bianco Spumante)
- Versioni: Spumante Extra-brut /Brut /Extra dry /Dry
- = 100% Vitigni Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero, da soli o congiuntamente
- => 11% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore giallo paglierino più o meno intenso, odore caratteristico, fruttato e sapore da extra brut a dry, sapido.
- Lison Pramaggiore Chardonnay (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Chardonnay
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno carico, odore fine, caratteristico ed elegante e sapore asciutto, talvolta morbido con eventuale percezione gradevole di legno.
- Lison Pramaggiore Pinot Grigio (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Pinot Grigio
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore variabile da giallo paglierino ad ambrato con riflessi ramati, odore delicato, caratteristico, fruttato e sapore asciutto, armonico, caratteristico.
- Lison Pramaggiore Sauvignon (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Sauvignon
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore variabile dal giallo paglierino al dorato, odore gradevole, caratteristico e sapore asciutto armonico con eventuale percezione gradevole di legno.
- Lison Pramaggiore Verduzzo (Vino Bianco)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Verduzzo Friulano e Verduzzo Trevigiano, da soli o congiuntamente.
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
- => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco dal colore variabile da giallo paglierino a giallo dorato, odore delicato talvolta con sentore floreale e sapore asciutto caratteristico.
- Lison Pramaggiore Verduzzo Passito (Vino Bianco Passito)
- Versioni: Dolce
- => 85% Vitigno Verduzzo Friulano e Verduzzo Trevigiano, da soli o congiuntamente.
- =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
- => 15% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Bianco Passito dal colore variabile dal giallo dorato all’ambrato, odore delicato, intenso, gradevole e sapore dolce, caldo, aromonico.
- Lison Pramaggiore Merlot (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Merlot
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino se giovane, tendente al granato con l’invecchiamento, odore vinoso, intenso, caratteristico e sapore asciutto, armonico.
- Lison Pramaggiore Merlot Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Merlot
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino se giovane, tendente al granato con l’invecchiamento, odore vinoso, intenso, caratteristico e sapore asciutto, armonico.
- Lison Pramaggiore Malbech (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Malbech
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino vivo, tendente al granato se invecchiato, odore vinoso, caratteristico e sapore asciutto, equilibrato.
- Lison Pramaggiore Cabernet (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- = 100% Vitigni Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Carmenere, da soli o congiuntamente
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino vivo, tendente al granato se invecchiato, odore vinoso, caratteristico e sapore asciutto, erbaceo e armonico.
- Lison Pramaggiore Cabernet Franc (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Cabernet Franc
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso, tendente al granato con l’invecchiamento, odore vinoso, caratteristicamente erbaceo e persistente, dal sapore asciutto, pieno, erbaceo, austero se invecchiato.
- Lison Pramaggiore Cabernet Sauvignon (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Cabernet Sauvignon
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino anche intenso, con riflessi granati se invecchiato, odore vinoso, caratteristico e sapore asciutto, pieno, e austero.
- Lison Pramaggiore Carmenère (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Carmenere
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
- => 12% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso, tendente al granato con l’invecchiamento, odore vinoso, caratteristicamente erbaceo e persistente e sapore asciutto, erbaceo, elegante se invecchiato.
- Lison Pramaggiore Refosco dal peduncolo rosso (Vino Rosso)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Refosco dal peduncolo rosso
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
- => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso dal colore rosso intenso con riflessi violacei, granati se invecchiato, odore vinoso, caratteristico e sapore asciutto, di corpo.
- Lison Pramaggiore Refosco dal peduncolo rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
- Versioni: Secco
- => 85% Vitigno Refosco dal peduncolo rosso
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
- => 13% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso intenso con riflessi violacei, granati se invecchiato, odore vinoso, caratteristico e sapore asciutto, di corpo.
- Lison Pramaggiore Refosco dal peduncolo rosso Passito (Vino Rosso Passito)
- Versioni: Amabile
- => 85% Vitigno Refosco dal peduncolo rosso
- =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nelle province di Venezia, Treviso e Pordenone.
- => 15% Vol. Titolo alcolometrico
- Vino Rosso Passito dal colore rosso rubino tendente al granato, odore vinoso, gradevole e persistente e sapore amabile, armonico ed intenso.
__________
(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).
2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Lison Pramaggiore
L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Lison Pramaggiore si estende nella pianura a pochi chilometri dal litorale veneziano, fra i fiumi Tagliamento e Livenza, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
La Zona di Produzione del Vino DOC Lison Pramaggiore riguarda la:
- provincia di Venezia e comprende il territorio dei comuni di Annone Veneto, Cinto Caomaggiore, Gruaro, Fossalta di Portogruaro, Pramaggiore, Teglio Veneto e, in parte, il territorio dei comuni di Caorle, Concordia Sagittaria, Portogruaro, San Michele al Tagliamento, Santo Stino di Livenza.
