Assovini
Varietà: 351 GAMARET - Data di ammissione al Registro: 11/10/1999 - Gazzetta ufficiale: G.U. 73 - 28/03/2000
Il vitigno Gamaret, a bacca nera, viene coltivato nella regione Valle d'Aosta.
Il Gamaret è un vitigno ottenuto nel 1970 da André Jaquinet presso la stazione federale di Changins da un incrocio tra Gamay e Reichensteiner (vitigno bianco tedesco). È il «fratello minore» del Garanoir, ottenuto partendo dagli stessi vitigni. Il Gamaret si trova soprattutto nei vigneti della Svizzera romanda e del Ticino, e dal 1999 è iscritto al Registro Nazionale Vite da Vino, come varietà autorizzata per la Valle d'Aosta.
Il vitigno Gamaret ha maturazione simile al Pinot Nero ma, contrariamente a quest’ultimo, resiste molto bene al marciume. Può quindi maturare più a lungo sul ceppo, dando origine a vini molto colorati, con aromi speziati e buona struttura tannica. Inizialmente il Gamaret è stato sviluppato per fornire vini da taglio dei vini indigeni, ma strada facendo si è scoperto che può dare origine a vini molto interessanti se vinificato in purezza e affinato in legno.
- Caratteristiche del vitigno
- Foglia: da piccola a media, pentagonale, in genere trilobata, ma può comunque essere intera o pentalobata
- Grappolo: medio, di lunghezza da media a corta, conico o piramidale, con una o due ali
- Acino: da piccolo a medio, da rotondo ad ellittico corto, blu-nero
- Buccia: consistente, pruinosa, di colore bruno scuro con sfumature grigie
- Denominazioni vinificate in Valle d'Aosta
- Caratteristiche sensoriali del vino
- Dal vitigno Gamaret si ottiene un vino rosso rubino scuro. Al naso è fruttato e speziato, con note di mirtillo e pepe nero. Al palato mediamente consistente e di medio corpo, con tannini soffici ed eleganti.
Varietà: 089 FUMIN - Data di ammissione al Registro: 25/05/1970 Gazzetta ufficiale: G.U. 149 - 17/06/1970
Il vitigno Fumin, a bacca nera, viene coltivato nella regione Valle d'Aosta.
Il Fumin è un vitigno autoctono valdostano le cui informazioni risalgono attorno al 1830. Il suo nome deriva dal profumo affumicato che caratterizza il vino che se ne ottiene. In precedenza il vitigno Fumin era utilizzato principalmente per dare colore e acidità ai vini meno strutturati, mentre ora viene anche vinificato in purezza con ottimi risultati. Nel passato i vigneti in Valle d’Aosta venivano generalmente impiantati con un assortimento di vitigni autoctoni caratterizzati per la loro predisposizione all'altitudine e il concetto di un vino proveniente da un’unica varietà era pressoché sconosciuto. Ancora oggi è piuttosto diffuso nei vecchi vigneti di Aymavilles, in associazione con il Petite Rouge.
Il Fumin è un poi vitigno molto sensibile alle variazioni del microclima, il che comporta che i siti delle vigne debbano venire selezionati con estrema cura per ottenere i risultati voluti.
- Caratteristiche del vitigno
- Foglia: media, trilobata, pentagonale
- Grappolo: medio-picolo, piramidale, generalmente alato, mediamente compatto
- Acino: medio-piccolo, sferoidale
- Buccia: consistente, molto pruinosa, di colore blu-opaco
- Denominazioni vinificate in Valle d'Aosta
- Caratteristiche sensoriali del vino
- Dal vitigno Fumin si ottiene un vino di colore rosso rubino molto carico con sfumature violacee. Al naso è intenso, vinoso ed erbaceo, con note speziate di pepe nero. In bocca ricco e corposo, caldo, morbido, dal tannino fine ed elegante. Il Fumin è caratterizzato da una buona predisposizione all’affinamento in legno, pertanto i vini a base di Fumin preferibilemente non vanno bevuti giovani, necessitando di almeno due anni di maturazione.
Varietà: 217 SAGRANTINO - Data di ammissione al Registro: 25/05/1970 - Gazzetta ufficiale: G.U. 149 - 17/06/1970
Il vitigno Sagrantino, a bacca nera, viene coltivato nelle regioni Marche, Molise, Toscana e Umbria.
Il Sagrantino è un vitigno del quale si hanno numerose notizie e testimonianze storiche risalenti ai tempi più antichi. Plinio il Vecchio, nella sua Historia naturalis, descrive l'Itriola, tipica uva del territorio, che secondo alcuni studiosi potrebbe identificarsi con l'uva Sagrantino. Altre fonti ipotizzano che il vitigno sia stato importato dall'Asia Minore dai seguaci di San Francesco: il nome sarebbe riconducibile ai Sacramenti in quanto l'uva era coltivata dai frati che ne ricavavano un passito destinato ai riti religiosi.
Non mancano i sostenitori dell'ipotesi autoctona, coltivato da secoli sulle pendici collinari dei comuni di Montefalco e Bevagna, ed in parte anche a Castel Ritaldi, Giano dell'Umbria e Gualdo Cattaneo. Il primo documento che cita ufficialmente il vitigno risale al sedicesimo secolo, ed è conservato nell'archivio notarile di Assisi.