- provincia di Treviso e comprende il territorio dei comuni di Meduna, Livenza e, in parte, il territorio del comnune di Motta di Livenza.
- provincia di Pordenone e comprende il territorio dei comuni di Chions, Cordovado, Pravisdomini e, in parte, del territorio dei comuni di Azzano Decimo, Morsano al Tagliamento, Sesto al Reghena.
3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Lison Pramaggiore
Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.
Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Lison Pramaggiore prevedono, tra l'altro, che:
- La resa massima dell’uva in vino DOC Lison Pramaggiore non dovrà essere superiore al 70% e al 50% per le tipologie Passito; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
- Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Lison Pramaggiore è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad esclusione della tipologia Spumante.
- La vinificazione delle uve destinate alla produzione dei Vini DOC Lison Pramaggiore Refosco dal peduncolo rosso passito e Verduzzo passito può avvenire solo dopo che le stesse sono state sottoposte ad appassimento naturale, fino ad assicurare un titolo alcolometrico volumico naturale minimo del 15% vol.
- I seguenti vini designati con al denominazione di origine controllata Lison Pramaggiore possono essere immessi al consumo dopo essere stati sottoposti ad affinamento e/o invecchiamento per almeno:
- 3 mesi per i vini Chardonnay, Pinot grigio, Sauvignon, Verduzzo e Bianco;
- 4 mesi per i vini Cabernet, compresi Cabernet farnc e Cabernet Sauvignon Merlot, Malbech, Refosco dal peduncolo rosso, Carmenère e Rosso;
- 12 mesi per il vino Verduzzo Passito;
- 18 mesi per il vino Refosco dal peduncolo rosso e rosso;
- 24 mesi per i vini Merlot, Refosco dal peduncolo rosso e Rosso nelle versioni Riserva.
4. Produttori di Vino DOC Lison Pramaggiore
Con l’utilizzo della DOC Lison Pramaggiore i Produttori Vinicoli Friulani e Veneti sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.
5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Lison Pramaggiore
Antipasti con frutti di mare, insalata con gamberi, risotto al nero di seppia, baccalà mantecato. Carni bianche e rosse, stufati di vitello e di pollame, carni alla griglia.
6. Storia e Letteratura del Vino DOC Lison Pramaggiore
La Denominazione prende il nome dal borgo romano di Lison e dal paese di Pramaggiore a testimonianza che la coltivazione locale della vite era già viva all’epoca dei romani.
Nel Museo Nazionale di Portogruaro sono conservati numerosi contenitori di origine romana utilizzati proprio per la trasformazione e la conservazione del vino.
Tuttavia è solo con l’avvento dei monaci benedettini nel X secolo d.C., che la zona scopre lo sviluppo di una viticoltura razionale. La coltivazione della vite ebbe un importante sviluppo ai tempi della Repubblica Veneziana quando Pramaggiore con il borgo di Belfiore fu considerata il Vigneto della Serenissima.
Negli ultimi cinquant’anni si è sviluppata una viticoltura altamente specializzata e professionale grazie ai produttori delle aziende di maggiori dimensioni e prestigio, che hanno abbandonato la viticoltura promiscua dei filari fra gli appezzamenti, a favore della coltivazione in vigneti specializzati anche al fine di migliorare gli aspetti qualitativi delle produzioni.
Tale professionalità dei produttori ha permesso di sviluppare, grazie anche ai risultati della zonazione dell’area DOC e alla collaborazione con l’università, dei protocolli di vinificazione specifici per le varietà autoctone Refosco e Lison, in modo da esaltare le caratteristiche organolettiche e legarle indissolubilmente al territorio di produzione.
L’evoluzione storica e la qualificazione della viticoltura nell’area ha permesso, già nel 1971, di riconoscere la Denominazione Lison per tutelare il Tocai di Lison e successivamente la Denominazione Pramaggiore per tutelare il Merlot e Cabernet della zona. Nel 1974 le due Denominazioni vennero fuse nella DOC Lison Pramaggiore.
A Pramaggiore già dal 1947, viene organizzata presso la Mostra Nazionale vini la “Fiera Campionaria dei Vini” -diventata dal 1961 il “Concorso Enologico Nazionale”- a testimonianza dello storico e profondo legame del territorio con il mondo del vino.
Oggi la DOC Lison Pramaggiore grazie anche alla promozione della Strada Vini della DOC, è tra le realtà più importanti e vive del Veneto Orientale con vini che valorizzano i territori di produzione.
Il Vino DOC Lison Pramaggiore ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 4 giugno 1971.