- Caratteristiche del vitigno
- Foglia: media, orbicolare, trilobata e raramente quinquelobata
- Grappolo: medio o piccolo, cilindrico o cilindrico-conico, alato, semi-spargolo
- Acino: medio, sferoidale
- Buccia: di colore nero piuttosto spessa e pruinosa
- Denominazioni vinificate in Umbria
- Caratteristiche sensoriali del vino
- Dal vitigno Sagrantino si ottiene un vino di colore rosso rubino tendente al granato con sfumature aranciate. Il profumo è intenso, speziato ed etereo, con riconoscimenti di confettura di frutta rossa. Il sapore è tannico, caldo, pieno e dotato di grande persistenza gusto-olfattiva.
Varietà: 002 AGLIANICO - Data di ammissione al Registro: 25/05/1970 Gazzetta ufficiale: G.U. 149 - 17/06/1970
Il vitigno Aglianico produce uve a bacca nera e viene coltivato nelle regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria.
L’Aglianico è una varietà di uva molto antica, come testimonia anche il fatto che la sua famiglia nel corso dei secoli si è suddivisa in un gran numero di biotipi e sottovarietà: se non si può ancora parlare di vitigno popolazione, non ne siamo lontani. Tutto ciò ha creato non poche confusioni, con il proliferare per ogni biotipo di Aglianico di sinonimi corretti ed errati. Probabilmente sotto il grande cappello delle storiche “viti aminee” erano inglobate numerose varietà diverse.
Già Catone e Strabone comprendono almeno tre varietà distinte, poi Plinio e Columella le suddividono ulteriormente in cinque o sei tipi (Aminea, Aminea maior, Aminea minor, Aminea gemina maior, Aminea gemina minor, Aminea lanata). La prima domanda dunque, cui non si può dare una risposta certa, è se l’Aglianico odierno sia uno dei vitigni che hanno reso famosi nell’antichità i vini della Campania Felix, in particolare quelli dell’Ager falernus (Falernum, Gauranum, Faustianum e Caecubum), e quindi se in qualche modo esso sia imparentato con le Amineae.
Anche se Plinio le considera uve autoctone per la lunga permanenza e la perfetta acclimatazione al terroir del litorale e dell’entroterra della Campania, è certo che esse sono state importate da coloni greci provenienti dalla Tessaglia, forse dagli Eubei, che nell’VIII secolo a.C. fondarono l’Emporion di Pithekoussai (Ischia) e quello di Kumei (Cuma). Ma anche se accettiamo l’ipotesi della provenienza etrusca, alle Amineae non contestiamo la lontana origine greca, giacché esse sono riconducibili a un popolo pelasgico, i Tessali Aminei.
Successivamente, in riferimento ai vini campani, si è sempre parlato di Falerno; solo dalla metà del Cinquecento appare la dicitura Aglianico per vini prodotti sul Monte Somma. Sulla base di questa continuità storica e dell’analisi degli scritti di Columella, che descrive vitigni a maturazione tardiva, oltre che per motivi linguistici - in epoca aragonese (tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo) si ha il passaggio dal nome Hellenico ad Aglianico, e ciò pare plausibile se si considera che la doppia “ll” in spagnolo si pronuncia in maniera simile al “gli” italiano -, il Carlucci afferma all’inizio del Novecento che l’Aglianico è l’uva dei mitici vini dell’antichità.
Ma non si può comunque dire che i numerosi ampelografi del XIX secolo siano riusciti a fugare i dubbi cui un vitigno così variabile negli aspetti fenologici e così ricco di sinonimi - Molon (1906) ne ricorda più di una trentina - poteva dare origine. Più recentemente, Murolo (1985) ha avanzato l’ipotesi dell’assonanza esistente tra Gauranico (antico vino dell’Ager Falernus) e Glianico (denominazione dialettale di Aglianico), mentre Guadagno (1997) respinge l’origine greca dell’Aglianico, argomentando che la sua elevata acidità è tipica delle uve selvatiche. È considerata poco attendibile l’ipotesi che vuole il termine Aglianico proveniente dal latino juliatico (ovvero “uva che matura a Luglio”), perché il vitigno ha una maturazione tardiva e non precoce.
- Caratteristiche del vitigno
- Foglia: media, allungata, orbicolare oppure trilobata.
- Grappolo: medio-piccolo, cilindrico, molte volte alato, compatto.
- Acino: medio-piccolo, ellissoidale.
- Buccia: pruinosa, sottile, resistente, di colore nero.
- Denominazioni vinificate in Umbria
- Caratteristiche sensoriali del vino
- Le uve raccolte in condizioni ottimali raggiungono un elevato tenore zuccherino (22-23%) e conservano integra una forte acidità tartarica, che risulta ancora più elevata nel biotipo Aglianico Amaro o Beneventano; possiedono, inoltre, un'importante struttura tannica.
- Il vino che si ottiene è adatto al lungo invecchiamento in legno che stempera la robustezza dovuta alla componente acido-tannica. L'utilizzo della barrique, pratica molto diffusa in Campania e in Basilicata, riesce a domarne la foga, rendendo il vino più morbido e vellutato in tempi brevi.